Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    23/07/2016    7 recensioni
L’autunno è colorato, matto e, al contempo, saggio. Il momento perfetto per tenere conto di ciò che abbiamo fatto, di ciò che non abbiamo fatto, e di ciò che vorremmo fare il prossimo anno. Le foglie variopinte sono le fiaccole che illuminano la via delle decisioni, il profumo della pioggia aiuta a ricordare antichi impegni. E la coscienza di Alice verrà messa a dura prova con il bivio che le si para davanti, tra una vita di sogni e tra la fredda realtà, le fantasie di una bambina e le responsabilità di una giovane adulta. E' tempo di decidere, Alice.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Alice e il Cappellaio'
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Ciao a tutti! Non voglio aggiungere niente, se non che anche questa storia si sia conclusa.
Mi duole ogni volta arrivare alla fine di una storia, ma, come dico sempre, le avventure non finiscono mai!
Io non so come ringraziarvi per avere trascorso anche questa folle avventura insieme a me. Vi prometto che mai mi fermerò.
Ancora grazie mille, anche se mai abbastanza.
Un BACIONE e BUONA LETTURA!

 
Il Cappellaio voleva molto bene ai loro amici, per loro si sarebbe cavato persino il cibo dalla bocca senza farsi alcun tipo di problema.
Ma questa volta era diverso. Questa volta c’era in gioco la felicità di Alice. Anzi, della felicità sia di Alice sia la propria.
Alice aveva ragione: si sarebbe trattato del loro giorno, il più importante della loro vita, e non dovevano permettere a nessuno di rovinarglielo.
Certo, i suoi lo avevano fatto a fin di bene, ma il Cappellaio non poteva accettare che il suo giorno, quello che lo avrebbe per sempre unito con la sua Alice, fosse stato rovinato per il gusto di accontentare gli altri e per la paura di ferirli.
Come disse un tempo Mirana ad Alice, non si vive per accontentare gli altri. Soprattutto, in occasioni molto importanti.
Quando il Cappellaio raggiunse Alice, la ritrovò seduta per terra, tra le foglie.
Alice non si era voltata. Il Cappellaio le aveva carezzato i capelli e il collo, passando le dita dietro l’orecchio di lei.
Le assicurò di avere risolto ogni cosa. Purtroppo, i loro visi erano rattristiti, ma il Cappellaio sottolineò pienamente di non voler cambiare idea.
- Se davvero tengono alla nostra amicizia – aggiunse lui mentre si accomodava accanto a lei – allora capiranno. Altrimenti, ci metteremo il cuore in pace. –
Alice stava per rispondere, era molto grata al Cappellaio. Aveva affrontato i suoi amici per lei, senza preoccuparsi nemmeno dell’irascibile Regina Rossa.
Ma proprio allora, delle voci alle loro spalle richiamavano i loro nomi.
Alice e il Cappellaio si voltarono: erano i loro amici, tutti quanti.
Quasi tutti quanti: mancava Iracebeth.
E le loro espressioni erano cariche di colpevolezza.
Mally corse velocemente verso di loro e si arrampicò sulla gamba del Cappellaio, arrivandogli sulla spalla.
- Oh, Cappellaio, ci dispiace da morire. – il ghiro era molto costernato – Ci siamo resi conto di avere esageratamente esagerato. –
Mirana giunse le mani.
- Chiediamo umilmente il vostro perdono. –
- Perdonateci. – si scusarono in coro Pincopanco e Pancopinco.
Bayard gli si avvicinò.
- Il matrimonio è vostro e nessuno ha il diritto di pianificare tutto per voi. –
Alice e il Cappellaio, con il cuore che martellava di felicità, si erano sentiti molto inteneriti.
- Ma certo che vi perdoniamo. – disse il Cappellaio.
Alice fece un sorriso.
- E’ vero, nessuno dovrà programmare il nostro matrimonio. – guardò con aria complice il Cappellaio – ma io e il Cappellaio saremo comunque ben felici di accettare qualunque tipo di consiglio. Purché non sia... esagerato. –
- E soprattutto, - aggiunse il Cappellaio agitando un indice – purché non mi costringiate ad indossare la calzamaglia. –
Quella frase aveva scatenato una risata generale.
Quando Alice chiese dove fosse la Regina Rossa, Mirana, con la mortificazione stampata in volto, disse che si era sentita offesa per il fatto che Alice e il Cappellaio non avessero accettato le sue idee per i preparativi del matrimonio.
Li pregò di perdonarla, scusandosi lei da parte della sorella, e, ovviamente, Alice e il Cappellaio accettarono le scuse di buon cuore.
Ora che tutti i preparativi erano saltati, Alice e il Cappellaio dovevano ricominciare tutto daccapo.
Dove? Quando? Quale tema? Tutto da rifare.
Il Cappellaio si sistemò il cilindro, come se questo lo aiutasse a pensare per bene. E, in effetti, così era stato visto che gli era appena venuta un’idea.
Prese le mani di Alice tra le sue e la guardò dritta negli occhi.
- Alice, sposiamoci sotto l’acero rosso. Dove si trovava la casetta di Castagna. – sorrise teneramente.
Alice non fece domande: era il luogo dove lei e il Cappellaio si erano dichiarati, scambiandosi per la prima volta il loro primissimo bacio. Poteva, il Cappellaio, avere un’idea migliore?
Alice non ci pensò due volte e accettò immediatamente. Senza pensarci, disse subito di sì.
Ma non accettò solo per quel romantico motivo. E anche i loro amici avevano capito all’istante.
Sarebbe stato anche un modo per potersi sentire tutti quanti, il Cappellaio in particolare, il più vicino possibile a Castagna. In quel luogo, sarebbe stato come se Castagna fosse stata presente alla loro cerimonia.
Sì, il Cappellaio aveva avuto un’idea a dir poco geniale.
- A Castagna sarebbe piaciuto. – esclamò Mally intenerito, guadagnandosi il sorriso dolce del Cappellaio.
Avevano deciso, finalmente.
Alice e il Cappellaio optarono, come già detto e ripetuto, per una cerimonia molto semplice, invitando solo gli amici più stretti e la famiglia del Cappellaio.
Alice ebbe un tuffo al cuore quando il pensiero che la sua di famiglia non sarebbe stata presente in quel giorno così importante, ma poi tirò via quel pensiero tirando un sospiro.
Come da tradizione, ci avrebbe pensato Mirana a sposarli. E per la Regina Bianca fu un grandissimo onore dovere unire in matrimonio i suoi due amici più cari.
Non trattenne la commozione per il grande privilegio, seppure per lei fosse abituale fare sposare due anime gemelle.
Ma non finì lì: Alice e il Cappellaio, per fare capire loro che li avessero davvero perdonati, volevano dare a ciascuno di loro una parte per poter partecipare attivamente alla cerimonia.
Il Cappellaio aggiunse che presto avrebbero trovato un ruolo anche per la sua famiglia, ma ora dovevano pensare a tutto.
Volevano sposarsi il più in fretta possibile, prima che si concludesse l’Autunno.
E il Cappellaio non vedeva l’ora di accogliere la sua Alice nella propria casa.
Esattamente, perché sarebbe stato proprio lì, nella casa a forma di grandissimo cilindro, dove Alice e il Cappellaio avrebbero trascorso per sempre insieme la loro vita da sposi.
Alice guardava le foglie che cadevano.
In quella saggia stagione, aveva preso la decisione più importante della sua vita. Sì, l’Autunno era decisamente la stagione che, nel suo mistero, nei suoi colori, portava ogni forma di saggio consiglio.
 
 
- Ingrati! – stizziva Iracebeth mettendo a soqquadro la propria camera – Manigoldi! – nessun oggetto che le capitasse a tiro era al sicuro con lei, poiché veniva fracassato, lanciato, fatto a pezzi e distrutto dalle sue arrabbiatissime mani.
Richiamato dal trambusto, un preoccupatissimo Wilkins andò subito dal suo padrone per informarlo, marcando il suo accento tedesco.
- Zignore! Zignore! Oh, è zuccezza una coza terribile! –
- Calmati, Wilkins. – ordinò Tempo mentre controllava che tutto fosse apposto.
- Zignore! La voztra zignora zembra impazzita! –
Alla parola “vostra signora”, Tempo lasciò subito perdere il proprio lavoro.
- Cos’è successo alla mia dolce colombella? – afferrò il povero Wilkins per le spalle, scrollandolo così pesantemente da fargli smuovere gli ingranaggi – Perché non me l’hai detto subito? –
Wilkins, saggiamente, ignorò quel rimprovero ben sapendo che non servisse a niente perdersi in chiacchiere con quel cocciuto del suo padrone.
Tempo corse il più veloce che poté e raggiunse sua moglie, trovandola più nervosa che mai.
Iracebeth continuava a lanciare oggetti di qua e di là. Tempo si abbassò, evitando di essere colpito da un vaso di ceramica.
- Che cosa c’è che turba il cuoricino della mia amata mogliettina? – chiese lui dolcemente, avvicinandosi ad Iracebeth.
Quando Iracebeth si accorse di lui, senza nemmeno scusarsi di averlo quasi colpito, ricercatrice di attenzioni com’era, iniziò a strillare e a singhiozzare come una bambina.
- E’ tutta colpa di Alice e di quel cappelliere da strapazzo! – piangeva a dirotto e Tempo tentò di rincuorarla.
- Calmati, mia adorata. Perché non mi racconti che cosa è successo? –
Iracebeth ascoltò il consiglio del marito e, tra scatti di ira e di pianto, riuscì infine a descrivere ogni cosa, in ogni dettaglio.
- Hai capito? – replicava Iracebeth – Sono solo degli ingrati! Io faccio di tutto perché il loro matrimonio sia perfetto e loro mi ripagano così! Perché nessuno mi vuole bene? –
Tempo rise sotto i baffi. Per fortuna, sebbene rabbrividisse davanti agli scatti della moglie, sapeva bene come farla ragionare.
- Mia amatissima, dolcissima, meravigliosa farfallina. Non devi sentirti offesa se Alice e il suo amico si sono rifiutati di accettare i tuoi preparativi. – le prese le mani con molto affetto e Iracebeth lo guardò con occhi imbevuti di lacrime – Non si può programmare un matrimonio quando si hanno dei gusti molto diversi. A te, mia adorata, sarebbe piaciuto se Alice ti avesse organizzato un matrimonio fatto in una campagna piena di coniglietti, fiorellini, cuccioli e bambini che scorazzavano da ogni parte... –
Iracebeth lo fermò subito.
- Bleah! Che razza di matrimonio! Se lo avesse fatto, le avrei fatto tagliare... – immediatamente ebbe un’illuminazione.
Iracebeth aveva finalmente capito: come aveva detto Tempo, non si poteva organizzare una cerimonia così personale quando si hanno delle prospettive molto diverse. Sarebbe stato un vero disastro.
E questo non l’avrebbe aiutata a farsi volere bene da tutti, come aveva sempre desiderato.
Nossignora, disse tra sé. Guardò suo marito, il quale le sorrideva a trentadue denti, e lo abbracciò quasi investendolo con la sua bulbosa testa.
 
 
Per quanto riguarda il tema del loro matrimonio, avevano preferito non assistere, dando ai loro amici tutta la loro fiducia e il loro libero sfogo all’inventiva, senza oltrepassare la linea della semplicità.
Alice e il Cappellaio, infatti, avevano scelto un tema che ricordasse molto un Tea Party.
Niente di più adatto a loro.
Tutto si sarebbe proceduto dove, una volta, c’era la casetta di Castagna.
Ora non c’era più, ma Mirana e gli altri si erano dati un gran da fare.
Non volevano deludere né Alice né il Cappellaio.
Mally, il Leprotto e Pincopanco e Pancopinco scatenarono liberamente la fantasia usando bancali divisi in parti per ricreare delle segnaletiche organizzati per gli invitati, in modo da poter dare indicazioni dei vari ambienti del matrimonio.
Usarono i pallet per trasmettere messaggi, usando delle scritte semplici con scritto “Matrimonio di qua”, “Cerimonia di qua”, “Buffet di qua”.
Gli aperitivi sui bancali non potevano mancare: con la presenza di fiori, foglie, cappellini creati dal cappellaio, tazzine, teiere e nastri, avevano reso tutto molto decorativo, spiritoso ed elegante allo stesso tempo.
Il tavolo degli sposi, sotto la responsabilità di Bill, Stregatto e McTwisp, era il punto più cruciale dell’allestimento, poiché, dato che Alice e il Cappellaio sarebbero stati osservati per tutta la cerimonia, doveva mostrare e rappresentare il tema principale del matrimonio. 
I colori principali erano stati i colori caldi, un po’ per richiamare i colori dell’Autunno, un po’ per evidenziare il tartan della famiglia del Cappellaio.
Come sempre, anche il tavolo sarebbe stato di pallet. Sopra una tovaglia dello stesso colore del tartan degli Hightopp, erano state piazzate delle artistiche teiere e tazzine, con tantissimi cappellini in ogni angolo della tavola. Al centro del tavolo era stato dipinto un grande cilindro con un cuore disegnatovi all’interno.
Il resto dei tavolini e delle sedie, sempre in pallet, erano decorati con tovaglie giallo pallido, con rose arancioni e bianche e foglie di acero come centrotavola.
Sempre con i medesimi bancali, realizzarono dei veri e propri corner buffet fatta che offrivano cibi e bevande di ogni tipo, da gustare in piedi o durante le danze.
Dopodiché, usarono un bancale come muro da decorare con delle dediche da parte degli invitati: chiunque avrebbe potuto appiccicarvi sopra un biglietto di buon augurio degli sposi. In alto, al centro, Mirana, che aveva una bella grafia, aveva scritto “Tarrant Hightopp and Alice Kingsleigh”. Lasciare una dedica agli sposi, li avrebbe fatti sicuramente sentire dei veri e propri protagonisti.
Alla fine, si dedicarono al lavoro dell’altare.
Sotto l’acero rosso venne installato un grande arco bianco, ricco di piante rampicanti, decorato con nastri di raso, foglie rosse, dorate e arancioni e rose bianche sparse ovunque. Sotto l’altare, infine, si estendeva un lungo tappeto rosso, dove gli invitati avrebbero dovuto assistere all’arrivo della sposa, mentre se ne stavano seduti sulle panchine fatte di bancali dal colore chiaro, avvolte dalle setose tele dorate.
 
Tutto era pronto.
Il grande giorno era finalmente arrivato.
Come nel Sopramondo, anche nel Sottomondo esistevano delle tradizioni.
Alice aveva avuto modo di poterne assistere, visto che in precedenza aveva assistito alle nozze della Regina Rossa e di Tempo.
I due sposi, naturalmente, non dovevano vedersi prima delle nozze.
Più che per tradizione, Alice e il Cappellaio volevano farlo per rimanere sorpresi l’uno dell’altra.
Erano già tutti arrivati nella locazione dove si sarebbe celebrato il matrimonio.
Alice non c’era.
Tutti erano rimasti affascinati dal meraviglioso lavoro che avessero fatto, anche la famiglia Hightopp fecero a tutti i loro complimenti.
Il Cappellaio, in particolare, era rimasto letteralmente a bocca aperta e non mancò di ringraziare con tanto entusiasmo i suoi amici.
Quando guardò il punto in cui una volta vi era la casa di Castagna, il Cappellaio non poté fare a meno di pensare alla sua sorellina. Tirò un respiro e sorrise.
Chissà se da qualche parte avrebbe potuto vedere tutto quello che stava accadendo?
La sua sorellina non c’era più, ma quel giorno la sentì ancora più vicina a lui. Era sicuro che Castagna, in quel momento, gli avrebbe sorriso con tutto il suo cuore.
Dopo il tema, gli occhi di tutti erano riversati sullo sposo.
Naturalmente, Tarrant si era attenuto alla tradizione di famiglia.
Il suo abbigliamento da cerimonia, con tanto di immancabile cilindro avvolto dallo shantung, regalò un andamento sofisticato e di classe, richiamando fortemente le radici della famiglia Hightopp.
Il Cappellaio, infatti, aveva deciso di indossare il kilt, dal tessuto a quadri dai colori caldi.
Cintura alta di pelle, con fibbia lavorata d’argento, sporran portato sul avanti del kilt che riprendeva il motivo della cintura.
Per completare il tutto, aveva indossato calze alte e scarpe brogues, ovvero delle calzature particolari con lacci molto lunghi per annodare a forma di triangolo e attorno alla caviglia.
Come tocco finale, il kilt accompagnava la giacca scura tendente al marrone, aperta in modo da mostrare il gilet nero con richiami scozzesi dalle linee dritte e oblique dorate, il colletto della camicia bianca era avvolta da una coccarda rosso fuoco.
La commossa madre di Tarrant, per dargli un ultimo tocco finale, gli mise un piccolo fiore all’interno della giacca.
- Sei perfetto. – gli aveva detto commossa.
Il Cappellaio era teso. Molto teso.
Erano tutti pronti.
Chi se ne stava seduto sulle panchine, chi, invece, era pronto per svolgere i compiti assegnati.
Mirana si trovava al centro dell’altare – ricordiamo, sarebbe stata lei ad unire il Cappellaio e Alice nel matrimonio – in compagnia di un nervosissimo Tarrant.
Si sentiva quasi uno stupido, non ce la faceva più ad aspettare.
McTwisp guardò il suo orologio: Alice era in ritardo. Come al solito.
In quel momento sentirono arrivare una carrozza.
A giudicare dal forte rumore, sembrava quasi una carrozza fatta di metallo.
E così era.
Tutti si girarono e notarono, con grandissima sorpresa, che si trattasse della carrozza di due invitati particolari: Tempo e sua moglie, la Regina Rossa.
I due avevano deciso di partecipare alla cerimonia e il Cappellaio sorrise.
Mirana era piena di felicità nel vedere la sorella.
Tempo diede una mano alla moglie per scendere dalla carrozza, la quale non faceva altro che bofonchiare, sistemandosi la gonna.
- Sempre in ritardo! Sempre le solite figure! – diede un’occhiataccia al cocchiere, ovvero Wilkins – Dopo faremo i conti, stupidissimo ammasso di latta! –
Il povero Wilkins tremò, ma il suo padrone gli fece l’occhiolino, assicurandogli che non gli sarebbe successo niente.
Poi, Iracebeth si affacciò dentro la carrozza.
- Insomma? Cosa aspetti a scendere? Hai deciso di non sposarti più? –
Grazie a quelle parole, tutti quanti capirono che dentro quella carrozza vi era proprio Alice.
Sì, la sposa era appena arrivata.
Ed era stata proprio Iracebeth a farle fare quell’entrata così bizzarra ma, allo stesso tempo, originale.
Sotto il consiglio del marito, per farsi, in un certo senso, perdonare, il giorno prima del matrimonio aveva trovato il modo di dire ad Alice se avesse potuto farle il favore di accompagnarla alle nozze lei stessa.
Alice, anche se l’aveva già perdonata da prima, aveva accettato di buon grado.
La giovane sposa scese dalla carrozza e si mostrò in tutta la sua lucentezza e in tutta la sua meraviglia.
Il suo abito bianco era semplice, la lunga gonna le cascava leggera, le spalle erano scoperte e il corpetto era decorato con un grande nastro racchiuso in un meraviglioso fiore adiacente alla spalla destra.
I suoi capelli dorati erano raccolti da stupendi boccoli, ornati da un bianco diadema decorato da due rose bianche, con un velo leggero che le ricadeva delicatamente.
Le sue mani tremanti di emozione stringevano un bouquet di nastri e rose bianche come la neve.
Quando la vide, il Cappellaio non trattenne la gioia. Si morse le labbra e lottò per non versare le lacrime.
Mirana, diede il segnale a tutti quanti. Il matrimonio stava per avere inizio.
McTwisp diede fiato alla sua tromba e annunciò l’arrivo della sposa.
I due fratelli di Tarrant, come da tradizione, erano stati scelti dal Cappellaio come i suonatori di cornamusa.
Si misero dietro di lei e, anche loro vestiti con i kilt, presero a suonare i loro strumenti seguendo il passo della sposa.
Alice continuava a guardare dritta verso il Cappellaio.
Pochi passi e lo avrebbe raggiunto.
Arrivò vicina al Cappellaio. Le cornamuse cessarono di suonare. Gli sposi si guardavano negli occhi, sforzandosi di non lacrimarli.
Secondo l’usanza delle origini della famiglia Hightopp, Mirana legò le mani di Alice e del Cappellaio con un nastro, un gesto che avrebbe simboleggiato l’unione della coppia. Date le radici del Cappellaio, ovviamente, venne usato un nastro in tartan.
Mirana iniziò la cerimonia.
- Alice Kingsleigh, Tarrant Hightopp. Qui tutti noi siamo testimoni della vostra unione, nel giorno che questo nastro renderà stretto il vostro legame. –
Alice aveva gli occhi lucidissimi.
Non riusciva a crederci.
Credeva che fosse solo tutto un meraviglioso sogno. E, invece, era tutto reale.
Stava per sposare il Cappellaio.
Mirana fece cenno al Leprotto, che se ne stava seduto sulla panchina, di portare gli anelli.
Il Leprotto raggiunse in un attimo l’altare e si mise accanto al Cappellaio.
- Con gli anelli dell’unione... –
Mirana venne immediatamente fermata da un urlo disperato del Leprotto, il quale stava cercando proprio gli anelli all’interno delle proprie tasche.
- Oh, no! OH, NO! Ho dimenticato gli anelli! –
Tutti esclamarono basiti.
Ad Alice mancò il respiro.
Il Cappellaio alzò gli occhi al cielo.
- C’era da aspettarselo! – gli sfuggì nervosamente.
Ma il Leprotto, per fortuna, aveva trovato gli anelli e li mostrò al Cappellaio.
- Naaah! Non è vero! Ci siete cascati! DAAAAAAAAAAH! –
Il Cappellaio assecondò l’urlo scherzoso ma, per vendicarsi, lo colpì con un calcio non troppo forte.
- Se l’è meritato! – esclamò Mally mentre se ne stava seduto accanto ai gemelli.
Inutile, pensavano in molti, il Leprotto non sarebbe mai cambiato.
Per fortuna, Alice la prese bene e sorrise anche.
Mirana continuò.
- Con gli anelli dell’unione, io, la Regina Mirana, avrò l’onore di far sì che le vostre vite siano per sempre legate. –
Si fece dare gli anelli dal Leprotto, poi sciolse il nastro che legava i polsi di Alice e del Cappellaio.
Mirana diede gli anelli ai due.
Prima di scambiarli, volevano esprimere le loro promesse.
Iniziò Alice.
- Tarrant, tu sei il sangue che scorre nelle mie vene. Sei la gioia che scorre nel mio cuore. Ti ho seguito in un mondo che non è il mio, ma con te voglio fare mille altre follie. Perché, Cappellaio, con te che voglio passare il resto della mia vita. –
Tutti si erano sciolti.
Iracebeth si voltò verso il marito, dopo avere sentito l’ultima frase che, in principio aveva criticato.
- Ora che ci penso, non suona così male. –
Il Cappellaio, commosso da quelle meravigliose parole, fece la sua promessa.
- Alice, ho iniziato a vivere da quando ho avuto l’onore di conoscerti. Io non riesco ancora a credere che tu abbia scelto un mezzo matto come me. Io sono mezzo matto, ma di te sono completamente matto. E qui, davanti a tutti, davanti alla natura, sotto il cielo che ci guarda, io giuro che mi impegnerò affinché tu possa amarmi ogni giorno, sempre di più. -  
Alice inserì l’anello nell’anulare sinistro del Cappellaio, lui fece altrettanto.
Stregatto apparve davanti a loro con il Quaich tra le zampe, la Coppa dell’Amore con due manici, riempita di acqua.
Gli sposi dovevano bere insieme da essa.
Mirana, sempre più commossa, stava per concludere la cerimonia.
- Alice, vuoi diventare la sposa di Tarrant Hightopp? –
- Sì! – disse lei al limite dell’emozione.
- Tarrant, vuoi diventare lo sposo di Alice Kingsleigh? –
- Ma certo che lo voglio! – rispose lui.
- E allora, - disse Mirana – come regina di Marmorea, ho l’onore di dichiararvi marito e moglie. Tarrant, puoi baciare la sposa. –
Alice non attese un secondo di più. Fu proprio lei a buttarsi sul collo del Cappellaio, baciandolo con tutto il suo cuore, sciogliendosi in commozione.
Il Cappellaio la sollevò di poco, cingendola dalla vita, mentre tutti quanti esultarono dalla gioia, alla faccia della decenza.
Quando si staccarono dal bacio, il Cappellaio prese Alice tra le braccia e la sollevò senza nessuna apparente fatica.
- CALLOOH! CALLAY! – esultava vittorioso il Cappellaio, mentre Alice lo abbracciava con la gioia alle stelle.
Il loro sogno si era realizzato. Era diventato realtà.
Sotto l’acero rosso, in mezzo alla natura, in un mondo dove le meraviglie esistevano.
Dove i sogni diventavano realtà, Alice era appena diventata la sposa di colui che tutti conoscevano come il Cappellaio Matto.
 
FINE
 
  
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