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Autore: Zomi    15/07/2016    4 recensioni
Raccolta di AU e non:
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#1: Jealousy // Friendship & Family
#2: Alcohol // Tangerines (Oranges/Mikan)
#3: Tiger & Cat // Orange & Green
#4: Scar // First Meeting After 3D2Y
#5: Map // Road Trip [Capitolo partecipante alla challenge Chocolate Box, indetta dal FairyPieceForum]
#6: Cash Only // Join me at the Casino
#7: Jungle // Tiger VS Dragon
#8: Feudal Era // Rainy Day
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[ZoNami Week 2016 indetta da Tumblr] ~ [Raccolta partecipante al "The Alternative Universe Fest ❖ Take a Chance on Another Universe!" del forum Piume d'Ottone]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#4: After 3 Days 2 Years you have a new Scar

 
Respirò profondamente, cercando di calmare i battiti del cuore dopo l’amplesso.
Puntò distrattamente lo sguardo sull’oblò della sua stanza, dove la profondità dei mari sottostanti all’arcipelago di Sabaudy scorrevano attorno alla bolla saponata che abbracciava la Sunny.
Migliaia di pesci e colori si alternavano tra le acque, venendo illuminati dai raggi deboli della luna che riuscivano ad immergersi fino a quella profondità, spezzando ogni tanto l’oscurità degli abissi.
Nami sospirò lentamente, sfregando il capo sul pettorale di Zoro, la cui mano scivolò dal suo seno candido e nudo alla sua schiena, incespicando su qualche riccio rosso scomposto della cartografa.
Era strano.
Non fare l’amore con Zoro, no quello non lo era affatto.
Ritrovarsi con lui, tra le coperte sgualcite, ancora ansanti, con la pelle imperlata di sudore dopo la loro unione e con le mani per una volta sicure di dove posarsi dopo due anni di separazione.
Ecco, quello era strano.
Ritrovare la strada dei loro corpi dopo così tanto tempo che non si incrociavano.
Nami si chiese se le emozioni avessero una loro memoria e un loro senso dell’orientamento, che usavano per ritrovare quei piccoli passi che messi assieme tratteggiavano i movimenti, i respiri, i baci necessari per riunire il suo corpo a quello dello spadaccino, senza che vi fossero sbavature o inciampi dopo ben due anni in cui quelle strade non erano state battute da tocchi e carezze.
Chiuse e riaprì gli occhi con lentezza, sentendo Morfeo chiamarla dolce e tentatore, ma resistette aggrappandosi alla mano del verde che le accarezzava la schiena.
Scendeva a tratti, ripercorrendo la pelle più volte e risalendola fin sulla nuca, dove giocherellava con i ricci più fini.
Due anni.
Erano passati due anni dall’ultima volta che lui le aveva regalato certe carezze così amorevoli e delicate.
Era bello –e strano- risentire scivolare su tutta la colonna vertebrale le dita callose e dure dello spadaccino, che sembravano così morbide e meno assassine su di lei.
Chissà cosa avevano fatto quelle dita in quei due anni di separazione.
Avevano imparato nuovi affondi e attacchi mortali?
Avevano sollevato pesi indicibili per aumentare la loro forza?
Avevano stretto katane e spade fino a sanguinare, pur di raggiungere quella promessa che tanto stava a cuore a Zoro?
Avevano toccato altre donne in quel modo delicato e segreto?
Non voleva saperlo Nami, preferiva essere avida e pensare che quelle carezze fossero solo per lei.
Sfregò il capo sul petto di Zoro, emettendo una lieve fusa e facendolo ghignare, spostando una mano a posarsi sulla cicatrice che gli segnava totalmente lo sterno.
Era sbiadita col tempo, come tutte le cose, ma Nami era certa che facesse ancora male al giovane guerriero più di tutte le altre cicatrici che lo segnavano.
O forse no?
Ruotò lo sguardo, studiando la nuova cicatrice che segnava il volto di Roronoa, accecandogli l’occhio sinistro.
Aveva detto che era successo durante un allenamento con Mihawk, suo maestro d’occasione, ma a Nami non era bastata come spiegazione. Avrebbe voluto chiedergli come, quando, dove, perché, se faceva ancora male e chi lo aveva curato da una ferita così grave, ma sapeva che il buzzurro le avrebbe spiegato tutto quando sarebbe venuto il tempo.
Al momento, quindi, alla navigatrice non rimaneva che aspettare in attesa del racconto di quella nuova cicatrice, sperando di poterla ascoltare presto e che non avrebbe picchiato troppo rudemente il povero cranio verde del compagno non appena fosse venuta a conoscenza delle sue bravate da scavezzacollo masochista.
Di certo, senza di lei a frenarlo e a farlo ragionare a suon di pugni, di scelte azzardate ne aveva prese tante, ma saperlo di nuovo lì con lei la rassicurava.
In fin di conti, lui aveva la sua cara Buona Stella a proteggerlo, e Nami si sentiva in debito verso di lei per tutte quelle volte che glielo aveva riportato indietro sano e salvo dai suoi mille scontri.
Chiuse gli occhi, respirando lentamente tanto quanto la mano del verde che le solcava la schiena, scorrendo  tra le scapole e giù per la spina dorsale, risalendola e discendendola ancora, arrivando sui reni e disegnandoli con la punta delle dita dura e rotta da alcuni solchi.
Desiderava veramente essere l’unica donna proprietaria di quei tocchi.
Si strinse la fianco del verde, premendo i seni sul suo costato e aggrappandosi con le mani alla sua vita, permettendogli di arrivare a sfiorarla anche sulla coscia, pizzicandola dispettoso e facendola sbuffare.
Il solito buzzurro!
Infossò il viso sul suo collo taurino in segno di protesta, mordicchiandolo e permettendogli di premere il mento tra i suoi capelli, mentre avanzava con la mano sul suo corpo in cerca di nuove cicatrici, assaporando le carezze che lui le concedeva.
Nami conosceva tutte le cicatrici del corpo di Zoro.
Era il suo modo di amarlo sottovoce, senza che nessuno, neppure il diretto interessato, lo sapesse, accertandosi di come stesse fisicamente, curandolo quando ne aveva bisogno, ma senza mai frenarlo nel suo cammino, permettendogli di farsi male, anche troppo a volte, pur di raggiungere il suo sogno.
Lo amava, un amore a senso unico che era sopravvissuto a due anni di astinenza e silenzio, e che avrebbe continuato il suo digiuno a lungo, fino a chissà quando.
Perché per lei quei tocchi erano amore, amore puro, e non delle carezze dovute dopo il sesso come lo erano per lui.
Delicata, risalì con le mani da ladra il costato, fermandosi sul braccio steso sul materasso del samurai e disegnandone i contorni prima di sfiorare la mano libera dal toccarla, giocherellandone con le dita.
Percepì sulla pelle cotta dal sole della mano nuove piccole crepe, piccole ferite non ancora del tutto rimarginate o che mai lo avrebbero fatto.
Segnavano nuove tappe del suo cammino da guerriero, e alcune le conosceva già da tempo Nami, ma altre erano…
-È nuova-
Sollevò il capo dal suo petto, fissandolo stranita.
Zoro di solito non parlava mai dopo il sesso: l’accarezzava piano, allungando il piacere in lei ma senza darle mai conferma che quei tocchi fosse solo per lei, per poi andarsene dal suo letto senza tanti rimorsi.
-Di che parli?- sgambettò tra le lenzuola, sentendo le dita del verde correre sempre sulla medesima porzione di pelle della sua vita.
Precisamente sul suo fianco destro.
-Questa cicatrice- piegò il capo rivolgendole il suo occhio buono Zoro, disegnandole sul fianco una piccola ferita –Fa male?-
La rossa sorrise mesta, negando con un cenno.
-Sono ben altre le cicatrici che fanno male- sospirò, sollevando appena il capo a posargli un bacio sull’occhio cieco prima di sdraiarsi sul materasso a pancia in giù.
Che male poteva fare la carne quando si lacerava?
Poco, tanto, troppo. Ma passava.
Il dolore fisico era nullo se comparato al male che lei provava quando andavano a letto insieme e, poco prima dell’orgasmo, si ricordava che era solo sesso per lui.
Nulla di più.
Oh, si, quello era dolore, quello faceva male davvero.
Era il medesimo dolore che le aveva strappato il cuore quando aveva visto Kuma avvicinarsi a Zoro e, con un semplice tocco di mano, farlo scomparire davanti ai suoi occhi.
Lo stesso dolore straziante che l’aveva trafitta nel dover obbedire all’ordine del suo capitano, accettando l’idea di dover rimanere separata dai suoi Nakama, da lui, per ben due anni.
Quello era dolore, quello faceva male.
L’insignificante graffietto che le segnava il fianco era niente in confronto, un taglietto procuratosi nel giocare tra i fulmini e nel crescere, affinché il dolore provato nel perderlo non si ripetesse.
Poteva sopportare mille cicatrici, ma non una nuova separazione.
Abbracciò il suo cuscino, ascoltando le lenzuola stirarsi per i movimenti di Zoro, alzatosi forse per andarsene dalla cabina come era solito fare da tempo.
Chiuse gli occhi, respirando piano e allontanando il rumore delle molle del letto cigolare per il peso che veniva a mancare mentre le coperte scivolavano via dal suo corpo ancora nudo, di certo scivolando a terra per i movimenti da elefante del verde.
Chiuse gli occhi, prepara dosi a lasciarlo andare come faceva due anni prima ogni volta che condividevano dei brevi attimi di una notte, ma li riaprì di scatto quando sentì le labbra di Zoro schioccare sul suo fianco, baciandole la piccola cicatrice che lo segnava.
-Non accadrà più- le baciò ancora il fianco, iniziando a risalirlo con le labbra.
-Nessuna nuova cicatrice, né sulla pelle…- la sormontò con il corpo, immergendo una mano sotto al cuscino in cerca di una delle sue -… né da nessun’altra parte-
Le afferrò con forza una mano e la strinse nella sua, arrivando a baciarla sulle labbra e premendola sotto di sé, in un caldo abbraccio composto da tutto il suo corpo.
-Nessuno ti porterà più via da me- affermò sicuro, baciandola e ridisegnando con la lingua il bel sorriso che le illuminava il volto.
-Mai più- le strinse con forza la mano sotto al cuscino.
-Mai più- lo baciò con tutta la forza che possedeva, allacciando tra loro le dita e desiderando che quella notte non si spegnesse mai nell’alba.
 
 
Zoro aveva acquisito nuove cicatrici in quei due anni di separazione, e Nami le conosceva tutte ormai, come lui conosceva a mena dito quelle che segnavano lei, sia nel corpo che nello spirito.
Ma non esisteva cicatrice che un bacio d’amore non sapesse curare, ed entrambi sapevano come, dove, quando e solo a chi donare quei baci.

 
   
 
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