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Autore: soffio di nebbia    18/07/2016    1 recensioni
Per un lungo istante, Rufus Shinra non disse nulla. Restò in silenzio a rimirare la città sterminata che si estendeva davanti ai suoi occhi e successivamente, con un unico, elegante movimento, fece roteare la poltrona, offrendosi finalmente alla vista di Reno. Squadrò il più giovane dalla testa ai piedi, tenendo le gambe accavallate l'una sull'altra, studiandolo con occhio critico.
«Tu fumi troppo» disse infine, dopo un attento esame.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Reno, Rufus Shinra
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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No smoking


Quando Reno veniva convocato nell'ufficio del suo capo, la scena che si ripeteva era sempre la stessa: lo schienale di una grande poltrona gli dava il benvenuto stagliandosi in controluce dinanzi ad un'enorme finestra che offriva agli occhi il grigio panorama dell'intera città di Midgar. A rivelare la presenza di Rufus Shinra, nascosto appena oltre la sagoma del trono di pelle nera, non vi erano che le dita della mano destra, impegnate a tracciare disegni immaginari sul bracciolo imbottito.
«Mi ha fatto chiamare, signore?» esordì Reno annunciando la propria presenza. Lasciò che la porta dell'ufficio si richiudesse da sola alle sue spalle ma, anche in questo modo, l'uomo non parve accorgersi dell'ingresso del suo sottoposto.
Per un lungo istante, Rufus Shinra non disse nulla. Restò in silenzio a rimirare la città sterminata che si estendeva davanti ai suoi occhi e successivamente, con un unico, elegante movimento, fece roteare la poltrona, offrendosi finalmente alla vista di Reno. Squadrò il più giovane dalla testa ai piedi, tenendo le gambe accavallate l'una sull'altra, studiandolo con occhio critico.
«Tu fumi troppo» disse infine, dopo un attento esame.
In tutta risposta, Reno aggrottò le sopracciglia. Rimase fermo, in silenzio, le mani a fondo nelle tasche della giacca, in attesa che il suo capo continuasse. Quando si rese finalmente conto che l'uomo non avrebbe aggiunto altro, Reno dovette fare un enorme sforzo per non scoppiare a ridere.
«È per questo che mi ha fatto chiamare?!»
Le rotelline della poltrona di Rufus scivolarono lungo il pavimento immacolato dello studio, avvicinandosi alla scrivania, dove l'uomo cominciò a trafficare con alcune carte.
«Ti ho fatto fissare un appuntamento con uno specialista» disse «Vorrei che ti sottoponessi ad un check-up completo per verificare lo stato dei tuoi polmoni. Preferirei evitare spiacevoli sorprese»
Reno era incredulo.
«Sta scherzando, vero?»
Come a confermare la veridicità delle proprie parole, Rufus spinse un plico di carte in direzione di Reno che, senza troppe cerimonie, afferrò i fogli con un gesto nervoso. I suoi occhi presero a scorrere velocemente tra le righe. Quando, dopo alcuni momenti, il suo sguardo si risollevò su Rufus, il pallido volto di Reno era ormai segnato da un'espressione a metà strada tra l'incredulità e il fastidio.
«Mi ha fissato un appuntamento nel mio unico giorno libero!» si lamentò.
«È anche a questo che servono i giorni liberi»
Reno sospirò sconsolato, lasciando che le braccia ricadessero distese lungo i fianchi.
«Ovviamente gradirei anche che limitassi al minimo il tuo consumo di sigarette» continuò Rufus con tono neutro «Ti concedo un pacchetto a settimana per cominciare e poi andremo diminuendo»
Reno sollevò un sopracciglio. Sapeva che Rufus Shinra non aveva un particolare senso dell'umorismo, ma questa volta doveva essere per forza uno scherzo.
«Ho chiesto ad Elena di informarmi di ogni tuo sgarro» proseguì nuovamente «Quindi ti consiglio di evitare furbate, perchè lo verrò a sapere»
Era il colmo! Rufus Shinra lo stava trattando come un adolescente sorpreso a fumare nei bagni di una scuola, e lui stava giocando a fare il preside! Si fosse trattato di un'altra persona, Reno l'avrebbe mandato volentieri al diavolo, ma un barlume di razionalità venne in suo soccorso ricordandogli che l'uomo davanti ai suoi occhi era pur sempre il suo datore di lavoro. Fece dunque appello a tutta la pazienza che possedeva e cercò di parlare con tutta la calma possibile.
«Signore, io sono davvero onorato di sapere che lei ha così tanto a cuore la mia salute» cominciò Reno, senza curarsi di nascondere un certo fastidio «Tuttavia, se posso permettermi... non credo che lo stato dei miei polmoni sia affar suo
«La tua vita è affar mio» lo corresse Rufus «Dal momento che lavori per me, tutto ciò che fai mi riguarda. Nulla di personale.»
«Ma che differenza fa? La mia vita è a rischio tutti i giorni!» sbottò questa volta Reno con più enfasi «E poi in nessuno dei contratti è stato specificato un codice di condotta per il tempo libero, non sto mica chiedendo di fumare mentre sono in servizio!»
Un movimento quasi impercettibile delle labbra indicò che Rufus Shinra cominciava ad irritarsi.
«Forse non mi sono spiegato bene...» disse, riuscendo comunque a non scomporsi «Cercherò di essere più chiaro»
L'uomo prese un foglio bianco dalla scrivania e cominciò a scarabocchiarci sopra alcuni numeri.
Porse il foglio davanti agli occhi di Reno, indicando con la penna le prime cifre.
«Vedi questo numero? Questo è stato il profitto della Shinra nel corso dell'ultimo anno» disse.
Per alcuni secondi gli occhi di Reno rimasero inchiodati sulla serie di numeri indicata dalla penna. Il giovane deglutì.
Wow.
«Questo, invece» continuò Rufus indicando una serie di numeri visibilmente più breve «Questo è quello che mi costi tu in un anno... moltiplicando questo numero per il totale dei dipendenti Shinra, potresti ottenere una stima indicativa della cifra che investo ogni anno per il personale»
«Però non mi risulta che le mie sigarette siano comprese nei costi, o sbaglio?» rispose Reno, ormai visibilmente seccato.
Questa volta Rufus appallottolò il foglio di carta, gettandolo da parte con fare irritato.
«Ancora non ci arrivi?» soffiò tra i denti «Sei pagato per essere efficiente, chiaro? Ti pago perchè mi servi e non me ne faccio niente di un dipendente che nel mezzo di un'operazione viene bloccato da un attacco d'asma causato da un futile vizio»
Reno strabuzzò gli occhi. Come faceva a saperlo?
«Oh sì, ne sono stato informato...» disse Rufus, rilassandosi nuovamente sulla poltrona, come se gli avesse letto nel pensiero «Pensavi che ci sarei passato sopra?»
Questa volta Reno non seppe cosa rispondere.
«Che mai più si ripeta una cosa del genere, chiaro?» proseguì Rufus, guardandolo fisso negli occhi «Se già sei arrivato a ridurti in questo stato mi aspetto che tu faccia almeno qualcosa per non complicare ulteriormete la situazione... tu ci tieni a questo lavoro, vero?»
Le labbra di Reno si serrarono, le sopracciglia si aggrottarono. Un segnale d'allarme scatto immediatamente fino al cervello.
«Mi sta ricattando?» sputò.
Rufus non si lasciò intimorire.
«Ti sto esponendo i fatti dandoti la possibilità di scegliere: puoi cominciare ad avere più cura di te stesso e a tornare a lavorare come ci si aspetterebbe da un professionista con la tua paga, oppure...»
Invece di proseguire, Rufus Shinra, gli indicò la porta con un fluido gesto della mano.
Reno sorrise beffardo. Voleva metterlo alla prova?
«Non oserebbe mai mettermi alla porta» rispose «Sono una risorsa troppo valida»
«Eri» lo corresse Rufus «Certo, non dico che non mi dispiacerebbe... In fondo mi piaci, hai sempre lavorato bene e sei un ragazzo in gamba, ma il mondo è pieno di ragazzi in gamba e pieni di talento, anche più di te, e non sarebbe difficile trovare qualcuno con cui rimpiazzarti, qualcuno che con le sue capacità sia in grado di restituirmi cento volte lo stipendio che gli pago. È questo che significa investire»
I pugni di Reno si strinsero all'interno delle tasche della giacca. In quel momento gli occhi del giovane sarebbero stati in grado di incenerire chiunque nel posto preciso in cui aveva la sventura di trovarsi in quel momento. Tutti tranne Rufus Shinra che, invece, fece roteare la poltrona un'ultima volta, tornando a bearsi del grigio panorama di Midgard.
«A te la scelta quindi» concluse.
Per un ultimo, lungo istante, Reno rimase in silenzio, le labbra ancora serrate, i pugni ancora stretti nelle tasche, fremendo internamente per la frustrazione.
Infine, dovendo ormai riconoscere di non avere via d'uscita, sospirò tra sé.
Con un gesto svogliato e stizzito, Reno ritirò dalla scrivania i fogli della visita medica, li piegò a metà e li mise in una tasca interna della giacca.
«Con permesso, torno alla mia postazione» disse freddamente.
Trascinò i piedi verso l'uscita e sparì dall'ufficio come se non vi fosse mai entrato.

Agosto 2015


Note:
Questa one-shot era già stata pubblicata l'anno scorso, ma non molto tempo dopo mi sono fatta prendere da un attacco di follia in seguito del quale ho raso al suolo la mia intera pagina... è solo da poco che ho deciso fare ritorno, quindi sto ricostruendo tutto da capo. Scusate l'eventuale dejà-vu ^^

  
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