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Autore: Zoe Nightshade    21/07/2016    2 recensioni
"Ridley curvò le labbra in un sorriso, amava non far capire nulla a Link, amava confonderlo, amava non lasciare che lui vedesse ciò che si trovava sotto l’apparenza della Sirena. Anche se lui sapeva. E lei sapeva che lui sapesse. Ed amava anche questo."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ridley Duchannes, Wesley Lincon 'Link'
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ARE YOU DRUNK?

 
“Sei ubriaca?” Link afferrò Ridley per le spalle, cercando di fermarla, mentre quella rideva e si muoveva, cercando di ballare senza sentire davvero la musica.
Il locale era affollato e scuro, le sagome degli altri corpi gli venivano contro come se spinti da una corrente d’acqua.
“Ridley, sei ubriaca?” Continuò, scuotendola un poco. Perché non gli rispondeva? Lui aveva bisogno di risposte. La sua rabbia cresceva ogni minuto di più verso quella ragazza che avrebbe voluto scrollarsi dal cuore e dalla mente, ma che ci rimaneva attaccata, afferrandosi forte con le unghie laccate di rosso a qualunque appiglio trovasse. Cercò di dosare la propria forza da quarto di Incubus, ma lei lanciò un gridolino.
“Ahia, Rinko Mink, mi stai facendo male.” Esclamò, piagnucolando e cercando di mettersi a posto i biondi capelli – ora pieni di nodi e umidi per il sudore – senza lasciare la presa sulla bottiglia di vodka che aveva stretta in mano.
Link cercò di ragionare limpidamente, non riuscendoci del tutto. Tutti stavano posando gli occhi su Rid, sulla sua Rid, che quella sera aveva le gambe più scoperte del solito, strette in una minigonna rossa e attillata che le arrivava poco sotto al sedere, tutto ciò unito ad un top nero decisamente troppo corto e troppo scollato, pieno di glitter, che le lasciava scoperta una buona parte di petto e altrettanta di pancia.
“Balla con me.” Lo esortò, biascicando, mentre faceva una giravolta e perdeva l’equilibrio, riprendendosi solo alla fine, barcollando un poco.
“Maledetti tacchi, Bel Fusto, non avrei dovuto metterli.” Scoppiò a ridere, mentre un ragazzo qualsiasi le avvolgeva le mani intorno ai fianchi e iniziava ad ondeggiare alle sue spalle.
Link si maledì ripetute volte, odiandosi per aver seguito Ridley e per essersi innamorato di una Sirena, con la costante gelosia che gli attanagliava le viscere.
Prese Ridley per un polso e l’avvicinò a sé, stringendola forte, per poi tuonare un “E’ la mia ragazza, levati” al ragazzo sconosciuto. Tentò di sembrare minaccioso, indurì la mascella e gonfiò il petto, cercando di non socchiudere gli occhi per il fastidio delle luci e della musica, ma la voce gli uscì morbida e dolce come al solito, quindi si allontanò e andò verso l’uscita del locale, spingendo le altre persone per farsi strada e prendendo qualche insulto da qualcuno che aveva perso l’equilibrio a causa sua. Camminando, borbottò tra sé e sé di quanto quella ragazza lo portasse sulla strada sbagliata, di come lo facesse diventare più debole.
Quando uscirono fuori, affrontando il freddo invernale insolito per Gatlin, Ridley era aggrappata a lui, stringendo tra le dita la maglia nera e larga che Link stava indossando, cercando di non cadere a causa dei propri vorticosi quindici centimetri di tacco a spillo che aveva deciso di mettere per andare in discoteca da sola quella sera. Non se ne stava accorgendo, ma aveva lasciato la bocca aperta e, tra la sete data dalla consumazione di alcool e la fatica di non rallentare per stare al passo con Link, stava lasciando una notevole quantità di saliva sulla “O” della scritta rossa “Iron Maiden” sulla maglia del ragazzo.
“Mi stai sporcando la maglietta di trucco e bava, Bambola.”
“Non chiamarmi Bambola.” Fu la risposta, a voce bassa e biascicata, che Ridley riuscì a formulare. Link sbuffò e la prese in braccio, facendola accoccolare sul proprio petto mentre camminava per arrivare al Catorcio.
“Non prendermi in braccio, ce la faccio anche da sola, non ho bisogno di te. E poi mi stavo divertendo, mi riporti dentro, per favore?” Mugolò lei con la voce smorzata dal sonno.
“No, Rid, tu ora vieni a casa con me.”
“Ti prego, non farmi salire su quello schifo di macchina.” La ragazza tentò di scartare un lecca-lecca tra quelli che aveva nella tasca del giacchetto di pelle.
“Tu sei troppo sveglia per essere ubriaca. Sei davvero ubriaca, Ridley?” Link cercò di indagare, mentre l’anidride carbonica che espirava si trasformava in una nuvola densa e chiara nell’atmosfera decisamente troppo fredda per un normale inverno a Gatlin. Da quando Ethan era dovuto partire con il padre per andare per tre settimane a Sydney, Lena aveva fatto sì che il clima di Gatlin peggiorasse. Il freddo era qualcosa di sconosciuto per quella piccola cittadina, nessuno era attrezzato per quelle lame fredde che attraversavano la pelle e la facevano arrossire o spaccarsi. Gatlin era la cittadina calda per eccellenza, quei meno quattro gradi non erano stati previsti, era incredibile. Ma niente era più incredibile, a Gatlin, dopo l’arrivo della nipote di Macon Ravenwood.
“Tua cugina smetterà mai di sentire la mancanza di Ethan che tornerà tra una settimana precisa?” Chiese il ragazzo, non volendo far addormentare la Sirena. Ridley si lamentò.
“Non lo so, Bel Fusto, non mi interessa. La mia vita non gira intorno a mia cugina.”
Link sbuffò, producendo un’altra nuvoletta di condensa dalla bocca e Ridley sbadigliò, producendo una nuvoletta di condensa che si fuse con quella del ragazzo. Quest’ultimo camminò in silenzio fino al Catorcio, ascoltando i propri passi e il rumore dei sassi che scricchiolavano sotto tutto il suo peso da tre quarti di Incubus. Aspettava qualche parola da parte di Ridley, ma sapeva che non sarebbe mai arrivata. Era ubriaca, o forse stava solo facendo finta di esserlo, quindi non avrebbe ricominciato a parlare.
“Macon sapeva che avresti fatto tardi stasera, Rid?” Si preoccupò il ragazzo. Nonostante ora lo conoscesse meglio, quell’uomo continuava a dargli i brividi. Era così potente e così autoritario da mettere paura a chiunque.
“Non ho bisogno di te, Rinko Mink, né di zio Macon. Lasciami qui, dormirò da sola.” Ridley parlò con la bocca sul petto di Link, che quindi sentì la voce della ragazza risuonargli forte e chiara all’interno della propria cassa toracica.
“Ma sei ubriaca.” Il ragazzo si ispirò al tono di Macon Ravenwood. Doveva essere autoritario.
“Sono ubriaca, Bel Fusto?” Ridley curvò le labbra in un sorriso, amava non far capire nulla a Link, amava confonderlo, amava non lasciare che lui vedesse ciò che si trovava sotto l’apparenza della Sirena. Anche se lui sapeva. E lei sapeva che lui sapesse. Ed amava anche questo.
“Oh, non lo so, Bambola, sei ubriaca?” Link la scosse un po’.
“Te lo dico per l’ennesima volta, non devi chiamarmi Bambola.” Gli diede un leggero pugno sul petto. Link fece finta di non sentirlo, era un quarto di Incubus, doveva darsi un contegno. Continuò a camminare imperterrito, senza pronunciare una sola parola. Il Catorcio era di fronte a loro, pronto – per quanto gli fosse possibile – ad accoglierli. Link scosse Ridley.
“Siamo arrivati, Bambola.” Le mormorò.
“Potrei ucciderti con un solo dito.” Lo minacciò lei prima di adagiarsi sul sedile, stanca di tutto e di tutti, ma soprattutto di quei maledetti quindici centimetri di tacco che, sebbene le stessero distruggendo i piedi, non avrebbe mai tolto. Sarebbe stata una debolezza e le Sirene non hanno debolezze.
Link rientrò dallo sportello del conducente, si sedette ed infilò le chiavi nel quadro, pronto per partire ed andare chissà dove.
“Sei ubriaca, Rid?” Si girò a destra, ma fu inutile. Ridley si era addormentata, o per lo meno stava facendo finta di averlo fatto, piccole nuvolette uscivano dalle sue labbra ad ogni respiro.
La guardò tristemente, pensando alla loro storia travagliata, a come non sarebbero mai potuti stare insieme nonostante ciò che provassero, nonostante ciò che sapessero tutti e che loro due facevano finta di non sapere. Lei era una Sirena, lui un quarto di Incubus. Lei era nata così, lui aveva ancora un cuore dolce e incorruttibile. Lui non ce la faceva, non nascondeva ciò che provava, lei era così ostile verso i suoi stessi sentimenti. Link sospirò, la nuvoletta non si fuse con quella di Ridley. Non stavolta. La sua bocca si curvò in un sorriso malinconico mentre la vedeva dormire sul sedile, accoccolata come una bambina. Prese la coperta che portava sempre sul sedile posteriore e gliela mise sopra, poi sospirò ed accese il motore.
Ridley fece un mezzo sorriso, attenta a coprirsi con il braccio per non farsi vedere. Era stata troppo svestita per quella serata invernale che le aveva fatto rizzare tutti i peli, era stata troppo svestita fino a quando non era arrivato Link. Link che la copriva sempre, che le stava accanto, che la salvava, Link che l’amava e che lei non poteva permettersi di amare. Fece un altro sorriso, poi il sonno prese davvero il sopravvento su di lei. Sentiva le ruote che sfregavano sull’asfalto, chissà dove l’avrebbe portata. Sicuramente nel posto giusto, in un posto coperto, dove lei si sarebbe vestita - come al solito - con indumenti striminziti solo per dare nell’occhio e lui l’avrebbe coperta solo per evitare che lei sentisse freddo.
La testa le pesava tanto, decise di smettere di pensare. Non era ubriaca, le Sirene non possono ubriacarsi. Eppure, solo per un attimo, prima di addormentarsi, si soffermò anche lei a chiederselo. Poteva esserci un’eccezione? Era davvero ubriaca?
Sospirò forte.
Non era il momento per pensarci.

A/N:
Nabuonrase!
Una one shot LinkxRidley ci vuole sempre, questo lo sappiamo tutti.
Nulla, piccolo lettore/lettrice, sei arrivato/a fin qui, quindi ti chiederei di scrivermi una recensione e farmi sapere cosa hai pensato di questa piccola storia che mi è venuta in mente molto, troppo tempo fa.
Ringrazio, come sempre, mia sorella - aka la mia beta -, che mi aiuta sempre, Debs, che è sempre la seconda a leggere i miei scritti (dopo la beta) e Francesca, che mi aiuta con le trame anche se per lei contengono spoilers.
AH!
Ringrazio anche Martina, che mi ha fatto leggere Beautiful Creatures e che mi dice sempre che sono uguale a Liv. Spero di trovare un John Breed anche io, tbh.
Adiós,

Zoe (Ludovica).
 
  
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