Anime & Manga > HunterxHunter
Ricorda la storia  |      
Autore: Chris Vineyard    15/07/2016    2 recensioni
Odio ed amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti starai chiedendo.
Non lo so, ma sento che accade e mi tormento...
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck, Kurapika, Leorio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era notte fonda.
 Una notte buia e tempestosa, di fatto, una pioggia scrosciante si abbatteva violentemente sui tetti delle case, sulle strade lastricate, sul mare. Grosse gocce si frantumavano sul pelo dell'acqua come cristalli di vetro.
Anche i lampi si infrangevano sul pelo dell'acqua, diventando piccole schegge che, a contatto con la superficie del mare, perdevano tutta la loro potenza.
 Mentre i tuoni, dapprima imperiosi, finivano per disperdersi nelle viscere della terra, esattamente come le colonie di topi che se ne stavano tornando nelle proprie tane, dopo aver girovagato per tutta la notte in cerca di cibo. 
Oltre ai topi, soltanto una figura umana osava vagare per le strade impervie del paese. Il misterioso individuo indossava una giacca di pelle nera perfettamente intonata a dei pantaloni del medesimo colore. Era Kurapika.
Sebbene il ragazzo amasse osservare la pioggia e, in generale, tutti i fenomeni Che Madre Natura aveva creato. quella notte, però, ne la pioggia che cadeva pesantemente sul mare, aprendosi grossi varchi in profondità; ne i versi degli animali notturni rifugiati nei loro nidi lo attiravano come di consueto.
 Del resto, come poteva sentirli se nella sua mente riecheggiavano continuamente ed insistentemente le parole di Leorio, la persona a l'lui più cara. 
Dopo aver camminato per qualche minuto in una strada Che costeggiava la spiaggia, Kurapika decise di sedersi su uno degli scalini che conducevano a un palazzo abbellito da un magnifico loggiato.
 La camminata di prima gli era servita per dissipare la rabbia che si era insinuata in lui, tale e quale alle gocce d'acqua che ora permeavano la superficie del suo cappotto.
- E pensare che avrebbe dovuto essere una festa tranquilla e piacevole...- pensò fra sé, scrollando lievemente il capo.  -Purtroppo però, come a tutte Le feste in cui è permesso bere alcolici, È capitato che diverse persone eccedessero troppo, rovinando il divertimento di altre.-
 A lui non piacevano gli alcolici, soprattutto quelli dal gusto decisamente amaro come la birra. Questo pensiero lo indusse immediatamente a rievocare l'affermazione di Leorio, il quale l'aveva invitato subito a prendere una birra. Ovviamente, il giovane aveva ripetuto che a lui non piaceva quel genere di bevande dal sapore così amaro. 
- E allora perché ogni mattina a colazione bevi sempre il tè allo zenzero, non è forse più aMaro della birra quello?- aveva replicato l'altro indignato, mentre tracannava voracemente il primo bicchiere della serata, una grossa caraffa riempita fino all'orlo.
- Sai già come la penso veramente; sei libero di fare ciò che vuoi del tuo corpo e della tua salute, ma non perdere tempo a convincermi perché è inutile. Io ho già fatto le mie scelte come tu le tue.-
- Si, ho capito, ma concedersi qualche peccatuccio di gola non fa mai male, specialmente nelle grandi occasioni.- obiettò il moro sorridendo furbescamente. Quanto gli sarebbe piaciuto vedere quel monaco benedettino, quella copia perfetta di frate domenicano di Kurapika lasciarsi andare e bere a gran sorsate un boccale di birra dopo l'altro. Sarebbe stato un ottimo pretesto per prenderlo in giro a vita, senza che egli potesse controbattere fino ad avere l'ultima parola.
Per il momento la discussione finì lì. Leorio continuò a bere birra A un tavolo insieme a dei suoi amici. Kurapika, invece, volle esplorare un po’ il locale dove si stava svolgendo la festa.
 C’erano molte persone di sua conoscenza, tra cui...
- Ehi, Kurapika!- disse una voce squillante alle sue spalle. - Ti va una partita a carte con noi?- 
Il biondo si voltò verso la persona che  gli aveva parlato.
- Ciao Gon. Ciao Killua. Va bene.- acconsentì lui, prendendo posto di fronte a loro. - A che gioco avete intenzione di giocare?- chiese, sfregandosi le mani, lieto di aver trovato un divertimento che, a suo avviso, sarebbe stato interessante e piacevole. 
- Ruba mazzetto, è' l'unico gioco di carte che Gon conosce.- farneticò Killua facendo spallucce E allo stesso tempo mi schianto energicamente fra loro le carte.
- Non è' vero!- protestò L'amico che era seduto di fianco a lui, - So giocare anche al solitario!-
- Capirai, anche il mio cane sa giocare a quel gioco.- borbottò l'altro, mentre cominciava a dividere le carte.
- perché tu hai un cane?- chiese il moro sgranando gli occhi, - Non me l'avevi mai detto! Vorrei proprio vederlo, mentre gioca al solitario, dev'essere uno spasso!-
Nell'udire queste parole, il ragazzo dai capelli bianchi come la carta scoppio' in una sonora risata. Pertanto dovette gettare di botto il mazzo di carte sul tavolo, poiché altrimenti gli sarebbe caduto per terra. Persino Kurapika si lasciò sfuggire un Leggero risolino divertito; questo sì che era sano divertimento, niente a che vedere con il passivo ubriacarsi di Leorio.
- Gon, mi sa tanto che hai bisogno di una bella lezione di riconoscimento dei modi di dire. Guarda, di fronte a te hai anche il maestro ideale che potrebbe fartela.- asserì Killua, indicando con l’indice il biondo. - Di sicuro, sarebbe molto più paziente di me, che invece te le suonerei di santa ragione ogni volta che sbagli qualcosa.- 
- Di sicuro lui spiegherebbe meglio di te!- replicò Gon facendogli la linguaccia, - Tu, a volte, parli una lingua incomprensibile.- 
Subito Killua aprì bocca per ribattere, tuttavia non ebbe neanche il tempo di finire la frase, che il suo interlocutore replicò a sua volta, cosicché iniziò un avvincente e allo stesso tempo divertente dibattito tra i due amici. Dibattito A cui prese parte dopo un po' anche Kurapika, il quale in quel momento si sentì veramente felice.
La prima partita a carte la Vinse il moro, mostrando gioiosamente il bel mazzo che aveva radunato.
 Senza perdere tempo, i tre amici iniziarono una nuova partita Che durò molto più a lungo della precedente e che alla fine vide come vincitore Il ragazzo dai capelli bianchi. Trascorsero così due ore durante le quali i tre giocarono ripetutamente e appassionatamente a carte vincendo uno alla volta, anche se bisognava mettere che Gon aveva una fortuna incredibile, poiché quando vinceva, radunava un gran numero di carte. 
A un certo punto, verso le 11 di sera, i tre giocatori decisero di fare una pausa; dunque, andarono al bar ed ordinarono due lattine di coca-cola fresca e un bicchiere d'acqua frizzante. Tanto per chiarirsi, le lattine erano per Gon e Killua, mentre il bicchiere era per Kurapika.
 Una volta che si furono sistemati nuovamente al tavolo precedentemente occupato, Gon racconto'm agli altri due Che quel giorno, durante la pausa pranzo da lavoro, aveva visto un grosso serpente che si attorcigliava come una corda intorno al collo di un leone, il quale non sembrava Per nulla scandalizzato dal fatto. Quando chiese informazioni ai suoi colleghi, scoprì che tempo addietro e due animali erano finiti nella trappola di un cacciatore, dalla quale, fortunatamente, si erano liberati mordendo e graffiando a più non posso la rete. Tuttavia, ciò che l'aveva impressionato veramente, era ilfatto che alla fine il leone e il serpente decisero di rincorrere l'uomo per tutta la foresta, fino all’ingresso della città e poi, lo seguirono sino a casa sua, cosicché per le strade si vide un uomo in macchina che aveva alle calcagna un serpente e un leone Che mostravano chiaramente di essere inferociti con lui.
- Vi rendete conto? Altro che forza della natura. Questa è genialità!- esclamò' alla fine il narratore.
- Sarebbe stato fantastico se, oltre ad un leone e ad un serpente, ci fossero stati altri animali alle costole di quel tizio. Che so, ad esempio: una pantera o un orso.- commento' lo Zaoldyeck tra un sorso e l'altro di coca-cola.
- In effetti, sarebbe stata una scena davvero memorabile.- intervenne a sua volta il Kuruta, Che intanto giocherellava con il ghiaccio presente nel bicchiere, facendolo tentennare dolcemente, quasi fosse stato uno strumento musicale.
- Già.- fece il primo tutto contento. - Che ne dite di riprendere a giocare a carte? Io mi stavo divertendo un mondo!- 
Gli altri due si guardarono negli occhi per un istante, poi Killua disse: - Va bene, ma rendiamo il gioco un pochino più intrigante.- subito le sue labbra si incresparono in un sorriso malizioso, - Che ne dite di scommettere un po'?-
- Ma io non ho soldi!- si ribellò' Gon, - Ho portato giusto gli spiccioli per una bibita.-
- Ti hanno insegnato a portare sempre i soldi contati?- rispose l'altro con aria sorniona, - Comunque, non è un problema. Possiamo scommettere su qualcos'altro...- non appena ebbe finito di pronunciare queste parole, sul suo viso si dipinse un'espressione ancora più maliziosa della precedente.
- K-Killua...?- lo chiamò il moro, alquanto preoccupato; non si sa se per L'amico o o per la propria sorte.
Nel frattempo, il biondo era completamente occupato ad osservare Leorio, il quale si era spostato qualche tavolo più in là rispetto a loro. L'uomo era circondato da tante ragazze, quante erano le caraffe che si trovavano sul suo tavolo, più precisamente davanti al suo posto. Anche un sciocco avrebbe potuto capire che tutti quei boccali gli aveva bevuti lui, dato che le ragazze che gli stavano attorno avevano ordinato delle bibite contenute in lattine. Certo, anche la birra È possibile trovarla in lattina sul mercato, ma non in quel bar. Infatti, ogni volta che ai camerieri veniva chiesta una birra, essi la portavano sempre delle caraffe.
Kurapika si sorprese nel fissare direttamente negli occhi l'amico. Quegli occhi così perennemente allegri, ma allo stesso tempo così tranquilli.
Quegli occhi perennemente sereni, ma ugualmente smaniosi di vivere al meglio, di cogliere ogni singolo attimo che ci è concesso da Madre natura. Ebbene, adesso quegli occhi non riflettevano nessuna di queste emozioni. Non si identificavano neanche lontanamente con gli aggettivi attribuiti loro dal ragazzo.
 No, quelli non erano i veri occhi del suo migliore amico!
 Quelli erano gli occhi di un uomo che si era lasciato travolgere in pieno da un’onda anomala, da una fitta nebbia nauseabonda.
Mentre pensava a tutto ciò, Kurapika aveva abbassato involontariamente lo sguardo, gli occhi arrossati.
- E’ vero che ognuno può fare ciò che vuole del proprio corpo e, quindi, della propria salute, ma rovinarsi così…- non riuscì a finire la frase; le parole gli morivano in gola.
 Gon e Killua erano talmente intenti a scegliere su che cosa scommettere, che non si erano neppure accorti che una grossa lacrima aveva solcato la guancia sinistra del loro amico.
- No. Non ti permetterò di abbassarti a certi livelli!-
- Eh, cos’hai detto, Kurapika? Scusa ma non ho capito; Killua mi sta prendendo per i fondelli?- disse tutt’a un tratto il ragazzino con i capelli neri.
- No, Gon.- si limitò a rispondere il diretto interessato, sorridendo leggermente, - Se volete scusarmi, avrei da sbrigare una questione della massima importanza.- aggiunse, alzandosi in piedi per spingere indentro la sedia su cui era seduto e, infine, congedandosi ortesemente.
- Buonasera signore.- il Kuruta si era avvicinato al tavolo presieduto da Leorio e dalle tante belle ragazze che gli ruotavano intorno, nel vero senso della parola, visto che non c’era posto a sedere per tutte e, quindi, alcune di loro erano costrette a muoversi intorno al tavolo per non far dolere i piedi
- Vi chiedo umilmente scusa per il disturbo, ma mi vedo costretto a rubarvi l’attrazione della vostra serata.- disse il ragazzo esibendo un candido sorriso. –- Leorio, avrei bisogno di parlarti.- soggiunse in tono grave.
l’uomo non si mosse; in verità non aveva proprio sentito la voce dell’amico, d’altrocanto, essa risultava molto più bassa, rispetto alle voci squillanti e ai gridolini delle quattro donne che gli stavano parlando in quello stesso momento.
- Temo che dovrai aspettare per poter conversare amabilmente con il tuo amico, bel biondino…- mormorò una ragazza alta, che indossava un vestito rosso scarlatto munito di una scollatura estremamente provocante. –Ma se vuoi, nell’attesa, puoi chiacchierare con me.-
Di fronte a una simile richiesta, Kurapika non poté che accigliarsi: - Mi spiace, signorina, ma l’affare di cui dobbiamo discutere io e Leorio è di vitale importanza. Pertanto la invito a coprirsi il fondoschiena. Credo che il vestito le stia un po’ largo, di conseguenza, ogni tanto scende.-
Le guance della giovane donna avamparono dalla vergogna, mentre le sue labbra si contrassero in una smorfia di disgusto.
A poco a poco, Kurapika riuscì ad avvicinarsi a Leorio. Quando gli fu di fianco, lo chiamò un’altra volta, ripetendo il medesimo discorso di prima.
- Ehi, ciao bella biondina!- disse Leorio ad alta voce, non appena ebbe messo a fuoco la sagoma del Kuruta, - Tu mi piaci più delle altre!-
In un’altra occasione, Kurapika sarebbe potuto arrossire e non ne avrebbe fatto un problema, ma in quella circostanza i lineamenti del suo viso non ne vollero sapere di distendersi in un sorriso. In quella circostanza, i suoi lineamenti si indurirono più di quanto non lo fossero già.
- Avrei urgenza di parlarti, potresti uscire un attimo dal locale?- domandò, squadrando l’uomo da capo a piedi.
- Ehm… Ora… ora sono impegnato con queste belle signorine…- esordì il suo interlocutore, puntando l’indice in un punto non ben definito, - Però, posso darti il mio biglietto da visita per vederci domani! Sai che sei proprio uno schianto, tesorina!- così dicendo, gli stampò un bacio su una guancia. Kurapika avvertì il suo alito pesante a causa dell’alcool.
- No, noi non ci vedremo domani.- rispose scuotendo la testa per non lasciare campo libero alla miriade di emozioni contrastanti che gli stavano affollando il cervello. –- Noi due ci vedremo adesso!- concluse con risolutezza, afferrando l’altro per un braccio e costringendolo ad alzarsi.
- Uhm… no!- grugnì il moro seccato.
- Sì!- replicò l’amico in un tono che non ammetteva repliche.
I due si fecero largo tra la folla, o meglio, era Kurapika a cercare di farlo; dal canto suo, Leorio, tentava di liberarsi dalla stretta del biondo.
Finalmente, dopo circa dieci minuti, i due ragazzi erano all’aria aperta della notte.
 In lontananza echeggiava il rimbombo di qualche tuono; evidentemente di lì a poco si sarebbe abbattuto un temporale.
Il Kuruta decise di abbandonare la presa sul braccio dell’amico. Dopo di che abbassò lo sguardo: quanto era orribile dover costringere qualcuno che ti è caro ad obbedirti con la forza. Possibile che a cercare di far del bene, poi si finisce per farsi tanti problemi mentali?
Prima, quando si trovava all’interno del bar, voleva tanto tirare fuori Leorio dall’enorme fossa che si era scavato, buttandovi dentro la birra, anziché l’acqua. Adesso, però, non trovava le parole per spiegare le sue intenzioni. Santo cielo, avrebbe tanto voluto, o meglio, dovuto, spiegarsi. Sospirò tristemente; lui non era bravo in queste faccende!
Un conto era chiedergli di risolvere un quesito di economia aziendale o un’opinione sull’operato di un politico; un altro era spiegare al suo migliore amico il motivo di tanta risolutezza.
Inoltre, la risoluzione dei due quesiti elencati non prevedeva la considerazione dei propri sentimenti, tantomeno c’era la possibilità di rischiare di perdere qualcosa nel caso in cui la soluzione fosse errata. In quel caso, invece, la posta in gioco era alta. Si trattava della sua profonda amicizia con Leorio.
- No!- gli scappò all’improvviso, - Non ho trascinato Leorio via da quel posto solo per amicizia, ma chi voglio prendere in giro, me stesso?-
Provò a formulare una frase, una qualsiasi frase decente che giustificasse le sue intenzioni, ma invano. Sospirò nuovamente, quindi scosse il capo più volte. Non ce la faceva, non ce l’avrebbe mai fatta ad aprirsi con Leorio.
Serrò le mani a mo’ di pugni, che subito strinse fino a farsi sbiancare le nocche.
Poi, sopraffatto da un profondo senso di vigliaccheria, cominciò a correre verso i bagni del locale. Aveva bisogno di sciacquarsi la faccia piena di lacrime.
 
Il gracchiare di una civetta riportò il ragazzo alla realtà. Senza neanche accorgersene, la sua mente gli aveva fatto rivivere tutti i ricordi legati a quella serata, dal primo all’ultimo.
Sollevò appena appena la testa: aveva cessato di piovere ed ora la luna risplendeva nel cielo accompagnata da tutto il firmamento. Il mare era talmente calmo che non si udiva neppure il consueto gorgheggio delle onde.
Così come il  temporale, anche la rabbia che aveva avviluppato il suo cuore durante l’intera serata se n’era andata completamente.
Tutt’a un tratto, le sue gambe imposero al resto del corpo di alzarsi. C’era qualcosa dentro di lui che lo spingeva a ritornare al locale, nonostante non avesse la più pallida idea di cosa dovesse fare una volta giunto lì.
Fu così che s’incamminò a passo spedito, costantemente guidato da una mano invisibile che lo esortava a procedere all’insegna del luogo prestabilito, senza dirgli il motivo.
Quando scorse l’insegna del bar si fermò di botto; la misteriosa forza che prima l’aveva sospinto, l’aveva abbandonato in una frazione di secondo. Tant’è vero che non l’aveva nemmeno sentita andar via.
Sbatté più volte le palpebre per accertarsi di essere sveglio nel mondo reale, tangibile.
Dinnanzi a sé si trovava una figura seduta per terra, con la schiena appoggiata a un muro e la testa nascosta fra le mani. Di tanto in tanto il giovane sentiva dei lievi mormorii e dei gemiti. A un certo punto, però, gli parve di udire un suono più distinto, le prime sillabe di un nome.
- Kura…- balbettò la figura tra un singhiozzo e l’altro.
- Sono qui…- ebbe il coraggio di dire lui, prima di appressarsi di fronte all’altro.
- Che casino… che ho combinato…- continuò l’uomo, che sembrava essere assorto nei propri pensieri.
- Leorio…!- esclamò Kurapika chinandosi su di lui per abbracciarlo forte. Fu in quel preciso istante che l’uomo si scosse dai propri pensieri per accorgersi della presenza del suo amto. Sì, perché quando una persona ubriaca fradicia si sente male nell’anima o è perché ha perso qualcuno a lei caro, o per amore.
- Anch’io ho compinato un casino.- affermò il ragazzo tra le lacrime, -Non avrei dovuto trattarti in quel modo, forse avremmo potuto trovare un modo per riuscire a divertirci entrambi insieme.-
Leorio non rispose, tuttavia diede segno di aver capito ciò che intendeva dire il suo compagno.
- Leorio…- proseguì il Kuruta, affondando la sua faccia nel petto dell’uomo, - Io vorrei dirti davvero delle cose, prima non mentivo. E’ solo che…- il suo cuore iniziò a perdere battiti, molto probabilmente se non avesse concluso in fretta il discorso sarebbe andato in fibrillazione. -Non sono bravo in queste cose, ma…
Odi et amo.
Quare id faciam,
fortasse requiris.
Nescio,
 sed fieri sentio et excrucior.-
Quantunque Leorio non conoscesse la lingua latina, comprese che chi gli stava accanto lo amava e non gli importava se, e quanti casini combinasse. Lui, come il resto degli esseri umani era imperfetto, ma non per questo non doveva essere amato.
Abbracciò forte forte Kurapika, stringendolo a sé e nel frtempo rievocando ad una ad una le innumerevoli avventure che avevano vissuto insieme.
I due amanti si asciugarono l’uno le lacrime dell’altro; infine presero a baciarsi convulsamente sotto lo sguardo placido della regina degli astri e delle sue dame che predissero per loro un futuro ricco di avventure ed emozioni mai provate prima d’ora.
 
 
Angolo dell’autrice:
Buonasera a tutti.
Questa è la prima storia che scrivo su Hunter x Hunter.
So che per quanto io mi sia impegnata, ci sono degli errori, soprattutto grammaticali e di punteggiatura.
Spero solo che la One-shot vi sia piaciuta, pertanto vi sarò grata se vorrete esprimere una vostra opinione per darmi anche consigli.
A presto.
Chris Vineyard

 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > HunterxHunter / Vai alla pagina dell'autore: Chris Vineyard