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Autore: genesisandapocalypse    23/07/2016    1 recensioni
Gli occhi di Luke sono vitrei, nascosti da una nube di pensieri e ricordi. Dice di aver superato tutto, ma nessuno ci crede, Eloise per prima, che riuscirebbe a mettere da parte il suo odio colossale per Michael Clifford, se potesse aiutare.
Essere scappata nell’università al centro di Sydney è stata un po’ una salvezza, per Gioia. E che lo sia pure per qualcun altro?
Ashton ha perso fiducia nelle donne da tempo e scorbutico com’è, riesce a togliersele di mezzo, ma ogni tanto sa anche essere gentile.
A Cardiff c’è stata per soli tre anni, Eva, abbastanza per tornare a Sydney con qualcosa di troppo e far rimanere secco Calum.
E Scarlett, non sa bene come, finisce più spesso in quel bar che in camera propria.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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Home is wherever I am with you. 
ECOGRAFIA.
 
“E’ la solita legge degli opposti che si attraggono. Lei era incinta, e io no.”
“Lo stereotipo emozionale, sessuale e psicologico delle femmine inizia quando il dottore dice: "È una femmina".”
 
Ha perso Andrea da ben ventitré minuti ormai, finito per piacere a tutti i suoi colleghi, qualcuno se lo sarà portato a fare baldoria. Scarlett si è seduta su una sedia imbottita, sente ancora il cuore palpitare con forza, quasi a volerle uscire dal petto, e non può evitare di posare la mano sopra di esso.
Lui l’ha vista, lì, mentre il suo futuro marito si presentava. E come può davvero credere che non dirà nulla ad Ashton? Non è pronta.
Alla fine è giusto così, però, non può continuare questa farsa.
Ma qual è tra le due?
Scarlett non ha la forza di alzarsi, sente le gambe tremarle e, davvero, vorrebbe solo tornarsene a casa. Sa che, però, minimo un’altra mezz’ora dovrà guardarsi intorno, aspettando che il suo fidanzato torni da lei, probabilmente brillo, dopo aver bevuto insieme ai suoi colleghi.
«Spero vivamente che tu abbia un’ottima scusa da dirmi,» sussulta, sgrana gli occhi e il labbro le trema. La voce di Michael le è arrivata da dietro e probabilmente preferisce che rimanga lì, ma lui sembra pensarla in modo totalmente differente.
Se lo ritrova seduto di fronte, sul viso un’espressione seria e irosa, come non ne ha mai viste prima.
«Davvero, dolcezza, sono pronto a staccarti la testa a morsi se non mi dici il perché di tutta questa merda!» ringhia, sbattendo una mano sul tavolo.
Scarlett si sente fortunata che, con il vociare delle persone, nessuno ha notato nulla.
«I-io.. - balbetta, il respiro accelerato, così come il battito - io non ho una scusa,» aggiunge, lasciando che le spalle ricadano, come se ci fosse precipitato un enorme masso.
Michael chiude gli occhi, lasciando uscire l’aria dal naso velocemente ed esprimendo al massimo la propria rabbia.
«E allora che cazzo hai intenzione di fare? Continuare a prendere per il culo il mio fottuto migliore amico?» soffia tra i denti, cercando di non rendere il  tutto plateale. Non vuole dare nell’occhio, suo padre non glielo perdonerebbe.
E in cuor suo spera ci sia una spiegazione valida.
«Io.. senti, non è mia intenzione prenderlo in giro!»
«Ma è ciò che stai facendo!»
«Lo so, io lo so! - si porta le mani fra i capelli e scuote la testa, quasi le viene da piangere - ma non era previsto, ok? Io e Andrea siamo fidanzati da tanto e lui mi aveva chiesto di sposarlo, poi è arrivato Ashton.. dal nulla, totalmente dal nulla, e lui è… lui è…» non riesce a finire la frase, si asciuga una lacrima solitaria prima ancora che questa possa toccare il labbro superiore.
Non sa che cosa è successo, né cosa l’ha portata a fare una sorta di doppia vita. Sa solo che lei non è mai stata così, non avrebbe mai tradito Andrea, né avrebbe preso una sbandata per un ragazzo qualsiasi a tal punto da non riuscire a chiudere qualunque cosa sia nata.
«Lui è cosa, Scarlett?»
«È magnifico.. lo è sul serio e io, davvero, vorrei dirglielo ma ogni volta che sto con lui non ne ho il coraggio,» sospira, non guarda Michael negli occhi, non ha voglia di vederne il riflesso della sua codardia.
«Scarlett, lo dico per te, o uno, o l’altro. Non puoi continuare così, devi dirglielo! - Michael ha addolcito il tono, sa che cosa si è capaci di fare per amore, e in più lui non è la persona migliore per giudicare un tradimento - se lo verrà a scoprire sarà ancora peggio, in più ti sposerai a breve, con Andrea, non credo sia intelligente continuare così.»
Scarlett alza gli occhi, sbatte un paio di volte le palpebre e accenna un sorriso che di felice non ha nemmeno l’ombra.
«Lo so e penso sia arrivato il momento, ma non credo di farcela.»
«Devi scegliere uno dei due.»
«Non ce la faccio!»
«Senti, dolcezza, te lo dico chiaramente: se avessi davvero amato Andrea, Ashton non lo avresti filato di striscio,» e con questo si alza, non le accenna un saluto. Sebbene si sia lasciato un po’ intenerire dalla confusione e la tristezza della ragazza, non ha intenzione di lasciare che il suo migliore amico venga preso in giro così.
Scarlett, del resto, non ha più la forza di parlare.
 
Era la cosa più piccola che abbia mai visto, Calum.
Una macchiolina nera dentro l’enorme pancione. Non sa perché si è emozionato, ma l’ha sentita un po’ sua.
Sì, è una femminuccia.
Eva scoprendolo è scoppiata in lacrime, solo Dio sa perché. Certo, l’emozione può esserci, ma non pensava potesse arrivare a tanto. Gli ha stretto la mano quasi a stritolarla e Calum si è morso il labbro, pur di non gridare, ‘ché lei aveva bisogno del suo appoggio e lui gliel’avrebbe dato a tutti i costi.
La signorina lo ha guardato con uno sguardo tremendamente dolce: “sarà un bravissimo padre”, gli ha detto e Calum, davvero, non ha avuto la forza di ribattere dicendo che, in realtà, lui il papà non lo è.
Ha annuito, sorriso e poi ha guardato Eva, mentre questa si accarezzava la pancia con una rara gentilezza, che mai le ha visto usare.
Nemmeno su di lui.
Ora sono seduti sul letto di lei, Eva ha ancora i rimasugli del pianto disastroso che si è fatta dall’ospedale alla casa e continua a toccarsi la pancia lentamente. La bocca che si muove silenziosamente, sa che starà sussurrando parole dolci alla propria bimba.
Calum si sente di stringersi a lei, vederla così strana rende strano lui.
Eva si gira verso di lui per la prima volta da quando sono arrivati nella stanza e gli ammicca un sorriso stretto, prima di posare la testa sulla spalla del ragazzo.
«Sono davvero felice che tu sia venuto con me,» sbiascica, allungando una mano ad afferrare quella di Calum, intrecciando le loro dita.
«E io sono felice di essere venuto,» commenta lui, sorprendendola. Sì, vedere l’ecografia di un bimbo non è mai una brutta cosa, ma per lui pensava fosse un’enorme fatica stare lì, appresso a lei, a guardare ciò che non è di sua proprietà.
Eva sorride sulla sua spalla, senza farsi vedere. Vorrebbe dirgli che non si sente felice così tanto da prima della sua partenza, per cui ancora si maledice. Ma chi gliel’ha fatto fare?
Non che non sia stata una bella esperienza, alla fin fine, ma ne ha portati di problemi.
«Calum?»
«Uhm?»
«Mi dispiace,» borbotta, tirando su il viso per guardarlo. Scontra lo sguardo con quello di lui e si morde un labbro, appena nota la consapevolezza all’interno dei suoi occhi.
«Lo so,» dice lui, sottovoce, quasi a non voler farsi sentire.
«Sono stata una stupida, a sparire - aggiunge lei, portando l’altra mano sul petto del ragazzo - volevo capire cosa si provava a cambiare, e invece ho solo fatto un’enorme stronzata,» ridacchia, abbassando lo sguardo.
Calum rimane in silenzio e, davvero, non sa che dire, né ha davvero voglia di parlare.
Le alza gentilmente il mento e le dedica un sorriso tenero, cercando di farle intendere che, sebbene la ferita sia ancora aperta, lui la sta perdonando, un po’ alla volta.
«Sei contenta che sia una femminuccia?» cambia radicalmente discorso, allargando il sorriso all’idea di una piccola Palmer in giro per la casa.
Eva annuisce e, Calum proprio non lo sa, in pochi secondi sta piangendo nuovamente, lasciandolo confuso.
«La chiamerò Zoe.»
 
Le prime lezioni sono state una noia mortale e Luke, ora, vorrebbe solo tornarsene a casa. Si passa una mano sul viso stanco e, a spalle basse, si avvia verso il bagno.
Sa che gli mancano ancora due ore prima di poter andarsene allegramente a sdraiarsi sul proprio letto e magari farsi una bella dormita. Non è ancora abituato ai ritmi dell’università, ora che ci va sempre.
Sospira, prima di lavarsi le mani nel lavandino. Alza lo sguardo e, dietro il proprio riflesso, appare la figura sfocata di qualcun altro.
Manuel, l’amico di Gioia, sembra guardarlo con disprezzo. Luke scrolla le spalle, quasi a volersi levare da dosso della polvere, poi si avvia verso la porta, ricambiando lo sguardo con freddezza e un pizzico di derisione.
Brucia, eh?, pensa, lasciandosi sfuggire un sorrisetto storto.
Si incammina verso il cortile, è l’ora di pranzo e sa già dove trovare la sua Gioia. Infatti, seduta sulla panchina dove si sono scambiati le prime vere parole, c’è lei, seduta e con un libro in mano.
Sul viso un’espressione concentrata, le labbra serrate e le sopracciglia quasi congiunte, per quanto vicine.
«Ehi!» le dice, una volta vicino, per attirare la sua attenzione.
Gioia alza lo sguardo e lo punta su di lui, in poco tempo sembra illuminarsi. Salta in piedi, non prima di aver mollato il libro all’interno della borsa, e gli passa le braccia attorno alla vita, abbracciandolo.
«Luke, ti aspettavo,» risponde, lasciandosi sfuggire un sospiro quando sente le mani di lui toccarle la schiena.
«Voglio portarti nel mio posto, oggi,» le dice lui, una volta staccatosi dall’abbraccio. Osserva Gioia illuminarsi un po’ di più, sorridendo.
«Allora sbrighiamoci a prendere da mangiare,» lei gli afferra la mano, come se fosse il gesto più naturale che abbia mai compiuto, poi si incammina frettolosamente verso il bar, tirandosi dietro il ragazzo.
In poco meno di dieci minuti hanno i loro panini tra le mani e, come se fossero due bambini, stanno correndo per i corridoi, al fine di arrivare il più presto possibile sulla terrazza.
Luke ride, non lo fa quasi mai.
Gioia, quando lo guarda, ha il cuore che palpita.
Si siedono esattamente dove si sono messi la prima volta che Luke l’ha portata lì e di nuovo Sydney è completamente ai loro piedi.
Gioia si sente quasi la regina del mondo, lì, a osservare la propria città e con il ragazzo più bello che abbia mai visto al suo fianco.
Mangiano in silenzio, come se non ci fosse niente da dire, ma i loro sguardi continuano a cercarsi senza tregua, bisognosi di scontrarsi.
Una volta finito i propri panini e pulite le mani, quest’ultime si intrecciano, stringendosi leggermente.
E Gioia si avvicina al corpo di lui, cercando in tutti i modi di far cozzare le loro gambe. Si lascia sfuggire un risolino quando Luke, quasi in imbarazzo, le accarezza il dorso della mano, lentamente, in un tocco gentile quanto passionale.
Il silenzio li avvolge dolcemente, senza farli sentire in imbarazzo, ‘ché in compagnia uno dell’altra non hanno per forza bisogno di parlarsi. I gesti valgono più di mille parole, no?
Luke stacca lo sguardo dal panorama e scontra i propri occhi azzurri con quelli di Gioia, persi nell’osservare con attenzione il profilo etereo del ragazzo.
È un attimo e le loro labbra si toccano armoniosamente, in quello che è un secondo primo bacio.
Questa volta non scappa nessuno, però.
 
Michael è totalmente sdraiato sul divano, a dorso scoperto, ‘ché tanto è casa sua e può fare quello che gli va. Si è appena visto School Of Rock per quella che dovrebbe essere la ventesima volta e, come a sempre, lo ha emozionato come un bambino.
Un film con i fiocchi, lo può dire forte.
Sbadiglia, anche se non è che il primo pomeriggio. Ma lui ha sempre sonno, è nato pigro, che ci può fare? Si alza dal divano con troppa fatica, a dirla tutta, poi si avvia velocemente verso la cucina.
Non fa in tempo, però, ad acchiappare la scatola del gelato che il campanello trilla, risvegliandolo. Non si premura di mettersi una maglietta, anzi, non gliene può importare nulla. Si avvicina lentamente alla porta, per poi dare un’occhiata dallo spioncino e saltella sorpreso.
Si dà una sistemata veloce ai capelli, sebbene rimangano scombinati come poco prima, e infine si mette dritto sulla schiena.
Apre la porta che Eloise si sta grattando la punta del naso e ha un occhio socchiuso.
«Ciao,» borbotta lui, leccandosi il labbro inferiore. Non sa bene come comportarsi, insomma, non si sono detti nulla quando se n’è andato da casa sua.
Incrocia le braccia, aspettando che Eloise gli dia una risposta.
«Ciao a te,» risponde lei, non ammiccando nemmeno un sorriso. Si passa una mano tra i capelli e abbassa lo sguardo, ‘ché mica lo sa come gli è venuto in mente di piombare a casa di lui.
«Tu.. sì, insomma, che ci fai qui?» balbetta il ragazzo, aprendo un poco di più la porta.
Riceve una semplice alzata di spalle, ma gli basta. Invita Eloise a entrare, senza chiederle più nulla, ma godendosi solo la sua presenza inaspettata. Non pensava di certo che sarebbe andata lei da lui, si aspettava invece che avrebbe fatto la sostenuta ancora per un po’.
Tipico suo, del resto.
«Posso offrirti qualcosa, Eloise?» si avvia verso la cucina come se si aspettasse già una risposta negativa, ma Eloise si gira a guardarlo e alza un sopracciglio.
«No, grazie, non voglio nulla - scuote le spalle e si avvicina a lui, lentamente - tu, piuttosto, perché ti stai comportando così?»
«Così come?»
«Come se non fosse successo nulla.»
Michael deglutisce a forza, sbatte le palpebre un paio di volte e aggrotta la fronte.
Esattamente, cosa sta succedendo?
È sempre stata lei a far finta di nulla, a trattarlo come se non valesse nulla e a farlo sentire più che una merda, spesso.
E ora che hanno condiviso qualcosa insieme e lui la sta trattando come pensa che lei voglia, non è così?
«Io.. pensavo che tu non volessi più parlarne, a dirla tutta.»
«Beh, sbagli!» gli ringhia quasi contro, mettendosi le mani sui fianchi.
«E io cosa ne posso sapere? Tu sei lunatica
«Grazie del complimento - si lamenta Eloise, alzando gli occhi al cielo e lasciandosi sfuggire un sospiro - e comunque non sono venuta qui per litigare, coglione,» aggiunge, arricciando il naso e avvicinandosi un po’ di più.
Michael la guarda, un po’ accigliato dalla piccola discussione di prima, poi fa anche lui qualche passo verso la ragazza, stringendosi nelle spalle, ‘ché davvero non la capisce.
«E per cosa, allora?» ribatte lui, un pizzico di veleno nella voce, ‘ché loro due se non litigano, non si rivolgono nemmeno parola.
Eloise si lascia sfuggire un sorrisino storto, prima di arrivargli totalmente di fronte, la distanza dei loro corpi colmabile con un mezzo passo. Gli attorciglia le braccia dietro il collo, sentendolo trattenere il respiro, sorpreso.
«Hai davvero bisogno del disegnino?» e Michael è solo allora che si lascia sfuggire una delle sue solite risatine.
Poi la spinge verso il divano, che il letto è troppo lontano.
 
***

Ehilà, 
come va?
Al solito, mi insulto da sola dicendo che faccio tremendamente schifo. 
Ma davvero davvero tanto schifo.
Il bello è che pensavo che con l'estate, che la sto passando nella completa nullafacenza, avrei avuto modo di scrivere un capitolo alla settimana, almeno. E invece no... 
Mi dispiace davvero tanto che vi faccia aspettare così a lungo e anche che il capitolo non è nemmeno un granché, lo devo ammettere. Ma spero comunque che un minimo vi piaccia. 
Come ho detto nel capitolo precedente, però, questa storia la finirò a tutti i costi, tranquilli!
Comunque, abbiamo un Michael arrabbiato e una Scarlett che, davvero, non sa cosa fare.
Poi ci sono Eva e Calum e, sorpresona!, è una femminuccia, cosa che commuove in modo esagerato la mamma. Ovviamente non potevo toglierle la bellezza di chiamarla Zoe.
La mattina dopo Luke ha avuto la bella idea di dare a Gioia questo dannato bacio, voluto con tutto il cuore e, no, non è corso via.
Infine abbiamo Michael ed Eloise. Che la bionda si stia lasciando tutto alle spalle?
Un enorme bacio a tutti e, davvero, PERDONATEMI!
Vi amo.
Bye bye,

Judith. 
  
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