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Autore: Iron Sara    20/07/2016    1 recensioni
Courtney scopre di essere una strega e come tutti i maghi e le streghe dovrà andare alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Duncan/Courtney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: A tutto reality - L'isola
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Sono ancora qui, ferma, impossibilitata ad intervenire mentre lui è stato scoperto. Il pensiero di tutte le possibili conseguenze mi schiaccia impedendomi di reagire ma soltanto di essere attanagliata da un orrendo senso di colpa e impotenza. Stringo i pugni affondando le unghie nel palmo della mano. Cerco di riordinare i pensieri nella speranza di trovare una soluzione o un obbiettivo. Voglio tornare, voglio capire cosa è successo, voglio sapere chi erano quelli che ci hanno attaccato, per farlo però c’è solo un modo, devo tornare lì. L’unico problema è come e quando. Andare adesso è impossibile mi scoprirebbero ma se aspetto ancora rischio di non arrivare in tempo. Mi servirebbe il mantello dell’invisibilità, che però ha lui. Mi spremo le meningi cercando una soluzione, spiacevolmente consapevole del tempo che passa. Improvvisamente due occhi gialli compaiono nell’ombra tra la tenda e il tavolo. Impreco spaventata prima di incominciare a distinguere i contorni della gattina di Gwen. Mi rimprovero da sola per la mia stupidità e ritorno a concentrarmi osservando distrattamente Clover. Noto che in alcuni momenti la su sagoma nera si confonde nell’ombra rendendola quasi invisibile, come un camaleonte, …già come un camaleonte. Un lampo di genio mi attraversa il cervello. C’è un incantesimo, un incantesimo che può rendere gli oggetti o gli esseri viventi capaci di confondersi con l’ambiente circostante. L’incantesimo di disillusione. Un sorriso spontaneo mi affiora sul viso ma l’angoscia mi torna quando mi ricordo di non sapere la formula. Ripenso a qualche soluzione e mi viene in mente un libro di formule magiche che avevo trovato nella biblioteca qualche settimana fa…forse…forse posso avere ancora una speranza di raggiungere Duncan. Mi alzo in piedi di scatto e raggiungo in fretta la porta della sala comune. La statua di Priscilla Corvonero mi osserva un un’ultima volta, il marmo bianco rischiarato dai raggi lunari, prima che io chiuda la porta del dormitorio. Cammino in punta di piedi nei bui corridoi di Hogwarts, non vedo quasi nulla ma non voglio rischiare di accendere la bacchetta ed essere notata da qualcuno, devo solo arrivare alla biblioteca. Rabbrividisco un paio di volte per tutti gli scricchiolii, i colpi o i fruscii che provengono da punti a volte vicini altre volte più lontani da me. Per fortuna arrivo senza difficoltà al piano della biblioteca. La porta in legno è ovviamente chiusa. Mi giro un paio di volte per assicurarmi di essere sola e tiro fuori la bacchetta dalle pieghe del mantello, la punto speranzosa sulla serratura. -Alohomora- Aspetto qualche secondo prima di sentire con sollievo lo scatto della serratura. Trattengo a stento un ululato di gioia. Socchiudo leggermente la porta, abbastanza per entrare. Richiudo senza fare rumore e mi butto immediatamente dietro uno scaffale per l’eventuale presenza di qualcuno. Mi sporgo con circospezione e mi accerto di essere sola, probabilmente la bibliotecaria sta dormendo nel suo appartamento nel piano superiore della biblioteca, se faccio in fretta e in silenzio forse riesco a non svegliarla. In punta di piedi mi avvicino allo scaffale dei libri di incantesimi. E’ buio, l’unica luce è quella azzurrina della luna che lanciandosi sui mobili proietta inquietanti ombre sul pavimento in parquet. Il soffitto a volta normalmente il pietra bianca è ora nero, con le decorazioni e i contorni sfocati. Mi fermo di fronte allo scaffale. Passo il dito sui volumi rilegati in pelle scura e aguzzo la vista per distinguere i titoli dei libri. Per ogni mensola ci sono circa un’ottantina di libri tra collane e manuali, le mensole sono cinque, occhio e croce ci saranno 400 libri da controllare, sempre che questo sia lo scaffale giusto. Trattengo un gemito ma il sorriso mi ritorna quando mi ricordo di avere la bacchetta. -Accio libro di incantesimi- Sussurro ma mi accorgo troppo tardi di aver commesso un colossale errore: non aver specificato l’autore o il titolo. Quattro grossi volumi schizzano via dagli scaffali arrivandomi addosso. Li schivo all’ultimo secondo prima di farmi male e con una prontezza di riflessi che mi stupisco di avere sussurro: -Arresto momentum! – I libri si bloccano a mezza aria un centimetro prima di schiantarsi contro l’altro scaffale, chiasso che sicuramente mi avrebbe tradito. Faccio un sospiro di sollievo e mi asciugo la gocciolina sulla fronte che si è creata sulla tempia. Afferro i volumi e li poggio sul banco. Osservo le copertine riconoscendole tutte, ma leggendo i titoli, apro per primo quello degli incantesimi di difesa. A, B, C...D! incantesimo di disillusione, pagina 394. Scorro velocemente con il dito le righe e mi fermo alla formula: “disilludo”. Sorrido soddisfatta e ne approfitto per leggere le avvertenze: “Non rende veramente invisibili, piuttosto, trasforma chi è colpito in una specie di camaleonte che assume il colore del luogo in cui si trova”. Memorizzo e mi punto la bacchetta sulla testa: -Dissilludo- La sensazione è quella di avere un uovo che si spacchi tra i capelli ma nel giro di pochi secondi la “freschezza” scompare. Mi osservo le mani curiosa e con stupore mi accorgo del successo. Delle mie mani infatti sono visibili solo i contorni, la pelle è diventata come il vetro. Improvvisamente sento prima un botto, poi qualcosa di legno sbattere. -Chi c’è? Chi ha osato entrare in biblioteca a quest’ora? – Sobbalzo e un moto di panico mi fa scattare dietro uno scaffale. Mentre sento la bibliotecaria scendere velocemente le scale scricchiolanti brontolando rumorosamente, striscio silenziosamente contro il muro. Sono quasi invisibile ma non ho alcuna intenzione di rischiare. Mi fiondo verso la porta e con una velocità quasi sovraumana la apro e la richiudo sperando con tutta me stessa che la bibliotecaria non l’abbia notato. Corro a gambe levate, cercando di fare il minor rumore possibile, dirigendomi verso il passaggio segreto nella statua della strega orba, di cui mi aveva parlato Duncan raccontandomi del suo furto a Mielandia. Continuo a correre ma un’improvvisa sensazione di gelo mi attraversa di colpo e sobbalzo per lo spavento. Una figura perlacea si blocca davanti a me. Il fantasma di una donna comincia ad osservarmi a circa un metro da terra. Alta, longilinea e con dei lunghi capelli dai riflessi scuri. La Dama Grigia aggrotta la fronte probabilmente per aver percepito la mia presenza. Rimango perfettamente immobile, trattenendo il fiato. Il cuore comincia a battermi prepotente sulle costole. Il mio sforzo e vano perché dopo pochi secondi gli occhi della donna incontrano i miei. -Buonasera Courtney Barlow- Impreco mentalmente e non mi accorgo che il tono del fantasma è piuttosto tranquillo. -Ti prego non dire niente a nessuno! Sei la Dama Grigia non è così? Ti prego, sono di Corvonero! Lo sto facendo per una buona causa! – Lei mi guarda e con stupore mi accorgo che la sua espressione è dolce. -Il mio nome è Helena ma tranquilla, non dirò niente a nessuno, mantengo segreti di molti studenti di questa scuola, non tradirò proprio te- Prima che possa esprimere la mia gratitudine la donna volta la testa con uno svolazzo di capelli e sparisce attraversando un muro. Faccio un sospiro di sollievo e continuo a correre arrivando a metà del corridoio. Arrivo col fiatone al terzo piano e sempre correndo arrivo a metà del corridoio. Mi avvicino lentamente alla statua della strega e guardandomi intorno mi accerto per l’ennesima volta di essere sola. Con ansia crescente esamino la statua cercando un varco. Controllo ogni angolo davanti e dietro, finché, passando la mano sulla gobba noto una giuntura che la divide a metà, seguo col dito il solco fino a che non trovo una fessura per aprire il passaggio. Con un cigolio sinistro apro la gobba rivelando un varco buio dalle pareti di pietra ammuffita. Entro con circospezione e passo prima un piede sull’ingresso per prevenire qualche pericolo. Non faccio però in tempo a fare un altro passo che un rumore rimbombante si sprigiona dal fondo del tunnel. Mi irrigidisco e drizzo le orecchie per percepire qualcosa, dei passi, alcune voci confuse, forse una ragazza, alcuni ragazzi. Allarmata mi ritraggo alla velocità della luce e mi nascondo nell’ombra di una colonna. Aspetto pochi secondi prima che le voci diventino più vicine e chiare. -Muovetevi imbranati! Non siete riusciti neanche a sfondare la porta di quella catapecchia! – -Chica ti ricordo che io sono riuscito a togliere gli incantesimi di protezione- -Sta zitto! – Le voci di Heather e Alejandro cominciano a discutere dall’interno del tunnel, seguite da quelle di Eva e Justin. -Che schifo questa umidità, mi rovinerà i capelli! – -Stai zitta femminuccia! Non sei stato per niente utile! – -Ma io…- -Zitti! Vi giuro che domani quando torneremo riusciremo a scovare Duncan, sta nascondendo qualcosa quel bastardo, se riesco a beccarlo probabilmente otterrò una ricompensa da parte di qualche professore! – -Se RIUSCIREMO vorrai dire- La voce di Alejandro è accusatoria. -Certo, se ci riusciremo- Il gruppo esce dalla gobba. -Perché la porta è aperta? – Heather si guarda intorno sospettosa e un rivolo di sudore si forma sulla mia fronte. -Scusa Heather, credo che sia colpa mia, sono stato l’ultimo ad entrare…- Heather da un colpo sulla nuca di Justin. -Idiota! Potevi farci scoprire! – Alza gli occhi al cielo. -Disilludo- Tutti e quattro si puntano la bacchetta in testa. Una specie di manto dei colori della notte li avvolge e per un attimo li perdo di vista prima di intravederli mentre si allontanano nel corridoio. Aspetto qualche secondo per essere sicura di essere sola. Un misto di rabbia e sollievo mi entra in circolo. Sono stati loro i bastardi che ci hanno attaccati! Lo stavano spiando! Per fortuna però non lo hanno visto, non hanno prove. Mi fermo qualche secondo a pensare e decido di non tornare nella Stamberga, in fondo, se non lo hanno trovato, probabilmente si è nascosto e domani potrò dirgli di non tornare perché lo devono venire a cercare. Una pace interiore inaspettata mi rende il cuore leggero come un palloncino e di soppiatto esco fuori dal nascondiglio per ritornare nella sala comune. -Perché quelle occhiaie? – -Io? Non ho occhiaie! – -Nooo, sembri solo un panda! – Alla veemenza di Gwen appoggio la forchetta al lato del piatto afferro il bicchiere cercando di specchiarmi sulla liscia superficie dorata. La mia immagine, anche se distorta, non mente. -Non ho dormito bene- -O non hai dormito affatto? – Gwen socchiude gli occhi scuri e mi vanno di traverso le uova strapazzate con cui mi ero riempita il piatto per colazione. -Perché così sospettosa? – -Non sono sospettosa, è solo che stanotte mi sono svegliata per bere e tu non c’eri- Cerco di ignorare la gocciolina di sudore che si forma sulla mia tempia e cerco di mantenere il mio solito atteggiamento sicuro. -Ero in bagno- Gwen apre la bocca e prima che possa aggiungere qualcosa Trent arriva e si siede tra di noi bloccando la conversazione. Gwen però non interrompe il contatto visivo e con il labiale mi fa capire che non ha intenzione di finire così la conversazione. Riprendo a mangiare e mi metto a leggere per evitare di parlare con chiunque altro. La Sala Grande comincia piano piano a riempirsi e arrivano anche le altre case, normalmente noi Corvonero siamo sempre i primi ad arrivare per la colazione. Quando alcuni Serpeverde arrivano in gruppo comincio a fissarli da sopra il libro e a origliare qualche conversazione interessante. L’unica cosa che però sento è soltanto qualche pettegolezzo da parte di alcune ragazze. Dopo circa un’oretta ormai i tavoli si sono riempiti, compreso quello di Serpeverde, Duncan però non si vede. Impreco a fior di labbra mentre le nocche si sbiancano a furia di stringere il cucchiaio. Siamo tutti seduti nei banchi, durante la lezione di pozioni. Il professor McLean non è ancora entrato. I Grifondoro chiacchierano allegramente agli ultimi banchi, facendo piccoli incantesimi. Un aereplanino di carta incantato comincia a volare per l’aula, lasciando una piccola scia luccicante di brillantini rossi e oro al suo passaggio. Qualcuno cerca di mandarlo in fiamme ma senza successo. Quasi tutti i Corvonero invece si mettono a leggere o a studiare. Dopo circa dieci minuti il professor McLean entra in classe, dalla porta in fondo all’aula, in ritardo, come sempre. I capelli ossigenati e il mantello blu svolazzante. Tutti si zittiscono e prendono posto in un baccano di sedie spostate. -Buongiorno ragazzi! – -Buongiorno professor McLean- Il monotono coro ormai familiare risponde. -Bene ragazzi, prima di iniziare la lezione ho da darvi una comunicazione molto importante! Ascoltatemi ben: la gita prevista a Hogsmeade per oggi è stata annullata per un problema di sicurezza– Con un finto sorriso termina la sentenza sotto le lamentele di delusione della classe, poi, ignorando alcune proteste da parte dei Grifondoro inizia la lezione. Aggrotto la fronte, non ricordavo una gita Hogsmeade… -Allora ragazzi, l’altra volta abbiamo visto l’amortentia me lo confermate? – Un cenno di assenso da parte di tutti. -Bene, oggi vedremo invece il distillato di morte vivente, una pozione terribilmente difficile e pericolosa, se preparata correttamente anche solo una goccia del distillato potrebbe indurci tutti ad una morte apparente. Ora vedremo le proprietà e il procedimento per prepararla nel capitolo 2 del vostro libro di testo- La lezione si svolge come sempre lunga e frammentata dalle frequenti battute insipide del professore che gironzola per i banchi facendo commenti sarcastici a tutti. Mescolo lentamente il miscuglio mentre con gli occhi scorro le istruzioni indugiando nei passaggi più difficili. Prendo dall’armadio delle scorte la radice di asfodelo da sminuzzare. La poggio nel tagliere e col coltello incomincio a tagliarla in piccoli pezzi tenendola ferma con la mano sinistra. -Hai! – -Che c’è? – Impreco sottovoce mettendomi l’indice sinistro in bocca. -Nulla, mi sono tagliata- Gwen distoglie lo sguardo da me e riprende ad armeggiare col suo calderone mescolando in senso orario e antiorario. -Attenzione Barlow, se finisce anche solo una gocciolina di sangue nella pozione rischi di mandare tutto il lavoro a monte- Due ore dopo suona la campanella e inizia il solito trambusto per rimettere la roba a posto. Pulisco il calderone dopo aver accuratamente riposto la pozione nella boccetta. -Odio pozioni- Trent spunta dietro di noi con la borsa in spalla e un’espressione infastidita sul volto, Gwen gli passa una mano sulla spalla. -Tranquillo, quasi nessuno è riuscito a completare la pozione, non crucciarti per roba inutile, abbiamo tutto il tempo per prepararci bene ai G.U.F.O.- -Non esattamente, bisogna impegnarsi sin dall’inizio dell’anno!– Il commento di Harold non viene gradito. Gwen alza gli occhi al cielo infastidita ma lo ignora. Lui sembra non accorgersene e riprende a parlare. -Piuttosto non vi pare strano che non possiamo andare a Hogsmeade? – L’intervento cattura la mia attenzione. -Sinceramente prima che il professore lo dicesse neanche mi ricordavo di una gita a Hogsmeade- Noah, appena sopraggiunto mi fissa incuriosito. -Wow, anche la perfettina si dimentica le cosa, non sarà mica l’inizio di un oscuro presagio? – Il tono è leggermente provocatorio, il tanto che basta per infastidirmi. -Ah, anche tu ti stupisci allora? – Harold ridacchia ma la conversazione rimane in sospeso, finché a Trent non sfugge una risata, si becca un’occhiataccia ma alla fine anche io mi sforzo di non ridere. -Che c’è ora? – Harold fa la domanda senza rivolgerla a nessuno in particolare, si spinge gli occhiali sul naso. Gwen tira fuori l’orario. -Storia della magia- Noah emette un verso strozzato mentre Trent si punta la mano a pistola nella tempia. Finalmente la fine delle lezioni arriva e posso buttarmi nella morbida poltrona della sala comune. -Non è da te non fare nulla- Gwen spunta dal lato della poltrona con un’osservazione fin troppo vera. -Sono stanca- -Dove sei andata stanotte? – -Cosa? Che centra? – Gwen mi guarda spazientita tamburellando la matita contro la gamba, segno di nervosismo. -Lo so che sei uscita che hai fatto qualcosa, sei strana! – Beccata. Il pensiero si insinua fastidiosamente nella mia testa e cerco velocemente di elaborare una scusa, o almeno una verità a metà. -Sono andata in biblioteca, mi serviva un libro per un incantesimo, lo so che ho infranto le regole, lo so che sono un prefetto ma…era importante- Gwen sospira spostando il ciuffo azzurro. -Suppongo che preferiresti che non ti faccia domande giusto? So che nascondi qualcosa, ma…non mi impiccio a patto che non ti metta troppo nei guai- Sorrido mentre un senso di gratitudine mi fa tirare un sospiro di sollievo. -Ti prometto che a tempo debito saprai tutto- Lei annuisce e come se niente fosse si mette a disegnare. Sento tutti gli studenti lamentarsi dell’annullamento della gita e mi interrogo su cosa possa riguardare, poi un sospetto, un orrendo presentimento. Mi alzo di scatto dalla poltrona facendo sobbalzare alcuni ragazzini del primo anno che stavano giocando a scacchi magici. -Che hai Court? – -Niente, non preoccuparti, ho…ho dimenticato una cosa in biblioteca- Prima che lei possa ribattere però esco dalla sala comune correndo. Non possiamo andare ad Hogsmeade per problemi di sicurezza, a Hogsmeade c’è la Stamberga Strillante, lì è nascosto un drago quasi innocuo, lì poche ore fa si trovava Duncan. Devo trovarlo, devo accertarmi che non centri niente ma qualcosa mi dice il contrario, forse Heather e gli altri sono ritornati e lo hanno scoperto, forse hanno detto ai professori…Impreco mentalmente sperando di avere torto. Devo trovarlo, dove sta quando non è alla Stamberga? Faccio mente locale. Sala comune, guferia,…partita di quidditch, gli allenamenti! Cerco un Serpeverde qualsiasi nel corridoio finché un ragazzino del secondo anno con lo stemma verde e argento sul mantello cattura la mia attenzione. -Hey tu! – Il ragazzino aggrotta la fronte guardandosi intorno. -Sì tu! – Lui si volta verso di me e leggo la sua preoccupazione nel volto quando vede il distintivo da prefetto. -Non ho fatto niente! – Alza le mani per mostrarmi il fatto che sono vuote. Mi avvicino e con perversa soddisfazione mi accorgo di essere molto più alta di lui. -Non hai fatto niente, mi serve solo un’informazione- Il ragazzino tira un sospiro di sollievo. -Sai dirmi se oggi ci sono gli allenamenti di quidditch della tua squadra? – Lui sembra un po’ sorpreso. Ci pensa un attimo prima di rispondere. -Sì, il turno dei Serpeverde è oggi, per la partita che è fra de settimane, se non sbaglio dovrebbe essere già iniziato da mezz’ora- Sorrido soddisfatta e con un cenno di ringraziamento riprendo la strada verso l’ingresso lasciandolo lì con le sue domande. Non c’è quasi nessuno negli spalti salvo qualche studente annoiato, in campo invece lo zizagare dei giocatori in verde attira la mia attenzione. Scorro lo sguardo su ciascuno riconoscendo i vari giocatori, neanche l‘ombra di Duncan. Improvvisamente una folata di vento mi scompiglia i capelli e mi accorgo che mi è appena passato sulla testa Alejandro, il capitano della squadra. -Hola chica, qual buon vento? – Nonostante la frase cordiale il tono è provocatorio. Lo guardo in cagnesco e mi impedisco di urlargli contro per averci aggredito alla Stamberga Strillante. -Credimi, sono qui solo per un’informazione, il vostro cercatore Duncan Nelson è qui? – Alza il sopracciglio sospettoso. -No, non è venuto agli allenamenti, perché ti interessa? – La frase è palesemente indagatoria e maliziosa ma faccio finta di niente per depistarlo o semplicemente infastidirlo. -Mi ha preso un libro- Ovviamente non pare troppo convinto e aggrotta la fronte prima di ritornare ad allenarsi con la sua squadra. Volto le spalle...ci potrebbero essere altri posti in cui potrei trovare Duncan ma l’istinto stavolta sento che non mi mente. Sospiro sollevando la polvere della strada che collega il castello allo stadio. A fra poco Stamberga Strillante.
 
Angolo autrice
Perdonatemi…il capitolo doveva uscire occhio e croce un mesetto fa, ne ero convinta ma ci sono stati una serie di impegni che mi hanno travolta e subito dopo è arrivata l’indolenza delle vacanze estive…adoro scrivere ma non mi piace dedicarmi ad una sola cosa e oltretutto dedico il mio tempo libero anche ad altro. Mi dispiace che stavolta il capitolo sia parecchio corto ma se avessi scritto anche il finale probabilmente lo avrei pubblicato fra un mese, ho pensato che fosse meglio così, spero che non abbiate abbandonato la storia, se lo avete fatto la colpa è ovviamente mia …spero che non troviate incongruenze o se c’è qualcosa di poco chiaro fatemelo sapere ed io risponderò il prima possibile. Fatemelo sapere con una recensione. All’ultimo capitolo che spero uscirà al più presto. Buone vacanze a tutti Iron Sara
per qualcosa che non so spiegarmi la storia non è scritta come nei precedenti capitoli, spero che non vi abbia dato fastidio :(
   
 
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