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Autore: Meril27    19/07/2016    0 recensioni
Anno 2193 - Lynn e Cleo sono sorelle e hanno una vita normale nonostante il governo del terrore che ha preso potere negli ultimi anni in quella che una volta era l'Italia. Ma quando i soldati della "Nuova Inquisizione" bussano alla porta della loro famiglia alle due ragazze non resta altra scelta che fuggire: sono streghe ora, e la cattura equivarrebbe a una morte sul rogo. Non hanno più una famiglia nè una casa, e anche le loro idee su quella nuova Caccia alle Streghe che pensavano essere solo un modo per controllare la popolazione vengono messe in discussione dall'incontro con una ragazza che sembra sapere tutto su di loro.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattina come tutte le altre in casa Rechstey e la famiglia stava facendo colazione attorno al tavolo di legno. Cleo e Lynn parlavano tra di loro dei progetti per i giorni successivi, mancava solamente una settimana al compleanno di Cleo e in qualche modo si sarebbe dovuto festeggiare, benchè nessuno nella casa fosse in vena di festeggiamenti.

La sofferenza e il senso di vuoto che aleggiavano nella casa ormai da quasi quattro mesi avevano soltanto da poco iniziato ad affievolirsi. Quattro mesi. Era già passato così tanto tempo dalla morte di Annie? Cleo era stupita che nessuno di loro l’avesse ancora seguita. Di quei tempi la loro famiglia doveva ritenersi fortunata ad aver perso soltanto un membro. Tutti nella loro città avevano avuto qualcuno da piangere. Ma le sembrava così ingiusto che fosse toccato proprio ad Annie! Che colpe poteva avere una bambina di quattro anni?

Cleo sapeva benissimo che non avrebbe mai trovato una risposta. Annie non aveva fatto niente di male, aveva soltanto cantato una canzone, nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Ed era bastato.

“Cleo, mi stai ascoltando?” La voce della sorella la riscosse dai suoi pensieri.

“ Scusami Lynn, mi sono distratta...Stavamo parlando della festa giusto?”

Lynn sorrise “ Sì, ma ora è meglio sbrigarsi, o faremo tardi a scuola” disse alzandosi da tavola e iniziando a prendere dei libri da uno scaffale per metterli nella sua borsa.

Due battiti secchi colpirono la porta.

Cleo, che stava per alzarsi, rimase immobilizzata al suo posto, e vide che anche tutti gli altri membri della sua famiglia erano immobili, come paralizzati. Non aspettavano nessuno quella mattina, e tra tutti gli abitanti della città c’era il tacito accordo di non presentarsi mai senza avvertire, così da dare la possibilità di prepararsi nel caso qualcuno avesse bussato inaspettatamente. E tutti speravano che non avvenisse mai, non nella loro casa.

Dopo un lungo attimo di assoluto silenzio, Mrs Rechstey si voltò verso le due ragazze.

“ Lynn, Cleo, andate in salotto. Dopo che saranno entrati, uscite dallla porta sul retro” La sua voce era poco più che un sussuro, e intrisa di paura “Noi… diremo che siete già uscite per andare a scuola, dovreste avere il tempo per scappare. Andate nei boschi, o in qualche paese, basta che sia il più lontano possibile da qui” riprese fiato, e nel suo viso c’era più disperazione di quanta Cleo ne avesse mai vista.

Le due ragazze esitarono, a nessuna delle due piaceva l’idea di abbandonare i loro genitori, non quando erano sicure che li avrebbero uccisi.

“ Aprite!” intimò una voce maschile da fuori, seguita da altri due colpi secchi sulla porta.

“ Lynn, Cleo… Per favore!” le lacrime rigavano il volto della donna.

Lynn aprì la bocca per replicare, ma non ne ebbe il tempo. Con un ultimo sguardo alla sua famiglia, Cleo la prese per mano e la trascinò nell’altra stanza, proprio mentre la porta si apriva con uno schianto.

La ragazza sentì le urla dei suoi genitori, il rumore dei mobili che cadevano per terra, uno sparo, ma non si fermò. Senza mai lasciare la mano della sorella attraversò una stanza dietro l’altra fino ad arrivare alla piccola porta che si apriva sul retro della casa.

Mentre usciva sperò intensamente che non ci fossero soldati di guardia fuori dalla casa.

Speranza vana.

Sentì uno sparo, poi un altro, ma nessuno dei due colpì lei o Lynn. I soldati dovevano essere rimasti all’ingresso principale, troppo lontani per mirare con precisione.

Velocizzò la corsa. Sapeva benissimo che non le avrebbero lasciate andare così, le avrebbero sicuramente inseguite. Doverle cercare successivamente sarebbe stata una seccatura per loro.

Si diresse verso l’entrata ovest della cittadina, anche se sapeva che non c’erano paesi vicini da quella parte. Dovevano allontanarsi di lì alla svelta, prima che gli altri soldati venissero avvertiti che c’erano due ragazze in fuga. Se avessero bloccato le uscite non ci sarebbe più stata alcuna speranza. Fortunatamente non c’erano molte persone in giro quella mattina e i pochi passanti non esitavano a scostarsi per lasciare spazio alle due ragazze.

Cleo continuava a guardarsi indietro cercando le uniformi nere dei soldati tra la gente, non ne vedeva. Ce la potevano fare, mancava così poco all’uscita: poteva vederla, ormai solo pochi passi davanti a loro. Mentre la attraversavano si aspettò quasi di sentire degli spari, ma non ne sentì. Erano arrivate prima di loro.



 

“Dai Cleo, più veloce!”

La voce di Lynn la riscosse dai suoi pensieri. La ragazza si accorse di essere rimasta leggermente indietro rispetto alle sorella, e di aver rallentato l’andatura. Costrinse le sue gambe a riacquistare velocità. Lynn correva veloce, benchè l’affanno nel suo respiro mostrasse quanto anche lei fosse stanca. Da quanto stavano correndo?

Ormai erano uscite dalla città e il paesaggio intorno a loro era formato da terreni coltivati.

Lynn deviò dal sentiero per continuare a correre su un campo, Cleo la seguì, lo sguardo fisso sui capelli dorati della sorella che oscillavano al ritmo della corsa, creando sfumature alla luce del sole.

Il piede destro di Cleo colpì qualcosa e per poco la ragazza non cadde a terra. Avrebbe fatto meglio a controllare dove metteva i piedi: non poteva farsi male, non poteva fermarsi. Ma non era facile correre sui resti del granoturco mietuto da poco.

Dovevano essere quasi le dieci a giudicare dalla posizione del sole, e ciò voleva dire che correvano da più di mezz’ora ma, prestando attenzione, la ragazza poteva sentire chiaramente le voci dei loro inseguitori dietro di loro. Ma quelli dell’Inquisizione non si stancavano mai?

Non c’era abbastanza tempo per scoprirlo: Cleo doveva trovare un’idea alla svelta, o le avrebbero raggiunte.

Nella loro situazione c’era un solo modo in cui, se fossero state abbastanza fortunate, sarebbero riuscite a far perdere le loro tracce, almeno per un po’. E a Cleo quella possibilità non piaceva per niente. Ma non c’erano alternative

La ragazza aspettò che la curva sul sentiero le nascondesse alla vista dei loro inseguitori, per poi superare la sorella e deviare improvvisamente nel bosco che costeggiava i campi, seguita subito da Lynn che probabilmente si aspettava il cambiamento di direzione.

Le voci dei soldati si avvicinarono per poi allontanarsi nuovamente, spegnendosi in lontananza. Aveva funzionato, non le avevano viste girare, avevano continuato dritto pensando che fossero dirette al prossimo paese. Era nomale che non si aspettassero che due ragazzine potessero prendere una decisione tanto temeraria. Solo gli stupidi e gli sventurati si addentravano nei boschi ormai.

La Nuova Inquisizione aveva passato gli ultimi anni cercando di convincere tutti che qualunque posto dominato dalla natura fosse pericoloso, che si fosse al sicuro solamente nelle città. E aveva ottenuto ottimi risultati.

I boschi erano territorio delle belve e dei ribelli, e Cleo non era sicura di sapere quale dei due avrebbe preferito incontrare. Aveva visto centinaia di servizi sulla piccola televisione di casa dove veniva mostrato quanto i ribelli fossero crudeli, disposti a uccidere chiunque cercasse di ostacolarli. Ma erano disperate, e lei avrebbe di gran lunga preferito terminare la sua vita mentre cercava di fuggire piuttosto che bruciata sul rogo.

Per il momento erano salve, ma continuarono a camminare verso il folto del bosco. Se fossero rimaste lì i soldati che percorrevano i sentieri di periferia si sarebbero presto accorti di loro.

Procedettero lentamente per un po’ di tempo, in silenzio, troppo stanche e spaventate per parlare. Cleo vide la sorella inciampare su una radice sporgente e cadere pesantemente a terra. Non era qualcosa di nuovo vederla inciampare. Sorrise. Lynn la guardò e ricambiò il sorriso.

Era così tanto tempo che Cleo non la vedeva sorridere, da quando la Nuova Inquisizione era salita al potere c’era stato ben poco di cui essere felici. Cleo aveva quasi dimenticato come fosse poter andare in giro per le strade senza vedere passare soldati di continuo, come fosse vivere senza temere che qualche membro della famiglia potesse non tornare a casa la sera. L’Inquisizione aveva rimpiazzato rimpiazzato l’allegria e la fiducia che c’erano prima con la paura, la tristezza e il vuoto lasciato dalle perdite.

Ma Cleo ora sorrideva, forse solo per nascondere quella continua tristezza, forse solo per incoraggiare la sorella ad essere forte, ma sorrideva.

Tese una mano a Lynn per aiutarla ad alzarsi e lei la afferrò, tirandosi su.

Lynn abbracciò la sorella che la strinse a sè ricambiando il gesto. Affetto; era di quello che avevano bisogno. Quell’abbraccio permetteva loro, passato il terrore della fuga, di sostenersi a vicenda mentre il peso della perdita piombava loro addosso, mentre in loro si faceva sempre più viva la consapevolezza di non avere più una casa nè una famiglia. Cose alla quale durante la fuga non avevano avuto il tempo di pensare.

Cleo sentì qualcosa di caldo e umido bagnarle la spalla e si rese conto che la sorella piangeva ancor prima di sentire i suoi singhiozzi. Tentò di rassicurarla.

“ Ehi, vedrai che non li bruceranno mamma e papà…”

“ Quelli non risparmiano nessuno! Neppure Annie e lei...lo sai…”

La voce di Lynn quasi si spense.

“ Aveva solo quattro anni “

Una lacrima rigò il viso di Cleo. Ricordava ancora benissimo la sorellina Annie...il suo sorriso, le sue labbra, il modo in cui correva, come volesse sempre fare una gara di tutto, i suoi capelli castani e gli occhi scuri...Quei bellissimi occhi scuri che tutta la famiglia aveva...Tranne lei che aveva gli occhi verdi, come quelli di suo nonno. Un verde sfumato di azzurro che Cleo trovava banale e inquietante allo stesso tempo.

Negli ultimi quattro mesi aveva pensato e ripensato alla sorellina, senza permettere al tempo di cancellare il dolore. Le mancava così tanto…

Strinse più forte la sorella.

“ Mamma e papà non hanno fatto niente di male, nessuno di noi ha fatto qualcosa per cui essere arrestato. Deve essere stato un errore...vedrai, si salveranno. Entro questa sera li lasceranno andare e tutto tornerà come prima”

Cleo sapeva benissimo che quella era una bugia e che stava tentando di convincere se’ stessa oltre che la sorella. E sapeva che Lynn ne era perfettamente consapevole. L’essere innocente non aveva salvato Annie, e non avrebbe salvato nemmeno i loro genitori. Niente sarebbe potuto tornare come prima.

Ma per il momento preferiva convincersi che ciò che aveva detto fosse vero, che ci sarebbero state altre giornate come quelle trascorse in passato, che avrebbe rivisto le persone che amava.

Cleo non era nemmeno sicura che la loro famiglia fosse realmente innocente, almeno dal punto di vista dell’Inquisizione. Sapeva che i loro genitori aspettavano l’arrivo dei soldati ormai da mesi. Li aveva sentiti spesso bisbigliare tra di loro, spaventati, certi che il momento stesse per arrivare. Ma non sapeva il perchè, non conosceva nemmeno il criterio usato dall’Inquisizione per arrestare le persone, che cosa stesse realmente cercando nelle persone che definiva streghe.

Quanti segreti aveva la loro famiglia? Probabilmente non lo avrebbe mai saputo.

La ragazza si rese conto che stavano perdendo tempo prezioso, che non potevano permettersi di rimanere lì.

“Dobbiamo andare via da qui, o ci troveranno. Resteremo nei boschi, almeno per un po’”

Lynn annuì. Cleo percepiva che la sorella aveva paura, e la abbracciò più forte. Dopotutto era lei la sorella maggiore, e sostenere Lynn era suo dovere, in particolare ora che non avevano nessun altro.

“Va bene” rispose.

Cleo sorrise. Sua sorella tentava di mantenere un tono autorevole, di sembrare sicura di sè, ma lei sapeva quanta paura e insicurezza si nascondessero dentro di lei.

Si sciolsero dall’abbraccio e ripresero a camminare alla massima velocità concessa loro dalla stanchezza.

La testa bassa, le scarpe infangate, i vestiti sudati e i capelli arruffati dal forte vento, come i soldati di quel lontano 2146, che andavano in guerra, pronti a tutto, consapevoli della morte imminente, privi di beni e parenti, armati unicamente di una pistola laser, l’unica cosa che poteva determinare la loro sopravvivenza.

Cleo pensò a quanto la loro posizione fosse simile a quella di quei soldati,e a come avrebbero fatto loro, senza cibo,senza coperte, senza armi, senza nessuno che le aiutasse.

Poi iniziò a ricordare cosa aveva studiato su quella che era chiamata terza guerra mondiale…

Non ne ricordava bene le cause, ma sapeva che nell’anno dello scoppio della guerra tutte le nazioni, alleate o rivali, avevano dovuto firmare un foglio per il quale erano obbligate a non utilizzare armi chimiche e biologiche. “ Possiamo distruggere le popolazioni, ma non abbiamo il diritto di distruggere il mondo” aveva detto Dylan Hatervich, e questo se lo ricordava, perchè quell’uomo era una persona fantastica, qualcuno che aveva saputo sempre difendere i suoi ideali, qualcuno che aveva sempre messo la libertà davanti a tutto. Lei ne avrebbe avuto il coraggio? Non lo sapeva. Non sapeva. Nei suoi  quindici anni di vita non aveva mai capito come alcune persone riuscissero a  sacrificare sè stesse per vincere la guerra, sapeva solo che era la cosa giusta da fare,e basta.

Un rumore sordo la riportò alla realtà. Per un attimo, un terribile attimo, pensò che le avessero raggiunte, che fossero tornati indietro e le avessero trovate. Si accorse poi con sollievo che il rumore era provocato da Lynn che si era già messa all’opera per costruire un riparo. Erano entrambe troppo stanche per continuare. Non si erano inoltrate abbastanza nel bosco da essere al sicuro dai soldati, ma nessuna delle due sarebbe stata in grado di andare avanti. Cleo raccolse un pezzo di legno da terra e si affrettò ad aiutare la sorella.



 

Puzza di cenere. Non l’avevano sentita fino a quel momento, il vento portava via ogni traccia di odore, ogni indizio, e solamente ora che si era un po’ placato la puzza aveva raggiunto le ragazze. Un leggero strato di fumo velò la luce del sole e l’aria in lontananza iniziò a tremolare.

Piccoli straccetti di materiale grigio e nero iniziarono a cadere lentamente sulle due sorelle, senza più il sostegno dell’aria in movimento. Lynn e Cleo alzarono lo sguardo, e subito dopo si voltarono verso la direzione da cui erano arrivate. Avrebbero riconosciuto la provenienza di fumo e cenere anche se non si fossero trovate su un’altura, anche se non avessero visto la piazza della città in lontananza. Improvvisamente si accorsero di quanto poco si fossero allontanate dalla loro casa.

Da dove si trovavano si poteva vedere chiaramente la piazza principale, creata appositamente su un luogo rialzato, sotto ordine dell’Inquisizione, perchè potesse essere vista anche da lontano.

A quanto ne sapeva, in tutte le città ce ne era una, in tutto lo stato. Non era rimasto nemmeno un posto che non fosse controllato giorno e notte da quei soldati vestiti di nero con le catene cucite agli abiti e alla pelle, quelle catene che erano il simbolo della Nuova Inquisizione.

E nella loro zona ne erano presenti più che nel resto dello stato, a causa della vicinanza della capitale, Celestia, dove risiedeva il capo dell’Inquisizione e aveva sede il Tribunale.

L’odore della cenere si stava facendo sempre più intenso, c’era sempre più fumo. Le due sorelle iniziavano ad avere seri problemi a respirare. Entrambe socchiusero gli occhi per poter vedere meglio ciò che accadeva in città. Non che non lo sapessero, dopo tutto.

Due grandi cataste si ergevano in mezzo alla piazza, composte di quella che poteva sembrare legna ( e di certo c’era anche quella ) se non fosse stato per i piccoli movimenti che indicavano che quelle erano streghe al rogo. Cleo aveva dimenticato che fosse previsto un rogo collettivo per quel giorno. La cosa stava diventando sempre più frequente, anche perchè era più economico per lo stato che bruciare le persone singolarmente.

Una delle due cataste era di misura minore dell’altra, e già avvolta quasi completamente dalle fiamme.I movimenti su di essa erano quasi inesistenti, anche se si udivano ancora urla provocate da voci acute. Poi all’improvviso vide una piccola figura che scendeva dalla catasta velocemente ma con grazia e iniziava a correre nel disperato tentativo di sfuggire alla morte.

La fuga durò solo un momento. Il segnale di una guardia, un’altra che afferrava la figura e la riportava verso il centro della piazza, il bagliore improvviso del vestito dorato lambito dalle fiamme, i capelli lunghi e sciolti che prendevano velocemente fuoco, e anche quella bambina finiva a bruciare insieme ai suoi coetanei.

 
   
 
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