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Autore: Cioppys    15/07/2016    1 recensioni
[MitKo] [SenMit] [HaseMit] [MitJin]
Da circa due mesi, infatti, Mitsui frequenta ben quattro ragazzi contemporaneamente che, nel giro di due giorni, si erano a lui dichiarati. Non sapendo decidersi, e con l’intento di far chiarezza sui propri sentimenti, chiese a tutti del tempo, non mettendo però a conoscenza ognuno di loro degli altri tre pretendenti. Ma tenere il piede in più scarpe, crea più problemi di quanto uno si aspetti.
[Finali Multipli]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akira Sendoh, Hisashi Mitsui, Kazushi Hasegawa, Kiminobu Kogure, Soichiro Jin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uno, Nessuno, Centomila!
di Cioppys

 

Finale: “Centomila!”

«Ho fatto la mia scelta» disse Mitsui.
Riflettendo sulla situazione si era posto una domanda: perché, per oltre due mesi, aveva continuato ad uscire con tutti e quattro senza davvero decidersi? La verità non poteva che essere una sola.
«Tutti» disse, fissando intensamente negli occhi ognuno dei quattro pretendenti.
Il silenzio che seguì era più significativo di qualsiasi parola.   
«Che razza di scelta sarebbe “tutti”?» gli chiese infine Sendoh, alzando un sopracciglio. «Non è affatto una scelta!» aggiunse, allargando le braccia disorientato.
Hasegawa si massaggiò la fronte, chiudendo gli occhi. «No, davvero, tu pensi di poter frequentare ancora tutti contemporaneamente adesso che lo sappiamo? Ma come ti viene in mente?». Dalla piega della bocca era chiaro che fosse irritato.
Mitsui fece un profondo respiro e li guardò deciso. «Se fino ad oggi non ho scelto nessuno di voi è semplice: siete così diversi, di aspetto e di carattere, di vi relazionante con me – e non solo. Ognuno di voi, a modo suo, è speciale. E io non riesco, non posso, rinunciare a nessuno di voi».
«E’ bello sapere di essere speciale per qualcuno» disse Jin con un’alzata di spalle, in un misto tra il compiaciuto e lo sconsolato. «Ma, cerca di capirci, non puoi pensare di lasciare la situazione così com’è!».
Mitsui fece un passo verso di lui. «Ma…».
«Ora basta» lo interruppe Kogure. Non voleva sentire altro. Era tutto così assurdo e tremendamente doloroso. «Forse ti abbiamo messo fretta. Forse hai solo bisogno di più tempo per pensarci. Forse è il caso che noi ce ne andiamo e tu ragioni bene sul da farsi» si passò una mano sul volto e lo fissò serio negli occhi. «Di certo c’è solo una cosa: nessuno di noi accetterà quello che ci stai chiedendo».
Mitsui rimase fermo sotto il canestro ad osservare gli altri quattro uscire mesti dal campetto. Appena furono fuori dalla sua visuale, si sedette per terra con le gambe incrociate, appoggiandosi all’indietro sulle mani. Quando il sole lambì le colline, era ancora lì a riflettere, sconsolato.

«Mi domando come si possa essere più sfrontati» asserì Hasegawa mentre, mani in tasca, camminava davanti a tutti.
«Mitsui è sfrontato» affermò Kogure, dal fondo della fila. «Dice sempre quello che pensa, né più, né meno».
Jin, un passo più avanti, gli lanciò un’occhiata. «E secondo te, pensava davvero che avremmo accettato quella sua assurda proposta?» chiese.
Kogure meditò per un secondo sulla risposta, che fu assolutamente affermativa.
I tre davanti si fermarono per voltarsi a guardarlo, più sorpresi che mai.
«Stai scherzando vero?» esclamò Hasegawa.
Kogure scosse la testa in segno di diniego. «Nonostante quello che gli ho detto, mi chiedo se, pur di non rinunciare a lui, sarei disposto a scendere a compromessi, andando anche contro i miei stessi principi».
Sendoh proruppe in una risata triste. «Beh, io non posso negarlo: pur di poter passare del tempo con lui, sarei pronto a condividerlo».
Hasegawa si mise una mano in faccia. «Voi siete matti» sussurrò. «E, probabilmente, per nulla gelosi» aggiunse.
«Oh, su questo ti sbagli» gli rispose Kogure con un sorriso malinconico. «Io lo sono eccome».
L’alto giocatore dello Shoyo lo fissò perplesso. «E che succederà quando Mitsui ti dirà che non può vederti perché deve uscire con uno di noi?»
Jin sospirò. «Farà male, e lo sappiamo tutti».
Rimasero sul ciglio della strada ad osservare assorti il mare che, di fronte a loro, si perdeva verso l’orizzonte.
«E se decidessimo noi per lui?» disse ad un tratto Sendoh, con uno strano sorriso sulle labbra.
Hasegawa lo guardò perplesso. «E come?».
Beh, non praticavano tutti lo stesso sport?

FINE

 

  
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