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Autore: Hitchhiked    25/07/2016    1 recensioni
L'ultima volta che siamo stati assieme tutti quanti.
Una casa sul lago, i Guns N' Roses, Anna dai capelli rossi, nonna Oma.
Ma soprattutto i Guns.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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She's got a smile that it seems to me
Reminds me of childhood memories
Where everything
Was as fresh as the bright blue sky
 
Eravamo ad una festa, Dan, Anna, Elia ed io, vicino ad un lago.
È stata l’ultima volta che siamo stati tutti quanti assieme.
La casa era degli Orlando; amici di famiglia che ormai io chiamavo Zio e Zia, che regalavano sigari dal retrogusto dolce ai miei fratelli e scambiavano pacche sulle spalle con mio padre.
Era una bella casa, che per più di metà si rispecchiava nelle acque limpide del lago, in mattoni rossi, con il tetto chiaro.
Avevano, nella parte ovest, questo poggiolo bianco, non adatto a ragazzini che reggono cocktail gocciolanti e profumano di sigaretta, che stava sospeso sull’acqua, con piante dalle foglie talmente lunghe che toccavano appena il lago sottostante.
La parte ovest era per gli amici più intimi, dove i pavimenti erano in marmo e i quadri erano magnifici, dove le luci erano soffuse e potevi trovare candele dovunque, dove c’erano specchi incastonati nell'ambra e nell'ametista grandi come intere pareti che riflettevano la tua figura decine di volte, dove i muri erano color meringa e si tingevano color del sole al tramonto, dove se c’era un po’ di brezza le tende perlacee vicino alle finestre si facevano largo nelle stanze dai soffitti alti.
Zio, Zia e i mei fumavano in giardino, e si poteva sentire l’odore dolce dei sigari e delle pipe che giungeva con il vento, Dan e io ballammo per gran parte della notte su quel pavimento sospeso sopra il lago.
Qualcuno suonava il lungo pianoforte a coda bianco e c’era con noi Anna dai capelli rossi, lunghi fino alla vita.
Su quel lago imparai a ballare.
 
Now and then when I see her face
She takes me away to that special place
And if I stared too long
I’d probably break down and cry

 
Quella era casa sul lago dove d’estate andavamo a prendere il sole, e c’era questo bellissimo cielo blu con le nuvole alte.
Non pioveva mai, eppure in primavera i campi della tenuta erano sempre verdi e gli alberi carichi di frutta.
Andavamo anche a caccia anche da quelle parti, vicino al canneto del lago, con i fucili a doppia canna dal manico lustro e cani dal pelo dorato e orecchie dritte.
Cavalcavamo anche, alle volte, quando il cielo era nuvoloso e l’aria non troppo calda: montavamo in groppa a Frisoni dal pelo lucido, bestie alte e magnifiche che tenevamo all’ interno di certe scuderie lì vicino, facevamo lunghe passeggiate e un paio di volte abbiamo anche saltato con loro, steccati di legno bianco che delimitano le proprietà delle case.
E Anna dai rossi capelli sorrideva quando vedeva Elia e Dan cavalcare quei cavalli dal pelo nero senza sella, e le lentiggini si spostavano più vicine ai suoi occhi blu, e aveva delle fossette sulle guance, e sorridendo mostrava dei denti bianchissimi.
Lei cavalcava sopra una sella per signore in uso durante il secolo scorso, Zio sorrideva quando la vedeva, capelli sciolti sotto il cap, gonna lunga, occhi semi aperti.
Indossava sempre dei lunghi vestiti verdi, che le sfioravano le caviglie come camminava.
Era così bella.
Solo ricordare il suo sorriso mi fa pensare a quella casa sul lago e a quelle feste infinite.
E lo ricordo spesso: abbiamo una foto assieme nella quale sembra non abbia nessun problema al mondo, e si riesce a vedere l'amore nei suoi occhi e i fiori persi nei suoi capelli.
E fa male.
 
Sweet child o' mine
Sweet love of mine
 
Nonna Oma lavorava per la famiglia Orlando da quando i suoi capelli erano ancora neri, e aveva la pelle del volto liscia.
Che poi Oma non era nemmeno il suo vero nome, solo noi bambini la chiamavamo così.
Ci ha sempre voluto bene.
Nonna Oma ci chiamava le luci dei suoi occhi, e noi ridevamo come possono ridere dei ragazzini, e ballavamo su quel terrazzo, ancora prima di imparare realmente a ballare, ci agitavamo e basta, ma questo ci rendeva felici.
E lei ci chiamava i suoi ragazzini, i suoi dolci ragazzini.
Ci faceva i biscotti alla cannella, ed era la persona più vicina ad una nonna che ognuno di noi abbia mai avuto, ci leggeva le storie e ci insegnava come si raccolgono le ciliegie, ci guardava nuotare e fare la lotta con il fango, ci curava le ferite sulle ginocchia quando scivolavamo in bici nel vialetto di ghiaia, si voltava mentre cucinava così che noi potessimo rubarle il pane dolce.
She's got eyes of the bluest skies
As if they thought of rain
I'd hate to look into those eyes
And see an ounce of pain
 
Anna è sempre stata la più brava a parlare con le persone, con gli adulti particolarmente, era l’unica che Zio ascoltava, la luce dei suoi occhi, diceva. Oh, era davvero la luce dei suoi occhi.
Una volta andammo a giocare a tennis e Anna si graffiò la gamba con dei rovi, suo padre -Zio- cominciò a urlare e dovette lei stessa rassicurarlo.
Odiava vedere dolore nei suoi occhi.
Ora ne sarebbe devastato.
Her hair reminds me of a warm safe place
Where as a child I'd hide
And pray for the thunder and the rain
To quietly pass me by
 
Un’altra volta, quando le nostre teste arrivavano alle anche di Oma, andammo in una fattoria con enormi campi di grano con altri amici e Zio non riusciva più a vederla perché era più bassa delle canne, era bassa, la dolce Anna, e i suoi capelli avevano davvero lo stesso colore giallo-arancione del grano.
C’era questo campo, e gli steli ti s’impigliavano nelle punte dei capelli tanto erano alti, e facevano rumore come il vento ne sfiorava le cime e li muoveva, ed Anna in mezzo al grano non riuscivamo davvero a vederla.
Arrivò un temporale e noi ci nascondemmo per paura dei tuoni e dei fulmini, Elia piangeva.
Io mi perdetti in mezzo a quel grano per cercare Anna, come mi perdetti poi in mezzo ad un campo di segale.
L’estate dopo tornammo a quel campo, ma oramai il grano era stato già raccolto e gli steli secchi arrivavano a malapena alle ginocchia e graffiavano leggermente gli stinchi e non potemmo più nasconderci lì in mezzo.
 
Sweet child o' mine
Sweet love of mine
 
E nonna Oma continuò a chiamarci i suoi dolci ragazzi anche quando non riuscì più a vederci, continuò a farci i biscotti finché non fu troppo stanca anche per alzarsi.
Quando Elia portò a casa la prima ragazza sorrise. Era uno dei più bei sorrisi dei quali mi ricordo, e nonna Oma sorrideva così spesso, ma questo era diverso: sembrava che la polvere lentamente scivolasse via dal suo viso, le rughe si accentuassero attorno agli occhi, ma non più le rughe di vecchiaia, rughe d’ espressione come quelle delle grandi attrici.
Non ho neppure una foto di Oma.

Where do we go?
Where do we go now?
Where do we go?
Sweet child o' mine.
 
Ora sono solo io.
Dan e Elia sono scappati avanti con i Frisoni e con le macchine, lasciandoci a mordere la polvere, con la rassicurazione che staranno bene.
Ma io e Anna ci chiedevamo se saremmo dovute restare qui?
Dove saremmo dovute andare?
Siamo ancora i ragazzi di nonna Oma?







Le recensioni fanno girare il mio piccolo mondo.
Sarebbe fantastico se scriveste anche solo "ciao", ma ancora di più se fosse una vera recensione, con critiche e tutto, intendo. 
   
 
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