Note alla lettura:
questa storia è nata a causa del Teaser Trailer rilasciato durante il panel al San Diego Comic Con
2016. Per chi non l’avesse ancora visto, lo consiglio caldamente, in quanto la
storia si svolgerà dopo la possibile scomparsa di Stiles. Per quanto speri che
Lydia non si dimentichi di lui, qui accadrà. Uomo avvisato, mezzo salvato. Le
parti in corsivo saranno i momenti
narrativi ambientati in sogno. Ho dato interpretazione personale alla
connessione che Lydia e Stiles hanno, quindi sì, le parti in corsivo sono reali
perché mi rifiuto di credere che Lydia possa dimenticarsi di lui interamente.
Una parte di lei deve per forza ricordare Stiles. Oh, e prima che Stiles
venisse catturato, loro si sono baciati. Okay? Okay.
Buona lettura! :)
What the hell is a Stiles?
La gonna scivolò a terra grazie ad
un’unica mossa dell’anca, accartocciandosi dimenticata sul parquet curato e
lucido della stanza. Lydia arricciò appena il naso, piccolo e grazioso,
osservando Prada dormire quietamente ai piedi del proprio letto: pareva che
ogni cosa, là dentro, si trovasse a posto – eppure, una parte di sé percepiva
il vuoto ampio nel petto, il respiro affannato ogni qualvolta il pensiero volava
ad una qualche motivazione che spiegasse la sensazione di mancanza che Lydia
provava. Un dolore leggero, tuttavia costante, persino fastidioso.
Ignorando i libri sporgenti dalla borsa
color ocra si lasciò cadere sul letto, rimbalzando due volte e imponendosi di
chiudere gli occhi. Ripensò agli ultimi giorni, all’andazzo della situazione:
il branco era agitato a causa delle numerose sparizioni che, giorno dopo
giorno, aumentavano intorno a loro. Le sensazioni di Lydia si limitavano a muti
ammonimenti su qualcosa che non riusciva a comprendere, su qualcuno che gli occhi d’un verde speranza non riuscivano a
scorgere, ed un senso di impotenza la invadeva al punto tale da renderla
debole. Talvolta, durante le giornate, Lydia pronunciava una qualche cosa che
Scott non riusciva a comprendere e Malia ignorava – in quegli istanti voltava
completamente il capo, ricercando l’attenzione di qualcuno che non c’era,
rimanendo quasi delusa da una tale assenza. Eppure da quasi ormai tre mesi la
vita ruotava attorno a lei, Scott e Malia, e non ricordava affatto la
complicità che ricercava in Kira. Ed ormai, il
ricordo di Allison era quasi sbiadito, una memoria
ancora crudele che le afferrava le viscere alcune notti ma che qualcosa era riuscita a placare.
Completamente esausta a causa di quella
fila di non risposte, Lydia ringhiò forte, nascondendo la voce nel cuscino
perché Scott chissà dove non potesse udirla. Non voleva certo veder comparire
lui o Malia dal davanzale della propria finestra – cosa che, negli ultimi mesi,
capitava fin troppo spesso. Strinse con forza le lenzuola viola sotto le dita,
mordendosi il labbro inferiore duramente. Sperò che il dolore le facesse
dimenticare il vuoto, che qualcosa giungesse alla mente, che un ricordo
comparisse o che una voce nella mente le parlasse.
Tutto ciò che Lydia trovò, invece, fu il
dolce cullare d’un sonno profondo.
Spalancò gli occhi e la figura slanciata di Stiles la osservò,
un lampo di divertimento nelle iridi d’un caldo marrone. Indossava la stessa
camicia di flanella di qualche giorno prima, una maglietta stropicciata ed i
capelli scompigliati. La guardò come solamente si poteva guardare un tramonto
oltre la montagna, che dipingeva il resto del cielo d’un arancione vivace; la
guardò come si poteva guardare un tesoro prezioso, irraggiungibile; la guardò
come sempre, come Stiles aveva sempre guardato Lydia, prima che lei sollevasse
i piedi nudi ed iniziasse a correre per raggiungerlo.
Forse stringerlo forte l’avrebbe riportato da lei, forse
stringerlo forte avrebbe fatto sì che, una volta sveglia, il ricordo di Stiles
non fosse più solamente un opaco dolore alle viscere.
Affondò il volto nel petto, tirando la maglietta con i piccoli
pugni chiusi. Percepì con un tremore lungo la schiena il viso di Stiles
affondare nei propri capelli, inspirando appieno il profumo d’essi quasi anche
lui si stesse convincendo che tutto ciò fosse reale.
Lo era, Lydia poteva percepirlo dai battiti accelerati di
entrambi, dal dolore ancora presente, dalle lacrime che pizzicavano gli occhi
eppure non cadevano, una battaglia tra orgoglio e la paura di ferirlo.
«Non ti sei dimenticata,» Lydia sollevò le iridi verdi,
osservando lo sguardo di Stiles. V’era stupore, ma anche un certo senso di
fierezza in quegli occhi, non terrore come Lydia aveva temuto inizialmente.
Persino ora che il mondo pareva averlo completamente cancellato quel ragazzo
rimaneva forte, la fiducia in loro – nel branco – indistruttibile.
Lydia sentì la gola stringersi, la voce strozzata quando le
uscì. «Dubitavi di me?»
Per una persona abituata ad urlare tanto da sentire le corde
vocali stendersi sino al punto di rottura,la propria voce arrochita faceva
quasi paura. Arrochita dall’emozione, probabilmente, e Stiles lo capiva persino
limitandosi a guardarla negli occhi.
«Non ho mai dubitato delle tue capacità, Lydia.»
Lei sì, lei lo aveva fatto, più di una volta, in più di
un’occasione, ed era sempre stato Stiles a convincerla d’essere forte, di poter
fare ogni cosa. Lui era la sua ancora, più di quanto il ragazzo potesse
pensare.
Inspirò profondamente, allontanandosi da lui d’un passo
soltanto, le mani ancora strette nella stoffa della maglietta oramai
completamente sdrucita. Se lo avesse lasciato andare, sarebbe scomparso?
«Quando mi risveglierò, riuscirò a ricordarti?»
Stiles assottigliò appena lo sguardo, stringendo le labbra in
una linea dritta. «Come credi che possa saperlo? Non sono un genio.»
Udendolo, Lydia liberò un pugno e lo picchiò contro la spalla
destra di Stiles, costringendolo ad arretrare appena. Il ragazzo sorrise e
pronunciò un verso di dolore, sollevando poi la propria mano e posandola sulla
testa della ragazza. Lydia avrebbe voluto cacciarla via, tuttavia non sapeva
per quanto ancora le fosse concessa la presenza di Stiles, ed impose a se
stessa di rimanere immobile.
Riuscivano a bisticciare persino sognando.
«Non sei d’aiuto, Stiles.»
«Speravo lo fossi tu, Lydia.»
Imbronciò appena la bocca rossa, sollevando il mento così che
potesse guardarlo negli occhi. «Forse questo va oltre i miei poteri.»
La mano di Stiles cadde dalla testa al viso, una carezza appena
accennata, e Lydia si ritrovò a chinare appena il capo così da incontrarla e
rimanervi appoggiata disperatamente. In sogno era più audace, permetteva ai
propri desideri reconditi di mostrarsi interamente.
«La tua mente si ricorda di me.»
Spalancò gli occhi che non sapeva d’avere chiuso, guardandolo
con uno stupore sconvolgente. «Non è la mia mente a ricordarti, Stiles.»
Lui aggrottò le sopracciglia, una ruga ad intaccare la fronte
liscia contro la quale alcuni capelli si erano appiccicati. Non la capiva, e
Lydia si aggrappò nuovamente a lui con disperazione, la consapevolezza che la
consistenza del suo corpo stesse svanendo lentamente.
«È il mio cuore a ricordarsi di te.»
*
La mano sorreggeva il capo appena
ciondolante, la noia che l’aveva afferrata sin dalle prime parole pronunciate
da Finstock, conducendola ben lontana da quell’aula
riscaldata a malapena. Accanto a lei Malia scriveva febbricitante, una matita
stretta tra i denti, e qualche ringhio di frustrazione qualora le sfuggissero
parole fondamentali al significato delle frasi che riportava. Avrebbe riso in
un’altra occasione, aiutandola persino, eppure quel giorno la sua mente non
captava che suoni indistinti.
Il sogno dal quale s’era svegliata di
soprassalto appariva sfuocato, figure che non possedevano forma distinta od una
voce alla quale aggrapparsi nella muta speranza di ricordare qualcosa. Il vuoto
nello stomaco si era allo stesso tempo ristretto e fatto più doloroso.
Picchiettò la penna sul foglio per la
seconda volta, scrutando le matricole al di là del vetro che correvano intorno
al campo. Riconobbe Liam nell’uniforme dall’allenamento
argentea saltellare a piè pari ogni ostacolo, dando poi una pacca dolorosa
sulla spalla d’uno dei compagni di squadra. Lydia sorrise appena, invidiando la
sua spensieratezza. Non sembrava a lui mancasse qualcosa, non da quando Hayden
era divenuta Beta del branco di Scott.
«No, Greenberg,
non ci puoi andare al bagno. Anzi, vacci e restaci, così non dovrò vederti per
il resto della lezione.» Finstock agitò le braccia in
aria, scacciando il ragazzo con un disgusto immotivato ma che fece ridere molti
dei presenti.
Lydia, dal canto proprio, rimase immobile.
Solamente il polso sinistro si muoveva, tracciando linee senza senso sul foglio
bianco.
Come hai fatto?
Lydia sollevò di scatto la testa, girando
poi lo sguardo attorno all’aula, in cerca della voce roca ch’aveva parlato
distraendola così dai pensieri vorticanti.
Una volta ho letto che trattenere il respiro aiuta a bloccare
gli attacchi di panico.
Strinse con forza le dita intorno al bordo
del banco – era lei a parlare, ora,
e tutto ciò che prendeva forma sfuocata dinanzi agli occhi aveva l’amaro
sentore di un ricordo che non le apparteneva più. Inspirò a fondo, per poi
espirare. Sentì gli occhi di Malia su di sé, improvvisamente attratta dall’odore
di ansia e terrore che, Lydia era certa, l’avesse ricoperta.
È stato molto intelligente.
Scattò in piedi nell’istante in cui la
campana in corridoio iniziò a trillare. Un rivolo di sudore freddo colò lungo
la schiena, costringendola a rabbrividire, mentre Malia si sollevava e la
raggiungeva in un’ampia e unica falcata. La mano della ragazza era fredda
contro la pelle bruciante di Lydia, questo avrebbe dovuto spaventarla, ed
invece non fece altro che aumentare i battiti cardiaci perché non per la prima
volta non aveva la minima idea di cosa stesse accadendo nella sua mente.
«Lydia,» Malia la richiamò alla realtà con
fermezza, lo sguardo rivolto al foglio non più bianco.
Lydia abbassò il proprio sguardo,
inarcando poi un sopracciglio e schiudendo la bocca, leggendo nella mente ciò
che inconsciamente le sue dita avevano scritto.
«Cosa diavolo è uno Stiles?!»
Lydia gettò le mani sopra la propria testa, nell’aria vuota,
mentre Stiles rimaneva a gambe incrociate a terra in silenzio, osservandola
camminare avanti ed indietro. Non voleva ammettere fosse anche per la visuale
delle gambe lasciate nude dalla gonna – si riteneva migliore di così, oltre che
un ragazzo di appena diciotto anni con delle esigenze. In sogno si potevano
nutrire certi tipi di desideri? Era certo di sì, soprattutto se Lydia ne era la
protagonista indiscussa.
«Come può ricordarsi di te e non ricordarsi di te allo stesso
tempo?» Domandò infine con un ringhio di frustrazione, cadendo al suo fianco,
spalla contro spalla. Lydia cercava sempre contatti fisici con lui, in sogno, e
Stiles si sentiva ancora a casa quando accadeva.
«Hai iniziato a parlare di te stessa in terza persona? Credo
sia sintomo di squilibrio,» un’occhiata di Lydia lo obbligò a sollevare i palmi
delle mani aperti in segno di resa, le labbra appena sollevate in un sorriso di
malizioso divertimento. Riusciva a dimenticare i Cacciatori, quando stava con
lei, l’unica speranza che possedeva per essere ricordato, forse. «Lydia, è già
un miracolo che il tuo subconscio abbia mantenuto il minimo ricordo di me, non
puoi pretendere che – »
«Si tratta della nostra connessione,» sussurrò interrompendolo,
lasciando che le dita si intrecciassero a quelle di Stiles. Inconsciamente il
ragazzo tracciò una carezza sul dorso e Lydia sollevò lo sguardo, guardandolo. «Il
nostro legame, Stiles. È per questo che sono in grado di raggiungerti, in
sogno.»
Stiles lo aveva capito da sveglio, lo aveva analizzato a fondo,
e non v’era altra spiegazione: Lydia, persino dopo tutto quel tempo, era la sua
ancora. Ciò che lo teneva legato ad un mondo che non lo ricordava o
riconosceva. L’unico pezzo d’un puzzle andato disperso ad incastrarsi con lui
perfettamente.
«Lo so.»
Lydia annuì, prima di mordersi il labbro inferiore. Stiles lo
osservò a lungo, ricordando il sapore della sua lingua dentro la propria bocca,
un bacio tinto dal sapore della disperazione e di un amore vicino al proprio
tracollo, non appena nato ma grande abbastanza da renderlo cieco nei confronti
della paura eppure rumoroso quando le aveva sussurrato addio.
Tuttavia, non si era trattato di un vero addio: Lydia era
accanto a lui, seppur non in una forma completamente reale, e se avesse voluto
– potuto – l’avrebbe baciata ancora ed ancora, fino a non dimenticarsi più il
suo sapore.
«Stai per baciarmi?» Lydia aveva gli occhi spalancati, un
leggero rossore sulle gote che Stiles non le aveva mai visto prima di allora.
Deglutì rumorosamente, chinando la testa verso di lei. Eppure,
quando le palpebre di Lydia baluginarono appena, fino a chiudersi, Stiles capì
di non potere.
«Non qui, non così.»
Cercò di stringerla a sé, ma la figura di Lydia era già
sparita, risucchiata in un mondo in cui lui non apparteneva più.
*
Il ragazzo di fronte a lei aveva le spalle
larghe, la superava di quasi tre teste ed aveva i modi di fare di Jackson.
Forse fu questo che le fece storcere il naso, che la portò a rifiutare con una
fermezza serena l’invito per un caffè – non era mai un caffè quello che i
ragazzi volevano da lei – e ad andarsene senza alcun senso di colpa a pesarle
sulle spalle.
Tuttavia, c’era qualcos’altro, qualcosa
che apparteneva alla voce che talvolta le parlava nella testa. Non indicava
morte come tutte le altre, si distingueva per la dolcezza dei toni, per la
disperazione ed a volte per la paura. Era un suono che Lydia conosceva, eppure
non riusciva ad indirizzare, nonostante fosse ormai diventata quasi brava a
controllare i poteri della banshee in lei.
Raggiunse Malia nel parcheggio, appoggiata
all’auto ormai battezzata da un paio di scontri con la cassetta della posta di
Scott e un’altra botta che Lydia non ricordava, in sua attesa. La chiamò a gran
voce e la ragazza si rizzò, Lydia rise ad immaginarla con le orecchie di Coyote
dritte sulla testa, puntate in sua direzione.
«Chi era quel ragazzo?» Domandò
immediatamente, chiudendo di scatto il libro che Lydia riconobbe essere di
matematica.
La matematica serve per contare le mance.
Scacciò la voce dalla mente quasi roteando
gli occhi, puntandoli poi su Malia, in attesa e curiosa come sempre. Si stavano
avviando lungo gli spalti, dove Scott si allenava al fianco di Liam, i suoni di racchette che si scontravano e grida che
riempivano l’aria attorno a loro.
«Nessuno di importante.»
Malia sollevò entrambe le sopracciglia. «Era
un bel ragazzo.»
«Niente di speciale.»
«Lui ti trovava…
appetitosa.»
Lydia rise a gran voce, buttando il capo
all’indietro ed ignorando il saluto di Scott dal campo, che invece Malia
ricambiò vivacemente. Si sedettero sugli spalti di metallo, aprendo poi i libri
sulle ginocchia, Hayden qualche postazione più in basso che gridava a gran voce
contro Liam. O per Liam –
beh, Lydia non ne era realmente sicura.
«Con quello che sta succedendo, Malia,
credo non sia il momento per un ragazzo.»
Ho una cotta per te dalla terza elementare.
Strinse le labbra, giocando appena con la
penna di plastica tra le dita, cercando di focalizzare la propria attenzione
completamente su Malia.
«A me non dispiacerebbe un ragazzo, il
sesso mi mantiene tranquilla.»
Lydia inarcò un sopracciglio. «E questo
come lo sai?»
A quella domanda, Malia non seppe dare una
risposta coerente. Dopo aver strizzato il naso in una mera speranza di
ricordare aveva scrollato le spalle, rivolgendo l’attenzione a Scott e alle
grida di incitazione che rivolgeva ai compagni di squadra.
Lydia imbronciò la bocca.
«Potresti provarci con Scott, anche lui è
single.»
Malia girò la testa così velocemente che
Lydia temette quasi le si sarebbe staccata dal collo. «Lui è il mio Alfa!»
«Tesoro, questo di certo non vuol dire che
non veda le tue splendide gambe.»
«Oggi un ragazzo le ha chiesto di uscire,» buttò fuori d’un
fiato.
Le carezze di Stiles sulla schiena si interruppero bruscamente
e Lydia sollevò le iridi, specchiandosi nei suoi occhi scuri, resi vigili da
un’improvvisa paura. La riconobbe, fu facile per lei captarne la fonte, e quasi
si sentì in colpa per aver sollevato una questione simile.
«Non avevo la supponenza di sperare che – »
«Ha rifiutato.»
«Oh.»
Stiles non la respinse quando Lydia lo baciò duramente,
scontrando le loro labbra con una voracità che temeva ormai fosse morta in lei.
Ed invece lo voleva come si può volere solamente qualcosa che ti sia
fondamentale. Inseguì la sua lingua nella bocca, ingarbugliandosi con lui,
gemendo rumorosamente quando le mani di Stiles si ancorarono saldamente contro
i fianchi sottili.
Fu uno squittio che le sfuggì quando lui la sollevò di peso,
portandosela addosso. Aderivano perfettamente, parti di epidermide che
riuscivano a sfiorarsi nonostante i vestiti coprissero entrambi.
Stiles. Stiles. Stiles. Tutto dentro di lei era un’eco sorda,
la ripetizione di quel nome che sperava arrivasse alla Lydia della realtà,
quella ch’era costretta ad affrontare una vita senza ricordarlo. Affondò le
dita nei capelli scuri, artigliandoli con una disperazione evidente, impedendo
alla bocca sottile di Stiles di allontanarsi dalla propria.
Erano in un sogno, non avevano bisogno di respirare. Lydia
sarebbe affogata volentieri contro quelle labbra, se ciò avesse significato non
svegliarsi più e averlo per sempre.
*
Lasciò le scarpe nel corridoio, entrando
nella caotica stanza di Scott McCall a piedi nudi.
Non le importava più che non la vedessero perfetta.
Malia era già sdraiata sul letto del
ragazzo a pancia insù, a sfogliare quello che sembrava un intricato testo
derivante dal Bestiario degli Argent. La notte prima
un altro ragazzo era scomparso nel nulla, nessuna traccia lasciata dietro di
sé. La Caccia Selvaggia pareva essere divenuto il più grande nemico che il
branco avesse affrontato e Lydia non sapeva se, questa volta, sarebbero riusciti
a vincere.
Scott le aveva confidato anche di aver
chiesto aiuto a dei vecchi amici, tuttavia da nessuno di loro credeva avrebbero
ricevuto risposto. O, forse, lo speravano.
«Che cosa guardiamo?» Domandò sedendosi su
uno dei cuscini sparsi sul pavimento di moquette, attirando l’attenzione di
Malia. La ragazza rotolò sino a lei, senza mai scendere dal letto, guardandola
negli occhi.
«Scott è improvvisamente impazzito.»
Il ragazzo in questione sollevò gli occhi
al cielo, lanciando la custodia del DVD che aveva tenuto tra le mani sino a
quel momento, avviandosi poi al lettore ed accendendo la televisione. Fu Malia
ad afferrarlo al volo, prima di porgerlo a Lydia con un ringhio di fastidio.
«Star Wars?»
Scott parve arrossire udendo la nota di
accusa nella voce di Lydia. «Una voce nella mia testa continuava a ripetermi di
guardarlo,» si giustificò con una scrollata di spalle. Tornò verso di loro con
delle ampie falcate delle gambe, sedendosi a terra come Lydia ma non troppo
lontano da Malia. Questo fece sorridere appena la giovane dai capelli rossi, la
quale nascose i piedi nudi sotto le cosce, trattenendoli a sé con la piccola
mano.
«Una voce?» Chiese poi, il sopracciglio
appena sollevato, e Scott annuì distrattamente.
«Molto sarcastica.»
Ehi, Lydia! Sembri una… una che mi
ignora.
Le unghie affondarono nella carne,
dolorosamente, quanto la fitta che la colpì improvvisamente alla testa. Un viso
punteggiato da alcuni nei, il naso a punta – il capo rasato in alcune immagini
sfuocate, mentre in altre capelli sparavano da ogni dove, sollevati dal gel. Il
respiro si fece affannoso, schiantò rumorosamente la schiena contro il letto
alle proprie spalle, serrando le palpebre al punto tale da sentire dolore.
Ricorda, fu la voce che
implorante le scappò dalle labbra. Lydia non sapeva cosa di preciso dovesse
ricordare, cosa fosse quel vuoto che ogni notte si assottigliava, quando era
più vicina al sonno che alla realtà. Ricordava solo il calore di un sorriso e,
talvolta, le labbra la mattina quando si sollevava dal letto le pungevano come
se fosse stata baciata per ore e ore.
Ricorda, gridò la banshee, mentre i titoli di testa si allungavano sullo
schermo e Scott si accovacciava al suo fianco, afferrandola per le spalle. La
chiamava, eppure Lydia non udiva il tono della sua voce, ma un altro. Era certa
appartenesse al volto sfuocato dalla sua memoria, certa che il proprio nome
pronunciato da quella voce le avesse donato sollievo, un tempo, e l’improvvisa
consapevolezza che qualche cosa le fosse stata rubata la investì come un pugno.
Ricorda. Ricorda. Ricorda.
«Lydia?»
Hai trovato una soluzione?
Spalancò le palpebre improvvisamente,
stringendo le dita attorno al polso di Scott mentre Malia scivolava al suo
fianco, abbracciandole le spalle in un gesto di conforto.
Sei tu.
«Lydia!»
Sei tu, Lydia.
Ed all’improvviso, il mondo cadde
nell’ombra, e Lydia con esso.
Stiles la scosse vigorosamente, costringendola a svegliarsi. Il
sudore imperlava la sua fronte e Lydia si domandò come fosse possibile, poiché
entrambi si trovavano in un sogno. Le dita sottili andarono a serrarsi sulle
spalle del giovane, aggrappandosi a lui come se non riuscisse a sollevarsi solo
con le proprie esili gambe. Era a piedi nudi, sporchi di terra, tutto attorno a
sé appariva rumoroso e non quieto come i soliti sogni.
«Non volevo dimenticarti,» esclamò sentendo ancora una volta le
lacrime pizzicare, la veridicità che colava da ogni singola lettera
pronunciata. Le mani andarono dalle spalle al viso di Stiles, stringendolo in
esse, attirandolo a sé. Le fronti si scontrarono, Lydia inalò l’odore di sapone
e dopobarba di lui, costringendo la se stessa della realtà a ricordare.
Ricorda.
«Non volevo dimenticarti, Stiles.» Gridò più forte, il terreno
che sotto ai loro piedi tremò, improvviso.
«Non lo hai fatto, Lydia.»
«Stai per scomparire.»
Stiles scosse il capo, risoluto. «Ho fiducia in te, Lydia. Tu
ti ricorderai di me, mi ritroverai. Lo hai sempre fatto.»
«E se non dovessi riuscirci? E se il nostro legame si fosse ind – »
Le labbra di Stiles le impedirono di completare la frase.
Sentiva il sapore salato delle lacrime nella bocca, il terrore della perdita
che faceva tremare le dita che il ragazzo aveva affondato rudemente nei capelli
rossi. Stiles costrinse la bocca di Lydia ad aprirsi sotto la pressione del proprio
bacio, l’ardore che li unì in un abbraccio che s’era tinto del sapore
dell’addio e del buongiorno al contempo, di casa e di strade sconosciute, di
neve e fuoco, di speranza e disperazione. Stiles era tutto ciò che Lydia
sentiva sotto la pelle, che aumentava i battiti cardiaci del suo cuore, che le
donava il sorriso quando il mondo sembrava ricoprirli d’ombra e morte.
Stiles era la sua ancora.
Lydia era l’ancora di Stiles.
Ricorda.
«Ricordami, Lydia.» Disse, Stiles, prima di lasciarla andare.
Ricordami. Ricordami. Ricordami.
Lo farò.
«Ti a – »
*
Per un secondo, prova a ricordare qual è la sensazione.
La voce che la sorprese quel pomeriggio di
fine inverno era differente dalla solita. Questa Lydia la conosceva
perfettamente, la sfumatura delicata al vertice di una supplica, un ricordo
chiaro come se lo stesse nuovamente vivendo al fianco di Allison,
in una vecchia macchina dall’odore di fumo, sangue e sudore.
Accelerò appena il passo, stringendo i
libri al petto, il corridoio gremito di studenti che la evitavano o ignoravano
completamente, all’oscuro di ciò che la sua mente le stava ponendo come sfida.
Tutte quelle volte che sei a scuola e vedi lui in piedi, in
fondo al corridoio e tu non respiri fino a che non lo abbracci.
Le iridi verdi si spalancarono, la
maledetta ricerca di una sagoma che si aggrappasse saldamente a ciò che le
parole di Allison dicevano – a quel sogno che per
Lydia non era mai stato reale, solamente il racconto di un’amica che aveva
amato sino all’ultimo dei propri respiri. Scrutò la folla, molte erano le
figure che si stagliavano dinanzi a lei, ma nessuna di esse apparteneva a
Lydia.
Una stampa a scacchi fu ciò che baluginò
davanti allo sguardo spalancato, l’odore di un dopobarba messo in fretta, il
suono di una voce roca che spaccava le voci di ogni altro.
Te la ricordi quella sensazione?
Lydia poggiò la testa contro uno degli
armadietti, il respiro nuovamente affannato. Stava per avere un attacco di
panico? Il sudore colava lentamente lungo l’epidermide nivea, rendendo la
maglietta solitamente larga appiccicosa, i jeans scuri quasi una seconda pelle.
Lydia, se tu morissi andrei fuori di testa.
La cinghia della borsa si accartocciò
sotto le proprie dita, il calore che invadeva il petto e le faceva battere il
cuore.
Lydia, per favore stai zitta e lascia che ti salvi la vita.
La gola le si era serrata vedendolo
comparire da una porta scricchiolante, il cadavere ai loro piedi ignorato, il
senso di sollievo che aveva invaso entrambi trovando l’altro vivo.
Quel ragazzo le aveva preso il viso tra le
mani e senza alcun potere, senza alcuna forza soprannaturale, era arrivato da
lei correndo come un pazzo.
Tu mi dimenticherai.
«Non lo farò.»
Qualcuno attorno a lei gridò, tuttavia
Lydia mantenne gli occhi chiusi. Lentamente il viso andava schiarendosi,
ricordava i nei sulla guancia, sul collo. Le lunghe dita delle mani che si
intrecciavano alle sue nel mezzo del cortile scolastico, mentre correvano
all’inseguimento dell’ennesima minaccia, insieme.
Ricordò il sollievo di trovarlo vivo seppur
disteso lungo un pavimento, pallido come la morte stessa che lo aveva
posseduto.
Ricordò il sapore della sua bocca contro
la propria, l’affanno del suo respiro che andava lentamente placandosi al solo
premere delle labbra.
Ricordò il fatto di come la sua presenza
calmasse ed alimentasse al contempo i suoi poteri, facendola sentire sicura di
sé.
Ricordò le braccia di Stiles che la
stringevano, attirandola a sé.
Stiles.
Ricorda.
Stiles. Stiles. Stiles.
«Stiles Stilinski.»
Batté un pugno contro l’armadietto,
l’armadietto nel quale Stiles aveva nascosto uova e palloncini per la notte
degli scherzi di Halloween.
«Stiles Stilinski.»
Masticò quel nome, così sicuro e
conosciuto sulla lingua, che riempì infine il vuoto in cui il suo stomaco era
piombato. Mise in moto nuovamente il battito cardiaco, placando tuttavia il
respiro affannato.
L’ennesimo pugno contro l’armadietto e
Lydia spalancò gli occhi.
«Stiles.»
E questa volta, quel nome suonò come un
grido.
*
Stiles staccò la testa dal muro, il suono
distinto di un urlo che attraversò ogni parete, giungendo sino a lui come
l’abbraccio più caloroso che avesse mai provato. Permise ad esso di ghermirlo
in una presa salda, una sensazione di paura oramai dimenticata, sostituita dal
sollievo.
«Lydia,» sussurrò, e l’angolo della sua
bocca si sollevò in un sorriso.
Non sarebbe stato qualcuno a trovarlo, ma Lydia.
N/a: dovevo contribuire allo sclero post trailer con una fan fiction. Non so bene cosa
dire, se non che non è stato un parto, anzi, mi sono divertita molto a scriverla.
Forse è lievemente angst?
Oh, e sì, io shippo
prepotentemente Scott e Malia. :3
Grazie a chiunque sia giunto fino a qui e
a Nes, che mi ha fatto la bellissima foto ad inizio
storia. <3