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Autore: Yasha 26    16/07/2016    5 recensioni
- E quindi pensi di fare del tuo meglio per impedire che Ren venga a conoscenza dei tuoi sentimenti, giusto? -
- Sì! Userò tutta la mia forza e la mia capacità! -
- Anche se ciò significasse vedere Ren innamorarsi di un'altra donna e sposarsi? Daresti comunque la tua benedizione con un sorriso? -
- Certamente. Raccoglierei tutto il mio orgoglio di attrice e tirerei fuori il migliore sorriso di cui sia capace. -
*
Da queste parole, tratte dal capitolo 202, nasce l'idea di questa storia talmente mielosa da cariare i denti, ma spero vi piaccia ^.^ (in caso contrario scapperò a Guam a cercare sirene e fate come Kyoko XD)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kyoko Mogami, Ren Tsuruga, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ruscello delle Fate '
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Con quelle domande, vinta dalla stanchezza, si riaddormentò, riuscendo finalmente a riposare tranquilla.

La mattina seguente, seppur con riluttanza, Kyoko si alzò e si preparò per andare alla LME. Il lavoro alla Love Me l’attendeva.
Facendosi forza con le parole di Corn, che sperò di non aver sognato vista la sua fervida fantasia, si diede da fare per finire le sue commissioni il più velocemente possibile, così da tornare al Darumaya a dare una mano, poiché non era stata d’aiuto in quei giorni.
- Ehi, tutto bene? – le chiese Kanae, vedendola strana, mentre andavano verso la mensa per il pranzo. Solitamente, Kyoko era piena di energie e sempre sorridente, invece, quel giorno, era molto taciturna. Non la vedeva da quasi una settimana essendo stata impegnata con un nuovo dorama, quindi si chiese se le fosse accaduto qualcosa. Chiori non c’era perché impegnata anche lei, quindi non sapeva a chi chiedere se non alla diretta interessata.
- Eh? Oh sì, tutto bene Moko-san. – le sorrise, ma in modo forzato, cosa che non sfuggì all’amica.
- Ok, sputa il rospo! – le intimò, incrociando le braccia al petto con fare minaccioso.
- Quale rospo? –
- Quello che stai nascondendo. Cos’è successo? –
- Non è successo nulla. Perché me lo chiedi? –
- Perché sei strana! Di solito m’insegui per abbracciarmi e soffocarmi, invece oggi non lo hai fatto. Senza contare l’espressione mogia che hai, quando solitamente non fai altro che elargire sorrisi anche ai sassi! –
- Oh Moko-san… - mugolò Kyoko, con le lacrime agli occhi per la felicità. – Che bello che ti preoccupi tanto per me! Ne sono davvero felice! – esclamò commossa, gettandosi ad abbracciarla e stringerla come un boa constrictor. – É bello avere un’amica come te! –
- Ok, ok, ho capito! Staccati! Era meglio se stavo zitta! Mi stai soffocando! – brontolò la giovane, cercando di staccarla dal suo collo.
- Scusami! – la lasciò Kyoko, guardandola ancora commossa.
- Va bene. Comunque non hai risposto. –
- Tranquilla, non ho nulla. Semplicemente non ho dormito bene in questi giorni. Ma è tutto a posto! – le sorrise sincera. Il fatto che la sua amica si fosse preoccupata per lei, la rese immediatamente allegra.
- Mmmh, va bene, se lo dici tu… - rispose scettica Kanae, ma senza insistere. Forse non era davvero nulla di serio, visto che sembrava tornata sorridente.
- Grazie per esserti preoccupata! –
- É questo che si fa tra amiche, no? – replicò, vedendola annuire con occhi raggianti. “Accidenti! Sto diventando troppo sdolcinata frequentando questa tipa assurda!” si rimproverò l’attrice, scuotendo la testa.
- Buon giorno Mogami-san, Kotonami-san. – le salutò qualcuno alle loro spalle. Quando si voltarono, videro Ren Tsuruga e una donna sconosciuta al suo fianco, o almeno, sconosciuta per Kanae, poiché Kyoko restò impietrita nel riconoscerla.
- Buon giorno Tsuruga-san. – lo salutò composta Kanae, inchinandosi.
- Bu-buon giorno Ts-Tsuruga-san! – s’inchinò anche Kyoko, che si ritrovò il cuore in gola. “Perché l’ha portata proprio qui?!” pianse internamente, cercando di controllare le espressioni deluse del suo viso. Ciò che aveva detto Corn era dunque falso?
Incrociando gli occhi verdi della giovane al fianco del suo senpai, però, non poté non notare il suo aspetto familiare. Le ricordava qualcuno. Ma chi?
Anche la ragazza in questione osservò attentamente Kyoko, poi si rivolse a Ren.
- Così è lei la famosa Kyoko di cui mi hai parlato? É davvero graziosa! Bella scelta cugino! – disse in inglese, pensando che nessuno l’avrebbe capita.
- Sì è lei e capisce perfettamente l’inglese, così come la sua amica! – rispose infastidito Ren, che osservava Kotonami-san sghignazzare e Kyoko sbiancare.
- Ops… scusatemi! – disse la ragazza, mortificata sia per la brutta figura appena fatta sia per aver parlato troppo. Eppure, tutti i giapponesi che aveva conosciuto in quei giorni, capivano poco o nulla di inglese. 
- Come avrete già capito, questa ragazza è mia cugina, Vera. – spiegò Ren, sorridendo nell’osservare lo sguardo smarrito di Kyoko, che sembrava essersi chiusa nel mutismo dopo le parole della cugina. - Loro sono Kotonami-san e Mogami-san. - proseguì poi l'attore, presentandole.
- Piacere Vera-san. Non sei giapponese, non è così? – domandò incuriosita Kanae, che oltre al nome, notò i tratti occidentali della giovane.
- No, sono metà americana e metà russa. Sono venuta a trovare mio cugino Ren visto che non lo vedo da molto. – spiegò Vera, ricordandosi l’avvertimento del cugino di non chiamarlo Kuon in presenza di qualcuno.
- Capisco. É la prima volta che visiti il Giappone, Vera-san? – iniziò a conversare Kanae, notando come Kyoko fosse rimasta imbambolata. Di sicuro, quando si sarebbero liberate, l’avrebbe messa sotto torchio. Nascondeva qualcosa e forse iniziava a capire cosa.
- Sì è la prima volta. Finalmente, dopo anni, sono riuscita a prendermi una pausa dal lavoro, così ho deciso di fare una vacanza in questo paese. - "E sfruttare le lezioni di giapponese di zio Kuu soprattutto!" aggiunse mentalmente la giovane.
Mentre le due ragazze parlavano, Kyoko si sentiva stordita. Vera-san era la cugina di Tsuruga-san, non la fidanzata. Aveva ragione Corn quindi.
Le cose non sono sempre come le immaginiamo.
Domani vedrai tutto sotto una luce diversa, Kyoko-chan.
Ricordò nuovamente le sue parole e non poté che ringraziarlo di cuore. Lui doveva sapere come stavano in realtà le cose, per questo motivo era tanto fiducioso. E poi, le parole della ragazza… Ren le aveva parlato di lei? Proprio di lei?
“Grazie Corn.” lo ringraziò, sperando che la sentisse in qualche modo. Se non fosse stato per il suo incoraggiamento, forse non sarebbe uscita da casa nemmeno quel giorno.
- Mogami-san, tutto bene? – le chiese Ren, attirando la sua attenzione.
- Eh? S-sì! Tutto bene Tsuruga-san! – gli sorrise felice, sentendo il suo cuore improvvisamente più leggero.
Vedendola più serena, anche Ren si tranquillizzò. Presentargli sua cugina era stato un bene alla fine e non sembrava fare alcun collegamento tra lei e Corn, cosa che lo aveva preoccupato molto. Vera gli somigliava molto, quindi temeva che Kyoko potesse trovare la somiglianza tra lei e il suo principe delle fate, per questo non aveva in previsione di presentarle, ma visti gli ultimi avvenimenti, aveva dovuto farlo per forza, per spazzare via i timori della ragazza e la cosa aveva funzionato, fortunatamente.
“Meglio così. Ma ora preparati Kyoko! Non ti lascerò in pace per un solo istante da oggi in poi!” si disse convinto.
- Scusate, ma inizio ad avere fame. Se voi due non avete da fare, potreste unirvi a noi per il pranzo. – propose Vera, sperando di poter parlare un po’ anche con la ragazza che aveva rubato il cuore del cugino. Anche se lui non lo aveva ammesso apertamente, si vedeva lontano un miglio che la amava, soprattutto perché non faceva che nominarla.
- Mi sembra un’ottima idea. Voi che ne dite? – domandò Ren, rivolgendosi alle ragazze.
- Per me non c’è problema. – rispose Kanae.
- Anche per me va bene. – confermò Kyoko, sorridendo alla povera ragazza a cui aveva lanciato anatemi a non finire. “Scusami Vera-san! Sono mortificata! Se potessi mi picchierei da sola.” pensò dispiaciuta per aver ingiustamente odiato la cugina del suo senpai.
- Bene, andiamo allora. – disse Vera, seguendo Kanae verso la mensa, con Kyoko e Ren dietro di loro.
- Mogami-san, aspetta. – la fermò l’attore, prendendola per mano.
- S-sì… Tsuruga-san? – rispose Kyoko, non riuscendo a nascondere il suo imbarazzo per quel tocco.
- Sei impegnata stasera? –
- Eh? Perché? –
- Se non hai qualche impegno, vorrei invitarti a cena. – propose il ragazzo, ben sapendo di dover essere lui quello a fare il primo passo, il secondo, il terzo e forse tutti i passi possibili.
- Certo! Vuoi che ti prepari qualcosa in particolare? – domandò la giovane, felice per quella richiesta. Le piaceva cucinare per lui.
- No, Mogami-san, non voglio che mi prepari la cena. Voglio invitarti a mangiare fuori, in un ristorante o dovunque tu voglia andare. – le spiegò Ren, sperando non rifiutasse dopo le parole di Corn.
- Cosa? A cena fuori? Ma… aspetta… è forse un… - si bloccò, incapace di terminare la frase.
- Un appuntamento, volevi dire? Sì, lo è. Accetti? –
Kyoko lo guardò a bocca aperta qualche istante. Le stava davvero chiedendo un appuntamento? A lei? Proprio a lei?
Senza farsi vedere, si pizzicò una mano per essere sicura di non stare sognando e, rendendosi conto di essere perfettamente sveglia, diede a Ren la sua risposta. 
 
 
 
 
- Mamma! Mamma! Guarda cos’ho trovato nel Ruscello delle Fate! – gridò una bambina correndo dalla madre, stesa all’ombra di un grande albero a cercare ristoro dal caldo afoso di agosto.
- Cosa amore? – domandò la donna, nascondendo una risata nel sentire il nome che la figlia aveva deciso di dare al fiumiciattolo.
- Questa! – disse la piccola, mostrandole un sasso dal colore violaceo. – É come la pietra che il principe delle fate ha regalato alla fanciulla umana di cui si era innamorato, vero? – chiese emozionata, aspettando una risposta. Stava giocando in acqua con la nonna quando l’aveva vista luccicare, così era corsa a prenderla. Doveva essere per forza la pietra della favola che le raccontava ogni sera la sua mamma, visto che si trovavano proprio nel luogo incantato di quel racconto.
Kyoko guardò prima la pietra tra le mani della figlia, poi la sua espressione piena di speranza, e sorrise intenerita. Corn era più una specie di cristallo, invece, ciò che le stava mostrando la figlia, doveva essere qualche ciottolo formatosi nelle acque del piccolo torrente.
- Sì tesoro, è simile a quella pietra. – mentì, non riuscendo a dirle la verità.
- Waaaaah! Che bello! Magari è la stessa! Ho trovato la pietra del principe delle fate! Lo incontrerò anch’io e diventerò la sua principessa, così vivremo felici e contenti! Quando torniamo a casa, la farò vedere a zio Lory! - esultò felice, ritornando a giocare con i nonni, vicino le sponde del ruscello.
- Non sarebbe ora di spiegarle che quella è solo una favola nata dalla tua fervida fantasia e che le racconti per farla addormentare? – le chiese Kuon, sedendosi accanto a lei e avvicinandola a sé con un braccio.
- É ancora piccola. Lasciala sognare. Quando sarà grande, lo capirà da sola. – rispose Kyoko, poggiandosi al marito e lasciandosi abbracciare.
- Disse colei che sogna ancora ad occhi aperti quando si parla di fate e principesse. – la canzonò lui, ben sapendo come reagiva ogni volta che si nominavano fate e folletti.
- Non smetterai mai di deridermi per questo, vero? – sbuffò la giovane, alzando gli occhi al cielo.
- Non ti sto deridendo, però mi stupisce che tu creda ancora a queste cose. –
- Diciamo che ci credo meno da quando ho scoperto che Corn non è una fata, tuttavia continuo a sperare che le creature magiche esistano davvero, anche se non le vediamo. Comunque, non è esattamente un racconto di fantasia il mio. É la nostra storia! – protestò, infastidita dalla sua poca sensibilità al riguardo.
- Non proprio, visto che nel tuo racconto Corn è davvero il principe del regno delle fate e porta la fanciulla umana, di cui è innamorato, nel suo regno dopo aver sconfitto il mostro che voleva rapirla, sposandola e facendola diventare la principessa delle fate. –
- É qui che ti sbagli! Per me Corn resta l'essere magico che mi ha portato gioia e conforto anche nei momenti più difficili, rimettendomi sempre in piedi! E non è forse vero che hai lottato contro un mostro di nome “Paura” sconfiggendolo per stare con me? Infine, non mi hai sposato, portandomi a vivere nel tuo regno, ovvero la casa che hai comprato, facendo di me la tua principessa? – replicò lei risentita, esponendo il suo personale punto di vista.
- In maniera molto romanzata sì, è vero. – ridacchiò il giovane, trovando quella versione divertente. La fantasia di sua moglie non aveva davvero limiti. - Però, se vuoi che il racconto sia completo, dovresti aggiungere un pezzo importante che tralasci ogni volta. – esordì Kuon, sempre più divertito.
- Quale? – chiese incuriosita.
- La parte in cui il padre acquisito della fanciulla, il "grande re", imponeva al principe di non toccare sua figlia prima del matrimonio, se ci teneva a poter procreare in futuro. – scherzò lui, ricordando ancora le parole di suo padre quando aveva saputo della relazione con Kyoko.
- Se lo aggiungessi, dovrei anche raccontare di come il principe abbia trasgredito quell’ordine più e più volte. – rispose lei, arrossendo ancora lievemente quando si toccava quell’argomento.
- Vero. Però non mi sembrava che alla fanciulla dispiacesse poi molto. – 
Per sua fortuna, la richiesta del padre era arrivata troppo tardi o probabilmente, conoscendola, Kyoko sarebbe stata d’accordo con lui.
- Non l’ho mai detto infatti, ma non voglio che nostra figlia possa sentirsi autorizzata a fare lo stesso un giorno. – replicò Kyoko, osservando la bambina giocare allegra con i nonni paterni, che non vedeva da Natale.
- Se ci terrà alla vita del suo ragazzo, è bene che non ci provi nemmeno! –
- Se sarà brava a tenertelo nascosto, come abbiamo fatto noi con papà, il suo ragazzo non correrà alcun pericolo. – sussurrò piano, per non farsi sentire dal diretto interessato, poco distante da loro.
- Stai dicendo che a te starebbe bene se nostra figlia perdesse la verginità col primo idiota di cui si crede innamorata? – commentò infastidito.
- Non ho detto questo. Sono la prima a volerlo evitare, ma non possiamo proibirle di farlo. I figli fanno sempre il contrario di ciò che gli viene imposto e noi ne siamo l’esempio. – gli ricordò.
- Non mi sta bene questo! – protestò Kuon, imbronciandosi.
- Ti rendi conto che Ishiko ha solamente 5 anni? Ne passerà di acqua sotto i ponti prima che abbia un fidanzato. – sospirò esasperata l’attrice.
- Passeranno prima di quanto immagini! – sbuffò irritato lui, per poi rivolgersi disperato al ventre arrotondato della moglie, in attesa del loro secondogenito. - Ti prego, sii un maschietto, così papà si eviterà una doppia condanna per omicidio. – lo implorò Kuon, accarezzandole il grembo.
- Che melodrammatico che sei! –
- Sono un attore, lo hai dimenticato? – rise Kuon, tornando ad abbracciarla.
- Come potrei dimenticarlo? Se non fosse stato per la recitazione, non ti avrei mai rincontrato. Anzi, a dire la verità è stato grazie a Sho se ci siamo ritrovati dopo dieci anni. Potremmo chiamare il nostro bambino Shotaro in suo onore se fosse un maschio. – disse Kyoko, mettendo una mano sotto il mento come per rifletterci seriamente.
- Stai scherzando spero! Non chiamerò mai mio figlio col nome di quell’imbecille ossigenato! – replicò sconvolto, guardando la moglie come se fosse impazzita.
Anche a distanza di anni, non riusciva a sopportare Fuwa, nonostante lui e Kyoko avessero messo da parte gli screzi, ritornando "amici". O almeno così era stato per sua moglie, visto che il cantante continuava a guardarla con occhi da innamorato. E la cosa lo irritava terribilmente.
- Certo che scherzavo, scemo. – rispose lei, scoppiando a ridere osservando il viso esterrefatto del marito.
- Non è divertente! –
- Per me sì. Tutto è divertente da quando stiamo insieme. – rispose felice, poggiando placidamente la testa sul petto del giovane e chiudendo gli occhi.
 
Molte cose erano cambiate dal giorno in cui Kyoko aveva accettato di uscire con il suo senpai, anzi, la notte in cui Corn era entrato della sua camera, facendole spiattellare il suo amore per Ren.
Da allora, era stato un susseguirsi di confessioni, di nuove emozioni, di scoperte straordinarie, di litigi anche, ma tutto ritornava sempre al punto iniziale di quella storia d’amore così assurda quanto unica, iniziata quasi vent'anni prima sulle rive di un ruscello nascosto tra i boschi di Kyoto, quando gli occhi di smeraldo di un ragazzo biondo, incrociarono quelli di una bambina dagli occhi d'ambra ricoperti di lacrime. E proprio in quel luogo magico era stato celebrato il loro matrimonio.
Erano sposati da sei anni, dopo appena un anno di fidanzamento. Ren, anzi, Kuon, non aveva voluto aspettare oltre. Avevano atteso anche troppo.
Nonostante le iniziali perplessità di Kyoko, il loro matrimonio era stato benedetto dall'arrivo della piccola Ishiko, il cui nome significava “Piccola Pietra” in onore della pietra che Corn aveva donato alla sua Kyoko-chan. Occhi d'ambra e capelli d'oro, Ishiko era la perfetta fusione dei suoi genitori, nonché il loro più grande orgoglio. L’ultima nuova gioia della coppia, era l’attesa del secondogenito, che Kuon sperava fosse un maschio e che avrebbe già saputo come chiamare, e non sarebbe certo stato col nome di Fuwa.
Entrambi avevano molte persone da dover ringraziare per essersi conosciuti, poi rincontrati ed infine innamorati, primo tra tutti il destino.
- E se fosse un’altra femmina? Che ne dici di Destiny? – chiese eccitata Kyoko, come se avesse avuto un’illuminazione.
- É orribile! – sentenziò lui, sconvolto dalle idee terribili della moglie.
- Uffa! Non ti piacciono mai i nomi che scelgo! – protestò, mettendo su il broncio.
- Tesoro, vorrei ricordarti che ho bocciato solo i nomi che suonavano ridicoli, tipo quelli delle Principesse Disney: Aurora, Biancaneve, Ariel, Belle, Jasmine. Ci sono nomi decisamente migliori. Ne troveremo uno come abbiamo fatto per Ishiko. –
- Non sono nomi etichettati Disney guarda, i racconti esistevano da prima, però va bene, ho capito. Speriamo sia davvero un maschio alla fine, visto che abbiamo già il nome. – rispose lei sbadigliando, iniziando a sentirsi stanca.
- Stai bene? Vuoi tornare in albergo? – le chiese preoccupato. In quei giorni di vacanza a Kyoto, si era stancata molto, soprattutto con Ishiko che non stava mai ferma e voleva passare le giornate a cercare le fate nel bosco. "Tale madre, tale figlia." pensò.
- Sto bene, ho solo un po’ sonno, ma non voglio andare via. Ishiko si sta divertendo. Mi limiterò a riposare su di te. – scherzò lei, sistemandosi meglio tra le braccia del marito.
- Felice di farti da cuscino. Comunque sicura non ti dispiacerebbe chiamarlo così? –
- Certo che no, o te lo direi spietatamente come fai tu con me. –
- Mi fai sembrare cattivo. –
- Lo sei. Ti ricordo che sei tu quello che mi ha punito per averti nascosto che ero Bō. Mi hai fatto fare tutto quello che hai voluto per un’intera settimana, mentre io non ho quasi fiatato quando mi hai detto di Corn e del tuo passato. –
- Infatti non hai fiatato. Te ne sei semplicemente andata da casa mia sbattendo la porta dopo che ti avevo detto la verità. Non immagini come mi sia sentito vedendoti andare via in lacrime. Pensavo fosse finita. –
- Che ti aspettavi, che ti gettassi le braccia al collo? Mi sono sentita ferita anch’io, quindi l’unica cosa che potevo fare era andare a schiarirmi le idee prima di dire qualcosa di cui potessi pentirmi. In ogni modo, il giorno dopo eravamo a rotolarci tra le lenzuola del tuo letto, anche per colpa della mia punizione, quindi non lamentarti. – gli ricordò ancora un po' risentita per l'assurda punizione che le aveva inflitto. Aveva atteso la loro prima volta per poi segregarla nel suo appartamento con la scusa della punizione per avergli taciuto di Bō. Era stata la settimana più imbarazzante di tutta la sua vita, ma anche la più romantica e passionale, anche se non lo avrebbe mai ammesso con quel playboy di suo marito.
- E chi si lamenta. É stato un bel modo per riappacificarci e per sfruttare la mia vendetta su te. – sghignazzò, ricordando ancora le sue proteste.
- Immagino. Comunque mi va bene il nome e poi so quanto ci tieni. – lo rassicurò, concorde anche lei a quella scelta.
- Ti ringrazio, Kyoko-chan. – sorrise Kuon, baciandole la tempia e osservando i suoi occhi chiudersi.
- Di nulla, Corn. – mormorò lei, prima di appisolarsi.
 
Inconsapevole del pericolo scampato  - grazie al padre -  di ritrovarsi con uno dei nomi dei Principi Disney o con quello di un certo cantante biondo, il piccolo Rick si lasciava cullare dal battito della madre, che avrebbe conosciuto cinque mesi più tardi, ma di cui avrebbe scoperto presto l'ossessione per il mondo delle fiabe. Soprattutto dopo aver ascoltato una certa favola della buonanotte su un principe delle fate, una bambina in lacrime in giro per i boschi di Kyoto e dell’inizio della loro bizzarra storia d’amore.
 
 
 

Fine 
 
 



Ed eccoci con l'ultimo capitolo ^^ ma in realtà starei lavorando a un seguito, anzi, un prequel, anzi entrambi XD non saprei come definirlo ^^' ma vedremo in futuro se lo pubblicherò o no. 
La ragazza altri non era che una cugina che ho inventato XD poi chissà che Kuon non abbia davvero dei cugini XD
Il nome Ishiko è stata un'idea di quella genia di Catness, che mi ha suggerito di legare il nome della bimba alla pietra di Corn, così è venuto fuori Ishiko :3
Che altro dire... grazie per aver letto questa storia terribilmente romantica XD spero vi sia piaciuta ^_^ 
Grazie di cuore per le recensioni <3 <3 <3 <3
A presto, se vorrete ^_^
Baci Faby <3 <3 <3 <3 

P.S. ve lo ricordo sempre ^^ ho aperto una pagina dedicata a Skip Beat. Se volete, passate a darle un'occhiata e magari un like ;)   Skip Beat Italia - Cain&Setsu  

 
   
 
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