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Autore: Caesar    23/04/2009    2 recensioni
- Sirius?
- Umh?
- Ti ricordi di quella notte?
L'uomo sollevò le palpebre, improvvisamente sveglio.
- Sempre

[Perchè le scelte si pagano, Sirius]
Genere: Generale, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Black, Sirius Black
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Caesar

Titolo: Toujour Pur - A Night -

Capitoli: 3/5

 

 

Toujour Pur

- A Night -

 

Suo padre e sua madre, le braccia incrociate e i volti impassibili [smorfie che avevano ragione d’esistere solo per essere celate con maschere indossate da una vita, troppo tempo per separarsene anche guardando il proprio primogenito lasciarli per sempre].

 

 

III – Zona Orionis

[393]

 

Quando pioveva, lui [Zona Orionis] si sentiva di buon umore.

Osservava la pioggia cadere [e rideva e ghignava e brindava nell’ombra] progettando futuri magnifici per i suoi figli [le più luminose tra le stelle dei Black] e si inebriava [dall’essere un Black, una stella] della sua ricchezza e del suo potere.

Accendeva il camino, ascoltando il crepitio delle fiamme, lasciando che queste si riflettessero nelle sue iridi plumbee [ben sapendo che, dietro di lui, due paia di occhi identici lo osservavano con ammirazione].

In quel momento [in quell’istante], dopo tanti anni da quei pomeriggi freddi, ritrovandosi a guardare [sgomento] furente il proprio erede lasciarlo [si chiedeva dove avesse sbagliato, perché aveva sicuramente sbagliato da qualche parte, forse nell’inesistente intervallo tra una delle numerose feste e cerimonie] capiva che aveva [solamente?] sprecato quelle ore [l’ Alpha Canis Major non avrebbe aderito ai suoi progetti].

Il suo volto doveva essere impassibile e le iridi gelide [smorfie celate da maschere antiche e abilmente costruite] ma [la tristezza e] la rabbia e il furore gli scorrevano roventi nelle vene.

Forse, pensò spostando lo sguardo su Walburga, [sicuramente] era colpa di sua moglie [lui non poteva, semplicemente non poteva, aver sbagliato].

Le lezioni che aveva impartito a quel ragazzo [l’osservava con uno sguardo di sfida che non poteva non riconoscere come suo] era state ferree e perfette [la cinghia di una cintura che s’abbatte sulla schiena di un servo, la sua risata roca e divertita che saturava l’ambiente].

Eppure [l’Alpha Canis Major] stava aprendo un battente, lasciando vagare lo sguardo [il suo sguardo, lo sguardo dei Black e delle stelle dei Black] sui loro volti con noncuranza e indifferenza.

Non disse niente [i discorsi erano inutili, giunti a quel punto] sparendo [una stella che sparisce, questa non l’aveva ancora sentita] inghiottito dalla notte e dalla pioggia.

Orion Black vide suo figlio minore scappare su per le scale [avrebbe voluto farlo anche lui, correre nella pioggia e fermarlo e supplicarlo di cambiare idea, oppure andare alla finestra per vederlo un’ultima volta, sperando che la pioggia non gli negasse anche quello] mentre si limitò ad accendere il camino, ascoltando il crepitio delle fiamme, lasciando che queste si riflettessero nelle sue iridi plumbee [ma non c’erano più occhi a osservarlo con ammirazione].

Da quella notte, quando pioveva, lui [Zona Orionis] era intrattabile [troppi ricordi per un’unica –gelida e malinconica- pioggia settembrina].

   
 
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