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Autore: BrokebackGotUsGood    20/07/2016    5 recensioni
Parole non dette, emozioni represse con la forza.
I pensieri di Sherlock dopo il suo ritorno.
Ho sempre venerato la ragione e la razionalità, e ora guardami: i sogni sono tutto ciò che mi è rimasto per non cadere un'altra volta.
Perché tu hai scelto lei.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Because you chose her





È finita.
Torture, sangue denso che scorre sulla mia pelle, assordanti e inesorabili colpi di proiettile, la continua ed estenuante ricerca di un nascondiglio: è finito, tutto finito.
Torno a respirare l'aria di Londra, torno ad assaporare la libertà, la pallida luce argentata del sole dietro le nuvole.
Mi sono assicurato che tu stessi bene, che fossi sempre tenuto al sicuro durante la mia assenza, e qui, su questo aereo (trentamila piedi d'altezza che ci separano), già nella mia mente vedo scorrere le immagini del momento in cui finalmente ti rivedrò.
Rivedrò quello sguardo con cui eri in grado di farmi capire di aver sbagliato o di aver fatto qualcosa di buono, sentirò di nuovo quella voce che ho sentito accendersi di rabbia, sorpresa, ammirazione, sollievo, dolcezza, dolore.
Oh, se solo ripenso al dolore. Se solo ripenso a quell'ultimo grido che ti ho sentio lanciare verso il mio corpo precipitante.
Sarai felice di rivedermi? Ti arrabbierai con me? 
Mi vorrai ancora nella tua vita?
Rispetterò la tua scelta, qualunque essa sia, ma ti prego, dammi almeno un'occasione.
Dacci un'altra occasione.


Quando faccio il mio ingresso nel ristorante ti scorgo subito ad un tavolo per due, da solo.
Mi faccio strada tra i tavoli verso di te e sorrido senza nemmeno rendermene conto (al diavolo il contenimento, al diavolo la maschera oltre cui a nessuno è consentito vedere), ma è chiaro che aspetti qualcuno, una donna. Una donna per te importante, a giudicare dalla cura che hai dedicato al tuo abbigliamento.
Smetto di sorridere, ma non mi lascio abbattere dal pensiero.
Ho già fatto follie per te, un'altra (più piccola) non mi costa nulla: mi fingo un cameriere per dare al nostro incontro un tocco della mia immancabile teatralità.
Sentire di nuovo la tua voce rivolgersi a me dopo questi due interminabili anni è come immergersi in una pozza di acqua fresca e cristallina dopo aver conosciuto nient'altro che terra arida.
Non vedo l'ora che tu mi riconosca, mi sento come un bambino che brama l'arrivo del Natale, ma mentre ti aiuto a scegliere un buon vino (chi l'avrebbe mai detto che sarebbe stata questa la nostra prima conversazione) non alzi lo sguardo su di me: dovrò attendere ancora qualche istante prima di potermi specchiare di nuovo nell'abisso delle tue iridi; ho aspettato due anni, pazienterò ancora, se necessario.
Quando mi allontano per recuperare una bottiglia del vino da te scelto, sperando, magari, di poterlo bere insieme (che ingenuo, che sciocco sono a pensare che sarà tutto così semplice), la vedo.
Vedo, seduta di fronte a te, una donna dai capelli biondi e corti in un elegante vestito viola; ti sta sorridendo, e tu sorridi a lei. La guardi come io ti ho sempre disperatamente e tacitamente chiesto di guardarmi.
Vuoi chiederle di sposarti, ho visto l'inconfondibile scatolina di velluto rosso che tieni nella tasca della giacca; qualcosa nel mio stomaco si contorce e si attorciglia su se stesso fino a far male, ma faccio del mio meglio per ignorarlo.
In un atto egoistico (perché è questo che sono e sono sempre stato: un egoista), mi avvicino al tavolo con passo svelto e la bottiglia in mano prima che tu possa formulare la proposta, per rimandare il momento in cui non potrai e non vorrai più tornare indietro, per far sì che quella serata non sia dedicata a voi ma a noi.
Finalmente arriva il tanto agognato istante in cui mi guardi negli occhi.
Ma nei tuoi non c'è gioia.
In essi leggo lo smarrimento, e poi ardono la rabbia e il dolore. Ancora una volta dolore, quando tutto ciò che volevo era che la tua sofferenza venisse finalmente cancellata.
E quando all'improvviso mi ritrovo sdraiato di schiena sul pavimento, le cicatrici che ancora pulsano, l'impatto non fa male quanto vedere il rancore nei tuoi occhi.


Alla fine mi perdoni.
Mi perdoni e mi apri di nuovo le porte della tua vita, tendendomi la mano per rendere l'entrata più rassicurante.
Non lo merito, ma mi perdoni.
Non lo merito, ma ancora una volta mi doni ogni briciola del tuo affetto.
Oh, John. 
Per un po' sembra che tutto sia tornato al suo posto, che addirittura non sia cambiato niente (dolce illusione da cui mi lascio beatamente cullare): ci sono le scene del crimine, il pericolo, l'adrenalina, il lavoro di squadra.
Ciò che invece è cambiato (è cresciuto a dismisura, è diventato più forte di quanto volessi) è il bisogno bruciante che ho dentro di averti vicino, di poterti sfiorare, di poterti anche solo guardare.
Ma quando cerco il tuo sguardo, tu stai guardando lei.
Lei è la promessa di conforto e di sicurezza, lei è il rifugio nella bufera.
Volevo essere io a stringerti tra le mie braccia, a tenere le tue mani nelle mie.
Ma tu hai scelto lei.


Poi, un giorno, mi chiedi di farti da testimone al tuo matrimonio.
Mi chiedi di testimoniare ciò che inevitabilmente porrà le nostre vite su due sentieri paralleli, privati per sempre della possibilità di incrociarsi e unirsi in un'unica strada.
La fine di un'era.
Sembra così crudele da parte tua che vorrei urlare, e lo faccio, dentro di me. Ma tu non senti le grida (o le ignori? Puoi sentirle, John? Perché non mi salvi?).
Ma come posso rifiutare? Ti ho già deluso troppe volte, e se questo è ciò che ti rende felice, io non sono nessuno per oppormi.
Compongo una melodia che parla di noi, non di voi, ma tu non potrai mai saperlo, così come non potrai mai sapere che ho immaginato di danzare con te sulle sue note.
Ho sempre venerato la ragione e la razionalità, e ora guardami: i sogni sono tutto ciò che mi è rimasto per non cadere un'altra volta.
Perché tu hai scelto lei.
Volevo essere il centro del tuo mondo, ma sei andato avanti, ed è giusto così. Non potevo di certo ricomparire dal nulla e pretendere che tutto tornasse com'era.
Hai scelto lei.
Ed è giusto così.
   
 
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