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Autore: Goten    23/04/2009    45 recensioni
I miei sensi si allertarono improvvisamente.
<< Che cosa è questo odore?! >> Esclamai voltandomi verso i miei fratelli, mentre un lampo illuminava a giorno l'intera radura.
Tutti quanti stavano annusando l'aria, vedevo chiaramente nei loro pensieri lo stupore per quello strano aroma. L'odore arrivava da li, ma di chi era quella sciarpa?
<< Un'umana è stata qui?! >> Sibilò a bassissima voce Rosalie, stupita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccoci con una nuova ficci... eh si lo so, speravate di non vedermi più, invece vi tocca sopportarmi! XD La mia mente non riesce a stare buona... questo è quello che ho partorito, spero che vi piaccia e che vi appassioni.Ora vi lascio alla lettura! Un bacione, anzi, un morso! Goten^^

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Capitolo 1


Altro giorno altra noia! Possibile che qui non ci fosse nulla di interessante?!

Stavo guardando l'ennesimo sfogo di gelosia di mia sorella Rosalie, a quanto pare, una sciocca umana aveva osato parlare con suo marito Emmett.

<< Voglio sapere cosa ti ha detto esattamente, oppure, voglio a sua testa! A te la scelta! >> Ringhiò Rosalie arrabbiata, mentre con la Volvo stavamo tornando a casa.

Lo sghignazzare di Emmett fece vibrare i finestrini. << Amore, gelosa sei magnifica! >>

Ecco, ora aveva rabbonito Rosalie, ma mancava ancora la ciliegina sulla torta...

<< Mi ha detto solo il suo nome... Gattina mia, sai che tu sei il mio unico amore... Mio bellissimo girasole. >>

Appunto. Ed ora ci mancava che Rosalie si mettesse a fare le fusa.

<< Sei il mio piccolo, tenero, raggio di sole. >> Aggiunse Emmett.

Ed eccole le fusa!

Sospirai infastidito, possibile che ogni singolo maledettissimo giorno fosse sempre la stessa cosa?!

Parcheggiai perfettamente nel garage, non aspettai i miei fratelli, volevo rimanere da solo, anelavo la mia solitudine, mi crogiolavo in essa, era la mia compagna, per l'eternità.

Come sempre, nostra madre, Esme, ci aspettava sorridente sulla porta. Eravamo una famiglia, anche se particolare...

<< Come è andata oggi? >>

Cosa dovevo dirle?! Che ogni giorno era sempre tutto uguale?! Si aspettava davvero che qualcosa cambiasse?!

Sbuffai e tirai avanti dritto. Sapevo che soffriva per il mio comportamento, ma non potevo farci nulla, non mi interessava, non più...

Feci solamente qualche passo in sala, diretto verso la scala che mi avrebbe condotto in camera mia, quando mi paralizzai.

I miei sensi si allertarono improvvisamente.

<< Che cosa è questo odore?! >> Esclamai voltandomi verso i miei fratelli, mentre un lampo illuminava a giorno l'intera radura.

Tutti quanti stavano annusando l'aria, vedevo chiaramente nei loro pensieri lo stupore per quello strano aroma.

<< E' dolce... >> Realizzò Rosalie.

<< Sembrano fiori... >> La voce di Alice aggiunse anche quel piccolo particolare.

Jasper e Emmett erano anche loro colpiti da quella fragranza, notai una piccola sciarpa sul divano, con passi misurati, mi avvicinai e la presi.

L'odore arrivava da li, ma di chi era quella sciarpa?

Esme entrò in quel momento. << Oh eccola. >> Esclamò allungando la mano per recuperare quella piccola stoffa. Non so perché, ma indietreggiai di un passo.

<< Di chi è? >> Domandai sospettoso.

Esme sospirò. << E' di Bella, una ragazza che mi ha tenuto compagnia oggi. >>

<< Un'umana è stata qui?! >> Sibilò a bassissima voce Rosalie, stupita.

Nostra madre annuì. << Si, verrà anche domani e il giorno dopo ancora. >> Sentenziò tranquilla.

<< Come puoi? E se ci scoprisse? >> Sibilai io, tenendo ancora stretta in mano quel piccolo fagotto.

I suoi occhi si fecero tristi. << Non può scoprirci. >> Era dolore quello che sentivo nella sua voce. Le dispiaceva per quella sciocca umana.

<< Non importa! >> Risposi duro. << Lei non dovrebbe stare qui. >>

<< Che cosa dice Carlisle. >> Ci interruppe Jasper.

L'attenzione di Esme andò a mio fratello. << Lo sa. E' stato lui a proporre che Bella passasse i pomeriggi con me. >>

<< Ma che cosa diavolo avete in mente!? E' un'umana!! >> Esplosi rabbioso.

<< Edward, calmati. Lo sappiamo benissimo che è un'umana, ma è una ragazza così dolce, indifesa e sola... se tu la conoscessi, sono sicura che.. >>

<< Non pensateci neanche! Non ho intenzione di conoscerla! E non ho intenzione di tollerare la sua presenza in casa nostra! >> Sbottai ancora più rabbioso.

Senza pensarci due volte, mi voltai e andai nella mia camera chiudendomi dentro. Solo in quel momento mi resi conto di avere ancora in mano la piccola sciarpa morbida.

<< Stupida umana. >> Mormorai, ma non mollai la presa.

Passai l'intera notte con il naso in quel tessuto morbido. E più l'annusavo, più sentivo l'odore svanire e di conseguenza la mia rabbia aumentare.

Ma cosa diavolo aveva questa ragazza di così particolare?!

No, non volevo interessarmene, avevo perfino evitato di guardare nella mente di Esme per scoprirne il volto. Non volevo sapere nulla di lei. Nulla.

Carlisle quando tornò dal turno dell'ospedale, mi raggiunse in camera, bussò alla porta ed entrò.

Sapevo che cosa voleva, cercava di perorare la causa della piccola, indifesa umana. Ma perché diavolo ci tenevano così tanto a lei?!

<< Edward. >> Cominciò, ma io lo interruppi.

<< No Carlisle, non cambio idea. Io non ho intenzione di farmi scoprire. E non ho intenzione di avere una stupida ragazzina umana in giro per casa! >> Mi voltai verso la grande vetrata, la pioggia scendeva fitta, ogni tanto qualche lampo illuminava il bosco.

Ti prego, Edward. Significherebbe molto per Esme. Isabella verrà qui solo nelle ore scolastiche, voi non ci sarete, non la vedrai mai. Per favore...

Le sue parole mi fecero riflettere per qualche secondo, sapevo che Esme ci teneva, l'avevo letto nei suoi pensieri, ma il fatto di non vedere questa Bella, non mi faceva stare tranquillo. Non riuscivo a spiegarmi il perché! In fondo, non avrei mai avuto a che fare con lei. Quindi, non potevo provare fastidio... eppure, non mi piaceva l'idea di non associare un volto a questo profumo.

<< Va bene... >> Sussurrai bassissimo, ma mio padre lo sentì comunque.

<< Ti ringrazio. >> Mi sorrise mesto, lasciandomi nuovamente nella mia solitudine.

Il giorno seguente, prima di uscire per andare a scuola, lasciai volontariamente la sciarpa sul divano, una folle parte di me, si augurava che magari, Isabella, la sfiorasse, la indossasse e che, magari, la dimenticasse nuovamente. Volevo in sostanza che il suo profumo si imprimesse di nuovo, volevo avere di nuovo la possibilità di annusarlo...

Non dissi niente agli altri, rimasi silenzioso, muto... mentre le ore a scuola sembravano essere ancora più lunghe del solito, per passare il tempo, mi misi ad immaginare come poteva essere fatta questa ragazza... mi odiai dopo l'ennesimo tentativo a vuoto, non riuscivo a dare un volto al suo profumo.

Quando anche l'ultima campanella suonò, liberandoci da quella agonia, scattai verso la macchina. Ero ansioso! Desideravo tornare a casa, prima che la fragranza svanisse... e soprattutto, desideravo rituffare il mio sensibile naso in quella piccola, morbida sciarpa.

La strada scorreva veloce, ma non abbastanza, quasi esultai di gioia quando spensi la macchina in garage.

Veloce, mi fiondai in casa, sentivo nelle menti degli altri delle mute domande al mio strano comportamento, ma non volevo farmi distrarre, avevo una meta e volevo arrivarci!

Il mio passo si fece più lento, quasi umano, quando entrai nella sala, la fragranza era ancora li, poco percepibile, ma c'era. Il mio sguardo si puntò verso il divano, dove notai con enorme disappunto e con una punta di rabbia che la sciarpa era sparita.

Probabilmente l'aveva ripresa... era logico... eppure, io avevo sperato che Isabella la dimenticasse ancora. Adesso, non avevo niente in mano. Il suo profumo stava inesorabilmente sparendo. E questo mi rese ancora più funesto.

Mi stavo facendo del male da solo, lo sapevo, sarebbe stato sufficiente leggere la mente di mia madre per dare finalmente un volto a Isabella, ma feci la perversa scelta di non sfruttare la mia abilità. No. Non volevo. E adesso che finalmente il suo profumo era svanito, la mia mente era tornata lucida. Non avrei mai dovuto avere a che fare con lei, sarebbe stata la mia condanna, me lo sentivo.

Quella notte, la passai di nuovo davanti alla grande vetrata, immobile, gli occhi chiusi e la mente rivolta alla sera prima, quando fra le mani, stringevo quel misero pezzo di stoffa. Quanto potevo essere patetico?! Molto! Eppure, la volevo! Volevo sentire di nuovo quell'odore!

Il lieve bussare alla mia porta mi distrasse dai miei ricordi, la cosa mi infastidii al quanto, non volevo essere disturbato, volevo annegare in quel profumo.

<< Avanti. >> Dissi con voce stizzita. Non mi interessava che Alice se la prendesse, aveva interrotto una cosa per me importante.

Con grazia, Alice entrò nella mia stanza, vedevo chiaramente cosa voleva dirmi. Me lo stava mostrando più che chiaramente; il sole. Domani ci sarebbe stato il sole... una giornata in meno da trascorrere a scuola. Vieni a caccia con noi?

<< Va bene... >> Risposi, tornando a guardare la foresta scura.

Era forse mezzogiorno, quando sollevai lo sguardo dal cervo che mi aveva sfamato. Adesso, stavo decisamente molto meglio, anche se, dovevo ammetterlo, una parte della mia mente continuava a pensare che in quel preciso momento, Isabella era a casa nostra, con Esme.

Scossi il capo arrabbiato con me stesso. Non dovevo pensarci!

Eravamo nella foresta, poco distanti da casa, il sole splendeva e illuminava tutta Forks, eppure, il mio cuore morto era sempre al buio.

Come ti senti, Edward? Emmett era parecchio in pensiero per me in questi giorni. Mi dispiaceva, con lui, era sempre tutto molto semplice, il mondo o era bianco, o era nero. Ma non adesso, il mio mondo, aveva quella sfumatura impercettibile che non riuscivo a capire.

Stavo per rispondere quando udii un suono a me molto familiare... il mio pianoforte!

Ringhiai arrabbiato. Tutto potevano toccare, ma non il mio pianoforte! Tutta la mia famiglia lo sapeva!

Non pensai più razionalmente, lasciai cadere il cervo e corsi, veloce, rapido, come un predatore! Maledetta umana! Non solo dovevi infastidirmi con il tuo profumo! No! Avevi osato toccare ciò che più di tutto mi è caro!

Ringhiai ancora più arrabbiato.

La porta si aprì di botto, come uno sparo, sotto la mia mano, ed eccola, lei! Maledetta! Scattai avanti veloce, la sua melodia si era interrotta, le sue dita erano immobilizzate per lo spavento.

<< Stupida! >> Sibilai, rapido, forse anche più del solito, la raggiunsi e la strattonai, facendola cadere dallo sgabello. << Maledetta... >> Le ringhiai contro inferocito.

Ero furioso, arrabbiato. Come aveva osato quella insulsa ragazza toccare il mio bene più prezioso!? Non alzava neanche gli occhi su di me, si era rannicchiata con la schiena contro il muro, impaurita, la testa bassa e il corpo tremolante. Il suo profumo, quel maledetto profumo! Di nuovo mi stava saturando! NO! Basta!

<< Edward! No! >> La voce di Esme giunse dal piano di sopra, veloce, scese le scale posizionandosi in difesa di quella umana. << Edward non toccarla! >> Era decisa.

<< Spostati. >> Sibilai livido.

Esme stava per rispondermi, quando una voce sconosciuta la chiamò. << Esme... >> Era fragile, piccola... piena di terrore. << ... dove sei... ? >>

<< Sono qui Bella, non ti preoccupare, sono qui. >> La rassicurò mia madre indietreggiando di qualche passo verso l'umana.

Che razza di scena era?! Quella stupida ragazzina perché diavolo... oddio... solo in quel momento notai la mano della ragazza tastare il terreno e raggiungere la caviglia di Esme. Non aveva mai alzato il viso, puntava sempre verso terra.

Un decimo della mia rabbia si assopì. Affilai lo sguardo tornando in posizione normale, anche Esme si rilassò, abbandonando la sua posizione difensiva.

<< Bella, va tutto bene... >> Usò un tono di voce rassicurante, ma i suoi occhi non abbandonavano mai la mia figura.

<< Esme... Esme... >> Le sue mani risalirono sul corpo di mia madre, fino ad arrivare sul suo volto.

<< Sono qui, Bella. Sono qui... >> Si lasciò toccare, finché l'umana scoppiò in un pianto a dirotto abbracciandola.

Le braccia di mia madre l'accolsero, cercando di calmarla. << Sshh... Bella, va tutto bene, è finita. Tranquilla... tranquilla. >>

Solo in quel momento, mi accorsi che tutti i miei fratelli avevano assistito alla scena impietriti.

Oh mio Dio, che cosa avevo fatto...

   
 
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