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Autore: The CrowN    15/07/2016    0 recensioni
«Sa perché alla gente piace la violenza? Semplicemente perché procura una sensazione di piacere. Gli esseri umani trovano la violenza molto appagante. Ma sottragga questo appagamento e il gesto diventa vano.»
(The Imitation Game)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Violenza"
 
Fermo.
Immobile.
Non urlare.
Non dimenarti.
Non piagnucolare o implorare pietà.
Fermo.
Immobile.
Nessun movimento.
Nessuna parola.
Nessuna lacrima versata.
Nessuna reazione.
Soltanto allora, mio caro, la smetteranno.
La smetteranno con i loro calci nello sterno, le loro nocche sullo stomaco.
Niente, nemmeno lo sputo sul tuo pallido viso. 
Niente di niente.
Non permettere agli aggressori di sentire quel sadico piacere e quella malvagia e depravata soddisfazione di un pugno nel fianco della propria fragile vittima.
Soltanto allora, mio caro, la smetteranno. 
Soltanto allora, mio caro, la smetterai.
 
Sai perché agli uomini piace la Violenza? Perché è appagante.
Il brivido di vedere un essere così piccolo e fragile strisciare, come un verme o uno stupido scarafaggio, ai tuoi piedi. 
Il brivido di vederlo accovacciato a terra, in preda al dolore e al terrore più puro -sempre se esso si possa mai definire così-, le parole graffianti, dette tra una risata e l'altra, come pugnali, dalla presenza oramai permanente nella sua instabile mente. 
 
Afose giornate estive passate in uno squallido e sudicio bagno di un altrettanto squallido e sudicio liceo di serie zeta a gettargli con forza la testa nel water.
Un appagamento così inumano e depravato, un cruento godimento.
Le dita tremanti e sudate.
L'irresistibile brama di abbassare la zip rugginosa dei propri logori e scoloriti blue jeans,
facendo uscire il proprio caldo e pulsante pube, stringendolo con l'altrettanta forza con cui -con l'altra mano- spinge il capo del povero malcapitato nella tazza del wc.
Il liquido bianco sgorga fuori a fiotti, sporcando il già sozzo pavimento.
"Un inutile parassita sacco di merda -dice-, ecco cosa sei!"
 
Fredde giornate invernali passate per le strade malfamate della tua malfamata città, a riempire il corpo di un insulso barbone negro, ricoperto del lezzo di gin e whisky di infima qualità -ma, secondo l'opinione del nostro caro protagonista, di buon sapore-  e delle sue stesse feci -certamente non migliori di colui che le ha espulse, pensa il nostro caro protagonista-, di lividi e cicatrici. 
"Un inutile parassita sacco di merda -dice-, ecco cosa sei!"
 
Ventose giornate autunnali passate
nella propria umile -fin troppo umile- dimora, a giocare ad inseguirli, brandendo una vecchia e scura cintura di pelle, carico di rabbia e frustrazione che, colpo dopo colpo dopo colpo sulle adesso violacee natiche della propria prole, lasciano spazio alla semplice e solita perversione.
Le dita tremanti e sudate.
La solita zip rugginosa dei soliti logori e scoloriti blue jeans,
facendo uscire il solito caldo e pulsante pube, stringendolo con l'altrettanta forza con cui -con l'altra mano- colpisce il fondoschiena del povero sangue del suo sangue.
Il liquido bianco sgorga fuori a fiotti, sporcando il già solito sozzo pavimento.
"Un inutile parassita sacco di merda -dice-, ecco cosa sei!" 

Fresche giornate primaverili passate dietro le misere sbarre di una misera prigione, a prendere calci e pugni, calci e pugni, calci e pugni, dagli altri miseri galeotti. 
"Un inutile parassita sacco di merda -dicono-, ecco cosa sei!"
 
Fermo.
Immobile.
Non urlare.
Non dimenarti.
Non piagnucolare o implorare pietà.
Fermo.
Immobile.
Nessun movimento.
Nessuna parola.
Nessuna lacrima versata.
Nessuna reazione.
Soltanto allora, mio caro, la smetteranno.
La smetteranno con i loro calci nello sterno, le loro fredde nocche sullo stomaco.
Niente, nemmeno lo sputo sul tuo pallido viso. 
Niente di niente.
Non permettere agli aggressori di sentire quel sadico piacere e quella malvagia e depravata soddisfazione di un pugno nel fianco della propria fragile vittima. 
Soltanto allora, mio caro, la smetteranno. 
Soltanto allora, mio caro, la smetterai.
   
 
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