Titolo:
Miraculous Heroes
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: azione, romantico,
sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 3.143 (Fidipù)
Note: Ci vediamo a fine capitolo!
«E
poi mi sono ritrovata su Pont d’Iéna e c’erano tantissime persone, tutte
confuse come me.» Alya si fermò, riprendo fiato dopo aver narrato le
vicende del giorno prima alle tre ragazza che, religiosamente in silenzio,
avevano ascoltato tutto: «Ed erano tutte ex-vittime di Papillon. Come me!»
«Che cosa strana…» mormorò Lila, incrociando le braccia e scuotendo la
testa, facendo ondeggiare la lunga chioma castana: «Beh, io ero a casa mia
però dal notiziario ho saputo che l’esercito di ex-akumatizzati ha aiutato
a sconfiggere Coeur Noir.»
«Se sapevo che Parigi era così pericolosa, sarei rimasta a New York…»
dichiarò Sarah, sorridendo ad Alya e posandole una mano su quelle della
compagna di banco: «Beh, da quel che ho visto dal telegiornale dovresti
considerarti un’eroina.»
«Di che state parlando, ragazze?» domandò Adrien, comparendo alle spalle
di Marinette e chinandosi per baciarle il capo corvino: «Sembra un
argomento interessante.»
«Del fatto che Alya – o meglio, la sua vecchia forma akumatizzata – ha
aiutato gli eroi di Parigi a salvare la città e sconfiggere Coeur Noir.»
spiegò velocemente Marinette, sorridendo al ragazzo e osservandolo
scivolare nel posto accanto a sé: «Tu hai visto i filmati in televisione?»
«Mh. Sì. Ho controllato l’edizione straordinaria mentre ero alla
fondazione Vuitton. Hanno anche interrotto le sfilate per questo e non
sappiamo se le riprenderanno oppure no…»
«Ah, ecco perché il signorino è a scuola, oggi.» sentenziò Lila,
sorridendolo: «Proprio uno studente diligente, eh?»
«Volevo vedere Marinette.» dichiarò il biondo, abbozzando un sorriso e
guardando la ragazza seduta accanto a lui: «E anche il pennuto è a
scuola.»
«Ci dovrebbe interessare?»
«A te no, volpe.» bofonchiò Adrien, scuotendo il capo e fissando Sarah:
«Ma forse…»
«Oh! C’è Nino!» esclamò Alya, balzando in piedi e interrompendo il
modello: «Nino, Nino!»
I quattro la osservarono scivolare via dal suo posto e raggiungere il
ragazzo, iniziando a parlottare con lui: «Ah, stamattina ha chiamato il
maestro Fu.» dichiarò Adrien, calamitando su di sé l’attenzione delle tre
ragazze: «Lei si è svegliata.»
«Vogliamo veramente incontrarla?»
«Sarah, era posseduta.»
«Lo so, però…»
«Vediamo come va, ok?» propose Marinette, sorridendo all’americana:
«Andiamo, la incontriamo e…»
«E seguiamo il flusso, my lady.»
Quanto tempo era che non vedeva il suo riflesso?
Willhelmina osservò la faccia che lo specchio le rimandava: nessun sorriso
sardonico piegava le labbra del suo riflesso, l’altra se stessa non aveva
nessuna vitalità, ma seguiva fedelmente i suoi movimenti.
«Pensavo che con la tua esperienza, avresti avuto paura di ogni specchio.»
mormorò Fu, entrando nella piccola camera: «Pranzo.» esclamò, alzando il
vassoio che teneva fra le mani e posandolo sul tavolo basso che era al
centro.
Willhelmina annuì, piegando le labbra in un lieve sorriso e accomodandosi:
«Ho sentito della confusione prima…» mormorò, afferrando la scodella e
assaporando il profumo del brodo; allungò una mano, spezzando la pagnotta
che accompagnava il pasto e portandosi alle labbra un piccolo boccone di
mollica.
«Gli idioti sono arrivati.» sentenziò Fu, scuotendo il capo e alzando gli
occhi al cielo.
«Gli idioti?»
«Quei sei.» spiegò immediatamente l’uomo, scuotendo il capo: «I
Portatori.»
«Non dovrebbero essere i tuoi prescelti?» domandò la donna, portandosi
alle labbra la scodella e bevendo una piccola sorsata di brodo: «Mh.
Ricorda quello che bevevo a Nanchino.»
«Ricetta cinese.» dichiarò orgoglioso Fu, battendosi il pugno sull’addome:
«Anche se non ci sono più gli ingredienti di una volta…»
Willhelmina annuì, posando la tazza e osservando il liquido ondeggiare
all’interno: «Io non ci sono più tornata. Dopo aver assorbito Chiyou, sono
salita su una delle navi inglesi e sono tornata in patria, da lì sono
andata in America…» si fermò, scuotendo il capo: «Ho cambiato nome così
tante volte, che adesso non riesco più a considerare Bridgette mio; forse
avevi ragione quel giorno in cui volevo intimorirti: Bridgette è morta
quella notte.»
«Io…»
«Io non ero pronta, quando ricevetti il Miraculous della Coccinella,
quando diventai Ladybug: lo sentivo, avevo paura ogni volta che mi
trasformavo, ma Tikki era così fiduciosa nelle mie possibilità che finii
per…sbagliare. Tutto quanto.»
«Il maestro Liu aveva visto qualcosa in te…»
«Io penso che abbia fatto scelte dettate dall’urgenza del momento.»
dichiarò Willhelmina, scuotendo il capo e sorridendo all’uomo: «Almeno per
quanto riguarda me. Per te, Genbu, aveva fatto un’ottima scelta sia come
Portatore di Miraculous che come suo erede; guarda il gruppo di eroi che
hai messo su: hanno sconfitto Coeur Noir, hanno sconfitto Chiyou.»
«Sono bravi ragazzi, un po’ idioti alcuni, ma in gamba.»
«Sono fantastici.»
«Comunque anch’io ho fatto i miei sbagli…»
«Ti riferisci a Papillon?» domandò Willhelmina, portandosi nuovamente la
scodella alle labbra: «Sai, in America esistono cose come internet e la
Tv. Dove pensi che abbia avuto l’idea di iniziare ad attaccare per far
uscire i Portatori?»
«Perché volevi i Miraculous?»
«All’inizio pensavo di prenderli per riportare indietro lui.» dichiarò la
donna, sorridendo: «Ma poi, mentre combattevo contro di loro, mentre
vedevo Ladybug…qualcosa è scattato dentro di me: non potevo assecondare
ancora Chiyou e la disperazione che lo alimentava e se avessi avuto i
Miraculous avrei potuto sconfiggerlo…» Fu annuì, osservandola portarsi un
nuovo boccone di pane alla bocca: «Ma quando Mogui è stato sconfitto, non
so…per un attimo ho allentato la guardia e Chiyou mi ha posseduta
completamente.»
«Mogui. Perché Alex?»
«Perché ho messo in lui un pezzo di cristallo?» domandò Willhelmina,
scuotendo il capo e sorridendo: «Ero a New York e stavo andando in un
locale per un’intervista, quando mi passò accanto questo ragazzino e
parlava al telefono, attirò la mia attenzione quando disse di essere il
braccio destro di Bee…»
«E allora hai messo il tuo cristallo sperando che ti portasse dalla
Portatrice.»
«Esattamente. E l’ha fatto, un po’ ritardo magari, ma l’ha fatto.»
Fu annuì, inspirando profondamente e buttando fuori l’aria: «Avete sentito
tutto?» urlò, voltandosi verso la porta e vedendola aprirsi, mentre sei
teste facevano capolino con altrettanti kwami al seguito: «Ti presento i
tuoi avversari.» dichiarò Fu, alzandosi in piedi e osservando il gruppetto
entrare nella stanza: «Adrien e Rafael penso li conosci già; Marinette
uguale, poi qui abbiamo Lila, Sarah e Wei.»
Willhelmina si alzò, spazzolandosi le briciole dall’abito scuro che
indossava e osservando i ragazzi, annuendo con la testa: «Tikki…» mormorò,
osservando la kwami rossa superare tutti e farsi strada verso di lei.
«Bridgette.» mormorò la piccola, abbassando lo sguardo e inspirando
profondamente: «Io…»
Willhelmina fece un passo, allungando una mano verso l’esserino e
carezzandolo gentilmente: «Sei stata un’amica preziosa in quei giorni
lontani.»
«Se io mi fossi accorta…» bisbigliò Tikki, scuotendo la testolina: «Io…»
«Ciò che è successo è stata una mia colpa esclusiva: non avevo la forza di
affrontare tutto ciò che essere Ladybug portava e poi…la solitudine, il
dolore di essere costantemente respinta dal sergente Norton: né tu e né il
piccolo Fu potevate farci niente.»
«Piccolo Fu?» esclamò Adrien, punzecchiando il maestro con un gomito e
ridacchiando: «Penso che questo nomignolo mi piaccia. Sì, lo preferisco a
mister Miyagi.»
«Muori.» dichiarò spiccio l’anziano, guardando male il biondo che aveva
iniziato a ridacchiare, seguito a ruota da Lila e Rafael: «Morite. Tutti e
tre.»
Willhelmina li ignorò, sorridendo alla piccola Tikki e facendo poi vagare
lo sguardo, soffermandosi su Marinette: «Fu ha fatto un’ottima scelta,
assegnandoti il Miraculous della Coccinella.» dichiarò, osservando la
ragazza arrossire leggermente e poi cercare con lo sguardo il figlio di
Gabriel Agreste: «Hai la forza e il coraggio che io non avevo e un
compagno che ti supporta, invece che distrarti dalla tua missione.»
«Io veramente ci provo a distrarla, è lei che non mi da udienza.» dichiarò
Adrien, facendole l’occhiolino e rimediando una gomitata da Marinette: «My
lady, non mi piace farlo violento, lo sai.»
«Argh.» sbuffò Marinette, le guance ormai rosse e lo sguardo celeste
sconvolto rivolto verso il biondo.
Willhelmina ridacchiò, avvicinandosi alla coppia e stringendo Marinette in
un abbraccio, voltandosi poi verso il ragazzo: «Adriennuccio! Non
trattarmela male o ti scateno contro…beh, il nulla dato che non ho più
nessun potere.» esclamò, ridendo e poi voltandosi verso il resto del
gruppo: «Sarah, giusto?»
«Sì, signora.»
«Non darmi della signora, mi fa sentire così vecchia!» dichiarò
Willhelmina, scuotendo il capo e lasciando andare un po’ Marinette: «In
fondo ho solo…centonovant’anni, giù di lì.»
«Se io ne ho centonovanta, tu dovresti averne un po’ di più» sbuffò Fu,
facendo voltare la donna verso di lui: «Eri più grande di me, ricordi?»
«Di tre anni, per la precisione.» sentenziò Willhelmina, scuotendo il
capo: «E non interrompermi, vecchio mammalucco! Sto cercando di scusarmi
con Sarah per aver combattuto con lei quando ero a New York e aver usato
il suo amico come una bambolina nelle mie mani. Oh, avrei potuto
vestirlo…sinceramente quel look con magliette slabbrate e jeans scuciti
non è che mi piacesse granché.»
Sarah la osservò, voltandosi poi verso Rafael: «E’ la stessa tipa di
ieri?»
«Sì, senza più quella presenza opprimente di Chiyou.» sentenziò
Willhelmina, ridendo: «So che non potrai perdonarmi dall’oggi al domani,
ma ci tengo a scusarmi con te e con il tuo amico, Alex.»
«Ok.» mormorò Sarah, facendo un passo indietro e allungando una mano verso
quella di Rafael che, prontamente, la strinse nella sua; Willhelmina
osservò quell’azione, sorridendo: «Beh, Rafael e Adrien li ignoro. E
passiamo a…Volpina, giusto?»
«Esattamente. Il mio nome è Lila.»
«Oh. Nome grazioso! Non sei francese, vero?»
«Italiana.»
«Bella l’Italia. Ci sei stato, piccolo Fu? Io sono andata Firenze per il
Pitti uomo e poi a Roma e Milano per le settimane della moda. Veramente un
bel paese.»
«Grazie.»
Willhelmina sorrise, voltandosi poi verso Wei: «E tu devi essere Tortoise.
Tutta questa abbondanza di certo risalta. Ma cosa stanno danno da mangiare
in Cina adesso? Io ricordo tipi mingherlini…»
«Bridgette…»
«Willhelmina, piccolo Fu. O Willie, al massimo.»
«Bene. Manca Papillon, che sarebbe…»
«Mio padre.»
«Ok. Papillon è Gabriel Agreste, quindi immagino benissimo perché non sia
presente.» dichiarò la donna, tornando al suo posto e osservando il
gruppetto e i kwami che fluttuavano vicino ai propri partner: «Ladybug.
Chat Noir. Peacock. Bee. Volpina. Tortoise. Siete davvero un’ottima
scelta. Fu non poteva trovare Portatori migliori di voi.»
Fa osservò il grammofono, carezzando la tromba in ottone e sentendo le
chiacchiere che provenivano dalla stanza ove alloggiava lei: i Portatori,
quella branca di mocciosi, avevano voluto incontrarla e adesso stavano
chiacchierando amabilmente con lei.
Come potevano?
Come potevano accettarla così facilmente dopo tutto quello che aveva
fatto?
La vecchiaia porta rabbia.
«Hu Die?» mormorò una voce di donna, facendo voltare Fa e
incontrare lo sguardo dell’altra: rivedeva in lei la ragazza di un tempo:
«Io…mh. Dalla tua espressione immagino che tu non voglia parlarmi e posso
comprenderti.»
«Che cosa vuoi?»
Willhelmina si strinse nelle braccia, voltandosi indietro e osservando la
porta chiusa della sua stanza: «Chiederti un favore. Ascoltavo Adrien
parlare di sua madre, l’ex-Portatrice del Miraculous del Pavone, e ho
avuto un’idea…»
«Quale?»
«Vorrei venire con te a Nêdong.»
«Cosa?»
«Io vorrei essere certa di non avere più niente di Chiyou dentro di me e…»
si fermò, voltandosi indietro e annuendo: «E voglio fare qualcosa per quei
ragazzi, se venendo a Nêdong troverò qualcosa sulla madre di Adrien sarò
felice.»
«E se fosse tutto un piano per attaccare il Tempio dei Miraculous?»
«Ti autorizzo a uccidermi.» dichiarò Willhelmina, alzando la testa e
fissando l’altra seria: «La mia vita è nelle tue mani da adesso, Fa.»
L’anziana la osservò, sospirando profondamente: «Non so dire di no agli
sguardi decisi.» sentenziò, assottigliando lo sguardo: «Ti avviso che la
vita è dura là.»
«Non mi spavento per così poco.»
«Mh.»
Sarah osservò la signora anziana seduta davanti a lei in metrò: «Se stai
pensando a un modo per dirmi di scendere alla mia fermata, spiacente ma
non ti ascolterò.» dichiarò Rafael, facendola voltare verso di lui e
sorridere: «Davvero. Non voglio iniziare a dovermi preoccupare di sapere
dove potresti essere…»
«Ehi! C’è Mikko con me!»
«Fatti guidare da Rafael, è più esperto di me riguardo a Parigi.»
bofonchiò la kwami dall’interno della borsa.
«E vicino casa di Sarah c’è quella chocolaterie che…»
«Non è tanto vicino, Flaffy.» ringhiò Rafael, ricacciando il suo kwami
all’interno della felpa e sorridendo alla donna dall’alto lato del vagone:
«Non uscire.»
«Sei un orchetto.»
«Sì, sì.»
Sarah ridacchiò, scuotendo il capo: «Quando tornerò in America mi
mancheranno molto le vostre litigate.»
«Come?»
«Stavo pensando che ora che con Coeur Noir è finita, non ha tanto senso
per me rimanere qui: a New York c’è mia madre e…» la bionda si fermò,
scuotendo la e voltandosi verso il ragazzo: «Anche se sono certa che…» le
labbra di Rafael fermarono qualsiasi discorso, sfiorando le sue in un
bacio veloce.
«Ah. Ehm…io…»
«Anche se sono certa che mia madre mi scuoierebbe viva se dovesse rifare
tutta la trafila di documenti, quindi rimarrò qui.» borbottò veloce Sarah,
osservando l’altro e portandosi una mano alla bocca.
«Ah. Bene.» dichiarò Rafael, guardando fisso davanti a sé e sentendo uno
strano calore salire lungo dal collo e invadergli il viso.
«Rafael?»
«Mh?»
«Torniamo alla ruota panoramica domenica prossima? Solo noi.»
Rafael annuì con la testa, piegando le labbra in un sorriso e voltandosi
verso la ragazza: «Sì.» dichiarò, allungando un braccio e attirandola
verso di sé, sentendosi finalmente completo quando Sarah si sistemò nel
suo abbraccio.
«Sì, Nooroo?» domandò Gabriel, avvertendo su di sé lo sguardo fisso del
kwami; posò la matita sullo schizzo che stava disegnando e si tolse gli
occhiali, massaggiandosi il setto nasale: «Hai fame?»
Il piccolo kwami scosse la testa, sorridendo: «No. Io…» si fermò,
scuotendo la testa e battendo le ali: «Io sono felice; quello che hai
fatto, come hai utilizzato il tuo potere…» Gabriel sorrise, allungando un
dito verso l’esserino e osservandolo mentre lo toccava con la sua
zampetta: «Io sono orgoglio di te, Gabriel.»
«Grazie, Nooroo.»
Lila osservò i due kwami intenti a commentare il primo film di Harry
Potter, accomodandosi meglio sopra Wei: sdraiati sul divano, stavano
osservando la scena degli scacchi giganti che precedeva la battaglia
contro il professor Raptor: «Wayzz si sta appassionando.» mormorò, alzando
la testa dal petto di Wei e osservandolo, mentre guardava lo schermo con
un braccio ripiegato sotto la testa: «Dovrai comprargli i film, se
continua così.»
«Oppure venire qui a vederli.»
La ragazza annuì, studiando i lineamenti del cinese e poi voltandosi verso
lo schermo, vedendo Ron fare una mossa e spostare la pedina gigante su cui
era aggrappato Harry: «Wei?»
«Mh?»
Lila inspirò profondamente, puntando il mento contro il petto del ragazzo
e incontrando lo sguardo scuro: «Ecco…Mh. So che è presto per noi ma
pensavo se tu non volevi venire a vivere qui. Con me. In due potremmo
dividere le spese e…beh, noi abbiamo già tutti i film di Harry Potter e…»
Wei si chinò, baciandola e stringendola a sé: «Si può fare.»
«Davvero?»
«Sì.»
«Non è troppo presto?»
«Mio padre mi ha sempre detto che quando incontri quella giusta non è mai
troppo presto.»
«Quella giusta…oh!» Lila sorrise, poggiando la testa contro il petto di
Wei e tornando a osservare il film, strinse più forte l’addome del ragazzo
sentendo la presa di lui farsi più forte sulle sue spalle.
Quella giusta…
Le piaceva come appellativo.
Fu osservò le due donne sulla porta di casa sua: Fa aveva una borsa
capiente che teneva appesa al braccio sinistro, mentre Willhelmina un
piccolo trolley: «Avrei preferito saperlo prima.» dichiarò, guardando male
entrambe: «Perché andare in Tibet, poi.»
«Voglio essere sicura di me, Fu.» mormorò Willhelmina, allungando una mano
e stringendo quella dell’amico: «Chiyou è subdolo e io lo conosco bene.
Voglio essere certa di essere totalmente libera dal suo giogo e il Tempio
è l’unico posto dove posso accertarmi di questa cosa; inoltre, ascoltando
i discorsi dei ragazzi ho deciso che voglio provare a cercare la mamma di
Adrien…io voglio fare qualcosa di utile.»
«Ma…»
«Sono decisa, Fu.»
«Ci starò attenta io.» dichiarò Fa, sistemandosi meglio il suo bagaglio e
osservando la sua compagna di viaggio: «Dobbiamo andare, gli aerei non
aspettano noi.»
«Tornerò, Fu. Te lo prometto.»
«Io sarò qui.»
Il rumore di passi le aveva fatto alzare la testa, mentre un lieve sorriso
le aveva piegato le labbra: «Sbaglio o aveva detto che aveva troppi
compiti da fare per passare stasera?» domandò Tikki, osservando la
ragazza posare lo stilo sul tablet e infilandosi una felpa sopra la mise
da notte.
«Vado di sopra. Vieni anche tu?»
«Io rimango qui.» dichiarò la kwami, addentando il biscotto e facendole
l’occhiolino.
Marinette annuì, salendo velocemente le scalette e aprendo la botola,
osservando la figura di Chat Noir, che si godeva il panorama della città:
«Già finito i compiti?» domandò, salendo e affiancandolo: «No, perché se
vuoi ti stanno aspettando anche i miei di matematica.»
Chat ridacchiò, voltandosi verso di lei: «Veramente mi è rimasto storia
dell’arte.» dichiarò, grattandosi il naso con il dito guantato e facendo
vagare lo sguardo sull’imponente figura di Notre-Dame, sospirando: «E’
solo che ero lì, alla mia scrivania e…niente, mi era venuta voglia di
vederti.»
«C’è qualcosa…»
«A parte il fatto che tutto è finito ed è una sensazione strana?»
«A parte quello, sì.»
«No, niente.» mormorò il ragazzo, indicando il tavolino: «Lì ci sono gli
altri regali della scommessa, penso di aver contato bene ma se ne manca
qualcuno dimmelo, rimedierò.» le spiegò, vedendola annuire: «Bene. Vado.
Storia dell’arte mi aspetta.»
«Sicuro di non voler fare anche i miei compiti di matematica?»
«Sicurissimo.» dichiarò Chat, chinandosi e sfiorandole le labbra con le
sue: «Ma domattina li ricontrollerò, ok?»
«Ok.» mormorò Marinette, allungando una mano e carezzandogli la guancia,
risalendo con i polpestrelli e sfiorando i contorni della maschera: «Ti
amo.»
«Anche io. E…»
«Sì, nei miei sogni porno preferisci stare sopra.» mormorò Marinette,
arrossendo ma sentendosi fiera di aver detto una simile frase senza
balbettare.
«Te l’ho mai detto che amo come mi leggi nella mente?»
«Qualche volta sì.»
Chat Noir si chinò, baciandola una seconda volta: «Devo andare, altrimenti
passerò tutta la notte in piedi a fare quello stupido compito. A domani,
Marinette.»
«A domani, Adrien.» mormorò, osservandolo mettere mano al bastone e usarlo
come leva per gettarsi nel vuoto, atterrò su una macchina e, da quella,
saltò sull’edificio di fronte, sparendo poi fra i tetti parigini.
Marinette sorrise, poggiandosi alla balaustra di metallo e osservando la
città sotto di lei: la notte stava calando e le illuminazioni delle strade
erano già accese e i monumenti della città erano rischiarati dal basso,
risaltando nel cielo imbrunito; le case si stavano di nuovo popolando:
bambini che tornavano dalle giornate intense di scuola e giochi, adulti
che rincasavano dopo la giornata lavorativa…
Sorrise maggiormente, dandosi una lieve spinta e tornando alla botola e
l’aprì, poi si voltò verso il tavolo e afferrò i regali che le aveva
lasciato Adrien, facendoli cadere dentro la botola, sul materasso
sottostante; scese i primi scalini, dando un’ultima occhiata ai tetti
delle case che intravedeva fra le sbarre del terrazzino.
Parigi.
La sua città.
La città che avrebbe sempre protetto, assieme ai suoi compagni.
__________________________________
Prima di ogni cosa, mi scuso per gli errori
e gli strafalcioni che sicuramente ho lasciato qua e là nel capitolo: l'ho
corretto che ero più morta che viva, quindi...beh, penso sia umanamente
possibile che abbia lasciato qualcosa. Tante cose.
L'ho ricontrollato due volte, ma la sensazione di essermi dimenticata qualcosa è forte. Tanto forte.
Bene, con questo posso concludere l'avventura di Miraculous Heroes e,
sinceramente, non mi sembra vero.
Mi sembra ieri quando avevo iniziato a scrivere il primo capitolo di
questa storia e, adesso, ha distanza di quattro mesi e una manciata di
giorni pubblico l'ultimo.
E' finita quest'avventura, ma non la storia.
Anche se un po' mi dispiace, un po' tanto perché ho finito per amare tutti
i personaggi che hanno popolato questa storia e, sebbene ci sarà un
seguito (sì, preparatevi, perché ci sarà Miraculous Heroes 2 a rompervi le
scatole!), so che i personaggi saranno in qualche modo cambiati.
Beh, che altro posso dire? Se non ringraziare tutti voi che mi avete
supportata - e sopportata - in questo lasso di tempo, facendomi ridere ed
emozionare con i vostri commenti: ogni volta che qualcuno mi contattava,
il mio cuore batteva velocemente e mi ritrovavo a ridere come una demente
davanti lo schermo a chiedermi "Ma davvero? Ma sta dicendo sul serio? Ma
gli piace così tanto?", finendo per instaurare con la maggior parte un
rapporto di amicizia e conoscenza.
Grazie a tutti voi!