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Autore: Mikaeru    23/07/2016    0 recensioni
Una raccolta di flashfics varie su Hannibal, da varie challenge.
06. Si è perso nel bosco. Il bosco che ha un odore profondo, oscuro, che gli riempie i polmoni, che ha un silenzio denso, appiccicoso, ma che non lo soffoca. [CappuccettoRosso!AU, sort of.]
05. Willow maledì di aver deciso di portare a spasso il cane senza guinzaglio. [AU, genderswap, il primo incontro di Willow e Artemis]
04. “Sei spaventoso,” ringhiò Hannibal sul suo collo, grattando più forte coi canini sui punti sensibili che aveva già ferito. [roleplay!noncon]
“Io, mh?”, gemette Will, leccandogli le labbra, “Non tu, che volevi approfittarti di un uomo addormentato? Non tu che ti sei eccitato terribilmente quando sembravo indifeso, incapace di lottare per salvarmi?”
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Abigail Hobbs, Hannibal Lecter, Will Graham
Note: AU, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, PWP, Violenza
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Nessuno ne parla ad alta voce, eppure tutti lo sanno fin dalla nascita, come un segreto mescolato al sangue: il bosco è pericoloso. Lo sanno i genitori, lo sanno i figli che lo hanno imparato nei silenzi delle notti e delle mattine degli inverni duri, nelle parole celate delle morti misteriose, delle scomparse mai più discusse. Non si parla del bosco, non si entra nel bosco, non ci si avvicina neppure, perché il bosco potrebbe sentire l’odore di un forestiero e catturarlo, mangiarlo. Il bosco è vivo e non va disturbato.

Si è perso nel bosco. Il bosco che ha un odore profondo, oscuro, che gli riempie i polmoni, che ha un silenzio denso, appiccicoso, ma che non lo soffoca.

Perché vi è entrato? Cosa ci fa lì? Perché ha sfidato il bosco?
(ha sfidato se stesso?)
(pensava di poterne uscire?)
(voleva farlo.)

Tira giù il cappuccio del mantello – rosso rubino, rosso sangue, rosso incubo – per stare più attento ai rumori che potrebbero attaccarlo, ma c’è troppo silenzio – un silenzio innaturale, profondo come un pozzo. Vi potrebbe buttare cento monete d’oro ma non ne udirebbe mai il suono alla fine della caduta – tlic, tlac.
Continua a camminare, continua a sperare perché è tutto ciò che gli è rimasto.

Il lupo è una creatura maestosa, che lo guarda con occhi color rubino, scintillanti sotto i raggi sfilacciati di luce. Si prende il proprio tempo per raggiungerlo. Cappuccetto Rosso è paralizzato, fino a quando non realizza.
Forse il lupo lo ha riconosciuto come proprio e per questo lo ha chiamato. Forse sa che il suo sangue è diverso, che è mescolato ad aghi di pino neri come pupille, pelo di animali selvatici, ululati che spaccano i sogni in due. Forse, forse, forse.
Il tempo, il luogo, tutto attorno a loro si congela, le foglie sotto i piedi del lupo non osano fare rumore quando vengono spezzate. Si avvicina a Cappuccetto Rosso con circospezione, come se fosse lui l’intruso, non il contrario; si avvicina e gli si ferma di fronte, lo osserva con occhi color rubino, scintillanti sotto i raggi sfilacciati di luce. Lo annusa a partire dai piedi, l’incavo delle ginocchia, dei gomiti, le vene verdi del polso. Si ferma, sorride mostrando le zanne, sembra pronto a sbranarlo; invece gli lecca il dorso della mano. Scompare.

Quando lo vede pensa di stare sognando. Il cervo dalle corna di diamante, capaci di aprire il corpo in due. Quando cade, indietreggiando, si ferisce contro un ramo, e il dolore acuto e bruciante gli urla che no, è tutto reale, ma che la realtà potrebbe finire in quel momento. Il terrore lo immobilizza, mentre il cervo si avvicina piano, fremendo di una gioia spaventosa.
Forse va bene così.
In fondo sapeva che il bosco lo avrebbe mangiato. Lo sanno tutti, lo sapeva anche lui.
Allarga le braccia, chiude gli occhi. Si offre completamente, forse sarà meno doloroso.
Sente un urlo infernale, paralizzante; il cervo è stato colpito a morte dal lupo, che adesso gli strappa le corna con le mani. Le offre a Cappuccetto Rosso.
Cappuccetto Rosso allunga una mano tremante; ingoia le corna che gli trafiggono la gola come spilli, ma non lo feriscono. Il lupo, a sua volta, allunga una mano verso di lui, e Cappuccetto Rosso capisce.
È un patto di sangue.
Non è stato il bosco a mangiarlo, ma è stato il lupo.
(forse va bene così?)
  
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