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Autore: Robigna88    22/07/2016    3 recensioni
CROSSOVER TRA SAVING HOPE E THE ORIGINALS
Allison Morgan è una cacciatrice del soprannaturale con molte conoscenze e pochi amici. Tra quei pochi si annovera la famiglia Mikaelson. I primi vampiri della storia sono unici e invincibili o almeno così credono... quando la donna si ritrova per caso in un ospedale del Canada, l'Hope Zion, molte consapevolezze cambiano nel momento in cui si ritrova davanti al doppelgänger di Elijah Mikaelson. Il suo nome è Joel Goran ed è in pericolo anche se ancora non lo sa. Riusciranno l'elegante Originale e la cacciatrice a salvarlo?
Questo crossover è un esperimento un po' strano, ma io sono strana quindi.... buona lettura.
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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NDA: Il più strano esperimento di scrittura che mi sia mai venuto in mente.... Leggete e commentate, fatemi sapere quanto folle è xD

Crossover tra Saving Hope e The Originals.


aj

PROLOGO

 

 

 

 

 

“Cosa abbiamo qui?”

L’uomo che tirava la barella sospirò e sorrise al dottore al Pronto Soccorso. “Allison Morgan, è caduta all’aeroporto e si è ferita una mano. Pressione ottima, è lucida e anche molto simpatica.”

“Grazie Travis” disse proprio lei guardando poi il dottore. “Mi dispiace per tutto questo caos, avevo pianificato di prendere un taxi per arrivare qui dopo essere caduta, ma qualcuno ha chiamato un’ambulanza. Sono… mortificata.”

“Nessun problema,” le rispose il dottore con un sorriso. “Sono il dottor Miller e…”

Codice rosso. Codice rosso.  In arrivo multipli feriti gravi a seguito di un incidente stradale.

“E ha cose più importanti di cui occuparsi” prese la parola Allison dopo che la voce nell’altoparlante si fermò. “Non si preoccupi per me” continuò alzandosi in piedi. “Mi metterò qui nella sala d’attesa e aspetterò che qualcuno di voi abbia tempo.”

Il dottor Miller annuì, poi afferrò alcune garze su un vassoio e gliele premette sulla ferita. “Tenga queste e manderò qualcuno il prima possibile. E grazie per la sua comprensione.”

“Si figuri” Allison si voltò a guardare Travis e l’altro paramedico. “Mi dispiace per il disturbo.”

“Dovere” le rispose Travis con un sorriso prima di andarsene.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Joel era appena uscito dalla sala operatoria quando venne chiamato al Pronto Soccorso. L’orario di lavoro era, teoricamente, finito da almeno un’ora ma durante l’intervento aveva sentito che c’era stato un grave incidente stradale quindi dubitava che sarebbe riuscito a tornare a casa prima di altre tre ore almeno. Poco male, lui amava il suo lavoro e stare in ospedale era più o meno come stare al suo appartamento, con la differenza che lì, al lavoro, aveva qualcuno con cui parlare mentre a casa era… completamente solo.

Di solito, essendo il capo di chirurgia, a lui spettavano solo le parti burocratiche e noiose ma in situazioni di emergenza come quelle poteva finalmente tornare a fare ciò per cui si sentiva portato; curare i traumi, vivere l’azione. Era lusingato che gli avessero assegnato un compito così importante come quello di essere il capo ma molto spesso gli mancava poter stare a contatto con i pazienti. Non era completamente tagliato per stare al comando; risolvere i conflitti tra i vari medici, prendere decisioni importanti al posto di qualcuno di loro… era una grossa responsabilità e come ogni cosa di tale portata era tremendamente difficile.

“Zach” disse al suo collega avvicinandosi a lui. “Mi hai fatto chiamare?”

“Sì” confermò l’altro cercando una cartella. “So che sei il capo e che hai cose più importanti di cui occuparti ma c’è stato un grave incidente e sono a corto di medici quindi vorrei che ti occupassi di questa paziente.”

Joel afferrò la documentazione che l’altro le porgeva e la aprì iniziando a leggere. “Si tratta di una ferita superficiale, non puoi mandare qualcuno degli specializzandi? Io posso fare qualcosa di più impegnativo soprattutto considerato che siamo in una situazione di emergenza.”

“La povera ragazza si è scusata più di una volta di averci disturbato e si è seduta con delle garze premute sulla ferita in gentile attesa che qualcuno le suturi la mano. È una brava donna ed è molto gentile, occupatene tu” gli disse. “Oltretutto, una volta che l’avrai vista mi ringrazierai.”

“Che vuol dire?” chiese Joel perplesso.

“Che è molto bella. Decisamente il tuo tipo.”

Zach si allontanò lasciando Joel confuso.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Allison Morgan!” esclamò il dottor Goran in piedi nel centro della sala d’attesa piena di gente.

“Sono io” rispose qualcuno alzando una mano ma non lo sguardo, non subito almeno. Quando lo fece però la garza le cadde di mano mentre si scontrava con due occhi scuri che le erano familiari e che allo stesso tempo non conosceva. “Incredibile” mormorò scuotendo poco il capo.

“Si sente bene?” chiese il dottore con un sorriso. “Sembra che abbia appena visto un fantasma.”

“Sì” si affrettò a rispondere lei riprendendo il controllo. “È solo che lei somiglia molto a qualcuno che conosco.”

“Oh” sussurrò lui. “Spero qualcuno che le è simpatico.”

“Gli sono molto affezionata” confermò Allison schiarendosi la voce. “È qui… per sistemare la mia mano?”

“Esatto” le disse l’uomo invitandola a seguirlo fino ad un lettino. “Sono il dottor Joel Goran.”

“Lieta di conoscerla. Senta,” gli disse la donna. “Se ha altre cose di cui occuparsi faccia pure, ci sono casi più gravi di me e io posso aspettare.”

Joel rise. “Il dottor Miller aveva ragione, lei è molto gentile.”

“Mi chiami pure Allison, darsi del lei è…”

“Antico?” concluse il dottore al suo posto. “Va bene, allora tu chiamami Joel.”

L’uomo le prese delicatamente la mano per esaminarla e fu allora che Allison vide qualcosa; era una visione confusa e sfocata ma finiva con il gentile Joel in un bagno di sangue. Decisamente non le piaceva.

“Dannazione!” esclamò portandosi l’altra mano al viso, toccando il sangue che le era venuto giù dal naso per l’intensità della visione.

“Woah” lui le sollevò piano il mento muovendole una lucina davanti agli occhi. “Hai sbattuto la testa durante la caduta, Allison?”

Lei scosse il capo. “No, sono solo molto stanca. Ho fatto un lungo viaggio. Arrivo dall’Italia.”

“Ah la bella Italia” sorrise Joel. “Ti manderò comunque a fare una TAC dopo averti suturato la mano e” appuntò qualcosa sulla cartella medica. “Torno subito con un bicchiere di acqua per te, okay?”

Si allontanò e la donna scosse il capo cercando nella sua borsa il cellulare. “Perché queste cose capitano sempre a me?” mormorò a se stessa mentre componeva un numero che non componeva da tanto. “Elijah” disse quando partì la segreteria. “Sono io, Allison. Sono a Toronto e… credo che dovresti raggiungermi. Chiamami quando arrivi in città” concluse prima di riattaccare mentre Joel tornava con dell’acqua per lei.

 

 

 

 

 

 

   
 
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