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Autore: Lumos and Nox    22/07/2016    4 recensioni
Non c'erano mai stati bambini nella vita di Basil.
O meglio, non aveva mai voluto bambini ad intrufolarsi nella sua vita, Basil.
D'altronde, non era mai stato bambino- quando la propria intelligenza è superiore perfino a quella dell'insegnante, chi potrebbe esserlo?

Una semplice shot su uno dei personaggi più geniali e dimenticati della Disney.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Basil L'investigatopo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Bambino



Non c'erano mai stati bambini nella vita di Basil.
O meglio, non aveva mai voluto bambini ad intrufolarsi nella sua vita, Basil. D'altronde, non era mai stato bambino- quando la propria intelligenza è superiore perfino a quella dell'insegnante, chi potrebbe esserlo? No, Basil non era mai stato bambino, non aveva mai avuto né voglia né tempo per esserlo, con i suoi interminabili studi da compiere il prima possibile, libri dai contenuti di anni, di decenni di ricerche, davanti alle sue piccole, paffute, mani e alla sua mente più brillante di qualsiasi altra, in quella città.
Non gli piacevano i bambini e non aveva mai pensato a quella considerazione come a qualcosa che alcuni avrebbero definito un "problema". Eliminare quell'impulso di disgusto scaturito alla vista dei mocciosi (impulso che quegli stessi ipocriti avrebbero potuto definire perfino innaturale) sarebbe stato come cancellare una parte del perfettissimo sé, e quello si sarebbe stato un problema, un qualcosa di innaturale. La gente non apprezzava la musica celestiale del violino, i romanzi di autori tali da aver rivoluzionato la società, la pura e ferrea logica o la scienza, ma pretendeva di saper più di lui su quegli così illogici bambini. Dedicandosi ai suoi studi, Basil era incappato più volte nella teoria della divisione dei poteri- potere temporale all'Impero, potere spirituale alla chiesa. Era qualcosa che si poteva applicare anche al suo caso: studio sui bambini e prosecuzione della specie al volgo comune, tutto il resto del sapere a lui. Sì, non poteva essere più d'accordo. Era una convinzione radicata da sempre in lui, talmente profondamente da non essersi mai posto questioni o dubbi al riguardo.
Nessun bambino nella vita di Basil che non era mai stato bambino, nessun Basil nella vita di un qualsivoglia bambino che aveva potuto esserlo, al contrario di lui. I bambini avevano bisogno di attenzioni continue e di quell'amore, sentimento che non era altro che un'evoluzione dello spirito di autoconservazione della specie. Basil poteva amare la scienza, Basil amava la scienza. C'era soltanto quella, fortunatamente, nel suo cuore, nella sua mente, nella sua anima. Scienza e studio, a cui bisognava aggiungere le indagini, naturalmente. Scienza e studio e indagini, la sua vita ed essenza espresse in tre, semplici termini.

Eppure, in due giorni, in quei soli due giorni tutto quel suo perfetto equilibrio era stato minacciato, come se all'improvviso ogni cosa si fosse tramutata in un pericolante castello di becher in vetro proprio in vista di un terremoto. Ogni cosa in bilico, perché Olivia Flamhammer- o quale diamine fosse quell'astruso cognome- aveva davvero tentato di intrufolarsi nelle pieghe del suo cuore, come se stesse semplicemente giocando a nascondino- come avevano fatto gli altri bambini nella sua infanzia che non c'era stata. Si era intrufolata lì con disinvoltura in soli due giorni, attimo dopo attimo, respiro dopo respiro, pericolo dopo pericolo, e lui aveva commesso l'errore di non capirlo, troppo concentrato a fermare Rattigan e a salvare l'Inghilterra. Era abituato ad avere tutto, ogni cosa sotto controllo, Basil, e forse era stato per questo che la sua testa, il suo QI addirittura doppio rispetto a quello dei suoi coetanei, non aveva fatto caso al fatto, aveva commesso l'errore di non capirlo: si era intrufolata nelle pieghe del suo cuore, Olivia Flamhammer, vicino alle risate e ai giochi che avrebbero dovuto accompagnare ogni giornata di un bambino. Forse era stato per questo che quando quella bimbetta, quella non-ancora-ragazzina sommersa in più strati di giubotti e di innocenza di quanto lui avrebbe mai potuto credere, quando quella Olivia se ne era partita dopo soli quei due giorni- due giorni per incastrarsi lì in quelle pieghe del cuore- Basil aveva sentito un grande vuoto.
Era raro che sentisse qualcosa di così profondo, a dire il vero. L'intelligenza e l'intuito occupano spesso ogni ramificazione del cervello e dell'animo e del cuore, nei geni come lui, e non c'è spazio per provare sentimenti o emozioni che non siano connessi al fine.
La partenza di Olivia era stata prevista e desiderata sin dalla prima volta che era entrata nel suo studio frignando- perché i bambini non possono essere razionali e devono frignare, perché?, qualcosa di prevedibile e tanto scontato da non aver nemmeno riflettuto su un'altra eventualità, su un altro problema che...
La partenza di Olivia era stata prevista e desiderata sin da subito, eppure quando era giunto il momento, il cuore di Basil aveva dato una fitta di vuoto, un sentimento di vuoto e di incertezza. Era stato come se l'Olivia che si era lì intrufolata, nelle sue pieghe, avesse cercato di disincastrarsi per seguire la vera Olivia Flamhammer- o forse era Flaversham?-, ma non aveva avuto successo e aveva finito per incastrarsi ancora di più, urtando corde e ricordi che Basil non spolverava più da decenni.
Una smorfia strana aveva dipinto il muso di Basil, una smorfia che sapeva di bimbo sul punto di piangere- la sua prima in assoluto, forse, se si escludeva la smorfia di un Basil appena nato- e Basil l'aveva per un attimo odiata, Olivia, mentre lei lo abbracciava, l'aveva odiata per ciò che aveva fatto, perché via, non ci si intrufola e ci si incastra nel cuore di una persona, di un genio, così, senza alcuna prevedibilità e poi ci si comporta normalmente, e poi si va via. Basil l'aveva odiata per un attimo, ma l'aveva abbracciata e aveva sentito in quella stretta farsi più vivi i ricordi dell'infanzia che non c'era stata- pomeriggi passati a studiare davanti alla finestra, uno sguardo di sdegno verso i coetanei che schiamazzavano fuori, giocando a palla o con la neve o con i gessetti colorati- perché i bambini devono urlare ed essere così irrazionali, perché?. Aveva fatto male vedere ricordi così freddi, così adulti, a confronto con l'innocenza e la dolcezza di Olivia e aveva fatto male vederla partire ma rimanere incastrata tra quelle pieghe, aveva fatto male, un male strano che sapeva di grigio e di vuoto, di addio, addio, addio, amore, addio gracchiata da un grammofono che suona la tua fine con spregiudicata spensieratezza.
Insieme a quel male e a quella smorfia strana, poi gli era nato un inaspettato sorriso sulle labbra, un sorriso che la sua mente non aveva previsto- nessun pensiero aveva ordinato alle sue labbra di piegarsi in quel sorriso. Eppure, lo aveva fatto. Gli era nato un sorriso sulle labbra, un sorriso tremulo e incerto, quasi come.... quasi come quello di un bambino di fronte a un qualcosa di nuovo che non riesce a comprendere. Basil non si era visto, ma se lo era sentito dentro, pressante vicino all'anima. E forse, aveva pensato, forse era stato un sorriso che il lui bambino aveva visto negatosi, un'imposizione data da lui stesso e dagli altri, dal QI troppo grande, dal troppo studio davanti alle sue mani da bambino. Forse quell'Olivia incastrata nell'anima e tutto ciò che ne derivava e ne conseguiva potevano scatenare in lui odio e rancore, a primo impatto, ma il sorriso era giunto inaspettato, fuori dalla portata della sua ferrea logica, ed era giunto sincero: ed era stato talmente... talmente vivido e nuovo per lui, che i ricordi nascosti e negati avevano dato in una pulsazione forte come non mai, e l'impulso forte di saltare e di ricorrere una palla per il semplice gusto di farlo erano ritornati in lui come se non se ne fossero mai andati, come se Basil non avesse seppellito certi desideri sotto lo studio, la scienza e le indagini- erano quelle, le componenti essenziali della sua vita.
Se ne era ricordato con uno strattone, Basil, e si reguardito appena in tempo e forse anche con più fatica del previsto. Il bambino che non era mai stato aveva scelto un momento e una vita poco opportuni per allearsi con l'Olivia rimasta incastrata in lui, e lui sarebbe rimasto a vivere ciò che aveva scelto e desiderato- studio e scienza e indagini. Nulla di più, nulla di meno.
Eppure... eppure, eppure. Eppure, aveva lasciato con affetto, con sincero affetto come quello di un bambino, la vera e la piccola e la innocente Olivia Flaversham, mantenendo il suo sorriso illogico e aggiungendoci un qualcosa di dolce che proprio quell'affetto- spirito di autoconservazione della specie?- aveva modellato all'improvviso su di lui. Eppure, aveva trattenuto Topson con un secondo impulso illogico, ricercando la sua compagnia molto più di quella dei suoi libri, molto più efficienti e meno coinvolti di lui- l'Olivia incastrata e il lui bambino avevano formato una forte coalizione, spingendo il suo cervello a non agire, e ora non aveva nemmeno chiesto a Topson di... non andarsene, lo aveva coinvolto su due piedi in un nuovo caso di una disperata donna corsa lì.
Forse stava regredendo, forse il troppo studio o lo stress per aver appena salvato la Regina e sconfitto il suo avversario- forse il vuoto era per quello, aver perso la propria nemesi- lo stavano divorando dall'interno e facendolo scivolare in una linea di confine tra lo sclerotico e il patetico; eppure, e di nuovo eppure, eppure, Olivia era rimasta impigliata lì, nel suo cuore, nella sua sfera emotiva, e non era stato spirito di autoconservazione della specie quell'affetto, e il lui bambino era tornato, e forse era sempre stato dentro di lui, troppo impolverato e pigro per muoversi, ma sempre lì. Il lui bambino era tornato, e lo aveva dimostrato facendogli compiere due gesti senza remore di logica, due impulsi, due macchie che lo avrebbero fatto penare e avrebbero minato a ciò che aveva costruito e desiderato- e per un attimo quel addio, addio, addio, amore, addio era ritornato nella sua testa.
Eppure, aveva però pensato subito dopo, eppure, un ultimo eppure, eppure si era sentito completo. Quel vuoto strano che si era formato in lui- e che si era accorto di avere solo quando l'aveva avvertito acuirsi- si era attutito e lui era stato di nuovo bambino. Bambino.
Esistevano persone che non avevano mai smesso di esserlo, di essere un bambino. Nel suo caso, si trattava soltanto di iniziare qualcosa, senza regredire, ma cercando invece di ricominciare, di vivere un'infanzia di sorrisi, alla sua età. Chi aveva mai potuto e chi avrebbe mai potuto opporsi ad un suo piano, al piano di Basil di Baker Street?
E anche se non fosse stato come ciò che aveva perso e visto in Olivia, bambino sarebbe ritornato, lo sapeva. Ad ogni movimento dell'Olivia nella sua anima e a ogni sorriso che gli sarebbe nato in volto, sarebbe stato bambino, bambino davvero.
  
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