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Autore: piratatommy    14/07/2016    1 recensioni
Un viaggio attraverso un deserto fantastico in una terra inventata (o quasi), in cui si verificano incontri più che inattesi. Il tutto condito con un pizzico (o più) di follia, ironia e un po' di nonsense.
Genere: Avventura, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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peng T-  Era un pezzo che non vedevo Peng.
Ero stato così impegnato in una missione dopo l'altra che l'avevo perso di vista.
Faceva un po' strano.
Tanto eravamo stati sempre insieme fino a poco tempo prima quanto adesso era passato un sacco senza mai incontrarci. Fino al giorno in cui accadde, e in una circostanza davvero curiosa.
Era un mattino soleggiato e tanto per cambiare ero di fretta. Avevo la segreta missione di portare in Kazakistan un carico di  medicine di cui il paese aveva disperatamente bisogno. La strada più breve (io infatti conosco tutte le scorciatoie) prevedeva l'attraversamento dell'Eterno deserto della Solitudine.
Era qualche settimana di cammino, nulla rispetto a farci il giro intorno e deviare per miglia e miglia.
In genere però la gente preferiva la comodità, il cibo e l'acqua all'arsura e disidratazione del deserto, perciò di là non ci passava nessuno.
Ma io non avevo tempo.
E poi ero allenato a resistere ad ogni difficoltà.
Insomma dopo alcuni giorni giunsi al centro del deserto dove c'era come punto di ristoro un tavolo di legno perfettamente apparecchiato per prendere il tè, con poltroncine in pelle e con tanto di pasticcini e marmellate.
Ogni viaggiatore in genere si fermava e rispettando l'etichetta faceva merenda sotto il sole cocente. Come ci fosse sempre roba fresca e in ordine in mezzo al deserto resta un mistero, ma ragazzi, le tradizioni son tradizioni e si rispettano, specie se sono millenarie.
Misi giù lo zaino, quando vidi dalla parte oppposta alla mia arrivare un uomo accaldato, che correva pesantemente e che aveva tutta l'aria di essere una spia. Niente domande, sesto senso. "Buon pomeriggio!" esordii, "chi sei?"
"Salve, sono una spia kazaka" rispose, cercando di riprendere fiato.
"Di grazia, vuoi condividere la merenda con me?" domandai rispettando l'etichetta, e lui sussurrando senza fiato "volentieri messere".
Ci sedemmo e io versai il tè, mentre si levava un vento fastidioso.
'Che colpo di fortuna!' pensai, 'proprio un kazako sul mio cammino! Sembra che vada dalla parte opposta alla mia ma magari è proprio in cerca di medicine! Gliele posso affidare e salvare così il suo popolo! O almeno capire com'è la situazione e farmi dare un consiglio sulla strada da prendere!'
Assalito dal vento e distratto dai miei pensieri sorseggiavo il tè e mangiavo pasticcini. Mi accorsi troppo tardi che il mio commensale mi aveva chiesto insistentemente di passargli lo zucchero e io non gli avevo prestato la minima attenzione.
E si sa, i Kazaki se la prendono un sacco per queste cose.
Fu così che esplose il finimondo.

***

K- 'Porca vacca adesso mi prendono e mi fanno a pezzi', questo era l'unico pensiero che continuavo a ripetermi in testa, insieme ad una sensazione di disgusto per quegli schifosi bastardi. Ormai ero senza fiato e a corto di energie e quel sole non la finiva di forarmi il cervello di caldo.
Portavo un preziosissimo carico illegale di pelli di leopardo sulle spalle, requisito a dei bracconieri nella mia terra natale, il Kazakistan. La missione era sostituirmi ai contrabbandieri, attraversare il continente e smerciare le pelli per avere denaro per comprare medicinali. Montagne di medicinali per diverse città che ormai cedevano stremate dell'epidemia.
Facile, non fosse che i bracconieri erano in combutta con la mafia lituana che era in combutta con il governo. Perciò ora me li ritrovavo alle costole ed ero stato pure dichiarato fuorilegge. L'unica strada rapida e sufficientemente sicura era quella attraverso il famigerato Eterno deserto della Solitudine.
E così ero da giorni sotto il sole cocente quando finalmente raggiunsi lo strabenedetto tavolo del ristoro.
Ero a corto di fiato e di pazienza, e non ci potevo credere: c'era un altro tipo arrivato proprio insieme a me.
Stavo svenendo, ma l'onore e l'etichetta si rispettano perciò risposi col fil di voce che mi restava al suo saluto, dicendogli peraltro la verità sulla mia identità. Mi sedetti e grazie al cielo si levò un bel vento che perlomeno mi asciugava il sudore. Poi però vidi il volto corrucciato e distratto del mio commensale.
Poco onorevole pensai, ma decisi di provare a rimediare, e sorridendo, nonostante il fiatone, gli chiesi cortesemente di passarmi lo zucchero.
Lui mi ignorò.
Che maleducato! pensai, mentre già i nervi guizzavano irritati.
Ma magari ero io meno paziente del solito. Provai ad imburrare una fetta biscottata, ma questa mi si sgretolò in mano.
Maledizione! Che mi avesse passato lui la fetta già crepata? Che col suo atteggiamento l'uomo misterioso volesse suscitare l'ira del Kazako?
Calma, calma, non dovevo trarre conclusioni affrettate. Nonostante il vento più forte provai a domandargli di nuovo e gentilmente che mi passasse lo zucchero (il tè amaro proprio non mi piace!) ma quello mi ignorò ancora! Alla terza richiesta senza risposta persi le staffe.
Era evidentemente ostile! Non sapeva tra l'altro che noi Kazaki ci teniamo un sacco al comportamento onorevole durante la merenda??
Pazzo! Non potevo lasciare questo affronto impunito! Forse era pure un nemico! Anzi, il viso assorto e truce, i suoi modi scostanti e freddi, doveva esserlo certamente! Maledizione! Doveva essere una spia lituana! Reagire! Colpire per primi! All'attacco!
E così mi gettai su di lui imbufalito e corazzato di rabbia cieca.
E fu l'inizio del finimondo.

***

T- Mi ritrovai addosso una spia kazaka incazzata in una rissa da bar in piena regola, a parte il bar che non c'era. E tutto per un banale incidente diplomatico. Chissà cosa aveva capito!
Dopo un po' che scansavo e incassavo la sorpresa comunque mi passò e partii al contrattacco mulinando pugni nell'aria al grido di "Terra ai contadini!" (mi carica sempre un sacco).
Tra questo e il vento che aumentava continuamente si era sollevato un polverone arrabbiato che limitava la visibilità a poche spanne. E non era finita lì.
Quando finalmente ero riuscito a tenere saldo in pugno il collo della camicia del Kazako, col pugno già pronto ad andare a salutare i suoi denti, venni interrotto da una specie di rantolo per poi venire assalito da un gigantesco mostro marino.

***

MM- Nonostante le mie abitudini e il mio ruolo in queste vicende ci terrei a sottolineare a mia discolpa che sono un essere vivente per bene e di classe.
In fin dei conti spaventare e mangiare persone giorno e notte è il mio lavoro, e alla lunga può diventare molto stressante.
Sono orari impossibili, con turni irregolari che possono arrivare anche a 20 ore consecutive, specie se si tratta di spaventare e far naufragare grosse imbarcazioni transoceaniche. Alcune settimane mi ritrovo praticamente senza tempo libero, riesco a malapena a mangiare e dormire e guardarmi la televisione.
Infatti, a proposito di apparenze ingannevoli, sono molto sensibile e assisto con attenzione gli sviluppi geo-politici al TG.
Ma veniamo al dunque.
Dopo anni a condurre questa vita violenta e frenetica decisi di prendermi un lungo periodo sabbatico.
Lontano da tutti, nella pace e nel silenzio, al caldo, distante dalla terribile e freddissima acqua oceanica (di notte è da far venire i birvidi, e mi procura un sacco di dolori alle articolazioni).
Volevo visitare il luogo leggendario di cui ogni creatura marina parla: la TERRAFERMA. E viste le mie esigenze, quale miglior luogo dell'assolato e quieto Eterno deserto della Solitudine? Tra l'altro ho anche un amico sul continente e pensavo di incrociarlo in un modo o nell'altro.
Tutto fantastico comunque, il caldo secco era un toccasana per i miei dolori, e i miei nervi si stavano giusto rilassando quando al centro del deserto, dove doveva esserci il famoso tavolo da tè col rinfresco, vidi un gran polverone pieno di vento e confusione. E già qua la pace se ne va.
Ma la goccia che fece traboccare il vaso fu quando vidi un uomo all'interno della nube che stava per sferrare un pugno ad un povero Kazako.
La sorte del paese, le angherie subite e il disperato bisogno di medicine, sapevo tutto, e la situazione mi stava molto a cuore.
Il sangue salato iniziò a ribollirmi nelle mie vene d'alga e al grido di "Rissaaa!" mi lanciai all'azione.

***

T- "Ma che cavolo ci fa un mostro marino qua nel mezzo del deserto??" urlai mentre arrancavo cercando di sfuggire a fauci, tentacoli e zampe del mostro e ai pugni e agli improperi del Kazako.
'Porca miseria, devo aver battuto la testa più forte del previsto!' pensai.
Cominciava a mancarmi il fiato, e tra la sabbia, la polvere e il vento ci capivo sempre meno.
Si era rovesciata la tovaglia e una tazza si era pure scheggiata, era tutto un macello.
In due contro uno poi!
Approfittando della poca visibilità stavo per riuscire a nascondermi sotto il tavolo quando dal cielo piovve un cinese che mi stese a colpi di calci circolari.
"Un altro!" dissi incredulo, ma poi fissandolo meglio venni sommerso da un misto di sorpresa e rabbia.
"Peng!" urlai scansando l'attacco combinato suo e del mostro, "Ma che cazzo fai?! Difendi 'sta bestia?!"
Lui si inchiodò. "Tommy! Pelché cazzo tu fale male a mio amico mostlo malino!"
Erano amici??
"Ma cosa stai dicendo Peng! È lui che ha cominciato, insieme a quell'altro scalmanato!!"
In un attimo Peng comprese la situazione e convenne che effettivamente i due elementi erano fuori controllo. Che fortuna! Se non fosse arrivato il mio fedele compagno a darmi manforte non sono sicuro di come sarebbe andata a finire.
Lo scontro era diventato un due contro due, quantomeno equilibrato. E poi io e Peng insieme eravamo imbattibili.
Stavamo per riportare alla ragione la spia e il mostro quando udimmo un colpo di pistola e scorgemmo un altro uomo buttarsi nella zuffa. No, erano due, anzi, tre!
"Sono in quattlo! Polca melda!" disse Peng.
Ma che razza di deserto della Solitudine era? Ero finito per sbaglio in mezzo al convegno internazionale degli squilibrati!? Poi ne stesi uno col mio gancio destro e capii. Il modo di vestire, le targhette sul petto col simbolo caratteristico non lasciavano dubbi.
Mafia lituana.
Forse erano qui per intercettare i medicinali, forse erano qui proprio per il Kazako.
In ogni caso ormai la cosa era diventata così confusa da degenerare in un tutti contro tutti.
Lo stesso polverone che avevamo sollevato somigliava ora più ad una vera e propria tempesta di sabbia, perciò nel ridicolo della situazione ognuno dei partecipanti vagava accecato per un pezzo prima di trovare qualcuno e tirargli un pugno.
E non è detto che lo beccasse.
Questo se non altro diede tempo e modo a me, a Peng, al mostro e alla spia di capire che eravamo dalla stessa parte. Così riuscimmo un po' alla volta a mettere al tappeto tutto lo squadrone di mafiosi (che si rivelarono essere ben sedici!) nelle ore successive.
Dopo averli legati tutti insieme come salami eravamo sfiniti e decidemmo finalmente di concludere la rissa.
Il polverone/tempesta ormai aveva preso vita propria ed era molto scocciato per essere stato sollevato così in malo modo. Ci toccò chiedergli formalmente scusa inchinandoci ripetutamente, e alla fine soddisfatto se ne andò ruggendo.
Quando recuperammo fiato si poté procedere con una civile conversazione per chiarire la situazione.
Come già riportato sopra Vennero alla luce i retroscena del mostro e del Kazako. Io feci le mie scuse più sentite per essere stato così distratto scatenando tutta la sequenza di eventi, e alla fine tutti scoppiammo in una risata liberatoria.
Personalmente ero molto felice di avere incontrato di nuovo Peng, e davanti ad un paio di fette biscottate con la marmellata gli domandai come mai fosse capitato da quelle parti.
Saltò fuori che negli ultimi tempi stava alle calcagna della mafia lituana che pareva fosse invischiata in contrabbando di pelli di leopardo, oltre alle altre innumerevoli e quotidiane attività criminali.
Erano svuggevoli come ombre, le identità irrintracciabili.
Ma qualcosa ad un certo punto doveva essere andato storto perché uno dei capi aveva perso calma e prudenza ed era partito in circostanze misteriose con un'intera squadra. "Son liuscito a mettelmi su lolo spolche tlacce" disse Peng, "stupidi incompetenti lasciato indizi spalsi ovunque, e ola tlovati e finalmente cattulati!"
Ovviamente l'incidente accaduto era la sparizione del carico di pelli rubato dal presente Kazako.
Continuavo ammirato a pensare al mio amico Peng: un uomo solo contro un'intera organizzazione mafiosa. Tali erano la sua bravura e il suo talento.
Ironia del destino, tante persone avevano finito per incontrarsi al momento giusto in quello che doveva essere il deserto della Solitudine, che pareva diventato invece uno dei luoghi più trafficati del continente. Persino il mostro marino aveva trovato inaspettatamente il suo amico Peng.
Alla fine io mi unii alla loro combriccola, tutti decisi a prenderci una pausa visto il successo della missione. Poi Peng si sarebbe occupato di assicurare alla giustizia i mafiosi e sarebbe tornato a combattere il resto dell'organizzazione. Io sarei tornato in patria in attesa che mi venisse affidata una nuova missione, e il mostro sarebbe passato a visitare la giungla.
Per quanto riguarda la spia kazaka prese le mie medicine ringraziandomi e si lanciò al salvataggio del suo paese.
Insomma, nonostante le botte ci separammo da buoni amici, scambiandoci anche i numeri di telefono.
Tutto ciò ovviamente dopo aver rimesso in ordine, aver pulito e apparecchiato il tavolo con tè e pasticcini in modo che fosse pronto per i futuri viaggiatori che avessero deciso di avventurarsi nell'Eterno deserto della Solitudine.
  
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