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Autore: IamJane    24/07/2016    4 recensioni
Chi non vorrebbe andare a vivere nella Grande Mela, praticamente il centro del mondo?
Io, Annabeth Chase.
New York distava da San Francisco ben quarantatré ore di macchina, poco più di sette ore d’aereo, circa duemila-novecento-sette miglia.
AU
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jason/Piper, Leo/Calipso, Nico/Will, Percy/Annabeth, Reyna
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

 

New York era oggettivamente una città bellissima. La struttura della città era semplice, ed era quasi impossibile perdersi. I grandi palazzi erano architettonicamente fantastici e Central Park era uno dei migliori parchi al mondo. E a Broadway facevano spettacoli meravigliosi. Chi non vorrebbe andare a vivere nella Grande Mela, praticamente il centro del mondo?

Io, Annabeth Chase.

New York distava da San Francisco ben quarantatré ore di macchina, poco più di sette ore d’aereo, circa duemila-novecento-sette miglia.

 

Quella sera a cena, avevo capito subito che qualcosa non andava. Papà aveva ordinato cibo da asporto dal ristorante cinese sotto casa. Continuava a lanciarmi occhiate, credendo di non esser visto, ma il fatto che fosse un semplice professore di storia e non una spia mi rendeva piuttosto facile cogliere il suo sguardo da dietro le grandi lenti degli occhiali. Mamma invece, aveva adottato una strategia del tutto diversa: prendi la preda e non lasciarla andare per nessuna ragione al mondo. E la preda ero io. Da quando mi ero seduta a tavola non aveva smesso un attimo di fissarmi. Durante tutta la durata della cena mi sentii sotto osservazione, come una cavia da laboratorio, con i miei genitori pronti a segnare ogni mio piccolo comportamento. Sembravano tesi, quasi fossi io ad avere in mano una bomba pronta ad esplodere, quando sospettavo fossero loro ad avere qualcosa che bolliva in pentola.

Così a fine cena presi fiato, stanca di tutta quella tensione, ma prima ancora di poter pronunciare una singola sillaba, mia madre chiarì tutto.

“Il mese prossimo ci trasferiremo a New York” disse, afferrando il suo piatto e quello di papà e attraversando il piccolo arco di pietra per andarsene in cucina.

Scioccata, tirai fuori con forza tutto il fiato che avevo trattenuto e per poco non sputai anche un polmone.

Il vecchio tira la pietra e nascondi la mano. Mamma era la miglior psicologa e stratega militare. Aveva portato all’esasperazione la mia curiosità e la mia pazienza per poi sganciare la bomba e battere in ritirata. Non potevo aspettarmi di meglio, da chi andava a bere il tè con il Presidente.

“Tesoro, la casa che abbiamo preso è stupenda e la tua nuova scuola è davvero fantastica!” mi consolò papà, dandomi delle leggere pacche sulla spalla. Annuii e filai dritta in camera mia.

Facendo il più piano possibile richiusi la porta, per poi buttarmi sul letto. Avevo la mente completamente sgombra. Cosa si doveva pensare dopo una simile notizia? Proprio non lo sapevo. Avrei voluto tornare di là e mettermi ad urlare come una pazza, ma non avrebbe risolto la situazione. Conoscendo mia madre, aveva già organizzato tutto nei minimi dettagli, senza lasciare la minima cosa alla quale potermi aggrappare per restare a San Francisco. Rotolai nel letto, finendo a pancia in giù. Non riuscivo quasi percepire le cose che mi stavano intorno: non il letto a baldacchino sul quale ero sdraiata, le mensole piene di libri, la scrivania ordinata, il caldo afoso di fine estate o l’odore di cibo fritto del ristorante cinese sotto casa. Per un singolo istante ne fui quasi compiaciuta. Che importanza avevano quelle cose, se di lì a un mese mi sarei dovuta trasferire letteralmente dall’altra parte dell’America? Nessuna. Per cui feci l’unica cosa che mi faceva assomigliare tanto a mia madre: mi alzai e tornai in cucina a combattere.

 

Persi, praticamente quasi subito. Mia madre aveva una lista di almeno dieci motivi davvero validi per cui trasferirmi a New York sarebbe stato fantastico, mentre io dalla mia avevo solo amici, scuola, infanzia e ricordi di quasi diciott’anni di vita passati a San Francisco.

Così un mese dopo mi ritrovai sopra un aereo, seduta accanto al finestrino, i dépliant della nuova scuola in mano. Era una scuola privata: la CHB High School.

Nella nuova casa, tutto era già pronto: i mobili montati, gli arredi sistemati, le piante sopra al balcone innaffiate. I miei genitori avevano fatto un ottimo lavoro, o meglio i bravi soldatini al servizio della mamma. Non mi rimaneva altro che disfare l’ultima valigia, quella che avevo portato con me sull’aereo. Mi rimanevano solo due giorni prima dell’inizio della scuola. Mia madre già non c’era più, partita per una missione di Sicurezza Nazionale, per un luogo ignoto, a fare una cosa altamente top secret insieme a non si sa bene chi. Papà era impegnato nella mostra alla nuova ala del Museo di Storia. Passai quei restanti due giorni a studiare, non si diventava mica il miglior architetto del mondo solo desiderandolo!

Quando la mattina di tre giorni dopo suonò la sveglia, avevo ben chiaro quello che dovevo fare: superare senza traumi il primo giorno dell’ultimo anno di liceo – possibilmente senza inimicarmi la ragazza più popolare della scuola che potrebbe rendermi la vita un inferno – superare l’anno scolastico prendendo il massimo dei voti, entrare nel miglior college del Paese, diventare il miglior architetto al mondo e costruire qualcosa che rimarrà nella storia.

Potevo farcela. Facile.  

 

 

NDA

Ciao a tutti!!! Sono IamJane e questa è la mia prima storia sul fandom di Percy *_*

Spero davvero che vi piaccia, sarà dal punto di vista di Annabeth, alle prese con l’ultimo anno nella sua nuova scuola!

Se avete consigli o domande, scrivetemi!!

Qualcuno di voi sa come mettere l’immagine a inizio pagina? Io ci ho provato, ma sono un’imbranata e non ci sono riuscita XD XD

Spero recensirete!

A presto,

IamJane

   
 
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