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Autore: Made of Snow and Dreams    16/07/2016    4 recensioni
Strani eventi cominciano a disturbare la vita dei nostri killer: macabre scoperte, gente spaventata per un pericolo sconosciuto, corpi ammassati nella foresta. Cosa sta succedendo? Chi sta minacciando il territorio dei nostri assassini? Chi è il nemico?
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Un paio di avvertimenti è sempre meglio farli:
Il linguaggio, con la venuta di Jeff e l'alternarsi delle vicende, non sarà proprio pulitissimo.
Dato che il mio progetto include la presenza dei miei Oc (quindi ho detto tutto), saranno presenti scene di violenza varia con un po' di sangue (un po'? Credeteci pure...).
Spero vi piaccia.
P.S. Fate felice una scrittrice solitaria con una recensione, si sentirà apprezzata!
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Notti di noi






Alleanze inaspettate
 




L’opprimeva. L’opprimeva e basta. L’energia con cui l’Uomo Alto la stava avvolgendo la schiacciava gradualmente, senza pietà, mozzandole il respiro. Aveva disobbedito agli ordini imposti per una buona ragione – sperava che il clown accantonasse il suo risentimento nei suoi confronti per sostenere la sua causa -, ma le sue passate esperienze personali non facevano che ricordarle quanto fosse complicato intavolare una conversazione pacifica con l’Uomo Alto.
Lui, che si ostinava a fissarla con i suoi occhi inesistenti. Era arrabbiato, lo percepiva, e lei era sempre più debole per mancanza di energia. Il dialogo era la sua unica arma di distrazione.
‘Non sei contento, vero? ‘ chiese in un fievole sussurro. Abbassò il capo, lasciando che i capelli le ricadessero sugli occhi per nasconderla da quello sguardo inquisitore e disagiante. Imitò la postura di un animale sottomesso al proprio padrone in un primo e maldestro tentativo di stemperare quell’aggressività ingiustificata.
‘Dovrei? ‘ lo sentì rispondere con collera malcelata. ‘Ti avevo detto di non uscire mai dal buco che ti avevo affidato, Sally. Il tuo posto è quello. ‘
Sospirò pesantemente, si armò di coraggio per controbattere. I capelli ondeggiarono attorno al suo viso, alcune ciocche si attaccarono ai grumi di sangue sulle tempie. Lanciò un’occhiata impaurita e al tempo stesso accusatoria a Laughing Jack, pregandolo mentalmente di assisterla. Il clown ricambiò il suo sguardo implorante con indifferenza, e si accinse a scartare una caramella.
Perfetto. Perfetto! Sola, Vide con indignazione il pagliaccio dedicarle persino un sorriso di circostanza, e digrignò i denti per l’umiliazione. Come sempre.
‘Io… ‘ balbettò, mentre cercava i termini più appropriati per comunicargli il suo problema. ‘Io… Beh, sono stata costretta ad uscire. Nella casa… ‘ alzò gli occhi e finalmente fronteggiò il volto marmoreo dell’Uomo Alto, inghiottendo un fastidioso groppo alla gola. ‘… non viene più nessuno. Mi sto indebolendo, e in fretta. ‘ La luce che brillava nei suoi occhi verdi si affievolì.
‘Sei uscita dalla casa. Ti stai indebolendo anche in questo momento. ‘ replicò l’Uomo Alto. Era perfettamente immobile, rigido nella sua altezza minacciosa. Da dietro la stoffa liscia e serica dell’elegante completo nero, i rami degli alberi – o ciò che lei supponeva fossero i rami degli alberi – si torsero su loro stessi, fluttuarono a tempo di un ritmo lento e sconosciuto fino a volgere le punte affilate verso di lei.
Sally strabuzzò gli occhi, colma di timore. Indietreggiò impercettibilmente di un passo mentre occhieggiava – Non devo guardare, non devo guardare, non devo guardare! – il fogliame che danzava senza che soffiasse un solo filo di vento. S’incassò nelle spalle, si fece piccola. ‘Avevo bisogno di comunicartelo. Non uscirò mai più, lo prometto. ‘ mormorò con voce fioca, debole, inaudibile all’orecchio umano.

Ma l’Uomo Alto permeava in quell’assurdo processo. Ipotizzò persino che provasse una sorta di sadico piacere nel ferirla pubblicamente. ‘Fai bene. ‘ asserì, con voce dura e grave. ‘In caso contrario, le conseguenze per te saranno letali. ‘
Sally annuì, in religioso silenzio. L’energia che pareva volerla assorbire palpitò.
‘E noi non vogliamo creare dei martiri, giusto? ‘ s’intromise Laughing Jack. Il cambio di voce fu talmente repentino che la bambina dapprima s’irrigidì, le meningi che martellavano per lo sforzo di aver sostenuto quella sfuriata immeritata. Quando l’intensità dei colpi iniziò a dissiparsi, la voce risuonò stridula e gracchiante, a suo modo sgradevolmente melodica, terribilmente differente da quella dell’Uomo Alto. Metabolizzò il significato dell’affermazione lentamente, permettendo alla frustrazione d’impossessarsi di lei passo dopo passo. Il suo volto schiarì di una luce torva e sinistra, colma di tutte le occasioni in cui, a causa della sua fragilità, era stata costretta a seppellire il suo parere per preservare la sua incolumità. Ma in quel momento la necessità di rinfacciare premeva, premeva, premeva…
‘Possiamo concludere la questione in fretta, signori? ‘ insistette nuovamente Laughing Jack con disinvoltura, senza curarsi dell’espressione bieca e minacciosa di Sally. ‘Poi vi lasceremo in pace, voi due. ‘ indicò l’Operatore e Puppeteer, e un improvviso ghigno di eccitazione fiorì sul suo volto. ‘E potrete trucidarvi quanto vi pare e piace. Dite solo se la ragazzina è colpevole di averci sottratto i mocciosi o no. ‘

Puppeteer aveva assistito alla scena chiuso nel suo mutismo. Aveva osservato la bambina oggetto di accuse e minacce, e una naturale comprensione lo aveva pervaso di solidarietà e tenerezza verso di lei. Accennò un graduale avvicinamento per non spaventarla ulteriormente – non gli era sfuggito il costante brillare dei suoi occhi verdi. Aveva capito al volo. – e permise ai filamenti dorati, ancorati ai suoi polpastrelli, di dirigersi verso la sua protetta.
 Contemplò i denti da squalo del pagliaccio monocromatico con tenue disprezzo, per poi rivolgere tutta la sua attenzione al suo nemico principale. Snocciolò i termini adatti da utilizzare con cura maniacale, deciso ad evitare un peggioramento della situazione e scongiurare lo scontro – reso comunque inutile e impraticabile dalla venuta di Sally e del clown – venturo. ‘Su, non prendetevela con questa bambina. Avrà disubbidito, certo, ma le minacce sono esagerate. Ed è alquanto improbabile che sia stata lei, una creatura di natura remissiva e plagiabile, ad aver commesso un crimine di tal portata nei nostri confronti. ‘

Silenzio. Sally squadrò il suo difensore con autentica sorpresa e sul viso le si dipinse un debole sorriso di riconoscenza. Le iridi si placarono e accolsero la dolcezza dello sguardo caldo e dorato di Puppeteer. L’Uomo Alto tacque per un istante che sembrò eterno. La tensione era palpabile.
Jane trattenne il fiato e, istintivamente, coprì la fenditura della maschera, laddove si trovava la bocca, con la mano. Le reazioni della Creatura in smoking erano sempre imprevedibili.
 
 


Strinse la sciarpa in un nodo così stretto da impedirgli la respirazione. Non gli importava se doveva sforzarsi per deglutire la saliva o se le vie respiratorie reclamavano l’ossigeno… lui doveva stringere sempre, altrimenti sarebbe caduto a pezzi.
Ecco il motivo del nodo scorsoio. Ecco il motivo del lungo cappotto pieno di stringhe, cinture e cerniere allacciate tra loro in una fitta ragnatela, degli stivali alti fino alle ginocchia, della camicia stirata per poter far scivolare i lembi inferiori nell’incavo tra il bordo dei pantaloni e la sua pelle. Il suo intero corpo soffriva le cicatrici di vecchia data – amava considerarle i suoi segni preferiti di vittoria – e i polsi, i piedi, il collo e il ventre piatto erano segnati dagli aloni rossastri e da tanti, tanti lividi. Non che gli dispiacesse più di tanto, il sacrificio della sua bellezza quando lui non era mai stato un estimatore dell’estetica moderna; anzi, non gli importava decisamente niente. Erano anni che non si specchiava per controllare la sua figura. Quelle erano le regolarità superate.
Non ricordava nemmeno dove avesse pescato gli abiti. Di sicuro non a casa sua, l’unica casa che avesse mai avuto, eppure… ma no, no. Certi eventi accadono per essere dimenticati.

Nelle sue passeggiate vedeva spesso le coppiette degli innamorati scambiarsi le promesse di amore eterno, i giuramenti scritti, persino i catenacci senza una chiave adatta ad aprirli – ogni volta che li contemplava silenziosamente, badando di non farsi scoprire, era costretto a sopprimere la tentazione di gettarlo a terra, il catenaccio, e calpestarlo con la violenza necessaria per far scattare il meccanismo. Il trionfo, quello vero, l’avrebbe ottenuto solo quando avrebbe consegnato con soddisfazione i frammenti metallici nella mano del fidanzato attonito, urlandogli in faccia che il loro amore eterno sarebbe terminato in seguito ad un tradimento, ad un bacio proibito da ubriachi, per una scopata con l’amante, per i problemi che il matrimonio avrebbe loro riservato. Solo allora voltava le spalle e si dileguava nel nulla, colto da un’ondata di stanchezza improvvisa.

Osservava stranito gli amici ridere a crepapelle fino a gettare il capo all’indietro, mostrando i colli bianchi e venosi, bere le birre in compagnia dell’altro, le donne a confidarsi i problemi di cuore con le confidenti più intime. S’innervosiva sempre, ma ciò che aveva realizzato consisteva nello scambio frequente di piccoli pensierini, come le collane dai ciondoli a metà per sigillare il legame, dei libri, dei vestiti.

Già, i vestiti. Aveva avuto la prova che gli amici si prestavano gli indumenti per le occasioni importanti, o, addirittura, se li regalavano. Lui non ricordava dove o chi gli avesse consegnato i suoi; di conseguenza un amico doveva necessariamente averlo. Ma dove, dove cercare se il mondo era così esteso?
Si crucciava sempre nel domandarsi se la Voce potesse essere considerata, a tutti gli effetti, un’amica o meno. Non aveva un nome ma gli parlava sempre, di continuo, persino mentre dormiva. Si congratulava con lui se commetteva una ‘buona azione’, come diceva lei, ma quando non la soddisfaceva in qualcosa, che fosse un gesto o anche un semplicissimo pensiero, ecco che imbestialiva in sproloqui di insulti, anche degradanti. Poi si scusava – succedeva di rado, negli intervalli di tempo tra la catena di offese gratuite e gli appellativi affettuosi, ed era un momento bizzarro: gli ansimava pesantemente nelle orecchie, come se l’amica fosse improvvisamente esausta… o come se il suo corpo fosse appena esploso in un soddisfacente orgasmo. Strano. Ma rimaneva attonito quando si scrollava di dosso il cappotto e scopriva che il suo petto affannava e tremolava, stordito dal piacere, e lui stesso boccheggiava alla ricerca d’aria, e i boxer erano umidicci, al loro interno. – per il puro gusto di ricominciare il ciclo.

Perché gli amici regalano piacere gratuito. Come un confortante abbraccio di una madre, o il bacio appassionato di una moglie. Come un complimento indirizzato da un padre esigente, o gli occhi sereni e placidi di un avo su una fotografia. Come gli sguardi infuocati e bramosi dei fratelli.

Ehy, Liu… ci sei, Liu? Pausa finita!
 
 



Laughing Jack rise, inaspettatamente, senza preavviso, senza ragione. Guadagnò l’attenzione generale sghignazzando come una iena, passando la lunghissima lingua sui denti, senza lacerarla. Piegò la schiena di novanta gradi all’indietro, descrisse un arco perfetto senza che piegasse le ginocchia e abbassasse il bacino per aiutarsi nella contorsione. Sally si allontanò, preferendo accostarsi a Puppeteer. Persino i due proxy Ticci Toby e Zachary si scambiarono un’occhiata eloquente per indire un breve tregua, e puntarono il clown con sdegno.

‘Tre creature leggendarie, e nessuno si era accorto di avere uno spettatore – eccetto me? ‘ schernì Laughing Jack, asciugando il mento da un rivolo di saliva che gli era sgocciolato addosso. ‘Orsù, meglio presentarci per le dovute conoscenze, che dite? ‘
Il cuore di Jane mancò un battito, NO! e riprese a pompare con più irruenza di prima.
‘Chi sei? Fatti avanti! ‘ sentì dire da dietro gli alberi che la nascondevano.
Cazzo. Oh, cazzo. E ora che faccio, che faccio?!
Si accorse di avere paura. Quella sensazione primordiale che le impediva di tentare l’impossibile, un salto nel vuoto visivo e morale. L’emozione ancestrale per eccellenza, che le insegnava quanto la proteggesse la rete della razionalità. Si tastò il polso: il ritmo era aumentato ancora in modi sorprendenti, tanto che le risultò arduo contare i battiti. Aveva la gola secca e il volto infuocato dall’imbarazzo e dal terrore, e l’indecisione contribuiva al suo nervosismo.
Rifletti, Jane: se non ti mostri e tenti la fuga, ti acciufferanno lo stesso come una lepre al laccio. E’ innegabile. Ma se mostri coraggio ed esponi la tua teoria, può darsi…
‘Allora? Dobbiamo venire a prenderti? ‘proruppe in un’esclamazione infastidita Laughing Jack.
… può darsi che ti ascoltino e ti diano anche retta. Tenta, Jane. Prova!
Scandagliò il mare di erba e il tetto stellato sotto cui aveva dormito, vissuto e pianto per tanti anni. Accarezzò i fili d’erba come se fosse l’ultima volta che potesse toccarli e salutò il cielo con amore nostalgico.
E sia.
‘D’accordo, l’hai voluto tu. Ora –‘.
‘Non ce n’è bisogno. Eccomi. Sono Jane Arkensaw. ‘
 
 
Sicuramente non sarebbe mai riuscita ad evitare la ramanzina che Puppeteer le avrebbe rifilato da lì a poco. Ma era comunque divertente passare gli occhi da un volto all’altro, da un corpo all’altro con tanta libertà, per lei che era comunque umana.
Anche le uniche creature vive avevano perso ogni traccia di umanità. Seppelliti sotto strati di stoffa protettiva, maschere e cappucci, sembravano possedere un’armatura corazzata. Soltanto Puppetter e la povera bambina al suo fianco avevano conservato qualche traccia di vitalità; l’oro colato dello spettro splendeva fiero e colmo d’apprensione fraterna e amichevole, seppur annerita dalla sua nuova condizione. Sul profilo dell’altra ombra troneggiava il dolore di un’innocenza frantumata e disperata. Buffo, quanto la sofferenza colpisse quei tenui riflessi delle due creature vive e splendenti che erano state una volta. Buffo, a quanto ammontasse il prezzo dei sentimenti.
Sorrise, un sorriso dolce e amaro. Sorrise a Puppeteer, il suo amico, come se potesse indirizzargli silenziosamente le sue scuse. Anche se doveva accontentarsi di un sorriso sintetico.

Poi si riscosse. Allontanò la naturale propensione alla fuga e, anticipando qualsiasi altro tentativo da parte loro di interrogarla, squillò sicura: ‘Risparmiamo i convenevoli, okay? Probabilmente alcuni di voi avranno sentito parlare di me come “Jane the Killer”, suppongo. ‘
Puppeteer annuì lievemente, accennò un sorriso rassicurante. Il calore che il suo corpo emanava la cullò, la rasserenò.
Devo ricordarmi di ringraziarlo, una volta che avrò terminato con tutta questa storia.
‘Mi hanno definita come la nemica naturale di Jeffrey Woods, altrimenti soprannominato Jeff the Killer. ‘ continuò Jane, imperterrita. La sua mano destra, con il braccio torto all’indietro, verso la schiena, stringeva il manico del suo coltello con difficoltà, a causa del sudore crescente che le imperlava i palmi. Resisti vecchia mia, stai andando alla grande! Li stai stendendo uno ad uno, non vedi? Ed era vero. L’attenzione generale era tutta puntata su di lei; slanciandosi in un attacco ben nascosto, aveva programmato la sua difesa ad ogni puntualizzazione esterna. ‘Ed hanno ragione. Lo odio con tutta me stessa. Lo odio perché lo conosco; posso prevedere le sue azioni, anche se non sono mai riuscita ad acciuffarlo per eliminarlo definitivamente. Prima vi ho ascoltati accennare della catena di omicidi senza movente. Sono più che certa che sia lui, Jeff the Killer, il responsabile. ‘
‘Il ragazzo con il sorriso…’ mormorò la Creatura vestita di nero languidamente, come se dovesse sforzarsi di focalizzare il soggetto dell’intero discorso, sebbene per lui non comportasse difficoltà ricordarsi chi fosse il celebre Jeffrey Woods. L’aveva intravisto svariate volte nel suo spazio personale, infrangendo tutte le regole, mentre incideva le guance di svariate persone con sadico divertimento, ridendo senza controllo, come se stesse intagliando dei blocchi di cuoio.
Alle volte la sua risata era talmente acuta e incontenibile, violenta e dirompente, che la pelle delicata che collegava le labbra delle ferite facciali si lacerava per gli scatti incontrollati della mandibola. Rivoletti di sangue colavano sul mento e schizzavano sulle guance, ma lui non si fermava. Non si era mai fermato.

Jeffrey Woods. Un effimero nome per una carcassa delirante e putrefatta, eppure pericolosa quanto un mastino rabbioso. I primi tempi, quando lo aveva scovato nel suo territorio e lui si trovava nella critica fascia adolescenziale dell’età compresa tra gli 11 e i 14 anni, era talmente euforico e insolente per la sua condizione di assoluto edonismo, da aver sfidato più e più volte Tim e Toby.
Li batteva sul tempo per il puro gusto di spiarli nel momento esaltante in cui trovavano dei cadaveri già gocciolanti; stracciava i segnali d’avvertimento e, se si dimostrava particolarmente fortunato, osava sottrarre un’ascia dall’armamentario di Toby o le pillole di Masky quando questi li abbandonavano nel bosco, convinti che nessuno potesse rubarli.
E poi la goccia che aveva fatto traboccare il vaso: sgozzare un bambino destinato all’Operatore in persona. Quella volta Jeff the Killer aveva tirato fin troppo la corda. L’odio tra i due si era fatto più acceso che mai.
‘Però mi sembra troppo affrettato imputare a Jeff tutte le colpe… ‘ trillò Sally, confusa e stordita. Eppure rifletteva.
‘No, no. Può essere, invece. Ha razziato da me, il ragazzo con il viso bruciato. Può essere, può essere. ‘ ribatté l’Operatore mentre frugava tra le immagini di Jeff, che si susseguivano in un nastro dalla lunghezza infinita. Lui e la sua psiche traballante, lui e i suoi deliri sul suo allievo prediletto, il suo pupillo.
Soddisfatta del risultato che stava fruttando ai suoi occhi, Jane rincarò la dose. ‘Ho la sicurezza. E’ lui l’unico, vero colpevole. E’ il mio quanto vostro nemico. Premesso questo, sottolineo che non ha alcun senso bisticciare come degli scolaretti all’asilo. ‘ Attenta, non spingere la loro pazienza troppo oltre, attenta alle parole, attenta a come ti muovi, attenta… ‘Un’alleanza sarebbe la cosa più logica da attuare, ora e subito. Stiamo perdendo tempo prezioso. ’

‘U- Un’alleanza p-per sco-scovare il r-r-ragazzino e-e uc-ucciderlo? ’ chiese incredulo Toby, senza distogliere lo sguardo dalle orbite nere di Zachary, ancora silente, paralizzato nella sua posizione di difesa e attacco coordinati.
‘Sì. ‘ rispose perentoria. ‘ E vi dirò di più: potenti come siete, la ricerca non dovrebbe risultare particolarmente gravosa e duratura. Vale la pena tentare, non credete?‘
Quando quell’assurda proposta sembrò incontrare l’approvazione di Puppeteer e l’appoggio della  Creatura con lo smoking, Jane esultò.
 
 


L’odore di sangue pulsante e vivo e viscoso gli inebriava le narici, risvegliando i sensi assopiti dall’astinenza di cibo decente.
Non sapeva dove potesse condurre il percorso che aveva deciso di seguire, eppure vari indizi gli avevano fatto presagire che la zona era abitata – motivo in più per seguire quella strada: sui tronchi degli alberi aveva staccato dei foglietti sulla cui superficie vi era stato calcato più e più volte uno strano simbolo - un cerchio con una grande ‘x’ a segnarlo. L’erba era impregnata da svariate goccioline vermiglie, un forte odore di bruciato aleggiava nell’atmosfera.
Un odore che non poteva ingannare il suo Olfatto sviluppato. Ad attenuare quella puzza tanto forte quanto acre, c’era il profumo inconfondibile del delicato e fresco sangue umano. La sua Vista, sebbene fosse l’unico senso svantaggiato e decisamente poco sviluppato rispetto agli altri quattro, gli aveva comunque permesso di intravedere due sagome girovagare attorno a quello che l’Udito aveva identificato come un grande falò.
Il tanfo di bruciaticcio diventava ad ogni passo sempre più forte mentre la puzza di carne bruciata gli sottraeva con prepotenza il piacere di sentire la fragranza profusa nell’aria che lui tanto apprezzava. Le sue mani iniziarono a formicolare, la sua testa a pulsare e la sua salivazione aumentò esponenzialmente.

Come sempre, il parassita si era risvegliato, pretendendo il suo pasto giornaliero.
Erano due maschi le vittime che continuavano, imperterrite ed ignare di chi ci fosse a osservarli, ad affidare i cadaveri alle fiamme. Quello più alto tra i due indossava un passamontagna nero e una felpa gialla; le sue movenze erano lente e calme, soppesate e controllate, contrariamente a quelle ben più brusche e scattanti del compagno con la maschera bianca e nera.
 Sono perfetti. Semplicemente perfetti. Due giovani maschi aitanti e floridi con dei corpi sani e funzionanti. Li voglio. Li voglio ora.
Erano giorni che non divorava fino alla sazietà completa ed appagante che un rene vivo e non incancrenito gli procurava. Sarebbe anche stata una vera soddisfazione combattere contro l’uomo mascherato che, in apparenza, tra i due era il più litigioso.
Ma quel dannato biglietto…

‘No.’ sussurrò Eyeless Jack, continuando a fissare i due proxy da lontano. ‘Non ora. Dopo. E se sapessero? ’
Cosa dovrebbero sapere? Ah, non ora, Jack. Non ora. Non è questo il tempo delle meditazioni dell’ultimo secondo. Fallo e basta. Il resto… dopo.
‘Sai che colui che necessita di nutrirsi di tessuti vivi sei tu? Io posso accontentarmi di un rene morto, ma… tu? Non hai niente, niente con cui ricattarmi. ‘
Risatina.
Ma davvero? Io non avrei niente con cui ricattarti? Non spazientirmi, Jack. Obbedisci e basta. Vuoi che ti ricordi cosa è successo quando hai avuto la brillante idea di sperimentare la tua – la tua, solo ed esclusivamente tua! – resistenza ad una totale e invasiva carestia?
Fallo, Jack. Altrimenti…

No… no! Non quello…
Sai cosa ti succede.
 

  
A Hoodie bastò solamente sfiorare con una punta d’allarme la nuca del compagno per ricevere la sua totale attenzione.

‘Masky, abbiamo visite. ‘
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
Se devo essere sincera, questo capitolo non mi piace per niente. Lo odio. Mi fa schifo. Ma purtroppo era necessario per come si svolge la trama, e inoltre, dato che l’aggiornamento lo faccio una volta a settimana, ho pensato fosse meglio pubblicare qualcosa che non pubblicare nulla.
Comunque: la nostra (quanto la odio…) Jane ha proposto qualcosa che metterà i bastoni tra le ruote a Jeff. Sally, zio Slendy, i proxy, Pup (amore mio!!!) e Laughing Jack sono tutti contro di lui, come se Jane non fosse abbastanza. Aiaiaiai…
Altra cosa: ho voluto dare questa connotazione a Sally perché il prototipo di bambinella innocente che non parla MAI, dico MAI, di ciò che l’ha uccisa, non mi convince per niente. E per quanto riguarda Liu…la sua creepy non mi piace neanche molto. E non potete capire quanto abbia odiato quella Mary Sue di Susan mentre la rileggevo.
Quindi, spero che la versione di Liu vi piaccia.
Spero che vi sia piaciuto e…nulla, vi lascio qui.
Alla prossima!


Made of Snow and Dreams.


 
  
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