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Autore: Clockwise    28/07/2016    3 recensioni
Chiudono gli occhi, entrambi, uniti e lontani ad un tempo. Lo stesso sospiro – tornare a casa.
[...]
«Mi dispiace, John.»
Scosse la testa.
«Di esserti innamorato di me?»
Sherlock non rispose; lo fecero i suoi occhi, trasparenti come acqua.

Amanda ha diciannove anni quando va a Londra per la prima volta in cerca di suo padre, in cerca di risposte, costringendo John e Sherlock, ormai estranei, a fare i conti con loro stessi.
"Nostos": in greco, "viaggio di ritorno", "ritorno a casa".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A B., senza la quale nulla di ciò sarebbe mai stato scritto, o sarebbe stato decisamente peggiore - perché è B. e io le voglio bene :)
 
 
Where the doors are moaning all day long,
Where the stairs are leaning dusk 'till dawn,
Where the windows are breathing in the light,
Where the rooms are a collection of our lives,
This is a place where I don't feel alone
This is a place that I call my home.
The Cinematic Orchestra, That Home
 
 
È nel bel mezzo di un febbrile ripasso mattutino, quando Merry bussa alla sua porta. Le apre, prosciugando le ultime gocce del suo caffè.
«Caffè numero?»
«Due, non commentare. Vieni.»
Merry entra scuotendo la testa – le avrà fatto la predica sul consumo smodato di caffeina almeno un migliaio di volte, nell’ultimo anno.
«Anche tu sei in modalità ripasso furioso?» chiede Amanda, stropicciandosi gli occhi. Merry scuote la testa.
«Ho finito ieri. Stavo andando a correre e ho preso la posta.»
Le consegna un piccolo pacco piatto con un grazioso movimento del polso. Amanda non l’aveva nemmeno notato.
«Oh, grazie. Chi è che mi manda…»
«Viene da Londra.»
John e Sherlock. La ragazza sorride, scorrendo con affetto il dito sull’indirizzo del mittente scarabocchiato sul retro: 221b Baker St, Marylebone, London NW1 6XE.
«Grazie.»
Merry sorride e l’abbraccia brevemente, felice per lei, quindi si ritira in silenzio. Amanda sorride, grata di avere un’amica che la comprende così bene, e apre il pacchetto. Le scivolano in mano una busta bianca e una chiave. Deve sedersi e deglutire un paio di volte, prima di riuscire ad aprire la busta.
 
Ciao Amanda,
Sherlock dice che sto toccando l’apice del sentimentalismo scrivendoti questa lettera, ma io l’ho ignorato – ora è qui che mi tiene il broncio dall’altra parte della stanza. Il fatto è che non mi sembrava abbastanza scriverti due righe di messaggio o una mail. Così è più… personale.
Sì, quella è la chiave del 221b. La chiave di casa.
Sherlock si è trasferito ufficialmente la settimana scorsa, con tutto il suo disordine e i suoi esperimenti puzzolenti – ha una certa età, ma ancora nessun senso della decenza, giuro.
Ci stiamo aggiustando l’uno all’altro, di nuovo. È una strana sensazione, dolceamara – Sherlock dice che è come riprendere a suonare dopo molto tempo: le dita fanno male perché i calli si sono ammorbiditi, ma ricordano tutti i passi della loro danza, si muovono in automatico – memoria muscolare (questa è una cosa che è cambiata: uno Sherlock così filosofico e poetico era estremamente raro, prima. Non posso dire che mi dispiaccia). Ed ha ragione, è esattamente così che sta andando: stiamo imparando a suonare di nuovo una vecchia melodia, amata e provata milioni di volte, ancora da finire, da perfezionare. Ci vorrà un po’, ma ce la faremo. Ora, siamo pronti e non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci.
A questo proposito, devo (anzi, dobbiamo) ringraziarti: se siamo qui, oggi, è merito tuo.
Sherlock mi ha appena sgridato perché dice che sto tergiversando. Dice che riesce a capirlo dal modo in cui tengo la penna. Esibizionista.
Quel che volevo dirti è che hai le chiavi di casa, ora. Non ti servirà più bussare né inventarti stratagemmi vari, non avrai nemmeno bisogno di telefonare. La teiera è sempre sul fornello, noi due sempre sulle nostre vecchie poltrone.
 
In bocca al lupo per gli esami.
 
Un abbraccio,
John.
 
PS. Sherlock non vuole ammetterlo, ma è molto contento della tua scelta di iniziare il progetto di ricerca l’anno prossimo e integrare il corso di Antropologia, e ritiene che il dipartimento di Antropologia della UCL sia migliore. Io non gli darei retta, fossi in te, secondo me vuole solo controllarti più da vicino.
 
PPS. Il portachiavi è un’idea sua. Pensava fosse divertente. Io ne ho uno con un teschio. Gli ho detto che non tutti condividono la sua concezione di “divertente”. Ha detto che io sono vecchio e tu hai sicuramente più senso dell’umorismo di me. In che mondo ti stai cacciando...
 
Amanda ride sommessamente, stringendo il tremendo portachiavi di gomma a forma di cervello umano.
Come una bussola impazzita che abbia finalmente trovato il suo polo magnetico – hanno vagabondato per anni, tutti e tre, prima di ritrovare la strada giusta.
Gira il foglio, senza cercare niente, in realtà. Invece, in un angolo, scarabocchiato: ti voglio bene. Ripiega la lettera e la ripone nella busta. Torna ai suoi libri, guardando il prato del campus fuori dalla sua finestra e il sole che combatte timido contro le nuvole.
Ora, sono liberi di ricominciare daccapo, viaggiare in lungo e in largo, senza paura di perdersi – l’ago rimane fermo in direzione di casa.
 

 
Home is where one starts from.
T. S. Eliot, Four Quartets
 

Fine




 



Ed è finita.
E' una storia che tenevo a raccontare, ha significato molto per me e mi ha accompagnato in questi lunghi mesi. 
Grazie di cuore a chi mi ha seguita fin qui, a chi ha voluto lasciare due parole – siete stati di grande incoraggiamento :)
Il titolo è tratto da un brano dei "The Cinematic Orchestra", ed ha ispirato un po' tutta la storia – ve lo consiglio, anche se probabilmente lo conoscete.

Ci rivediamo in giro (sempre se la s4 non ci uccide prima – quel trailer! Dovrebbe essere illegale, troppa ansia!)

A presto!
Avanti tutta.
-Clock
  
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