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Autore: edoardo811    27/07/2016    7 recensioni
Il mondo è finito. Come reagiresti se sentissi tu queste parole? Come reagiresti se potessi accertarti con i tuoi stessi occhi che queste parole sono vere?
Questo è ciò con cui Rachel è costretta a convivere ogni giorno. Quando vede la gente morire di fame per strada, quando vede l'ennesima banda di tagliagole generare il caos, quando è costretta a combattere fino allo stremo per la propria vita e per quella delle poche persone care che le sono rimaste.
Per quanto tempo può la volontà di una persona riuscire a resistere alle crudeltà che la vita riserva?
Si dice che l'ultima candela sia sempre quella che impiega più tempo a spegnersi, ma cosa potrebbe accadere quando anche la speranza cessa di esistere?
Rachel con i suoi poteri potrebbe distruggere l'intero creato. Che cosa se ne farà?
Li userà per aiutare il mondo... o per aiutare semplicemente sé stessa?
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Raven, Red X, Robin, Slade
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'InFAMOUS: The Series'
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Capitolo 29:  RISPOSTE

 

 

«Queste informazioni le ho reperite da un dossier che ho trovato in una base militare, circa qualche settimana dopo le esplosioni. È successo qualcosa di grosso, talmente grosso che ha spinto agenti federali, corpi speciali segreti e perfino l’esercito ad intervenire» cominciò Dom, con voce calma, facendo vagare lo sguardo dagli occhi di Rachel per poi riportarli al suolo, quasi come se fosse incapace di riuscire a reggere la vista delle iridi violacee della giovane.

«Tutto ha inizio circa vent’anni fa’, quando uno scienziato di cui si è persa l’identità  scoprì dell’esistenza di un particolare gene del DNA che, apparentemente, non serviva a niente. Come ben saprai, il DNA racchiude tutte le informazioni necessarie per lo studio del corpo umano, mentre questo gene non sembrava possedere alcuna utilità.

«Cominciò allora delle ricerche, eseguì dei test su dei pazienti, e scoprì inoltre che questo gene era estremamente raro, posseduto solamente da una persona su cento, in media. E lui era uno di queste cento. La cosa suscitò ulteriormente il suo interesse, così proseguì con i suoi studi. La cosa cominciò ad ossessionarlo, compì sempre più test ed esami, arrivò perfino ad operare corpi umani. Per impedire che il suo comportamento potesse peggiorare ulteriormente, fu rilasciato dal suo laboratorio e gli fu proibito di continuare ad esercitare il suo lavoro.

«Ma la cosa non lo fermò. Si trasferì in Sudamerica, con una nuova identità, dove poté continuare i suoi test utilizzando come cavie i barboni e i nullatenenti di quel posto.

«Per un anno non riuscì a trovare niente, decine e decine di cavie morirono per colpa delle sostanze che iniettava loro, fino a quando, un giorno, nemmeno i più disperati vollero più aiutarlo. L’unica persona che gli rimase accanto fu la sua assistente, una donna innamorata di lui che lo aveva seguito fin dall’inizio dei suoi studi. Ma lei non poteva essere usata come cavia, visto che non possedeva il gene. Così, lo scienziato arrivò perfino a fare esperimenti su sé stesso. Ma nemmeno così parve riuscire a trovare qualcosa. Arrivò perfino ad ammalarsi gravemente, a causa delle sostanze che continuava a creare e iniettarsi.

«Una sera si fermò più del dovuto. La sua assistente era già andata via, e lui era rimasto solo. Aveva continuato a lavorare fino a notte inoltrata e, quando era ormai mattino, decise il tutto per tutto: creò un agente patogeno, qualcosa che avrebbe ucciso chiunque vi fosse entrato in contatto. Non gli restava molto tempo di vita, a causa della malattia, perciò non aveva da preoccuparsi in caso di fallimento. Se non ci fosse riuscito nemmeno quella volta, allora lo studio sul gene conduit sarebbe rimasto archiviato per sempre.

«Così si iniettò quella sostanza. Non si sa altro della sua esperienza in Sudamerica.

«Pare che qualcosa sia andato storto, quel giorno, perché quando la sua assistente andò al laboratorio, l’indomani, non trovò altro che un cumulo di macerie e fiamme. Intervennero le forze dell’ordine locali, e la cosa, ben presto, si trasformò in una faccenda molto più seria. Agenti governativi e federali nel giro di poco tempo scesero sul campo. La zona fu sigillata, messa in quarantena, a causa di tutte quelle sostanze nocive create dallo scienziato che, quel giorno, si erano liberate nell’aria. L’intero villaggio nei pressi del laboratorio fu sgomberato, gli abitanti portati chissà dove.

 «Durante alcune operazioni di perlustrazione dei resti del laboratorio, gli agenti riuscirono a trovare un diario, nella quale lo scienziato aveva descritto, per filo e per segno, tutto quello che aveva fatto alle cavie e a sé stesso, le sostante che aveva creato ed iniettato e i test e gli esperimenti fatti. È stato proprio grazie a questo che sono riusciti a ricostruire la storia che ti ho raccontato fino ad adesso. Nemmeno la sua assistente riuscì a fornire ulteriori dettagli. L’unica cosa che saltò fuori da lei, era che era incinta di lui. Nient’altro.»

«Perché mi racconti questo?» chiese Rachel, interrompendolo, in parte confusa. Non riusciva a capire il nesso tra quanto successo a lei e ad Empire e la storia di questo uomo, per quanto essa potesse essere raccapricciante.

«Per aiutarti a capire meglio il resto della storia» le rispose Dom, sospirando. «Vedi, lo scienziato fu dato per disperso, visto che il suo corpo non fu mai trovato tra le macerie del laboratorio, e in seguito fu dichiarato morto. Ma dopo cinque anni, diversi strani fenomeni cominciarono a verificarsi. Calamità naturali, genocidi di intere popolazioni, paesi e villaggi interamente rasi al suolo per ragioni inspiegabili, sempre in Sudamerica. E fu con questi avvenimenti, che il caso del Soggetto Zero fu riaperto.»

«Il... Soggetto Zero?»

«Lo scienziato, Rachel.» Dominick si strinse nelle spalle. «Era lui la causa di questi fenomeni. Gli agenti federali riuscirono a coglierlo sul fatto. Lo videro all’opera per la prima volta in assoluto. Scoprirono che aveva ottenuto dei poteri mostruosamente forti. Stando ai rapporti, era in grado di demolire un muro di cemento armato con il solo sguardo. Capisci adesso?»

Rachel dischiuse le labbra. «L’agente patogeno... lo ha trasformato in un conduit...»

«Non in un conduit qualsiasi. Nel Conduit. Il primo vero conduit che sia mai esistito, dotato di una forza così spaventosa che nemmeno tutti gli eserciti del mondo intero riuniti sarebbero riusciti a fermarlo. Per questo motivo, oltre a Soggetto Zero, gli hanno assegnato anche decine e decine di altri nomi. The Devil, il diavolo, per dirne uno, e anche il nome di un demone dell’apocalisse leggendario appartenente alla folklore di una popolazione sudamericana estinta da millenni. Un demone in grado di causare terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami e così via. Ciò che anche il Soggetto Zero è in grado di fare.»

«E come mai non se n’è mai saputo niente di questa cosa? Dei disastri che sono successi, delle popolazioni uccise, dei...»

«Sicurezza nazionale, Rachel. Se simili notizie fossero trapelate, il mondo intero sarebbe sprofondato nel caos più totale. L’esistenza di un mostro impossibile da sconfiggere e in grado di scatenare l’apocalisse avrebbero spaccato il mondo in due, letteralmente. Ma siccome i fenomeni si sono limitati al Sudamerica, sono stati semplicemente mascherati agli occhi dei media come semplici calamità naturali, senza scendere troppo nei dettagli.»

«Ma allora perché ci sono state le esplosioni? Perché hanno evitato di lasciar trapelare queste informazioni, se poi hanno comunque gettato il mondo del caos uccidendo milioni e milioni di persone? Volevano che con la nascita dei conduit si potesse creare un esercito in grado di sconfiggere il Soggetto Zero?» insistette Rachel, sempre più sorpresa, curiosa e anche intimorita allo stesso tempo.

Dominick piegò il capo. «Sì e no. Si è pensato anche a questa eventualità, ma è un piano d’azione che è stato archiviato un anno dopo la ricomparsa del Soggetto Zero.»

«E come mai?» domandò allora la Corvina, sempre più perplessa.

«Perché The Devil è scomparso di nuovo. Non si fa più vivo da allora.»

«Che... che cosa? Ma... ma sono passati più di dieci anni!»

Il castano sollevò le spalle. «Lo so. Ma è comunque scomparso nel nulla. Non si sa davvero il perché, si teorizza che abbia bisogno di tempo per poter recuperare le proprie forze. Scatenare decine e decine di calamità naturali nell’arco di un anno non deve essere semplice, neppure per un conduit potente come lui. O forse si è annientato da solo a causa della sua troppa energia, ma questa è un’eventualità a cui stento un po’ a credere.»

«Ma se allora non è nemmeno per combatterlo...» proseguì Rachel. «... allora qual è il vero motivo che ha spinto i governi a causare le esplosioni?»

«Perché quando il laboratorio dello scienziato è saltato in aria, diciannove anni fa’, tutte le sostanze tossiche in esso contenuto si sono disperse nell’aria, insieme a quell’agente patogeno che lui si era iniettato e che avrebbe ucciso chiunque. Nell’aria si diffuse un virus, Rachel. Certo, gli effetti nocivi di quelle sostanze si ridussero notevolmente disperdendosi nell’aria, e solamente negli ultimi due anni i governi si sono resi conto della sua continua presenza, ma ciò non li ha comunque resi meno pericolosi.

«In diciannove anni, tutto il mondo è arrivato ad essere infetto. Io, te, Kevin, Rick, tutti quanti lo eravamo. Era una pandemia. E in questi unici due anni non sono riusciti a trovare nessuna cura. Tutti quanti noi eravamo destinati a morire, prima o poi. È vero, tu non ricorderai di essere mai stata ammalata, ma i sintomi dovevano ancora cominciare a farsi sentire. Negli ultimi mesi prima delle esplosioni, centinaia di migliaia di persone avevano cominciato a sviluppare i primi sintomi più gravi, una buona fetta di loro, principalmente nella prima zona di contagio, in Sudamerica, morì perfino. Il tempo stringeva, di cure nemmeno l’ombra. Non c’erano più mezzi e tempo per riuscire a sviluppare qualche vaccino di fortuna. Così si optò per il piano B.

«I governi di tutto il mondo si accordarono. Grazie agli appunti del Soggetto Zero, cominciarono le produzioni su larga scala degli ordigni contenenti l’agente patogeno per attivare i geni dei potenziali conduit. E poi, sette mesi fa’, tutte le città contenenti più di duecentomila abitanti furono colpite, in modo da attivare il maggior numero possibile di conduit, come me, te, Richard e Kevin.»

«C-Che cosa?» domandò Rachel, basita. «Gli ordigni... sono serviti per salvare le nostre vite?!»

Dominick annuì, con aria smorta. «Solamente gli individui dotati di gene conduit attivo sono immuni al virus, perché sviluppano degli anticorpi più potenti del normale, in grado di depennare qualsiasi malattia. Nemmeno quelli che possiedono il gene inattivo possono salvarsi. Ma per poter attivare il gene non basta semplicemente inalare i gas che si sono diramati nell’aria, la loro forma è troppo debole per poter reagire con il gene, ma abbastanza potente da uccidere. Grazie agli ordigni... il numero di conduit attivi è salito a qualche centinaio di migliaio tra gli individui sparsi in tutto il mondo. In questo modo, la razza umana non rischia la completa estinzione, e inoltre il mondo ha guadagnato un po’ di tempo in più per cercare una cura. L’obiettivo era quello di tenere sigillate le città per un po’ di tempo, per far sì che i conduit riuscissero a controllare i loro poteri, per poi smilitarizzare tutti i posti di blocco e lasciare che questi nuovi individui potessero cominciare a viaggiare per il paese.»

«Non... non è possibile...» Per un momento, Rachel perse di vista il mondo attorno a sé. Si isolò nei propri pensieri, cercando di meditare sulle parole di Dominick, su quella scioccante rivelazione che le aveva fatto. «Le esplosioni... avevano lo scopo di... di salvare il mondo, non distruggerlo... e i conduit sono... sono l’unica speranza del mondo...»

«Io le ho salvato la vita.»  Le parole di Wilson rimbombarono nella sua mente all’improvviso. La scena vissuta nell’ambulatorio medico dove Tara era stata rinchiusa tornò a farsi sentire più nitida che mai tra i suoi ricordi. «Una nuova era sta per avere inizio.»

«Deathstroke... era a conoscenza delle cause delle esplosioni» mormorò Rachel, mentre ripensava anche alla visione che aveva avuto, quella in cui i protagonisti erano stati proprio il capo degli UDG e Dreamer.

«Sei in pericolo, ragazzo. Tu, Rose, tutti quanti.»

«Era l’epidemia ciò che lo spaventava così tanto.» Le parole uscivano in maniera autonoma dalle labbra della ragazza, mentre, finalmente, tutto le appariva chiaro. «Per questo rapiva i conduit, per questo faceva esperimenti sulle persone. Per questo... ha trasformato Tara... voleva... voleva...» Corvina deglutì. Mai pronunciare delle parole le parve così difficile. «... voleva davvero salvarle la vita. Voleva davvero... salvare la città.» La conduit delle tenebre si premette le mani sulle tempie, per poi chinare il capo, sconvolta. «Voleva davvero... salvare il mondo...»

«Deathstroke ha fatto quello che il governo si aspetta che anche altri conduit facciano in futuro. Ha cercato di trovare una soluzione» annuì Dominick, per poi sospirare. «Di sicuro il governo non si aspettava un simile caos, dopo le esplosioni, però è anche vero che non tutti i conduit sono malvagi... non dico che Wilson fosse un santarellino, però è uno dei pochi che è riuscito a tenere la testa sulle spalle e che si sia davvero ingegnato per risolvere questo bordello. E ovviamente ci sei anche tu, Rachel. Credo sia anche per questo che i governi abbiano deciso di attivare tutti i potenziali conduit possibili, speravano che qualcuno di noi potesse cercare di trovare una soluzione, magari anche prima che l’intera umanità come la conosciamo cessasse di esistere. Ormai tutto il mondo sta cominciando ad infettarsi, non rimane molto tempo.»

Rachel si abbracciò le ginocchia, ancora piuttosto scossa da quella scoperta. Tutto ciò in cui aveva creduto... si era rivelato una bugia. La cosa che credeva le avesse rovinato la vita, in realtà gliel’aveva salvata, mentre Deathstroke aveva sempre agito cercando di fare, a suo modo, del bene, e lei lo aveva combattuto e aveva causato la sua morte.

«E tu... tu quando hai scoperto queste cose hai... hai deciso di fare tutto quello che hai fatto?» domandò a Dominick, con voce tremante. «Come pensavi che... che le tue azioni potessero servire davvero a qualcosa?»

«Non lo pensavo, infatti.» Il ragazzo sospirò profondamente. «Il fatto è che... scoprire che il mondo era destinato a finire in questo modo, che anche se fosse scampato dall’esplosione Rick sarebbe morto, il fatto che anche mia moglie e miei amici non ce l’avrebbero fatta, senza nemmeno poter avere la possibilità di salvarsi, e che invece a spuntarla sarebbero stati dei mostri incontrollabili e assetati di sangue e potere come il Soggetto Zero... mi ha fatto ribollire il sangue nelle vene.

«Ho capito che la vita non fa altro che farti ingoiare merda, e tu puoi fare solo due cose a riguardo: rimanere immobile, o reagire. E io... ho scelto, mio malgrado, la seconda. Non mi aspetto che tu mi comprenda, Rachel. Solo adesso ho capito che ci sono diversi modi di reagire. Si può fare come ho fatto io, come ha fatto Richard, come hanno fatto Sasha e Alden... oppure si può reagire come avete fatto tu e Wilson. Si può fare lo stesso gioco della vita... oppure combatterla. Se potessi tornare indietro, probabilmente sceglierei di combatterla, questa volta. Ma prima, sicuramente cercherei di trascorrere più tempo possibile con la mia famiglia...»

«Quindi... non ci sono proprio cure per l’epidemia?»

«Che io sappia, no. Deathstroke è l’unico che ci è andato vicino. Anche se la sua idea, a conti fatti, era davvero irrealizzabile. Non avrebbe avuto né il tempo, né i mezzi, per poter trasformare l’intera umanità in conduit prima che fosse troppo tardi. Sarebbe stato fortunato a trasformare mezza Sub City...» Dominick scosse la testa, sospirando nuovamente. «Mi dispiace, Rachel. Ormai il mondo è questo.»

Corvina annuì lentamente, anche se le sue parole giunsero a stento alle sue orecchie, e si abbracciò le ginocchia.

«E quali sono i sintomi dell’epidemia?» Un’altra voce si sollevò in aria. Sia Rachel che Dominick si voltarono, sorpresi, per poi vedere un malmesso Lucas reggersi in piedi a fatica, tenendosi un braccio. Aveva il fiato grosso e un’espressione alquanto infastidita, ma se non altro era ancora in grado di camminare. E a giudicare dalla sua domanda, era evidente che avesse ascoltato un bel po’ della loro conversazione. «Come si fa... a capire chi è malato e chi no?»

«Già, vorrei saperlo anch’io...» rantolò un’altra voce ancora, questa volta, proveniente da Richard. Il Mietitore si stava rialzando a fatica, mettendosi sulle ginocchia, mentre osservava Dominick con odio. «... così dopo potrò ucciderti.»

«Te lo scordi.» Rachel si alzò in piedi di scatto. «Tu non uccidi proprio nessuno.»

«Fatti da parte» sibilò Richard, stringendo i pugni. «Questa faccenda non ti riguarda.»

«Dominick non farà più del male a nessuno» disse ancora Corvina, calma, indicando al Mietitore il ragazzo ancora seduto, il quale osservava con aria assente la loro conversazione. «È finita. Abbiamo vinto noi.»

«Non c’è nessun noi» rantolò il Mietitore. «E questa faccenda non sarà finita fino a quando non gliel’avrò fatta pagare per avere ucciso i miei compagni e essersi preso gioco di me.»

«E come vorresti fare per fargliela pagare?» Rachel cambiò strategia, intuendo che Robin aveva bisogno di altri stimoli per desistere. «Con i poteri che non hai?»

A quelle parole, Richard sgranò gli occhi. Si guardò entrambe le mani, sorpreso, poi serrò la mascella ed emise diversi grugniti, contraendo i pugni con forza. Accorgendosi di come nulla stesse accadendo, abbandonò le braccia lungo i fianchi con un verso frustrato. «Com’è possibile?! Perché tu ce li hai ancora ed io no?! Ce li ha cancellati la stessa persona!»

«Semplice. Perché io sono più forte di te.» Un sorriso scappò dalle labbra di Rachel, quando vide l’espressione frustrata del Mietitore. Una parte di lei aveva desiderato quel giorno da quando aveva rivisto Richard, ormai divenuto Robin, la prima volta; fargliela pagare per come l’aveva trattata ad Empire City, anche se, naturalmente, il desiderio di poterlo riavere dalla sua parte era comunque ancora presente. Ma ormai, dubitava seriamente che sarebbe ancora riuscito a convincerlo.

«Basta con queste puttanate!» esclamò Lucas all’improvviso, facendosi avanti, verso Dominick. «Dimmi quali sono i sintomi!»

Il castano lo osservò ammutolito, sollevando le mani. «Ok, ok, rilassati. Diciamo che la cosa varia da persona a persona, ma i primissimi sintomi, durante i primi mesi di contagio, sono riconducibili a quelli di un’influenza qualsiasi. Tosse, mal di testa, mal di pancia, attacchi di vomito e così via. Dopo un periodo che varia da sei mesi ad un anno, dipende dalla resistenza del corpo e da come esso reagisce, le cose cominciano a peggiorare. Il fisico inizia a deteriorarsi e ad indebolirsi, ci si stanca più facilmente, si fatica a respirare, fino al punto in cui il paziente è costretto a letto, impossibilitato a muoversi, obbligato a vedere la propria vita finire di fronte ai suoi occhi con una morte lenta e dolorosa. Ecco a te i sintomi. Contento?»

Dalla sua espressione, Lucas sembrava tutto meno che contento. Aveva le labbra dischiuse ed osservava con aria basita, quasi intimorita, il castano. Aumentò di colpo la presa attorno al suo braccio, facendo sbiancare le nocche, ed indietreggiò di colpo. Distolse lo sguardo e fissò il suolo, probabilmente rimuginando sulle parole dell’ex copiatore.

«E non ci sono cure» precisò Richard, ottenendo l’attenzione dei presenti.

«No, non ci sono. Non ancora.»

«E quelli come me, che sono conduit ma sono senza poteri? Centra qualcosa?»

«Non credo» rispose Rachel al posto di Dominick. «Dubito che i miei poteri rimuovano il gene conduit. E comunque, ormai i tuoi anticorpi si sono già sviluppati, quindi dovresti lo stesso essere al sicuro.»

«Quindi...» Richard incrociò le braccia, distogliendo lo sguardo pensieroso. «... tutti i nostri amici... sarebbero morti lo stesso. Con o senza esplosione. E anche Kori... non ce l’avrebbe fatta.»

Corvina annuì lentamente, intuendo perfettamente il suo stato d’animo. «Sì. Saremmo... tutti morti in ogni caso. Ma... credevo che non ti importasse più niente di loro. Né di Kori.»

«Forse...» Robin piegò la bocca in un’espressione corrucciata. «... o forse ho semplicemente detto cose che non pensavo davvero, ma che cercavo in tutti i modi di auto convincermi che fossero vere.»

Rachel inarcò un sopracciglio, perplessa. «Che intendi dire?»

Richard sospirò. «Pensare che Kori non fosse più importante per me, mi ha permesso di riuscire ad andare avanti, in un certo senso. Quando mi sono svegliato in mezzo a quel cratere, nel Centro Storico, e ho realizzato cosa fosse appena successo, ho capito che non aveva alcun senso avere degli ideali e delle buone intenzioni.»

«Mentre osservavo Empire City cadere in mano a dei mostri, ho realizzato che nemmeno con tutta la buona volontà dell’universo sarei riuscito a cambiare le cose. Ho capito che... lottare era inutile. Così ho abbracciato la mia nuova identità, decidendo che, se non potevo salvare il mondo, avrei quantomeno vendicato la persona che amavo. Ma in pochi mesi... ho capito che anche quella era stata solo una follia. Trovare i responsabili, era pura follia, ma ero stato troppo accecato dai sentimenti per capirlo. Così ho semplicemente lasciato che il veleno di Sasha facesse il suo lavoro. Non potevo più vivere in un mondo in cui tutto quello in cui credevo veniva spazzato via. Volevo... diventare come i Mietitori. Dimenticare tutto, voltare pagina. Ma con la morte di Sasha, tutto questo non è successo.

«Così ho cercato comunque di convincermi che il mio destino fosse quello di guidare i Mietitori. Volevo... volevo annegare il mio dolore in quella causa, per quanto sbagliata fosse. Volevo... smettere di pensare. È vero, Rachel, tu sei stata più forte di me. Io mi sono arreso, ma tu invece no. E per questo ti ammiro. Ma non credere che adesso le cose cambieranno.»

«Richard...»

«Robin.»

Corvina ammutolì. Si posò una mano chiusa a pugno di fronte al petto, senza parole dopo aver udito quanto detto dal suo vecchio amico di infanzia. Così... anche lui si era arreso. Non ci avrebbe mai creduto se non lo avesse udito con le proprie orecchie, proprio dalle labbra di lui. Era un qualcosa che non sembrava avere del possibile. Era cresciuta con lui, lo aveva conosciuto meglio di chiunque altro, sapeva com’era, sapeva che era un combattente nato, un testardo, uno che credeva nelle proprie cause e nei propri ideali.

Osservò il suo amico di infanzia dritto negli occhi. In quei occhi vuoti, privi di emozioni, privi di ogni cosa. Non era più Richard. Non le era più da un pezzo. L’esplosione lo aveva annientato. Aveva cancellato Richard dalla faccia della terra. E Robin era rinato dalle ceneri del vecchio sé stesso.

E Rachel, finalmente, riuscì a capirlo.

«Non... vuoi venire con noi? Con me? Potremmo... potremmo...»

«No, Rachel. Ormai è finita. I nostri destini si sono incrociati per l’ultima volta. Adesso hai dei nuovi amici, dimenticati di me. Fallo per te stessa. Io non sono più il ragazzo che amavi e che, forse, avrebbe anche potuto ricambiarti. Non sono Richard. Sono Robin.»

Rachel chinò il capo, annuendo impercettibilmente. «Quando... quando hai capito che ti amavo?» domandò, con voce tremante.

«Non lo so di preciso. Ho sempre saputo che tra di noi c’era un forte legame, ma non ho mai capito se era solo amicizia o se era qualcosa di più. E quando mi sono fidanzato con Kori... credevo di essere davvero felice. Per questo mi sono dimenticato di te. Anche se il tuo comportamento, subito dopo il ballo scolastico, ha destato i miei sospetti, ma non ho mai avuto il coraggio di parlartene. E poi, quando ci siamo rincontrati dopo l’esplosione, ogni dubbio è stato chiarito. Ma purtroppo, ormai era troppo tardi per noi due. E comunque... ormai mi avevi già rimpiazzato.»

A quelle parole Rachel sgranò gli occhi, mentre Richard, con quello che aveva la fioca parvenza di un sorriso, indicava un punto alle sue spalle. «Ma forse faresti meglio a sbrigarti.»

Non capendo cosa stesse dicendo, Corvina si voltò, per poi avere un tuffo al cuore. Lucas si stava allontanando, trascinandosi a fatica sulle gambe, curvo su sé stesso. Ormai aveva quasi raggiunto l’uscita del cantiere.

La conduit non riuscì a capire il perché di questa sua decisione. Fece per chiamarlo, poi ebbe un flashback. Vide Rosso vomitare sulla cima di quel palazzo, il giorno in cui avevano spiato Wilson. Poi lo vide tossire mentre camminavano, lo vide fare la medesima cosa mentre parlavano con Dreamer, poi ancora mentre erano in missione, mentre parlavano, mentre pulivano il sangue di Ryan...

Ripensò ai suoi versi e alle sue smorfie di dolore. E, infine, pensò a come aveva domandato a Dominick quali fossero i sintomi dell’epidemia. E alla sua reazione allarmata subito dopo averli scoperti.

Lucas... Lucas è... è...

Rachel si portò una mano di fronte alla bocca. Gli occhi le si inumidirono. «No...» mormorò.

«Coraggio Rachel» disse Dominick, facendola voltare verso di lui. La osservava con sguardo apprensivo e le rivolse un cenno del capo. «Ha bisogno di te.»

Corvina si morse un labbro, poi annuì. «Sì... addio, Dominick. Cerca di rimetterti in sesto. E anche tu, Robin.»

I due ragazzi annuirono a loro volta. E senza dire altro, Rachel iniziò a correre.

 

***

 

«Lucas!»

Il ragazzo si fermò di colpo, irrigidendosi. «Lasciami stare.»

«Non posso farlo. E tu lo sai meglio di me.»

«Ti prego, Rachel. Dimenticami.»

Corvina strinse i pugni con forza, con rabbia, fino a farsi male. «Come puoi chiedermi una cosa del genere?! Come puoi pensare anche solo per un momento che io possa abbandonarti così?!»

La ragazza cominciò a camminare verso di lui, per poi afferrargli una spalla. «Per una sola volta nella tua dannata vita, non fare l’egoista e pensa anche a...»

Rachel si interruppe di colpo, quando vide Lucas voltarsi di scatto verso di lei. Aveva gli occhi lucidi e la mascella contratta. Sembrava quasi arrabbiato, ma in realtà non era così. Quella era un’espressione sofferente.

«Ho paura» sussurrò lui, semplicemente, con un tono che lei mai aveva sentito fuoriuscire dalle sue labbra. Sembrava quello di un bambino spaventato, bisognoso di aiuto. E non c’era affatto da biasimarlo, per quello.

«Lucas...» mormorò Rachel, per poi abbracciarlo. Lo sentì irrigidirsi, ma la sensazione durò poco; ben presto, sentì il suo corpo duro cominciare sciogliersi, fino a quando le sue braccia non le percorsero i fianchi. Il moro chinò il capo, fino a sfiorarle la spalla, poi singhiozzò.

Ancora una volta, fece qualcosa che mai prima di allora la ragazza gli aveva visto fare. «Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme... morire così... non... non è giusto... dover... essere costretto a... a passare i miei ultimi giorni sdraiato su un letto e... costringere te a... dover subire tutto questo e...»

«Basta così, Lucas. Basta. Ti prego.» Rachel gli accarezzò i capelli, sentendo anche i propri occhi cominciare ad inumidirsi. «Non dire altro.»

Anche lei cominciò a singhiozzare. Aveva ragione, non era giusto. Non era giusto che l’unica persona che avesse mai avuto il coraggio di fidarsi davvero di lei si fosse ammalato. Essendo a conoscenza dell’epidemia, sapeva già che persone come Amalia e Lucas non ce l’avrebbero fatta, ma dover vivere l’esperienza in prima persona, così presto, la distrusse completamente. Non era pronta, non sarebbe mai stata pronta per vedere i suoi amici ammalarsi.

Il corpo di Rosso tremava tra le sue braccia, mentre anche i suoi singulti aumentavano di intensità. Per lei era una pugnalata al cuore vederlo così. Il Red X che conosceva non era così. Lui non aveva paura, lui non si tirava indietro di fronte a nulla, nemmeno di fronte ad avversari molto più potenti di lui. Lui non temeva la morte. O almeno, così aveva sempre creduto. Ma ritrovarsi la realtà spiattellata in faccia in quel modo, essere consapevoli del fatto che da lì ad un anno lui non sarebbe più stato al mondo... avrebbe demolito chiunque.

Il cuore di Rachel batteva all’impazzata, mentre si stringeva sempre di più al partner. Il corpo di Rosso era caldo, quasi rassicurante. In un certo senso, era sempre stato così, per Rachel, da quando si erano conosciuti. In quei mesi era sempre stato un punto di riferimento, per lei. La sua ancora, qualcosa a cui aggrapparsi senza avere paura di cadere, un faro dove guardare quando il senso dell’orientamento veniva smarrito. E doverlo perdere per lei non poteva essere semplice, in alcun modo.

Come avrebbe potuto, in futuro, alzarsi al mattino e sapere che lui non era lì con lei?

Aveva passato mesi insieme a lui, e in un certo senso lo aveva sempre dato per scontato. Teneva a lui, certo, come non avrebbe potuto, ma comunque non si era mai posta un problema del genere. Anche quando credeva di averlo abbandonato, non aveva mai pensato ad un’eventualità del genere. Perché, in cuor suo, sapeva che comunque lui ci sarebbe stato, da qualche parte, nel mondo. Come sua madre. Rachel sapeva che Angela c’era, in qualche remota località del paese, per questo non si lasciava sopraffare dal dolore.

Al contrario di quello che sarebbe successo se Lucas fosse morto. Perché per quanto si possa ricordare una persona defunta, lei non potrà mai davvero esserci. Tenerlo vivo nei propri ricordi, e sapere che invece era vivo fisicamente, sono due cose completamente diverse. E lei non poteva accettarlo. Non poteva assolutamente accettarlo.

Doveva salvarlo. In qualche modo. In qualsiasi modo. Mentre passava la mano tra i capelli di Rosso, Rachel vide una tenue luce nera illuminarle il palmo. La ragazza sgranò gli occhi, mentre realizzava che i suoi poteri, forse, stessero cercando di dirle qualcosa.

Dischiuse le labbra.

Possono... possono guarirlo?

Ovviamente non poteva saperlo se non ci provava. Alimentata da una nuova carica di speranza, Rachel si separò dolcemente dal ragazzo. «Ascolta, forse... forse ho un’idea...» disse, prendendogli il volto tra le mani e guardandolo negli occhi. «Fidati di me.»

Lui annuì lentamente, mentre lei inspirava profondamente e lasciava uscire i suoi poteri. Una nuvola di luce nera avvolse lentamente il corpo di Lucas, facendolo gemere, mentre la ragazza, con il cuore in gola, cercava in tutti i modi di far sì che quello funzionasse.

Nel giro di pochi istanti, la luce nera guarì le ferite superficiali come i graffi, i tagli e l’ustione sul petto, dopodiché si diradò e la ragazza lasciò andare il partner. «A-Allora?» domandò, incerta. «Ha... ha funzionato?»

«Non... non lo so» rispose Rosso, guardandosi le mani. «Io non... non sento nient...» Si interruppe di colpo, per poi chinarsi e ricominciare a tossire con violenza. Questa volta sputò perfino del sangue.

Corvina lo guardò con orrore crescente. Si portò entrambe le mani di fronte alla bocca, sconvolta, impaurita, questa volta temendo davvero di averla combinata grossa. Fortunatamente, però, la tosse cessò poco dopo. Ciò permise alla ragazza di tirare un sospiro di sollievo, che fu ben presto oscurato quando realizzò di non essere affatto riuscita a guarirlo.

«No, no...» mormorò, mentre Rosso si raddrizzava, pulendosi le labbra con la manica della tuta.

«Ti ringrazio per averci provato» biasciò lui, senza nemmeno guardarla negli occhi. Le suo sguardo perso sul suolo, la ragazza notò ancora quell’emozione che mai aveva visto in lui: la rassegnazione.

«Lucas...»

«Non importa, Rachel. Davvero. Toccava...» Rosso esitò, per poi sospirare profondamente. «... toccava a tutti, prima o poi.»

Rachel lo osservò ancora, incapace di pensare. Posò di nuovo lo sguardo sulle sue mani, e vide che erano ancora illuminate di nero. Inarcò un sopracciglio.

Che significa? , pensò, perplessa. I suoi poteri cercavano ancora di prendere il controllo di lei? Eppure, lei si sentiva bene, fisicamente. Mentalmente no, ma non provava le stesse sensazioni di dolore di quando i suoi poteri, in passato, avevano cercato di impossessarsi di lei. Ma allora perché la luce non svaniva?

Perché rimaneva lì, come se dovesse usarla per combattere? Che cosa aveva da combattere, in quel momento? Non c’era assolutamente nulla da affrontare... o forse no?

Lentamente, Rachel cominciò a capire. La luce nera, i suoi poteri, erano lì, si stavano manifestando di fronte a lei, cercando di farle capire qualcosa. Ed infine, la ragazza intuì quale messaggio volessero lasciarle: non arrendersi. Continuare a combattere.

La luce nera svanì di colpo proprio in quel momento. Rachel si osservò ancora le mani, rimuginando su quel pensiero appena avuto. Infine, strinse i pugni e sollevò lo sguardo, determinata. Aveva capito. I poteri le avevano semplicemente detto di combattere. Di non arrendersi. E lei non lo avrebbe fatto. Non era arrivata fino a lì per gettare la spugna. Lei era una nuova persona, adesso, non si sarebbe messa a piangersi addosso. Avrebbe reagito, e lo avrebbe fatto immediatamente.

«Lucas, ascolta.»

Il moro non parve udirla, fino a quando lei non gli si avvicinò per poi prendergli la mano. A quel punto Rosso sussultò, per poi sollevare lo sguardo.

«Ascolta» ripeté, per poi sospirare profondamente. «Anche se non posso guarirti da sola, ti prometto che farò tutto quello che è in mio potere per trovare una soluzione. Io non ti lascerò morire, non senza combattere. Ti giuro...» Rachel si avvicinò ancora a lui, prendendogli anche l’altra mano. «... che non mi darò pace. Girerò il mondo, affronterò anche il Soggetto Zero in persona se necessario, pur di non abbandonarti. E vorrei che... che tu rimanga insieme a me. D’altronde, c’è la tua vita di mezzo, e anche quella di milioni, miliardi di persone. Da sola non posso farcela. Mi serve il tuo aiuto. Mi servi tu. Mi serve qualcuno che... mi resti vicino.»

Imbarazzata, Rachel aveva distolto lo sguardo dai suoi profondi occhi blu, e aveva cominciato a strofinare distrattamente i pollici sui dorsi delle mani di Lucas. «Io non... non voglio che tu te ne vada. Tu sei... sei importante per me, e...»

«E tu per me.»

Rachel si interruppe di colpo, tornando a guardare il moro, il quale aveva iniziato a sorriderle. «Anche tu, Rachel, lo sei per me. Mi hai... insegnato tante cose in questi mesi, senza nemmeno rendertene conto. E anche tu hai sopportato la mia presenza, nonostante all’inizio fossi un po’ pesante, per non parlare poi di come mi sono comportato dopo il nostro incontro con Dreamer... e, insomma... non mi pare di averti mai ringraziata a dovere per tutto quello che hai fatto. Anche se ero io a guidare il nostro gruppo, in un certo senso era comunque la tua presenza che riusciva a darmi sollievo. Sapere che c’eri tu... mi sollevava, perché anche se non te ne sei mai resa conto, in un certo senso tu eri il collante che ci teneva uniti. E... se non ci fossi stata tu, probabilmente avrei ucciso Amalia già da un pezzo. Perciò... grazie, Rachel. Per tutto quanto. Per essere stata così buona nonostante i tuoi poteri siano tutto il contrario. Davvero. Grazie.»

Il sorriso sul volto di Rosso si allargò. Rachel ben prestò ne fece uno identico. Osservò a lungo il ragazzo, concentrandosi su ogni suo piccolo particolare. Era stata così presa dagli ultimi avvenimenti che nemmeno aveva più badato al suo aspetto. Si era rasato la barba, ora che ci faceva caso. Aveva i capelli un po’ più lunghi e spettinati. Gli zigomi pronunciati, come sempre, e gli occhi scavati e dall’aria stanca.

Era... carino. Bello. Insomma, lei gradiva il suo aspetto, malgrado spesso e volentieri fosse trasandato e trascurato.

«Quindi... tu tieni a me?» domandò lei, probabilmente avvampando.

«Sì, Rachel. Tengo a te. E tu... tieni a me?»

Corvina si avvicinò a lui, pochi centimetri ormai separavano i loro volti. «Sì» disse, tutto ad un fiato.

Spesso aveva pensato a Rosso come un amico, ma in quel momento... le pareva che fosse qualcosa di più. Le sembrava di avere con lui lo stesso rapporto che aveva avuto con Richard, in passato. L’unica differenza, tuttavia, era che Lucas era meglio di Richard. Molto meglio.

E fu con questi pensieri, che la ragazza socchiuse le palpebre e cominciò ad azzerare la distanza che li separava. Sentì la presa calda di lui aumentare sulle sue mani fredde. Il suo cuore accelerò i propri battiti, sentì le guancie bruciare terribilmente e lo stomaco in subbuglio.

Era una strana sensazione, molto gradevole, che prima di allora forse aveva provato solo per Richard, ma mai così intensamente. Non poté non riconoscere quell’emozione. Ma era davvero quella? C’era solo un modo per scoprirlo.

«Ahia, ragazzi... mi fa male dappertutto...»

Un secondo prima che le loro labbra potessero sfiorarsi, una voce improvvisa ruppe quel momento tanto surreale quanto meraviglioso. Entrambi i giovani sobbalzarono, quasi urlando, per poi allontanarsi di colpo entrambi con le guancie in fiamme, tuttavia continuando a tenersi per mano.  

Videro Tara barcollare verso di loro, massaggiandosi la testa, mugugnando. «Mi sembra di essere stata pestata da un martello da macellaio per poi essere stata ficcata di peso in una centrifuga e...»

La bionda si fermò di colpo e sgranò gli occhi, osservando le mani ancora intrecciate di Lucas e Rachel e le loro espressioni chiaramente imbarazzate.

«Ehm... ho... ho interrotto qualcosa?»

Rosso e Corvina si guardarono rapidamente tra loro, poi riportarono lo sguardo sulla nuova arrivata.

«N-No... » borbottò Rachel, imbarazzata.

«Sì, decisamente sì» mugugnò invece Lucas, incupendosi, strappando un risolino alla corvina.

«Accidenti!» sbottò Tara, sbattendosi una mano sulla fronte. «Ho interrotto l’unico momento della vita di Lucas in cui lui ha deciso di esternare qualche emozione! Scusa Rachel, non volevo, davvero...»

«Ha. Ha. Divertente» mugugnò ancora Rosso, distogliendo lo sguardo da lei.

«Guardatemi, sono Rosso, sono un cyborg, non provo emozioni, bzz, bzz.» Terra cominciò a muovere le proprie braccia in maniera meccanica, imitando anche la voce robotica.

«Divertente davvero.»

«Ah! La mia falsa scorza da duro è sotto attacco! Alzare livello di sarcasmo!»

Un’altra risata scappò dalle labbra di Corvina, la quale, poi, sciolta la stretta con Lucas andò ad abbracciare Tara, strappandole un verso sorpreso. Un po’ si sentì in colpa per essersi dimenticata di lei, ma la scoperta che aveva fatto su Rosso le aveva fatto temporaneamente perdere il contatto con la realtà. «Sono felice che tu stia bene. E ti ringrazio per essere tornata ad aiutarci.»

La bionda ridacchiò, poi ricambiò la stretta. «Figurati. Insomma... le amiche... fanno questo, no?»

Rachel si separò da lei, sorpresa da quell’affermazione. Osservò il sorriso gentile e anche un po’ imbarazzato della Markov, e sorrise a sua volta. «Hai ragione. Le amiche fanno questo.»

Sollevò una mano, frapponendola tra loro due. Tara la guardò incuriosita, poi allargò il sorriso e la strinse.

«Comunque...» aggiunse, sottovoce. «Era ora che tu e Lucas vi metteste insieme...»

Rachel spalancò le palpebre. «C-Cosa?! N-No, noi non...»

«Ehi, tranquilla, io non ti giudico di certo» la interruppe Tara, strizzandole l’occhio. «Anzi, sono quasi invidiosa...»

Corvina sentiva le guancie in fiamme, letteralmente. Distolse lo sguardo, sempre più imbarazzata. «Piuttosto... come hai fatto a trovarci?» decise di cambiare argomento, sperando che Lucas non venisse più nominato per almeno altri trenta secondi.

«Difficile non notare una tempesta di fumo ed esplosioni varie con tanto di luci verdi sfavillanti in mezzo al cielo. Non mi è stato difficile capire che tu centravi qualcosa.»

Un sorrisetto scappò dalle labbra della corvina. «Si, diciamo che Kevin e Dominick ci hanno dato abbastanza dentro...»

«Quindi quello era lo stesso ragazzo che ci ha aiutati a scappare da Dreamer» osservò Tara. «Mi dispiace che non ce l’abbia fatta...»

«Anche a me.»

Rachel osservò il punto in cui il corpo di Kevin era rimasto, ma con sua enorme sorpresa non lo notò. Non vide nemmeno più né Dominick, né Robin. Ma anziché allarmarsi, un altro tenue sorriso si accese sul suo volto. Se n’erano andati. Probabilmente Dom aveva preso con sé il suo migliore amico, mentre Richard aveva proseguito per la sua strada solitaria. Un po’ le sarebbero mancati, tutti e tre. Tolta la corazza dura e fredda da conduit, tutti loro dentro nascondevano qualcosa di buono. E sicuramente, non avrebbe mai scordato ciò che Richard era riuscito a donarle, in passato.

«A proposito, Tara... come ti senti adesso che hai perso i poteri?» domandò Rachel, in parte dispiaciuta.

Il sorriso raggiante di Terra, tuttavia, le fece intuire che non era il caso di essere in pena per lei. «Mai stata meglio. Sai, credo che tra tutti noi, l’unica che dovrebbe avere i poteri sei tu, Rachel. Io ero una mina vagante.»

Corvina annuì, rasserenandosi. Si voltò di nuovo verso Lucas, il quale le sorrise in maniera dolce. «Beh, ragazzi, direi che qui abbiamo finito.»

«Dove andremo adesso?» domandò Tara, per poi aggiungere, frettolosa. «Ammesso che non vi dispiaccia la mia presenza, ovviamente...»

Rachel le scoccò un’occhiataccia, strappandole una risatina, dopodiché lasciò perdere con un sospiro, sorridendo all’idea della loro nuova missione. «Sai, credo proprio che ciò che ho in mente ti piacerà. Sempre se il nostro Lucas qui presente sarà disposto a farci da leader.»

«Sei tu che dovresti guidarci, Rachel.»

«No, invece.» Corvina sorrise, volgendogli un cenno di intesa con il capo. «Io non sono in grado di farlo. Sei tu il leader nato tra noi, lo sai bene. Ma puoi stare tranquillo, io ti aiuterò senza pensarci due volte.»

Un sospiro di falsa rassegnazione uscì dalla bocca di Lucas, che poi tornò a sorriderle. «Va bene, allora. Che cosa hai in mente di fare?»

«Beh...» Rachel distolse lo sguardo da lui, per poi posarlo su Tara, la quale pareva aver intuito cosa avesse in mente, perché la guardava con sguardo carico di aspettativa.

«... diciamo che abbiamo una ragazza parecchio scorbutica da trovare.»

Il sorriso di Terra si allargò a dismisura quando udì quelle parole. Lucas, invece, fece un verso esasperato. «Oh, no... stavo così bene senza di lei...»

«Amalia fa parte del gruppo, che ti piaccia o no. Dobbiamo trovarla. E, inoltre... dobbiamo starle vicino. Non se la starà passando molto bene, in questo momento.»

Rosso sospirò per l’ennesima volta, poi annuì. «Sì, hai ragione. Ma giuro che al suo primo cenno di bipolarismo la faccio fuori.»

Rachel e Tara ridacchiarono.

«La avvertiremo del pericolo» replicò la bionda, per poi incamminarsi.

I tre ragazzi si avviarono in silenzio verso l’uscita del cantiere, per poi trovarsi sul ciglio della strada. Ormai era calata la sera e una lieve brezza si confondeva tra i palazzi illuminati e le luci accese dei lampioni.

«Direi che potremmo cominciare dalla zona industriale» iniziò Lucas, incrociando le braccia. «Non è passato molto da quando è partita, e dubito che abbia trovato una macchina. È probabile che la troveremo attorno al confine della città, se ci sbrighiamo.»

«Visto perché sei tu il leader?» domandò Rachel, scoccandogli un’occhiata complice. Il ragazzo sorrise, poi ricambiò il suo sguardo.

«Ehm ehm...» Dietro di loro, Tara si schiarì la voce. «Ragazzi? Non dovremmo sbrigarci?»

I due partner trasalirono e distolsero gli sguardi, strappando un’altra risatina alla ragazza bionda.

Mentre spostava lo sguardo sui suoi piedi, un nuovo sorriso si accese sulle labbra di Rachel. Pensò che, anche se non tutto era perfetto, raramente si era sentita così sicura e libera dal peso del mondo.

Lucas era in pericolo, vero, però... sentiva comunque, dentro di sé, che le cose si sarebbero aggiustate, in qualche modo. Non sapeva cosa fare con esattezza per salvare il suo partner, ma sapeva che qualcosa lo avrebbe trovato, prima o poi. La soluzione era davanti ai suoi occhi, doveva solo riuscire a vederla meglio.

Controllava i suoi poteri, aveva di nuovo degli amici leali, sinceri, e forse Lucas era diventato perfino qualcosa di più, per lei.

Adesso il suo obiettivo era trovare Amalia, la quale, doveva ammetterlo, le mancava molto più di quanto avesse potuto immaginare. Dopo averla trovata... chi poteva dire con esattezza cosa sarebbe successo.

Era certa, comunque, che le cose avrebbero dipeso da lei, come sempre da quando aveva ottenuto i suoi poteri. Ma quella, ormai, era una realtà che aveva deciso di accettare.

Dopotutto... tutti gli uomini percorrono un percorso già stabilito. Ma sta proprio agli stessi uomini, far sì che questo percorso si riveli essere più o meno pericoloso.

Solamente il tempo, probabilmente, le avrebbe dato le risposte che cercava.

 

***


EPILOGO

 

Non ho scelto io di essere una conduit. Non ho scelto io di avere i poteri, non ho scelto di essere una dei pochi sopravvissuti dell’esplosione di Empire. Ma è successo.

Il destino ha sempre avuto in serbo questo piano per me. Un piano che io ho sempre ritenuto sbagliato, crudele nei miei confronti, ma ora, invece, ho capito. Ho capito che ho giudicato troppo in fretta i fatti, senza considerare ciò che li ha causati. E di conseguenza, adesso so che questo è il ruolo giusto per me.

Non sono i poteri che fanno la persona, ma è la persona che fa i poteri.

Non conta chi sei, ma ciò che fai. Sono le scelte che facciamo tutti i giorni, che ci rendono ciò che siamo.

Buoni, cattivi, non ha alcuna importanza. Ho scoperto che dietro il male si può comunque celare del bene, e che sotto il bene si può comunque celare del male.

Io? Io sono il bene che c’è nel male. Io sono la figlia delle tenebre, non necessariamente malvagia, ma comunque in grado di controllare ciò di più oscuro al mondo, ossia il male stesso.

E se sono riuscita a fare del bene perfino con esso, non vedo come io non possa, un giorno, riuscire a salvare tutte le persone che amo.

Non so cosa mi riserva il futuro, ma so per certo una cosa: io non mi arrenderò. Potrei averlo fatto qualche volta, in passato, ma sono sempre e comunque riuscita a ritornare sui miei passi, in un modo o nell’altro, ed è questo che ho intenzione di fare anche questa volta.

Io non mi fermerò fino a quando non ritroverò Amalia, e poi mia madre, e poi Lian per portarle i saluti di sua sorella e poi, infine, fino a quando non sarò sicura al cento percento che Lucas sarà al sicuro.

Questa è una promessa, un giuramento, che ho fatto a me stessa: lui non morirà. Nessuno morirà, fino a quando potrò fare qualcosa per impedirlo.

Affronterò interi eserciti se necessario, ma non mi darò mai per vinta. Anche a costo di rimanere da sola. Se dovrò sacrificare me stessa per salvare i miei amici, lo farò. Se dovrò farlo per salvare il mondo, lo farò.

Perché è questo che sono io, è questo ciò che faccio ed è questo il motivo per cui ho ricevuto i miei poteri.

Non mi importa se le persone quando mi vedranno scapperanno da me oppure verranno a stringermi la mano. Non faccio tutto questo per un mio tornaconto personale. Io lo faccio per loro, e loro saranno libere di giudicarmi come vogliono.

Ho capito di avere un ruolo, nella realtà di tutti i giorni, e questo ruolo è quello di aiutare il prossimo, indipendentemente da chi esso sia. Ho salvato Tara, un’amica, che se lo meritava in quanto non aveva mai fatto del male a nessuno, ma ho anche salvato Dominick, in un certo senso, riportandolo alla ragione e cancellandogli i poteri.

Io sono la speranza di un mondo migliore. Sono ciò a cui, un giorno, anche altri conduit spero possano inspirarsi.

Forse da sola non cambierò il mondo, ma il messaggio che ho intenzione di lasciare, quello sì che lo cambierà.

Tante persone sono rimaste coinvolte. Hank, Jade, Ryan, Rose, Kevin, i Visionari, gli Underdog, perfino Joseph e Slade. Non dimenticherò nessuno di loro. Perché anche loro, in un certo senso, mi hanno aiutata a crescere. Mi hanno fatto capire chi sono.

Io sono la Figlia dell’Oscurità. Io sono il Male. Io controllo il Male. E con esso, faccio del bene.

Mi chiamo Rachel Roth. Sono una ragazza adolescente che è stata costretta a crescere più in fretta del previsto. Sono sopravvissuta all’esplosione e sono una conduit.

E se potessi descrivere la mia vita con un aggettivo... penso che opterei per "turbolenta".

E la cosa, alla fin fine, non mi dispiace così tanto.

 

 

 

 

 

 

 

 

E questa, amici miei, non è la fine, ma un nuovo inizio.

Ok, no, non è vero, è la fine. Ma mi piace pensare che sia un nuovo inizio per Rachel, Lucas, Tara e compagnia briscola.

C’è voluto tempo, tanto tempo, non è stato facile, non lo è stato affatto, ma alla fine siamo giunti sino a qui, a questo giorno, che per alcuni sarà triste, ma per me è molto felice. È un sollievo vedere questa storia giungere ad una spero degna conclusione. Soprattutto dopo quanto accaduto alla mia vecchia long, per me è stato un piacere vedere come io sia riuscito a portare a termine questa storia che è, sicuramente, la mia preferita tra tutte quelle che ho scritto.

Sono passato al livello successivo, con questa fic. La mia "crescita" come scrittore è culminata proprio qui, in InFAMOUS: The Darkness’ Daughter.

Ehi, non fraintendete, non me la sto tirando od altro, sto semplicemente dicendo ciò che penso di me. Andiamo, non potete negare che dal mio esordio a qui le cose non siano cambiate. In bene o in male spero che possiate dirmelo voi lettori e recensori, proprio qui, nel capitolo finale di questa storia che ho adorato scrivere, nei suoi alti e nei suoi bassi.

Non avrò fatto il botto come con HoS, ma detto proprio papale papale, non me ne frega un accidente. Io sono felice così, e le cose non cambieranno tanto semplicemente.

Non mi pronuncio sul finale della storia, sappiate solo che era un qualcosa che avevo già programmato da un pezzo. La storia dell’epidemia e degli ordigni che in realtà hanno salvato il mondo ce l’avevo in mente praticamente fin dall’inizio, da quanto ancora stavo scrivendo i capitoli dentro la baraccopoli degli Spazzini (ne sono passati di mesi da allora, nevvero?).

Ringrazio davvero di cuore tutti coloro che mi hanno accompagnato in questi mesi, davvero, non ho parole. Senza la presenza di molti temerari di cui presto farò i nomi, questa fiction non l’avrebbe notata nessuno. Ha ottenuto un successo davvero insperato, considerando il genere e la trama proposti.

E ora arriviamo ai temerari, ossia: Calimetare, Nanamin, Sara e gli ultimi ma non per importanza Rose Wilson e Fabb.

Vi ringrazio di cuore tutti quanti. Mi scuso se non mi pronuncio su ciascuno di voi singolarmente come già feci con HoS, ma mi sembra un po’ eccessivo. Sappiate che vi sono grato di tutto, e non avete idea di quanto.

Ringrazio poi chi si è fatto sentire un po’ più sporadicamente, ma che mi ha comunque fatto piacere sentire, come playstation, Corvina, Yomi e chi ha preferito la storia, ossia, oltre a chi è già stato citato, Summer15 e daniele pietro.

E sappiate che questa non è la fine, cioè, lo spero. Ora mi prenderò un po’ di pausa, ma spero di poter tornare non troppo tardi. Non aspettatevi tempi da record, però, ormai avrete capito che sono diventato più lento di un bradipo a scrivere e pubblicare.

Perciò, GRAZIE! Un abbraccione a tutti voi, ai lettori, ai recensori e a chiunque sia arrivato fino a leggere queste righe di questa (ultima, per vostra gioia) delirante nota d’autore.

Vi voglio bene. Sto abbracciando il monitor in questo momento, ma sappiate che in realtà l’abbraccio è per voi.

Ah, prima di salutare... non è che avete voglia di pigiare una preferenza per questa storia? So che ho detto che non mi importa del successo, però... mi piacerebbe un casino vedere chi tiene davvero ai miei lavori farsi vedere e aiutarmi ad emergere di nuovo in mezzo a questo oceano di concorrenza spietata.

Come già ho detto nella mia fiction parodia, questo è un business crudele.

Naturalmente siete liberi di non farlo, se non volete, in ogni caso io sarò grato a chiunque si fermerà anche solo dieci secondi per rimuginarci su.

Tolto lo spam, vi ringrazio calorosamente un’ultima volta, per ora, e vi dico semplicemente: alla prossima!

Questa non è la fine, ma un nuovo inizio, per me. Non so per quanto scriverò ancora, ma so di per certo una cosa: fino a quando continuerò, cercherò di divertirmi, e di far divertire voialtri.

Perciò, lettori, recensori, amici, alla prossima!

Vostro, Edo.







Piccolo extra per voi: THEME SONG DEI PERSONAGGI! Perché sì. Iniziamo:


Rachel: https://www.youtube.com/watch?v=FH-uOCIaxHg (questa penso sia stata la più facile da scegliere, è un video con lycris, purtroppo non in italiano, ma chi mastica un po’ l’inglese sicuramente capirà la mia scelta).

Lucas: https://vimeo.com/16400008 (questa è stata più il cuore a suggerirmela, sicuramente ci sarà chi la apprezzerà parecchio, e chi invece la troverà irrilevante, ma vabbé, il mondo è bello perché vario. Mi spiace solo di non aver trovato il video originale su YouTube, ma agli Offspring deve essere partita la brocca perché non si trovano praticamente più loro video originali sulla piattaforma...).

Tara: https://www.youtube.com/watch?v=1zbUP3h_pcs&list=PLL2g9TOv_cIspfoiDRaIS99dCfieY5GUq&index=3 (questa non l’ho scelta per le parole del testo, bensì per il suo ritmo, molto tranquillo ma con anche qualche picco più acceso, che secondo me rispecchia bene la personalità della biondina nella mia storia).

Amalia: https://www.youtube.com/watch?v=6fVE8kSM43I&index=4&list=PLL2g9TOv_cIspfoiDRaIS99dCfieY5GUq (ok, se non vi piace la roba troppo spinta, forse non gradirete questa canzone... io, personalmente, la trovo perfetta per Komi, sia come ritmo che come testo).

Jeff: https://www.youtube.com/watch?v=nDz5SzpA3Xw&index=8&list=PLL2g9TOv_cIspfoiDRaIS99dCfieY5GUq (questa la conoscete già molto bene, non credono servano parole aggiuntive).

Rose: https://www.youtube.com/watch?v=O5ZQsf0qiSQ (una donna forte, feroce, spietata e determinata, proprio come il protagonista della canzone).

Slade: https://www.youtube.com/watch?v=wmEU-VypsHo&t=91s (questa è moooooolto spinta, quindi fate occhio).

Richard: https://www.youtube.com/watch?v=lQHJtA00RJQ&list=PLL2g9TOv_cIspfoiDRaIS99dCfieY5GUq&index=7  (boh, mi piaceva, secondo me rispecchia bene la personalità del nostro caro Mietitore. Anche questa è piuttosto spinta, quindi fate occhio).

Dominck: https://www.youtube.com/watch?v=v3INSQUXH4k&list=PLL2g9TOv_cIspfoiDRaIS99dCfieY5GUq&index=6  (la canzone che parla di un uomo che ha perso l’amore della sua vita, un triste sorte molto simile a quella che è capitata a Dom, il quale ha praticamente perso tutto per colpa sua e per colpa delle esplosioni).

Kevin: https://www.youtube.com/watch?v=KWdaDqtPJKk&list=PLL2g9TOv_cIspfoiDRaIS99dCfieY5GUq&index=14 (penso sia una delle mie theme song preferite, il testo racchiude molte cose, critiche vero la vita che viviamo, verso il mondo in cui ci troviamo, la nostra esistenza, un po’ tutto ecco. Tutte domande che Kevin sicuramente si è posto mentre vagabondava assieme al suo migliore amico, e che sicuramente si è anche posto mentre lo affrontava in quello che è stato uno dei migliori combattimenti della mia storia, secondo me ovviamente).

Rachel e Lucas ():  https://www.youtube.com/watch?v=C5eQXgZ626M (questa canzone va ascoltata ripensando a tutti i momenti che questi due hanno trascorso assieme, belli o brutti che siano. Magari prima quelli brutti, poi quelli belli. Fidatevi, rende centomila volte meglio).

 

 

Ebbene, questo è quanto. Lo so, mancano due personaggi, ossia Ryan e Jade, ma purtroppo non ho trovato nulla per loro. Mi spiace. Se qualcuno ha qualche idea, ben venga.

E niente, ci tenevo a rendervi partecipi di questa piccola cosa. Vi è piaciuta come idea? Sono felicio. Non vi è piaciuta? Non me ne frega niente (dai che vi voglio bene lo stesso).




Grazie a tutti, alla prossima!
   
 
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