Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Dianeth    18/07/2016    1 recensioni
Lethiam e Yazira sono rispettivamente un angelo e un demone.
Vissuti per tutta la loro giovane vita non oltre i confini delle proprie comunità, imbevuti di dicerie e false istruzioni per odiare, temere e stare lontano dall'altro, a causa di una serie di avvenimenti nuovi ed imprevisti finiranno per scontrarsi nelle relative quotidianità, riportando alla luce pezzi di un passato che li riguarda più o meno da vicino.
E destando da un sonno non troppo profondo una figura che attendeva per un'occasione simile da un qualcosa come quasi duemila anni.
Genere: Dark, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Cenere che cadeva come neve, fumo che faceva lacrimare gli occhi e gemere le narici. Corpi stesi a terra, pozzanghere rosse, residui di una tempesta non ancora finita.

Si reggeva in piedi a malapena, continuando a tossire nella mano premuta a coppa sulla bocca. Nell'altra, stringeva la lunga catena con cui aveva mozzato molti languidi respiri.

Camminava lento contemplando uno scenario alquanto macabro, ma una gioia per i suoi maliziosi occhi luminescenti. Riusciva a sentire gli ultimi istanti di agonia di ciascuno di quei cadaveri sparsi su quel suolo cremisi, alcuni erano ancora scossi dagli ultimi spasimi, qua e là pure qualche lacrima. Patetico, davvero patetico... ma lo adorava.

Sorrise un istante prima di ricominciare a tossire più violentemente di prima. Cadde in ginocchio, poggiando la fronte contro una parete ruvida. Pareva dovesse rimetterci l'anima, in quella mano. Guardandosi il palmo, scorse un velo di sangue misto a saliva.

Si schiarì la gola, cercando di scacciare il gusto ferroso, sistemandosi meglio l'arco sulle spalle. Si alzò, contando il numero di frecce che aveva raccolto. Cinquantanove; ne mancava una. Affilò lo sguardo in cerca di un bastoncino di legno sporgente da un qualche corpo con incisa sopra una spirale verde, il suo segno. La ritrovò poco dopo, fiondandosi a recuperarla, e scoprì che il bersaglio cui era andata a segno si muoveva ancora. Gli angoli della bocca si curvarono lievemente verso l'alto.

Si inginocchiò di peso di fianco alla vittima, che si contorceva ansimante al suolo, artigliando qualunque cosa gli capitasse sotto mano, persino la terra stessa, alla disperata ricerca di un appiglio.

Quando si accorse di quell'ombra scura accanto a sé, smise di muoversi. Gelò.

Conficcò il suo sguardo in quello dell'altro, che gli sorrise in modo poco amichevole. Questo allungò un braccio e strinse la freccia conficcata nel petto del biondo, facendole fare dei movimenti circolari per poi estrarla malamente. Delle grida acute e roche echeggiarono in tutto il campo. Sulla bianca maglia impolverata comparve una macchia rossa che si espanse rapidamente per tutto il torace. Iniziarono le lacrime, ma l'espressione ridente del demone persisteva. Ripose accuratam­ente la freccia insieme alle altre, poi osservò l'angelo a terra che lo implorava con lo sguardo.

Quel bel faccino non sarebbe durato a lungo.

Di scatto lo afferrò per le spalle e lo mise prono, sedendosi cavalcioni sulla sua schiena. Riprese in mano la catena e, lasciandone le estremità lunghe, iniziò a ruotarla attorno l'attaccatura di quelle candide ali, che sbattevano deboli. Fu allora che partirono le suppliche, gridate dal profondo dello stomaco, ma che alle orecchie dell'altro giungevano come rumori fastidiosi. E divertenti.

Sentiva quel gracile corpo vibrare sotto di lui per lo sforzo degli strilli, l'aria che entrava e usciva vorace nei polmoni, ma quando iniziò a scalciare lo infastidì.

Afferrò deciso le estremità lunghe dell'oggetto e tirò.

Un sussulto.

Tirò ancora.

Lacrime e singhiozzi. Diede un ultimo strappo e finì il lavoro.

L'angelo s'immobilizzò. Non le sentiva più. Tentò di sbatterle un paio di volte, e di nuovo, e ancora, ancora, ma non percepì nulla, se non un bruciore lancinante sul dorso. Voltò la testa tremante e guardò: non le aveva più, erano gettate disordinatamente poco distante da lui. Sgranò gli occhi e cominciò a vagire sonoramente, prendendosi la testa fra le mani e premendo la fronte contro il terreno.

Il demone scoppiò in una sonora risata, alzandosi da sopra il biondo. Poggiò le mani sui fianchi e diede un calcetto alle ali, che sbatterono un poco in preda alle convulsioni. Ne fu alquanto compiaciuto. Volse il capo verso l'angelo e lo guardò, ancora prono a terra, non si era mosso di una virgola. Era bello, dopotutto, con quei lineamenti delicati e i capelli dorati. Sarebbe stato un peccato lasciarlo lì, a morire così... senza farlo giocare nemmeno un po'.

Lasciò dunque le ali per dedicarsi al loro oramai ex proprietario. Gli si avvicinò nuovamente e gli infilò le mani sotto la maglietta - macchiandosele col sangue di cui era impregnata - passandogliele sulle scapole per poi raggiungere collo e viso. L'altro, al tocco freddo e arido, non riuscì più a muovere un solo muscolo quando comprese ciò che stava per accadergli. D'improvviso si ritrovò supino con il demone sopra di lui che gli teneva stretti i polsi ed esercitava una forte pressione col ginocchio sul suo inguine, onnipresente il sogghigno cucito in viso. Le ferite delle ali strappate, al contatto con la terra, bruciarono come il fuoco.

Un debole “Ti prego” fu tutto quel che riuscì a proferire prima che venisse spogliato e violato con un solo colpo di bacino del suo carnefice. Ogni spinta, ogni affondo, era un pezzo di lui che veniva divorato dall'umiliazione. Ciascuna parte del suo corpo era contratta, tesa, nel tentativo vano di respingere quel corpo estraneo che lo stava raggiungendo nel più profondo. Piangeva senza ritegno.

«Andiamo dolcezza» lo stuzzicò «Queste cose le fate anche voi angioletti, altrimenti non sareste così tanti. Non sono abbastanza bravo io, forse? Vuoi che vada più veloce? O più forte, per caso?»

L'altro non ebbe tempo neanche di formulare una possibile risposta che questo fece subito diventare realtà ciò che aveva appena proposto.

Strizzò gli occhi, vide nero a macchie, gli girava la testa... non capiva più niente, voleva solamente le sue ali indietro per andarsene il più lontano possibile da quel luogo. Quando dopo altre interminabili spinte non sentì più quell'ingombrante presenza dentro di sé iniziò a respirare irregolarmente, con le gambe tremanti, e si abbandonò ai gemiti stringendo i denti.

Il demone si rivestì velocemente e riafferrò in mano la lunga catena, avvolgendola attorno al collo del biondo e tirando da dietro. Un'ultima lacrima silenziosa scivolò da quegli occhi azzurri mentre il viso si corrugava in varie smorfie e sbiancava sempre di più, il resto del corpo nudo e ferito si dimenava e contraeva freneticamente.

«È stato un piacere, piumino schifoso.»

Il capo dell'angelo ricadde al suolo senza peso, il corpo si placò di colpo.

L'altro raccolse le ali, che si muovevano ancora un poco, e le avvolse nei vestiti della vittima, caricandosele in spalla. Controllò ancora che le frecce fossero tutt'e sessanta a posto e si soffermò ad osservarne le punte: tutte sporche di rosso. Era stata un'ottima caccia.

Spiegò le enormi ali scure e con un battito veloce si alzò da terra, trapassando nuvoloni arancioni e grigi. In volo notò che altri suoi compagni lo stavano raggiungendo, anche loro con varie paia d'ali sulla schiena, mentre nella direzione opposta si avviavano veloci i pochi superstiti degli angeli rimasti. Accortosene, in mente gli balenò il pensiero di colpirne qualcuno in volo, ma calcolò che non aveva voglia di andare a recuperare le frecce. E quando i piumini realizzarono che li stava puntando, aumentarono la velocità e scomparvero in pochi istanti. Non poté trattenere il medesimo ghigno.

«Jarmir, che guardi? Muoviti!»

Si voltò e riprese il volo, sussurrando un “Arrivo” che non aveva un granché di convincente.








 

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Ehilà, gente!
Non ci credo, ce l'ho fatta.
Ho pubblicato il prologo, dopo varie notti di letture a cercare anche il minimo pelucco da correggere.
...eureka!
Dato che sono una tipa che, fino a quando non riesce a mettere per iscritto in una maniera che la convinca e le piaccia tutte le idee che le frullano per la testa (senza contare i giorni spesi a revisionare il tutto) al momento non sono in grado di dirvi quando pubblicherò la prossima parte.
However, se mi lasciaste un commento per dirmi cosa ne pensate di questo piccolo assaggio ne sarei felice ^^ Grazie

  
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