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Autore: lidyalinne    14/07/2016    15 recensioni
Estate 1783. Dopo un periodo stressante e difficile alla corte di Versailles, Oscar si può concedere finalmente una meritata vacanza nella villa di famiglia, in Normandia. Nel ritrovare la vita semplice e vera di quel luogo, accanto alle persone più care e specialmente ad Andrè, Oscar scoprirà improvvisamente di sentirsi attratta da lui; e una notte, sotto le stelle, l'attrazione si tramuterà in un incontro d'amore.
Questa OS partecipa al contest Love Day II.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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APPUNTAMENTO SOTTO LE STELLE
 
Luglio 1783. La risatina cristallina del piccolo Jerome risuonava allegra nella brezza fresca e profumata di salsedine; egli correva a perdifiato sulla battigia, sollevando spruzzi di acqua che, sferzando l'aria inondata di sole, luccicavano come piccole stelle moventi.
Il bimbo di sette anni era inseguito da un cane bianco e dal pelo soffice che, a tratti, abbaiava scodinzolante, finché non lo raggiungeva e afferrandogli la camicia  non lo gettava per terra; allora tutti e due si rotolavano  un po'  per poi riprendere il loro gioco di corsa e inseguimento.
Oscar si alzò dalla sedia e adagiando le braccia sulla balaustra del balcone della sua stanza, sorrise a Jerome e al suo cane.
Jerome era il nipote del custode della villa in Normandia, dove stava trascorrendo un periodo di vacanza insieme alla sua famiglia.
Finalmente si era allontanata dalla corte di Versailles dove negli ultimi mesi, oltre agli impegni serrati del suo ruolo di Capitano della Guardia Reale, si era ritrovata, suo malgrado, a fronteggiare e risolvere piccole beghe tra cortigiane, nobiluomini infidi e infami che, secondo personali piani di convenienza, avevano intessuto intrighi volti a screditare la regina o a prendere il posto delle persone più vicine  a lei.
Aveva dovuto contrastare uomini e donne senza scrupoli, ricorrendo anche a minacce per fermare i loro biechi intenti.
Aveva visto come le persone potessero essere capaci di venire meno alla propria umanità e dignità solo per acquisire maggiori privilegi, ricchezze e potere, pronti ad usare qualsiasi mezzo, lecito o illecito soprattutto, per raggiungere uno scopo.
E  la cosa peggiore era assistere poi alla falsità con cui si rivestivano per apparire persone irreprensibili e rispettabili in pubblico e rivelarsi poi scorretti e scandalosi nel privato.
Non ne poteva più!
Era disgustata da quell’ambiente e da quelle persone, e aveva letteralmente contato i giorni fino a quel mese di luglio, per allontanarsi da quella reggia annegata nell’immoralità e nel peccato e ritornare a respirare l’atmosfera sana e incorrotta del suo ambiente familiare, costituito soprattutto da Andrè e Nanny: le persone più oneste, sincere e buone che avesse mai conosciuto.
Anche i suoi genitori e le sue sorelle erano bravissime persone sebbene, talvolta, erano costretti a cedere al compromesso, ad accordi di convenienza…
Nanny e Andrè, mai....
Aveva voglia di recuperare, lì in Normandia, tutto il benessere psicofisico di cui aveva fortemente bisogno…circondata dalla gente semplice che lavorava dentro e intorno al palazzo e accarezzata dai ricordi piacevoli legati a quel luogo.
Voleva ritrovare la sua serenità e la pace.
 
- Adesso basta giocare, Jerome, ti accompagno a casa. Avevo promesso al nonno di riportarti all’ora di pranzo e…quasi ci siamo – la voce di Andrè echeggiò dolce e pacata nell’aria, e il bambino smise di correre mentre il cane gli saltellava intorno per invitarlo a giocare ancora.
 
- Ulisse, no…dobbiamo andare – disse Jerome ubbidiente, avvicinandosi ad Andrè, seduto sotto il pergolato che proteggeva l’entrata di servizio della villa.
Oscar allungò il collo e puntò lo sguardo sotto il balcone e vide Andrè alzarsi e tendere le braccia al bambino che, con un salto, si aggrappò al suo petto, seguito da Ulisse che cercò di imitarlo.
 
- Ehi, Ulisse, non posso prendere in braccio pure te! – rise allegramente Andrè accarezzandogli la testa.
 
-Andrè, mi fai sedere sulle tue spalle? Ti prego, ti prego, ti prego!!!!!
 
Jerome non aspettò la risposta del ragazzo, con agilità si arrampicò su di lui e si posizionò seduto sulle sue spalle.
 
Il cane, non smettendo di fare saltelli e secchi latrati, puntò le zampe sul bacino del giovane.
 
Oscar osservò divertita quella scena e si lasciò andare ad una fragorosa risata.
 
- Oscar! Invece di sghignazzare, che ne diresti di darmi una mano? Scendi, dai!
 
- Forse è il caso -  rispose Oscar ridendo a crepapelle.
 
Pochi istanti dopo, la ragazza raggiunse Andrè che roteava su se stesso mentre Jerome lanciava urla; e Ulisse imperterrito  a girare intorno a loro.
 
- Ancora un momento e casco per terra! - esclamò Andrè in preda ai capogiri.
 
- Ulisse, da bravo, vieni da me!-  lo chiamò Oscar, subito raggiunta dal cane che le zampettò sul petto.
 
Oscar lo fece scendere e lo accarezzò a lungo finchè non si accovacciò per terra.
Andrè smise di volteggiare e fece scendere Jerome; si gettò sulla sedia esausto e chiuse gli occhi per non lasciarsi travolgere dalla sensazione che tutto gli girasse intorno.
Oscar si abbassò e scrutò Andrè sorridendo.
 
- Va meglio adesso? Coraggio, alzati… - disse Oscar afferrandogli la mano e tirandolo a sé.
 
Il giovane fece un balzo verso di lei e si alzò del tutto.
 
- Forza Jerome e Ulisse, si torna a casa! – decretò Andrè riprendendo il bambino sulle spalle e accarezzando il muso del cane -  Vieni anche tu, Oscar? – le propose.
 
- Perché no? –Oscar accettò prendendo a camminare accanto a Ulisse.
 
- Che bello, madamigella Oscar viene con noi! Vi ricordate che mi avete promesso di battervi con me con la spada di legno?
 
- Certo che me lo ricordo, Jerome….domani manterrò la promessa – disse Oscar.
 
- Evviva! -  esclamò il bambino esultando con le braccia in aria.
 
Oscar e Andrè sorrisero e continuarono il loro cammino sulla spiaggia.
 
Percorsi alcuni metri, svoltarono sulla destra e imboccarono un vialetto alberato che conduceva alla casetta dove viveva Jerome.
Il padre di Jerome rimase meravigliato nel vedere anche Oscar accompagnare suo figlio e il cane e, imbarazzato, le chiese se il bambino si fosse comportato male ma vedendola sorridere comprese che non era stato affatto così.
Lei e Andrè rimasero alcuni minuti a chiacchierare con i genitori del bambino, poi presero la via del ritorno.
 
- E’ carino Jerome e si è molto affezionato a te – esordì Oscar sollevando lo sguardo verso Andrè.
 
- Sì, è davvero un bambino dolcissimo e vivace….
 
- Sai…mi ricorda te  da piccolo: tu sempre entusiasta e allegro, curioso e divertente….Beh, e anch’io….ma sicuramente più dispettosa e capricciosa – una risata cristallina.
 
Andrè rispose con un sorriso dolce e divertito.
 
-  Non posso darti torto….peccato averlo capito solo adesso che sei adulta! Quando te lo dicevo io, mi guardavi male e me ne combinavi una delle tue, per vendicarti! – esclamò Andrè portandosi una mano alla fronte e scuotendo il capo.
 
- Eh….non ho mai sopportato le prediche! Nemmeno adesso…sai!-  rispose Oscar sferrandogli un finto pugno sul fianco sinistro.
 
- Ahi! Non mi provocare….. – la guardò Andrè in tralice fintamente arrabbiato.
 
Oscar sorrise immensamente felice.
Sì, era felice in quel momento, e serena, in pace con se stessa e con il mondo.
La Normandia, con il suo mare, le sue spiagge, l’aria profumata di sale e sole, le belle e ombrose pinete, lì intorno, avevano sempre il potere di tranquillizzarla e accarezzarle cuore e anima, lenire le sue preoccupazioni, minimizzare le paure, le difficoltà.
 
- Oh, Andrè…dopo tutto quello che è successo a corte, avevo proprio bisogno di ritrovare la pace di questo luogo  e anche la tua semplice compagnia senza gli impegni che ci opprimono e il tempo che ci insegue, pretendendo da noi efficienza e controllo. Ecco…qui voglio perdere il controllo, ritornare un po’ bambina…con te….
 
- Oscar… -  Andrè si fermò e poggiandole le mani sulle braccia la fece voltare verso di sé – sono qui per questo….per farti stare bene, farti rilassare, per dimenticare tutti i problemi che abbiamo incontrato a corte.
 
Andrè la guardò palesemente innamorato di lei perché lo era da tempo immemore, anche se Oscar ovviamente non lo sapeva, non poteva saperlo.
Era conscio che, oltre al fatto di non poter aspirare alla sua mano, lei non ricambiava i suoi sentimenti.
Era la realtà e lui l’aveva accettata, anche se lo faceva soffrire enormemente.
Però lui aveva l’indiscusso privilegio di starle accanto ogni giorno, di collaborare con lei e spendere il poco tempo libero sempre insieme.
E poi era l’amico cui Oscar confidava i suoi pensieri e al quale chiedeva, senza nemmeno proferir parola, di consolarla e alleggerire il suo animo da preoccupazioni e inquietudini.
Questo era già tanto per lui, tutto….
E il sapere che era innamorata di Fersen, anche se lei non glielo aveva mai confessato a parole, poco gli importava, non cambiava certo i suoi sentimenti!
E poi Fersen era in guerra in America già da quattro anni e non avevano più notizie di lui…no, non si augurava la sua morte ma che rimanesse oltre oceano, sì.
E dopo questi quattro anni lei sembrava più rassegnata….
E nel suo cuore, irriducibile, vi era un piccolo spazio, un angoletto dove non smetteva di credere che….forse….un giorno….sì, forse un giorno lei si sarebbe accorta di lui, in qualche modo.
 
- Bene, allora cominciamo subito. Ho voglia di correre sulla battigia….Prendimi! – Oscar gli diede uno spintone che lo fece traballare e lei ne approfittò per lanciarsi in una folle corsa.
 
- Non vale! Sei sempre la solita imbrogliona! – esclamò Andrè recuperando l’equilibrio e mettendosi a correre a perdifiato per tentare di raggiungerla.
 
Oscar rideva e correva, voltando il capo di continuo per controllare quanto Andrè si stesse avvicinando a lei.
Era molto vicino così diede maggiore vigore alla sua corsa ma non fu abbastanza…
Di colpo sentì una presa forte attorno al polso, frenò, tentò di divincolarsi ma non vi riuscì e, perdendo l’equilibrio, finì supina sul bagnasciuga mentre Andrè rideva a crepapelle.
 
- Ti ho battuta! – esultò Andrè – E’ fredda l’acqua? – la schernì mentre la risacca la inondava tutta.
 
- Verificalo da te! – rispose Oscar, gli occhi accigliati che non promettevano nulla di buono e infatti presolo per un braccio, lo tirò fortemente a sè e anche lui finì disteso sulla sabbia, bagnandosi completamente.
 
- Brutta peste ….-  si lamentò Andrè bloccando le gambe di Oscar già pronta ad alzarsi.
 
La forza di Andrè ebbe la meglio e riuscì a trattenerla. Ne venne fuori una piccola zuffa dove l’uno tentava di immobilizzare l’altra mentre le onde impietose li bagnavano.
E fu un attimo perfetto e meraviglioso.
Andrè si mise sopra di lei, strusciandosi addosso, per non perdere quella innocua lotta.
E se lui si stava divertendo da matti, felice di aver Oscar tutta per sé, in quel gioco profumato di  salsedine e dei loro ricordi di infanzia, lei provò un inaspettato turbamento nel sentirlo sopra di sé, rendersi conto delle due forme, del vigore del suo torace, delle sue gambe, dei suoi lunghi capelli che sfioravano bagnati il suo volto, la risata gioiosa che la rallegrava e quegli occhi verdi che la accarezzavano dolcemente.
Le si spezzò il respiro, il cuore accelerò e il ventre si contrasse…
Che le stava succedendo?
Provò un infinito imbarazzo a vedersi sotto di lui e turbata da quelle sensazioni, smise di ridere e decise che voleva scappare quanto prima da quella situazione.
 
- Hai…hai vinto Andrè. Adesso basta, voglio tornare a casa e cambiarmi i vestiti.
 
- Quando mai hai avuto paura di quattro gocce d’acqua? – la apostrofò Andrè che, senza alcuna cognizione razionale, percepì la strana inquietudine di Oscar.
 
Non si sollevò da lei, voleva capire.
Rimase sopra di lei a bloccarle le braccia e le gambe che scalpitavano e solo in quel momento realizzò che la posizione era certamente inusuale.
Si osservò come dall’esterno e si vide a dibattere sopra di lei, le gambe incastrate alle sue.
E sentì, adesso, sentì…
Sentì il corpo esile sotto il suo, vide la camicia bagnata completamente aderente al suo seno, le cui rotondità vedeva chiaramente così come i capezzoli che puntavano, irti e rosei, il tessuto.
E vide che era bellissima.
Gli occhi azzurri e lucidi riflettevano il cielo dello stesso colore...
Lle guance, porpora per la corsa, e i capelli morbidi e liquidi a coronarle il volto…. lo incantarono…
Si eccitò inevitabilmente e desiderò baciarla, plasmare il corpo al suo, stringerla, accarezzarla…
L’ardore che provava per lei era troppo grande per contenerlo con la sola forza di volontà e così non trattenne la propria mano che planò sul suo viso con dolcezza e ….affetto e amore.
Oscar spalancò gli occhi stupita e intimidita e avvertì quel gesto fatto di amore e cura di lei e lo trovò esaltante, bello, necessario ma non aveva le parole per spiegarlo a se stessa e a lui e….allora…decise che non era quello il momento per trovare le parole e i gesti.
 
- Voglio andare, Andrè….ti prego….- lo supplicò.
 
Anche Andrè comprese che non era quello il loro momento  e così si alzò, le prese una mano e l’aiutò a mettersi in piedi.
 
- Vai, Oscar…e scusa se ho esagerato…. – si rincrebbe.
 
- Non è successo niente, Andrè…a…a più tardi. Ci vediamo a pranzo… – rispose lei dolce, poi si voltò  e corse verso casa sotto gli occhi stupefatti di Andrè.
 
***
 
L’incessante frinire dei grilli, in quella notte splendida, sotto il cielo nero, illuminato da una miriade di stelle e dalla sottile falce della luna, la trasportò lontano….lontanissimo da lì per approdare su un tempo andato…
Sì, eccola, furtiva e colpevole, arrampicarsi sul ramo che si protendeva sul suo balcone, scendere agile lungo il tronco e ritrovarsi sulla spiaggia ad attendere Andrè che fuggiva dalla sua stanza, in punta di piedi, trafelato e preoccupato di essere beccati.
Eccoli tutti e due, ogni anno, in estate, a vivere la loro avventura notturna su quella spiaggia, a bagnarsi i piedi e gettarsi poi sulla sabbia ad osservare le stelle e aspettare di vederne alcune cadere….
Un appuntamento al buio e sotto le stelle che dai nove anni fino ad alcuni anni prima non avevano mai mancato….poi…altro aveva fatto perdere loro quella meravigliosa abitudine.
Oscar osservò il ramo robusto, sempre lì, silenzioso testimone di quelle antiche scorribande.
Si avvicinò e lo toccò.
Sorrise.
 
Quasi quasi….
 
Avvertiva il richiamo di quel ramo a rivivere la sua avventura, a lasciarsi attrarre dalla voglia di arrampicarsi e scivolare giù.
 
Senza Andrè non avrebbe lo stesso sapore…però…
 
Andrè….
Non si erano affatto rivisti a pranzo. Si era fatta portare qualcosa da mangiare nel salottino delle sue stanze e lui non l’aveva cercata.
Aveva mangiato qualcosa con poco appetito e si era gettata a letto, turbata.
La testa a rivedere di continuo quei momenti in cui lei e Andrè avevano lottato sulla sabbia, travolti dalle onde.
Le era successo qualcosa dentro; le viscere le si erano smosse e si era accorta, per la prima volta, che Andrè era…un uomo, oltre ad essere il suo amico.
Aveva provato una strana ma…bella sensazione di esaltazione ed eccitazione nel sentirsi preda della sua forza, dei suoi sguardi trepidi e giocosi, allo stesso tempo, della sua risata felice e carezzevole…
Erano stati solo attimi, solo brevi istanti in cui aveva percepito una emozione insolita, dolce e travolgente per il suo amico di sempre che non aveva catturato solo il senso di affetto che lo legava a lui ma….ben altro.
Aveva sentito sulla pelle un brivido intenso che le aveva annullato ogni forma di pensiero razionale e logico per sentirsi trascinare su percezioni sensoriali e istintuali esaltanti. E avrebbe voluto cedere a qualcosa di sconosciuto…
 
Aveva cercato la causa di tanto turbamento e l’aveva trovata,  oh sì che l’aveva trovata…
 
Io non sono un uomo come Andrè e lui ha dannatamente portato alla luce il mio essere donna… e mi ha fatto provare sensazioni da…donna. Dannazione a te! Mi hai sconvolta!
 
Tutto il pomeriggio non aveva fatto altro che pensare a questo! Perché se Fersen l’aveva fatta innamorare, lui le aveva rivelato che aveva un corpo femminile, un corpo che desiderava essere saziato.
 
Dio, ma che mi sta succedendo? Che vado a pensare, cosa voglio?
 
 Oscar era rimasta a interrogarsi, a immaginare, a sognare, a respingere improvvise e chiare risposte alle sue domande fino a tardo pomeriggio, quando poi era crollata in un sonno ristoratore.
Si era risvegliata all’ora di cena e questa volta era scesa giù nella sala da pranzo ma di Andrè neanche l’ombra.
Avrebbe voluto rivederlo e valutare le sue sensazioni ma aveva saputo che era andato a passare del tempo con Jerome.
E così sconsolata era ritornata nella sua stanza.
 
Il richiamo di quel ramo si fece più forte e Oscar non lo lasciò inascoltato.
Si aggrappò fortemente e trovando gli appigli più sicuri,nell’intrico degli altri rami, cominciò a discendere lungo il tronco, prima lentamente poi, non trovando ulteriori ostacoli, come piccoli spuntoni di legno e corteccia, scivolò rapida e con un ultimo balzò atterrò sulla sabbia.
Si sentì felice per essere riuscita nell’impresa, poi prese a camminare sulla spiaggia, inquieta e triste.
Camminò per qualche minuto fin quando non vide una strana ombra scura stranamente adagiata sulla sabbia.
Ebbe un sussulto: c’era qualcuno lì? A quell’ora?
Si fermò un attimo, poi l’”ombra” si sollevò e la riconobbe….
 
- Andrè!Ma.. che ci fai qua?
 
- Tu, che ci fai qui a quest’ora!
 
- Mi era venuta voglia di prendere una boccata d’aria…osservare le stelle....Ricordi? Tempo fa….io e te…
 
- Oscar…certo che ricordo. Spero tu non sia arrivata fin qui secondo il vecchio metodo!- esclamò Andrè con una smorfia gaia.
 
Oscar sollevò le sopracciglia e rise allegramente.
 
- Che pazza che sei! E pensi di risalire sempre tramite l’albero…?  - le domandò con una risata divertita.
 
- Certo...qui non sono l’impassibile e irreprensibile capitano delle guardie di Sua Maestà….qua sono quella di sempre, per fortuna…libera e semplice…
 
- Sì, Oscar…qua è facile ritrovare quello che siamo stati…
 
- …che siamo, Andrè, che siamo…. – disse Oscar – Quella orribile corte di Versailles, invivibile e disgustosa, ha un unico merito: far risaltare la semplicità e l’onestà del nostro modo di vivere e di essere…e ringrazio Dio di essere un soldato; forse, fossi stata cresciuta come donna…chissà magari tesserei intrighi anche io, come certe gentil dame e cortigiane senza dignità.
 
- E io sarei stato un pacioso servo di tuo padre….

 Oscar arricciò il naso un po’ contrariata.

- Semmai il servo indaffarato a scansare questa o quella servetta o…a soddisfarle tutte! – esclamò in tono impertinente.
 
- Eh? Ma che ti passa per la mente???
 
- Vuoi dire che solo io mi accorgo di come ti guardano le cameriere di casa o come ti sbavano dietro cortigiane e dame di Versailles? Non fare il finto tonto!- disse Oscar sedendosi accanto a lui.
 
- Hai capito l’irreprensibile Capitano Jarjayes che cosa va a notare?
 
- Dai, è impossibile non notare certe occhiate e certi atteggiamenti provocanti, anche se uno lo volesse!
 
- Va bene, osservo anch’io certi comportamenti ma a me non importa niente….- disse Andrè serio e con tutta la voglia di completare quella frase dichiarandole il proprio amore per lei che annullava e spegneva, senza pietà, l’interesse di dame, cortigiane e serve.
 
- Lo so…- convenne Oscar notando quello sguardo così dolce e misterioso.
 
- Oscar…ti va di distenderci e guardare le stelle? – una proposta che Andrè sapeva essere audace per quel sentimento che smuoveva la voglia di averla accanto a sé – Magari qualcuna cadrà pure…chissà…Sdraiati sul mio mantello, vedo che tu non hai portato il tuo, nonostante l’umidità della notte…. Come sempre…
 
- Non c’è freddo….- sussurrò Oscar.
 
Andrè scosse la testa in segno di diniego.
 
- Quando comincerai a sentir freddo, ti avvolgerai nel mio mantello.
 
Oscar annuì, incredibilmente ammaliata dal giovane, così dolce e premuroso con lei,  che pure non era una novità, ma quella notte c’era una luce davvero strana nei suoi occhi e lo stomaco le si contrasse.
 
- Su, vediamo quanto tempo ti ci vorrà per distinguere l’Orsa Minore dall’Orsa Maggiore!
 
-No, non ho alcuna intenzione di cercarle -  obiettò Oscar che, a differenza di Andrè, pur avendole mostrato infinite volte come individuare le costellazioni, non riusciva mai da sola a unire idealmente le stelle e riconoscerle. Doveva sempre essere lui a indicarle le stelle di riferimento e leggere nel cielo – Vedo solo un ammasso indistinto di stelle…non intendo provarci.
 
- Sei sempre la solita! – rise Andrè – Là, punta lo sguardo sulla stella che ci sembra più vicina…
 
- No, non la vedo…- bofonchiò Oscar.
 
- Non avere fretta…segui il mio dito – disse sollevando la mano e puntando l’indice tra il nero del cielo.
 
- Niente da fare…non capisco…
 
- Testa di legno…afferra il mio dito e concentrati-  disse Andrè prendendole una mano e stringendola al suo indice.
 
Un soffio di vento si sollevò nell’aria odorosa di sabbia e sale e accarezzò le loro mani unite…
I loro sguardi esclusero l’immensità del cielo stellato per fissarsi su quelle mani strette e quella visione richiamò tutti gli altri sensi…
E sentirono calore e morbidezza in quell’incrocio di dita e brividi lungo le braccia nude…
E nell’aria pervasa dal lento e cadenzato ribollire della risacca e dal profumo della salsedine, riuscirono a percepire l’odore dell’altro….
Trasportati da queste sensazioni, i cuori accelerarono, le bocche si ammutolirono e tutta la realtà intorno a loro sembrò sparire per divenire lo scenario interiore…quasi magico per accogliere il loro sentire improvvisamente slegato dal pensiero.
Istanti interminabili e meravigliosi che Oscar e Andrè vissero intensamente, senza voglia di spiegazioni e commenti…
Quando però la mente razionale si riaffacciò, allora quelle dita si staccarono e Oscar si mise a sedere con il cuore in tumulto e la voglia contrastante di andarsene da lì e di restare.
 
- Non andare…Oscar….
 
- E’ tardi…credo – sussurrò Oscar incapace di guardarlo negli occhi.
 
- Vuoi davvero andare…non ti va di aspettare una stella cadente? Non è da te…- disse Andrè teneramente, conscio delle emozioni di Oscar che non erano date solo dalle stelle, dal mare, dalla spiaggia ma da lui….dalla sua vicinanza, lo sapeva e lo sentiva che era così…Non l’avrebbe fatta andare via per nulla al mondo. Forse quella notte era magica e poteva donare loro attimi da sogno…- Guardami e rispondimi…davvero vuoi rinunciare a questa magnifica notte? – Andrè le  prese il mento e delicatamente la fece voltare.
 
- No…
 
- Allora stiamo ancora un po’…- disse Andrè trafiggendola con uno sguardo intenso ed eloquente.
 
- Anche con questo buio…riesco a vedere il verde dei tuoi occhi… - seppe dire solo queste parole Oscar perché quegli occhi erano belli e dolci come lui…
 
Andrè si meravigliò di quelle parole inaspettate…
I suoi occhi e le stelle, che collegamento c’era?
Oh, non c’era alcun collegamento infatti….
 
- Anche i tuoi occhi azzurri sono ben evidenti e con tutta la dolcezza che emanano….Permettimelo, Oscar…permettimelo…- un bisbiglio il suo tra il ronzio assordante che il suo cuore riverberava nelle orecchie.
 
- Ma…cosa?- farfugliò la ragazza emozionatissima.
 
Andrè non rispose e, seguendo il suo cuore, la prese teneramente  tra le braccia.
 
- Andrè…. – un mormorio, poi l’abbandono a lui, totale e completo.
 
Si strinse a lui fortemente, le braccia a contornare la sua schiena poderosa e forte.
Era bellissimo sentirlo contro il suo corpo, avvertire i sussulti del suo torace, percepire un affetto sconfinato, troppo per essere solo quello di un amico.
Il suo cuore stava galoppando e il respiro si affannò…
Che stava succedendo? Non aveva alcuna voglia di lasciarlo andare, di staccarsi da lui, di sentire che tutto questo fosse sbagliato.
Voleva sentirsi così: emozionata, con il cuore fremente, le viscere che sembravano contorcersi, il ventre contrarsi senza sosta.
Dal canto suo, Andrè, pensò per un attimo che sarebbe morto da un momento all’altro perché non poteva credere e sentire che Oscar ricambiasse il suo gesto e che addirittura rafforzasse la stretta alla sua schiena e che la sfiorasse anche con le mani…
Forse poteva osare…forse se….
Andrè si staccò lentamente da Oscar e le guardò gli occhi, felice e rapito dal suo amore, e nessun pensiero di buon senso potè impedirgli di poggiare le labbra sulle sue e baciarla come sognava da tanti, troppi anni.
Oscar accolse quelle labbra calde e desiderose di lei e trovò che fosse un’emozione troppo bella per poter obbligare se stessa a dar ascolto a quella vocina interiore e fastidiosa che le imponeva di staccarsi da lui.
 
Che stai facendo? Andrè ti bacia e tu lo lasci fare? Non si può…no, non puoi farlo…lui è il tuo amico, nulla di più…Vai viai!
Oh, mio Dio…non so perché ma non voglio darti ascolto, non voglio andare via, no…oh, Andrè…fammi sentire che sono donna….
 
- Oscar…io ti amo….
 
- Andrè, io…se amore è desiderare le tue labbra sulle mie, sentire la tua pelle sulla mia e il cuore che comanda il mio corpo….allora, anche io ti amo? Posso solo dirti, ora, che non voglio andare via da qui, che ciò che desideri tu, lo desidero anch’io….Andrè, fammi sentire che sono…donna….
 
Andrè non le rispose se non con un sorriso smagliante e da quel momento fu il delirio per entrambi.
 
Sotto l’impulso di un ardore irrefrenabile e un’urgenza che non poteva più essere rimandata, Andrè iniziò a liberarsi dei suoi indumenti mentre le loro labbra non smettevano di conoscersi,  sfiorarsi e assaggiarsi….
Seguendo l’istinto, anche Oscar prese a togliersi i vestiti perché era questo che voleva, solo questo…niente e nessuno l’avrebbe allontanata da lui….
Adagiati sul mantello di Andrè, incuranti del luogo in cui si trovavano che comunque era solitario e al buio, si ritrovarono presto nudi e preda del piacere travolgente di vivere e rivivere sulla pelle dell’altro, di avvertire il calore e la bellezza di poter superare i confini di se stessi e ritrovarsi in quelli dell’altro…
Era l’ancestrale fondersi di due anime, nell’irrinunciabile dono reciproco dell’amore.
Sotto le stelle, mentre le onde morivano sulla battigia e rinascevano incessantemente, nel perpetuo e infinito respiro della natura che muove il mondo e gli esseri viventi, Oscar e Andrè si amarono follemente e teneramente, tra gemiti e sospiri che si fusero ai suoni di quel piccolo angolo del loro paradiso.
Forse dopo l’amore, la mente avrebbe posto loro mille interrogativi e presentato il conto di paure o ostacoli che la loro condizione imponeva…ma in quel momento erano solo due giovani amanti che la vita aveva messo accanto un po’ per caso, un po’ per il volere altrui e che poi il fato, il destino, la vita stessa aveva unito in un vero amore sincero.
Fu una lunga notte protetta dalla natura e da una improvvisa stella cadente che Oscar e Andrè non videro ma che forse era il suggello di quel loro amore approvato da Dio o.... dal destino.

ANGOLO DELL'AUTRICE
Per il rotto della cuffia, eccomi anch'io a celebrare l'amore tra Oscar e Andrè, per il secondo anno.
Grazie a chi leggerà!
Sandra
  
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