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Autore: Son of Jericho    25/07/2016    2 recensioni
Una nuova e terribile minaccia demoniaca incombe su San Francisco e sulle Halliwell.
Le Streghe si troveranno ad affrontare qualcosa di mai visto prima, capace di sconvolgere le loro vite e di mandare in frantumi ogni loro certezza. Ogni aspetto personale e privato della loro magia sarà in pericolo, e questa volta neanche il Potere del Trio potrebbe essere abbastanza...
Quando Phoebe riprende conoscenza è sola, dolorante e senza memoria. Ignara di ciò che le è successo, e senza poter neanche immaginare l'inferno che attende lei e le sue sorelle.
Disclaimer: i personaggi non appartengono a me ma ai loro legittimi proprietari, e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leo Wyatt, Paige Matthews, Phoebe Halliwell, Piper Halliwell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12:
Last Stand

 


Il silenzio faceva da padrone all’interno del San Francisco Memorial Hospital, mentre le lancette degli orologi stavano per raggiungere le ventitré in punto.
La polizia aveva abbandonato la scena del crimine almeno un paio di ore prima, con gli agenti che erano rientrati in centrale cercando di portare con sé quanti più indizi possibili riguardo alla morte del detective Roster. Pochissimi, a dire il vero. E non poteva essere altrimenti, dopotutto nessuno aveva idea di cosa gli fosse accaduto realmente.
Il turno di notte era appena iniziato, e ormai poche infermiere erano rimaste a presidiare i reparti.
Piper, Phoebe e Leo erano invece gli unici presenti nella sala d’attesa. Benché l’orario di visita fosse ampiamente superato, erano riusciti in qualche modo ad ottenere dal dottor Sanders il permesso di restare più a lungo.
Ma che lo facessero per restare il più vicino possibile a Paige, per studiare un altro possibile piano, o semplicemente per evitare di pensare ad altro, forse neanche loro sapevano quale fosse la ragione.
Anche parlare sembrava fosse diventato troppo difficile per i tre. La paura di sbagliare le parole, di creare altri problemi e di non avere modo di rimediare, li stava paralizzando.
Phoebe era piegata in avanti, con le mani sulla faccia e i gomiti posati sulle ginocchia, mentre Leo se ne stava con gli occhi chiusi e la schiena appiattita contro la parete.
Piper, seduta ancora più lontana dagli altri due, aveva le mani conserte e lo sguardo fisso nel vuoto.
Cosa le stesse passando per la testa non era dato saperlo.
- Hai parlato con tuo padre? – provò a smorzare la tensione Leo, senza tuttavia ricevere reazione. – Piper? –
- L’ho chiamato io. – intervenne Phoebe, notando come la sorella non stesse nemmeno ascoltando.  – Ha detto che è tutto a posto. Ha messo Chris a letto presto, mentre Wyatt si è addormentato poco fa. –
Leo riappoggiò la testa al muro sospirando. – Perfetto, almeno loro stanno bene. -
 
 
*****
 
 
- Non stanno per niente bene. – dichiarò Jiroke, seduto al tavolo della sala regale. Aveva davanti a sé un grosso libro, rivestito di cuoio scuro e dalle pagine gialle e ruvide.
Nonostante la somiglianza con il Libro delle Ombre delle Halliwell, c’era un importante dettaglio che lo rendeva molto più oscuro e pericoloso.
Man mano che Jiroke leggeva, le righe successive si scrivevano da sole, come se il testo fosse in continua evoluzione.
Quello strumento che l’Imperatore stava fissando tanto avidamente risaliva a più di un secolo prima, durante una delle ultime invasioni dei demoni nel regno ultraterreno.
Poteva essere considerato una sorta di diario di bordo con il potere della veggenza, ovvero quello di vedere il presente, di qualsiasi luogo, e riportarlo in tempo reale sulla pagina.
Nascosto per tutto questo tempo, era stato l’unico compagno di cella di Kronos, durante la sua lunga prigionia.
Una volta libero, il libro era finito nelle mani di Jiroke. E in quel momento, il sovrano stava osservando ciò che lo circondava nel mondo umano, soffermandosi sui soggetti che gli interessavano maggiormente.
Un padre di tre streghe, un semplice uomo determinato a proteggere i suoi nipoti, ma non abbastanza forte da capire il pericolo che l’ha appena sfiorato.
La quarta Prescelta, la sorellastra, vittima della sua stessa impulsività.
Il suo esercito che marcia come un sol uomo, ormai prossimo a distruggere l’antico e prendere il controllo del nuovo.
La sua arma migliore, schierata per completare una missione che significava successo.
Sé stesso, pronto a regalare lustro e prosperità al suo regno.
Il resto della famiglia Halliwell, distrutta dal dolore e dalla fatica di una battaglia che non potevano vincere. Ostinata rifiutava la resa, eppure non riusciva neanche ad accorgersi della minaccia che, sempre più vicina, vagava famelica per le corsie dell’ospedale.
 
 
*****
 
 
Un boato sommesso spezzò prepotentemente la quiete notturna dell’istituto medico. Le sorelle e Leo, sonnecchianti sulle poltroncine della sala d’attesa, furono ridestati dal rumore a cui seguì la vista di due lingue di fuoco, una rossa e l’altra blu fosforescente.
Davanti a loro si materializzarono due esseri che non avevano ancora incontrato, ma capaci di dare subito una sensazione di potere.
Uno era calvo e magro, con una lunga tunica nera e l’aria sicura e compassata; l’altro era molto più alto, muscoloso e incattivito. La carnagione scura s’intravedeva appena sotto l’armatura e l’elmo da guerriero antico, ed era equipaggiato con un’enorme ascia gotica.
Piper fu la prima a balzare in piedi, gli altri due dopo di lei.
Le due fazioni si fronteggiavano a viso aperto, nella sala deserta dell’ospedale.
Da una parte c’era la fame, la brama di gloria e di vendetta. Dall’altra c’era soprattutto timore.
Hewon fu il primo a prendere la parola, con tono irrisorio. – Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento, e in verità lo aspettavo con una certa trepidazione. Ho così davanti quel che resta della celebre famiglia Halliwell… fino ad oggi avevo avuto il piacere di conoscere solo vostra sorella, sapete? –
 – Sei stato tu a ridurre Paige in quelle condizioni? – gli urlò contro Leo, mentre una scintilla scoccava negli occhi delle due donne.
Hewon finse di pensarci. – Lo ammetto. Così come ammetto però di non essere riuscito a completare il lavoro… -
Phoebe digrignò i denti. – Bravo, un gran bel sovrano. I tuoi sudditi dovranno essere fieri di te, Jiroke. –
- Oh no, no, non confondetevi, signorina Halliwell. Io non sono chi credete che sia. Il mio nome è Hewon, secondo nella catena di comando e braccio destro dell’imperatore. Jiroke, il Supremo, non ha certo bisogno di impegnarsi personalmente per eliminarvi. –
- Credo che ci stiate un po’ sottovalutando. – guardò poi l’altro demone. – Lui invece è la vostra mascotte? –
L’ironia poteva essere un’arma a doppio taglio in quel momento, anche se in realtà la sua intenzione era quella di guadagnare tempo per permettere così a Piper di colpirli. Non capiva però perché la sorella restasse ancora immobile.
- Lui è il nostro nuovo amico: Kronos, discendente dei potenti Titani. –
Ciò che tuttavia Hewon si era riservato dal raccontare, riguardo quell’essere così imponente e terrificante, era la sua storia.
Circa un secolo prima si era verificata l’ultimo tentativo di invasione dei demoni nelle terre degli Anziani. La forza armata era numerosa, imponente, e poteva contare su creature devastanti.
I guardiano dei Cieli erano in inferiorità numerica, ma potevano contare su una maggiore organizzazione e una migliore strategia difensiva. Perché all’esercito del male mancava una guida che riuscisse a renderli coesi e con un unico obiettivo, e questa fu la ragione del loro fallimento.
Dopo giorni di sanguinosa battaglia, gli Anziani riuscirono a prevalere, grazie anche all’aiuto delle altri abitanti del mondo magico.
Kronos era uno degli alfieri della spedizione, e fu l’unico ad evitare la morte. Al momento della sua cattura, qualcuno in alto pensò che le sue capacità avrebbero potuto risultare utili in futuro, e che quindi non doveva essere eliminato.
Risparmiarlo fu però un errore madornale, di cui oggi chiunque si sarebbe pentito.
Se avessero conosciuto le conseguenze, non avrebbero ritenuto sufficiente imprigionarlo nella zona grigia del cielo.
Come fosse finito poi nelle segrete del castello di Jiroke, lo ignorava persino Hewon.
Gli bastava sapere che il suo sovrano nutriva un’estrema fiducia in Kronos, e che grazie a lui e al suo potere di manovrare tempo e spazio, avrebbero distrutto definitivamente il Trio e conquistato la Terra.
- A volte mi chiedo come abbia fatto questo mondo a resistere così a lungo. – riprese Hewon, sprezzante. – Affidandosi ad una famiglia patetica come la vostra. Ogni generazione è sempre più una vergogna per il sovrannaturale. –
Qualcosa nelle infide parole del demone risvegliò Piper, la quale strinse i pugni lungo i fianchi.
- Se c’è qualcuno degno di difendere la Terra, quella è proprio la nostra famiglia! – gridò la sorella, prima di sferrare l’attacco contro Hewon.
Quest’ultimo però, come già accaduto durante il combattimento con Paige, dimostrò di aver studiato alla perfezione le tre sorelle, le loro forze e i loro punti deboli.
Impose la mano di fronte a sé e, senza difficoltà, deviò l’esplosione contro la finestra alla sua destra, mandandola in frantumi.
Piper fu subito preda dalla frustrazione. – Stai attenta, Piper. – la invitò Leo.
Hewon sorrise. – Stanotte finisce tutto. –
- Non andrete oltre, invece. – ribatté Phoebe, Si lasciò alle spalle timori e pensieri, e si lanciò con coraggio contro le due creature. Riuscì ad arrivare a un metro da loro, prima di sentirsi portare via come da un uragano. Hewon le fece perdere l’equilibrio e la fece volare dalla parte opposta della stanza, facendola sbattere con violenza contro una fila di poltroncine.
Leo accorse al capezzale della donna, mentre Piper rimaneva l’unica a fronteggiare i due demoni.
- Ho sempre pensato che lei fosse la più forte delle tre, signorina Piper. – fece Hewon. – E per dimostrarle il mio… apprezzamento, ecco un piccolo regalo per lei. Kronos, mostraglielo. –
Kronos si infilò la mano sotto il corpetto ed estrasse lentamente un piccolo oggetto.
Tra la luce dell’ospedale e la stanchezza, nei primi istanti Piper faticò a capire cosa gli stesse mostrando. Era azzurro, e assomigliava ad un fazzoletto…
D’un tratto lo sguardo cadde sulle iniziali impresse su un angolo, e un feroce brivido sembrò spezzarle la schiena.
C.P.H.
Christopher Perry Halliwell.
- Non vi dispiace se lo abbiamo preso senza chiedere il permesso, vero? – sibilò Hewon.
Leo, accovacciato vicino a Phoebe, lo guardava pietrificato. – Mio Dio, Chris… -
Piper gli ringhiò contro. – Se avete osato fargli qualcosa… -
- Cosa, Piper? – si spazientì il demone, alzando la voce. – Cosa?! -
Cosa fu a muovere Piper in quel momento, probabilmente non lo sapeva nemmeno lei. L’istinto materno, la scarsa lucidità, l’esaurimento delle forze, le emozioni che avevano preso il controllo, la sete di vendetta. Fu una combinazione di tutto questo, o forse niente di tutto ciò.
Con i sensi evidentemente alterati, Piper si gettò all’attacco dei due demoni, incurante della magia, della ragione e di tutto il resto.
E mentre Leo urlava in lacrime alla moglie di fermarsi, Kronos decise di giocare il suo asso.
Batté l’ascia sul pavimento, causando un improvviso terremoto. Da terra si sollevò un vortice di fuoco blu, il quale si allargò fino a formare due spirali concentriche che ruotavano in sensi inversi.
Piper si fermò appena vide un’ala di fumo fuoriuscire a correre verso di lei, ma ormai era troppo tardi. Si sentì come afferrata da un gigantesco artiglio, e trascinata brutalmente e contro la sua resistenza all’interno delle spirali.
- Andiamo, Kronos. – dichiarò Hewon, mentre Piper si faceva sempre più vicina alla luce.
L’ultima cosa che Leo e Phoebe furono in grado di vedere fu un accecante bagliore, che li stordì per un tempo breve ma indefinito.
Quando riaprirono gli occhi, la sala d’attesa era rasa al suolo come un campo di battaglia. I demoni se n’erano andati. Piper era sparita. E fuori c’era il sole.
 
 
*****
 
 
- Doveva essere una sorta di portale. – disse Leo, guardandosi intorno per capire meglio.
- Un portale? – ripeté Phoebe, ancora scossa e appena capace di rimettersi in piedi.
- Quel demone, Kronos, ha il potere di comandare spazio e tempo a suo piacimento. –
- Lo conosci? – fece Phoebe stranita.
- Ne ho sentito parlare dagli Anziani. Un giorno mi hanno raccontato una storia a proposito di un’invasione di demoni, che cercavano di conquistare le terre celesti. Kronos fu l’unico a salvarsi, deve essere lui. E quello che ha portato via Piper è sicuramente un portale spazio-temporale. Guarda, tua sorella è sparita insieme a loro, e noi abbiamo fatto un salto di alcune ore in avanti. –
- Il processo è reversibile? Ricordo che con Tempus, qualche anno fa… -
- No, ma c’è qualcosa sul Libro delle Ombre, ne sono certo. –
- Allora torniamo a casa. – barcollò Phoebe, mentre la sala si riempiva d’infermiere impaurite e assistenti che potevano soltanto provare a rimettere a posto.
 
 
La jeep era rimasta al posto in cui l’avevano lasciata. Leo si mise alla guida e premette a fondo sull’acceleratore, senza curarsi minimamente di limiti o semafori.
Manteneva gli occhi fissi sulla strada, mentre Phoebe ragionava su cosa potessero fare. – Un incantesimo di localizzazione, ne abbiamo alcuni sul Libro. Possiamo provare ad evocarla, o usare la tavola esoterica di nostra nonna. –
E nonostante questo, c’era un altro pensiero che si annidava nelle menti di entrambi, ma di cui nessuno aveva il coraggio di parlare: Chris.
Leo fermò l’auto sgommando davanti al vialetto e si precipitarono in casa.
Corsero su per le scale fino ad arrivare alla stanza di Wyatt. Leo spalancò la porta, e almeno a quella visione si sentì rasserenato. Il bambino e Victor si erano addormentati uno accanto all’altro, avvolti in un caloroso abbraccio.
Purtroppo durò solo un istante, perché Phoebe ripartì lungo il corridoio. – Chris! –
Provò ad entrare nella cameretta del più piccolo, ma la maniglia non si muoveva. – E’ bloccata, Leo! –
L’uomo la raggiunse e, in preda alla frenesia e al timore, fece l’unica cosa che gli passava per la testa. Una poderosa spallata e la porta fu abbattuta, concedendo loro via libera.
Stavolta, ciò che videro gli fece perdere dei battiti al cuore.
Le coperte scostate, il lettino vuoto.
- Mio Dio, hanno preso Chris! – esclamò Phoebe, portandosi le mani alla bocca.
Leo stava ribollendo all’interno. – Andiamo! – gridò, prima di riprendere la via verso la soffitta.
Le ultime speranze erano tutte affidate al Libro delle Ombre.
Ma appena superata la soglia, i due rimasero pietrificati.
Vicino al treppiedi, immerso in una pozza di sangue, giaceva un corpo privo di sensi.
Il loro, di sangue, si gelò istantaneamente nelle vene.
- Piper! –
 
 
*****
 
 
Il trono di Jiroke svettava alto nella sala regale. Davanti a lui solo Hewon e Kronos, il primo inchinato con riverenza, il secondo con le mani strette attorno all’ascia.
Jiroke afferrò lo scettro e si alzò in piedi. L’aria trionfale brillava in tutto il castello.
- Signori, questa è l’alba di un nuovo giorno. La Terra non ha più le sue paladine della giustizia. Il Trio è stato annientato, il suo potere disgregato, i loro corpi abbattuti e le loro anime corrotte.
L’ultima sorella rimasta non rappresenta un ostacolo, da sola sarebbe incapace di combatterci. Non esiste più nessuno che possa fermarci. –
La vera cerimonia sarebbe arrivata a tempo debito. Bastavano loro tre, per il momento.
 - Hewon, per i tuoi fedeli servigi, ti nomino Primo Sacerdote. Ogni suddito dovrà renderti onore e rispetto, sapendo che più in alto di te ci sarò solo io. Kronos, il tuo apporto è stato prezioso e determinante per l’esito della guerra. Per questo, ti concedo la carica di Generale Supremo. L’intero esercito sarà ai tuoi ordini, per guidarlo verso mille altre conquiste. –
Si prese una pausa per ammirare il suo stesso lavoro. – Gioite, perché il mondo demoniaco oggi ha trionfato. Adesso andate. Radunate le truppe, e prendete il controllo di ciò che ci spetta. –
Il Regno del Terrore era iniziato.
 
 
*****
 
 
Ancora una volta al San Francisco Memorial Hospital.
Ancora una volta ad attendere notizie dai dottori, pregando le divinità che fossero confortevoli.
Ancora una volta a piangere per una sorella.
La polizia era tornata per nuovi rilievi e aveva transennato anche la sala d’attesa, nei loro pensieri distrutta da chissà quale tipo di ordigno.
Phoebe, appoggiata contro il bancone della reception, aveva la faccia nascosta tra le braccia, mentre Leo le stava accanto ma senza dire una parola.
Niente sembrava avere più importanza. La magia, i demoni, il loro dovere di Prescelte. Tutto in fumo.
D’un tratto sentì la voce del dottor Sanders e riuscì a tirarsi su. – Dottore. – mormorò distrutta, fisicamente e mentalmente.
- Signori, lasciate innanzitutto che vi dica che mi dispiace davvero, per quello che state passando. – esordì l’uomo con tono addolorato.
Lei annuì. – Come sta Piper? –
Sanders parve esitare, e Leo notò immediatamente come la sua espressione si fosse rabbuiata a quella domanda.
- Vostra sorella è stata trasportata qui in codice rosso, era molto grave. Ha perso molto sangue, e presentava diverse fratture e danni ad organi vitali. L’hanno messa subito sotto i ferri, per cercare di arrestare le emorragie interne. L’intervento è durato due ore, e credetemi, hanno fatto il possibile. –
Gli occhi di Phoebe furono inondati da lacrime che la soffocarono, Leo iniziò a tremare come una foglia. – Dottore, che significa? – gli chiese lui, perdendo il controllo della voce.
- Sua moglie presentava danni seri, alcuni irreparabili, che non potevano essere risolti con un solo intervento. E ha già perso molto sangue, perciò non può essere sottoposta subito ad un’altra operazione. Hanno dovuto indurle il coma farmacologico. Ora è collegata ad una macchina, che la sta tenendo in vita. -
Leo continuava a fissare il dottore con occhi sbarrati, sconvolto, mentre Phoebe era scoppiata a piangere copiosamente.
Sanders deglutì a fatica, cercando di liberarsi dal groppo che gli impediva di continuare. – Ci sono novità anche su Paige. – e il modo in cui lo disse, purtroppo, non faceva presagire niente di buono.
- Stanotte, mentre la tenevamo in osservazione, Paige ha avuto una ricaduta. –
La sorella ebbe uno scatto. – Ma come? Ieri ci ha detto che stava bene? –
Il medico scosse il capo sconsolato. - Non sappiamo come sia successo o da cosa sia stata provocata, ma abbiamo fatto appena in tempo a riprenderla. Le abbiamo somministrato la stessa cura usata in precedenza, ma purtroppo questa volta sembra non avere effetti. Stiamo facendo di tutto per mantenere le sue condizioni stabili, ma la verità è che Paige sta peggiorando di ora in ora… -
Prese fiato per ciò che ancora doveva dire: qualcosa per cui un uomo, non importa quanti anni di esperienza abbia alle spalle, non è mai pronto.
- Ad oggi, non posso promettervi che ce la faranno. -
A quelle parole, Phoebe si sentì mancare il suolo sotto i piedi e il fiato nei polmoni. La testa iniziò a girarle vorticosamente, sommersa da un mare di dolore e lacrime.
Stava cedendo sotto un peso che non poteva sorreggere. Da sola era smarrita, lo era sempre stata.
Da sola non le sarebbe mai stato possibile ritrovare la felicità.
Frammenti di pensieri presero a vagare senza controllo nella sua mente. Paige… Piper… Prue…
Era finito tutto.
L’addio al Trio sparì nelle tenebre. E l’ultima cosa che sentì furono le braccia di Leo che cercavano di afferrarla, mentre cadeva all’indietro perdendo definitivamente i sensi.
 
 
*****
 

Epilogo
 
 
Un lampo di luce squarciò il buio, e una fitta la colpì al cervello come un’esplosione, ridestandola dal torpore.
Rimase immobile per degli interminabili secondi, nel silenzio più totale.
Erano ancora vividi i ricordi degli ultimi istanti prima di svenire. I demoni, le sue sorelle…
Si rifiutava di aprire gli occhi, serrati dal terrore di ciò che avrebbe potuto vedere.
Non era pronta ad affrontare la fine.
La mano, mossa in maniera impercettibile, andò a sfiorare qualcosa che la sorprese.
Si aspettava il tessuto delle lenzuola di un letto d’ospedale, o il freddo marmo del pavimento. Si trattava invece di qualcosa di più soffice.
Sollevò le palpebre con inaspettata fatica, scoprendo un fastidioso bruciore agli occhi.
Phoebe si schiarì la vista ancora un po’ appannata e si guardò intorno. Si ritrovò distesa su un tappeto che credeva di riconoscere, così come conosceva quelle pareti e quel… treppiedi con un grosso libro sopra.
Che ci faceva in soffitta?
Raccolse le poche forze che aveva, ma mentre cercava di tirarsi su, avvertì un forte odore inondarle la gola e andare a pungerla come una raffica di spilli.
Ne fu disturbata, ma non tanto dal fetore, quanto dal fatto che conoscesse bene anche quello.
Zolfo.
Phoebe si voltò istintivamente verso la finestra. Subito dopo, si levò in lontananza il suono insistente di un clacson, per poi terminare in un fragoroso schianto in mezzo alle urla dei passanti terrorizzati.
Guidata da una sensazione di sconcerto misto a paura, si portò lentamente la mano sotto la spalla destra, consapevole di cosa avrebbe trovato.
Il dolore e il sangue per una lieve ferita che non ricordava di essersi fatta.
Lei che aveva studiato psicologia, sapeva bene che esiste un particolare fenomeno della mente umana, sul quale si sono sempre concentrate diverse ricerche per capirne la causa.
Il deja vu.
Alcune teorie dicono che si tratti di disturbi neurologici, che ingannano la percezione della persona portandola a fare valutazioni sbagliate.
Nel suo caso, poteva sperare che fosse l’esatto contrario.
Una premonizione.
Un brivido le corse lungo la schiena. Significava che, se aveva ragione… non tutto era perduto.
Sapeva come sarebbero andate le cose, conosceva il nemico che le attendeva e il metodo per eliminarlo.
Conosceva le loro stesse debolezze.
E soprattutto, aveva compreso e poteva rimediare ai suoi errori.
Perché a volte anche la più trascurabile delle distrazioni, come un nome confuso, può portare a conseguenze devastanti.
Le si riempì il cuore di gioia quando sentì dei passi sulla soglia, e Piper chiamare il suo nome.
E dietro di lei, Paige.
Phoebe rimase in ginocchio e lasciò che le due le corressero incontro, prima di afferrare le mani di entrambe e sorridere.
- Piper, Paige… siete la mia vita, vi voglio bene. –
Le sorelle si guardarono perplesse, ma a Phoebe non importava quanto suonasse strano.
Perché tutto ciò che contava era essere di nuovo insieme.
Stavolta, il Potere del Trio avrebbe trionfato.
 
 

 
*****
 
THE END
 
   
 
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