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Autore: DDimples    22/07/2016    1 recensioni
Quando arrivammo a Roma fui il primo di noi sei a scendere dall’aereo, trattenendomi a stento dal baciare il terreno. Fu David a farlo. Si inginocchiò e poi si distese con eleganza sulla bella pista sporca dove c’erano passate centinaia di ruote di aerei. E naturalmente la baciò.
-Oh, ehi, David!- Esclamò Seb scendendo dall’aereo ancora assonnato. –Hai trovato finalmente una ragazza! Complimenti amico!-
-Stà zitto.- Ribatté David.
-Per favore! Cerchiamo di non attirare troppo l’attenzione.- Sbottai io.
-Rilassati Chuck.- Mi rispose Pierre sbadigliando con una calma irritante. –Siamo in vacanza!-
Già. Una rilassante vacanza. Questo doveva essere.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chuck Comeau, Jeff Stinco, Nuovo personaggio, Pierre Bouvier, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non mi piacciono le feste. No, per niente.
Una sensazione di bruciore mi invase lo stomaco mentre buttavo giù in un solo sorso tutto il contenuto di un piccolo bicchiere.
-Non ti è piaciuto vero Chuck?- Samuele rise.
-Cos’era?- Domandai cercando con la saliva di mandarmi via quel saporaccio dalla bocca.
Samuele si avvicinò a me e mi guardò negli occhi. –Jack Daniel’s-
-Oh cavoli.- Mormorai fra me.
-Un altro!- Esclamò Samuele alzando il bicchiere vuoto e David, Seb e Patrick ne sembrarono entusiasmi.
-Si, fate pure senza di me.- Dopo il terzo pensai che era meglio mettersi buoni e rimanere lucidi per poter portare via tutti gli altri che continuavano a bere. Tanto succedeva sempre così alle feste.
Guardai Samuele, David, Pat e Seb che brindavano e continuavano a bere, poi mi guardai intorno alla ricerca di Jeff e Pierre. La casa era immensa. Ogni stanza era colorata con tonalità chiare, il bianco il panna e il beige, e vistosissimi lampadari pendevano dal soffitto. Nel salone, dove me ne stavo io seduto su un divano color panna, c’era un enorme caminetto (per fortuna senza fuoco, altrimenti qualcuno un po’ troppo fatto ci si sarebbe lanciato in mezzo) e un grande tavolo portato lì dalla cucina dove c’erano tutti i super alcolici e i baristi che preparavano cocktail.
Vidi Pierre. Indossava i vestiti che Samuele aveva appositamente scelto per lui, perché secondo lui Pierre era quello che in quella serata era destinato a rimorchiare di più, ma sulla sua testa indossava sempre il suo cappello che non aveva voluto togliere per niente al mondo. Parlava con due ragazze, una bionda, con le curve apposto e un po’ troppo rossetto sulle labbra, l’altra con i capelli castani molto più tranquilla e con un po’meno davanzale in evidenza. Sembravano completamente assorte da quella faccia a carciofo che Pierre sfoderava quando voleva fare conquiste e stranamente funzionava. Parlava sorridendo e ogni tanto schioccava le dita come se qualche parola di inglese non gli venisse bene in mente, cosa che naturalmente faceva apposta per cercare di essere più adorabile. Conoscevo i suoi trucchi per rimorchiare, ormai. Gli avevo fatto da spalla per anni, interpretando la parte dell’amico sfigato che cerca ragazza e che deve essere aiutato nelle conquiste, quando poi era lui ad andarsene via con una ragazza attaccata alle labbra. Menomale che a quella festa non mi aveva utilizzato.
Vidi dopo un po’ che la conversazione aveva preso un tono differente. Era diventata più un gioco di sguardi e sorrisi fra Pierre e la bionda, così tanto che la ragazza castana capì di essere di troppo e se ne andò. I due nemmeno si accorsero che se ne era andata e continuarono indifferenti.
Come capii come si sentiva quella ragazza.
-Non è un granché questa festa, vero?- Ero così impegnato a ricordare i tempi passati quando Pierre mi trascinava con se’, che non mi accorsi che la ragazza mi si era seduta accanto parlandomi in inglese e mi stava porgendo un bicchiere di qualcosa. Guardai riluttante quel bicchiere, non volevo ubriacarmi, anzi non potevo.
-Tranquillo. È un po’ di Malibù con molto succo d’ananas.- Sorrise. –Capisco che non puoi ubriacarti perché devi tenere d’occhio i tuoi amici. Siamo nella stessa situazione.-
Rimasi stupito dallo spirito d’osservazione di quella ragazza. Afferrai il bicchiere e bevvi un sorso dalla cannuccia.
-Spalla?- Gli domandai io, ricordando come mi ero identificato per tanti anni.
-Anche tu?-Disse lei con un sorriso amaro.
-Stasera per fortuna no.- Dissi lanciando un’occhiata a Pierre.
-Ah, è lui il tuo amico.- Bevve un sorso. –Simpatico.- Disse annuendo.
-Sii sincera.-
-Okay, no, per niente.- Io scoppiai a ridere e lei fece lo stesso. –Scusami ma non è il mio tipo. Naturalmente spero che tu non glielo riferisca.-
-Assolutamente no, questa è la mia rivincita dopo anni da “spalla”.-
Rise di nuovo, poi mi porse la sua mano.
-Emma.-
-Chuck.- Risposi senza pensarci e stringendogli la mano.
-Chuck? Sei americano?-
-No, in realtà mi chiamo Charles Andre e sono Canadese, ma è molto più semplice Chuck.-
-È un piacere Charles.- Sorrise e poi bevve un altro sorso del suo drink. –E che ci fai così lontano da casa?-
-Beh in realtà siamo qui per fare una vacanza…-
-Ehi Chuck!- Pat mi crollò addosso con la sua mole e con la sua immancabile grazia di elefante in un negozio di cristalli,  facendomi rovesciare tutto il drink addosso a Emma.
-Patrick!- Lo afferrai prima che potesse cadere a terra e me lo levai di dosso. –Sei un idiota. Guarda cosa hai fatto.-
-Eh scusami ma…-Era completamente ubriaco e lo feci sedere al mio posto mentre io mi alzai e mi rivolsi ad Emma, che scattata in piedi, stava cercando di asciugare l’alcol con un fazzoletto dal suo vestito verde. -…ma stavo dicendo…cioè ero venuto qua a farti i complimenti…pensavamo io e i ragazzi…l’hai rimorchiata davvero carina questa volta. Ottimo acquisto.-
Emma rimase un attimo sbigottita per le parole di Patrick, quindi andò in bagno senza dirmi una parola.
Signori e signori ecco la puntualità di Patrick Langlois. Lui è sempre puntuale, anche quando non dovrebbe presentarsi affatto.
-Grazie mille Patrick, hai rovinato tutto.- Gli dico portandogli via il drink che aveva fra le mani. –Resta buono lì finchè non torno.-
Corsi per la casa fino al bagno e trovai Emma intenta a pulire la macchia con un fazzoletto bagnato.
-Ehi…mi dispiace.- Mi azzardai a dire.
-Oh non preoccuparti.- Mi disse sorridendo. –Certo uno simpatico e carino come te come ha fatto a circondarsi di persone come loro?-
Per un attimo non mi sembrò vero che avesse detto quelle cose e nemmeno a lei, poi se ne accorse ed arrossì tutto d’un tratto. Distolse lo sguardo dal mio e mi oltrepassò a capo basso.
-Scusami devo andare.-
-Ma te ne torni a casa da sola? Lascia che ti accompagni.- Stupidamente peggiorai la situazione.
-No, Chuck, grazie. Basta così. Io dovevo tornare a casa entro le tre e sono quasi le quattro perciò temo di essere in ritardo terribile.-
Si diresse all’appendiabiti e si infilò un cappotto nero.
-Fareste meglio ad andarvene anche voi, prima che questa festa degeneri.-
-Che vuoi dire?-
-Emma te ne vai già?- La bionda arrivò in tutta fretta vedendo la sua amica andare via, trascinandosi dietro e per una mano Pierre. Aveva il collo pieno di segni di rossetto e un’aria sperduta. Non so se era dovuto all’alcol o il troppo tempo con la tizia.
-Pierre stai bene?- Gli domandai.
-Mai stato meglio.- Sfoderò un sorriso ad ebete, e cercai di tralasciare.
-Eddai Emma! Non andartene aspetta ancora un po’.-
-Giada, scusami, non ho nessuna voglia di rimanere.-
-Ma non puoi andartene.- Fu molto insistente con quella frase, e non so come convinse, per la gioia di entrambi a far rimanere Emma. Sospirò e si sfilò il cappotto.
-Giada, io non sono come te. Ho il coprifuoco.- Disse Emma lasciandosi prendere a braccetto dalla sua amica che aveva mollato la mano di Pierre.
-Lo so, ma sono convinta che tuo padre è a letto e non si accorge di niente. Dai vieni, Pierre mi ha fatto conoscere i suoi amici, e a quanto pare Chuck è l’ultimo che mi rimane da conoscere. Vieni, dovresti presentarti anche tu a loro.-
Lo sguardo di Emma era preoccupato ma si lasciò comunque condurre verso il salotto dove seduti su un divano c’erano David e Seb in condizioni a dir poco pietose, Jeff che si stava baciando con una ragazza dai capelli scuri e Patrick nella situazione in cui lo avevo abbandonato prima. Io, Pierre ed Emma ci sedemmo su un altro divano mentre Giada sparì in cucina, tornando qualche istante dopo seguita da Samuele.
-Ho portato qualcos’altro da bere.- Disse Giada poggiando sul tavolino alcune bottiglie di alcolici che non mi misi a riconoscere uno per uno. Naturalmente, data la mia fortuna, fra me ed Emma c’era Pierre, che con il suo sguardo inebetito fissava Giada mentre questa sistemava le bottiglie sul tavolino.
Sospirai e mi misi una mano sulla fronte. Accidenti a Samuele e alle sue feste. Questa doveva essere la nostra vacanza rilassante. Chiusi gli occhi e cercai di distrarmi, anche perché iniziai a sentire un fortissimo mal di testa e anche un po’ di freddo.
Fu quando riaprii gli occhi che fu terribile.
Ero nel mio letto.
  
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