Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Arvo    15/07/2016    2 recensioni
Questa è una storia. Ma non di uomini o di donne. Non si parla di fatti avvenuti in un contesto delineato né in un tempo precisato. In quest'opera lo scrittore medievale fittizio Natan Tumhn si appresta a ordinare il complesso di miti e scritti riguardanti i draghi, per classificarli e descriverli nei minimi dettagli: anatomia, biologia, classificazioni, curiosità, ecc...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DRAGONE

Circa un anno fa mi recai presso l’arco Alpino per portare a termine delle ricerche. Una sera, verso il tramonto, invece di tornare direttamente ai miei alloggi cavalcai per un sentiero di montagna lungo il quale sorgevano molte fattorie. Proprio quando ero in procinto di riprendere la via per la città a valle per l’ora tarda, passai davanti ad una piccola fattoria. Vidi due vacche stavano a terra, mangiucchiate e in una pozza di sangue. Riconobbi immediatamente il “modus operandi” del Dragone Alpino. 
Scesi da cavallo e mi avvicinai cautamente alle povere bestie. Avvertii un rumore e mi fermai tendendo l’orecchio: dietro un capanno sentivo sbuffare e masticare. Preso dall’euforica incoscienza di ricercatore corsi fino alla costruzione in legno da dove provenivano i rumori e, incredibilmente, trovai dietro di esso un Dragone che mi dava le spalle, intento a consumare la sua cena. Era di dimensioni molto contenute, probabilmente un esemplare di quattro o cinque anni, alto all’incirca 20 piedi, rosso e marrone. Con le possenti zampe posteriori si teneva saldo al terreno, mentre con quelle anteriori, muscolose ma proporzionate, stringeva la preda. Teneva le ali ripiegate come se dovesse spiccare il volo da un momento all’altro. 
Per timore che sentendomi arrivare mi scambiasse per un cacciatore gli dissi che mi ero avvicinato con il solo intento di guardarlo. 
Il dragone si girò, senza mollare la preda: gli occhi gialli brillavano nel buio, le corna sotto le orecchie a punta parevano una grande corona svettante. Digrignò i denti, rossi di sangue. La coda vibrò. Brutto segno.
Lo ammirai per pochi istanti, poi, inutile dirlo, scappai a gambe levate.
I Dragoni, a differenza della maggior parte delle Viverne, sono molto intelligenti: capiscono perfettamente le parole degli uomini (non interpretano le parole, ma i suoni e le espressioni) e sanno elaborare strategie e pensieri complessi. Sviluppano società patriarcali composta da due o tre nuclei familiari, e sviluppano linguaggi e segni di scrittura. Gli studiosi hanno identificato quattro lingue parlate solo tra i draghi Europei, due delle quali sono state quasi del tutto elaborate e capite da me e alcuni miei colleghi. Riguardo agli alfabeti, ne abbiamo decifrato uno soltanto detto, banalmente, Dragonico.
Tuttavia, a causa della loro diversa anatomia, i Dragoni e altri draghi “superiori” (o la maggior parte di essi) non riescono ad articolare bene il linguaggio degli umani. Infatti le loro lingue, per necessità anatomica, sono improntate sui suoni duri e gutturali. Un discorso a parte sarà fatto per la razza dei Long e per il Dragone Anziano.
Voi adesso vi starete sicuramente chiedendo se il drago che ho incontrato nelle Alpi avesse capito ciò che cercavo di comunicargli.
Ebbene, la risposta è no.
Perché?
I draghi hanno un ciclo vitale piuttosto lungo (i Dragoni raggiungono la maturità sessuale all’incirca intorno ai 12 anni e ne vivono circa 120), quindi il drago con la quale ho erroneamente cercato di interagire era un drago di “appena” cinque anni. Quindi nonostante avesse raggiunto l’indipendenza parziale dalla madre, non era ancora in grado di elaborare e capire il linguaggio.     
Secondo gli studi un dragone esprime e capisce correttamente il linguaggio intorno ai 40’anni.
 
Come abbiamo già detto i Dragoni sono dotati di quattro zampe muscolose e articolate. Le zampe posteriori sono simili a quelle dei leoni, dotate di un metatarso allungato e con l’intero piede che poggia sulle sole falangi. Le “braccia”, poste al termine del collo, ricordano quelle umane e godono di deltoide e bicipite estremamente possenti, e di una mano articolata in 4 o 5 dita, con pollice opponibile. Il corpo è corazzato in  modo del tutto simile alla viverne, con squame ignifughe e resistenti. Il muso del Dragone, invece, è caratterizzato da una muscolatura molto complessa (che consente il linguaggio e una gamma di espressioni assenti in quasi tutti gli animali) e dai tratti molto marcati e spigolosi e, come la Viverna, questa razza si distingue per l’incredibile maestosità ed eleganza. Il colore degli occhi varia dall’azzurro al giallo, passando per le tonalità del verde, e le palpebre di solito sono nere. 
 
Le sottospecie di questa razza sono molte, sparse soprattutto per L’europa, come il Dragone Artico, il Dragone Alpino e il Dragone Siberiano. Quest’ultima sottospecie non è da confondere con il Dragone Artico, infatti la variante Siberiana è caratterizzata da un colore grigio a chiazze bianche e dalla presenza di pelliccia nera e calda sul petto e sul collo.
 
Un discorso a parte va fatto per i famosi “Dragoni Elementari”. Non esistono in realtà varianti in possesso di particolare poteri o in grado di dominare gli elementi. Tuttavia è stato avvistato un Dragone “vulcanico”, di colore nero intenso, ricoperto da una corazza che gli permetterebbe di sopravvivere nelle zone magmatiche. Del dragone Artico si può pensare invece che “domini” le acque e i ghiacci, e lo stesso vale per la specie Alpina, che si muove agilmente tra le rocce ed è caratterizzato dalla corporatura massiccia che ricorda la fisionomia di una montagna.
 
N.d.r
Si dice che nel 1779 alcuni marinai, membri della spedizione comandata dall’inglese James Cook presso le Hawaii, avvistarono un Dragone Vulcanico. Purtroppo lo scrittore Nathan Tumhn, all’epoca della scoperta, era morto da diversi secoli.
 
TARASCO
 
Spostiamoci in Francia, più precisamente nella Provenza. Il drago caratteristico di questo luogo è la Tarasque (o Tarasca/Tarasco).
Secondo le leggende questo animale ebbe origine nella Penisola Anatolica, più precisamente nella Galazia, terra dei Galati.
Si dice sia nata dall’unione tra il mitico Onachus e il Leviatano, e che giunse in Provenza stabilendosi nel letto del fiume Rodano.
Ovviamente non sappiamo quali fossero le origini, e oggi sappiamo che non si tratta di un esemplare unico. Seppur rara, la Tarasca vive nella Provenza, e nella penisola Anatolica, dalla quale è giunta nel sud Francia in circostanze misteriose. 
Il Tarasco è rappresentato sullo stemma della città di Tarascona, l’antica Nerluc. La leggenda cristiana narra di come la bestia fu ammansita da Santa Marta che con la sola preghiera fece ridurre di dimensioni la Tarasca fino a renderla innocua, per poi portarla proprio a Nerluc.
 
IL drago in questione è una creatura molto massiccia e ricorda, a livello di fisionomia, una tartaruga. E’ dotata di un carapace protetto da aculei rossi, sotto il quale spuntano sei zampe massicce con quarto dita ciascuna. La coda è lunga e termina in una protuberanza a forma di punta di lancia. la testa, collegata al corpo con un collo rugoso e corto, ricorda quella di un leone, o comunque di un felino, sebben non presenti alcun tipo di peluria. Gli occhi sono gialli e sotto al muso cresce una barba rossa o nera.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Arvo