Quando Taehyung,
non molto tempo prima, aveva detto che in
quel loft la tranquillità non durava mai per più
di cinque minuti, sapeva di
aver ragione. Non sapeva, però, quanto effettivamente avesse
ragione. Su una
cosa però aveva avuto torto marcio. Quella volta, la
fatidica frase l'aveva
detta riferendosi alle strampalate relazioni dei suoi storici
coinquilini con
le loro rispettive dolci metà. Non aveva considerato, in
quelle due diverse
storie, il fatto che l’originaria metà del suo non
troppo dolce primo storico
coinquilino era in realtà il suo secondo storico
coinquilino. A dire il vero,
si stava rendendo conto, che quel non tanto piccolo fattore non l'aveva
effettivamente preso in considerazione nessuno. Sicuramente, non
l'aveva preso
in considerazione Hoseok quando, con tutto il tatto che aveva a
disposizione
annunciò “Dovrete modificare il contratto
d’affitto di questo loft. È inutile
tenerlo a nome mio se tanto andremo a vivere da un'altra
parte”.
Fu quella frase
a scatenare il caos primordiale che in quel
momento regnava sovrano all'interno di uno di quei due loft che si
trovavano
all’ultimo piano di quel condominio. Tutto era iniziato
quella stessa mattina,
che si era preannunciata come un normale inizio di uno dei tanti sabato
vissuti
in quell’appartamento: Jin e Namjoon stavano lavando e
asciugando le stoviglie
utilizzate per la colazione mentre Tae aveva preferito spaparanzarsi
sul divano
e sollazzarsi coi vari social a cui era iscritto, postando le foto di
Donut e
le varie selfie che aveva scattato dal suo repertorio di facce buffe.
Solo una
cosa in quel quadretto familiare in realtà stonava. Hoseok
solitamente, a quel
punto della giornata, sarebbe dovuto
essere già in piedi da un pezzo, forse davanti al suo
portatile mentre rivedeva
o perfezionava un qualcosa per lavoro (del quale ancora Tae, dopo tre
anni di
convivenza, non era riuscito a cogliere la vera essenza), o ancora a
venerare
già di buon’ora il suo ragazzo. In
realtà, non riuscì a vedere l'assenza del
suo hyung come un problema. Aveva sentito perfettamente come lui e
Yoongi si
erano impegnati a far pace più di una volta, di notte,
quindi gli era sembrato
anche normale il fatto che almeno quella mattina avesse deciso di
riposarsi
ancora un po’. Per questo aveva deciso pure di ignorare
l’incredibile voglia
che aveva di piombare nella sua camera e di mettersi a saltare su quel
letto
affinché gli desse la risposta che tanto agognava. Non
dovette attenderla tanto
a lungo, comunque. Era palese che quella frase, buttata lì
come fosse stato un
buongiorno qualsiasi, la sottintendesse efficacemente.
A quel punto, la
questione che negli ultimi giorni aveva
fatto da protagonista nelle vite di tutti loro aveva preso due diverse
direzioni. Il problema, però, era che alla fine di entrambe
poteva trovare solo
un'unica destinazione. Se da una parte c'era Hoseok, che per dargli
quello che
più desiderava aveva rinunciato a vivere con loro,
dall'altra c'era Namjoon,
che non era mai stato tanto offeso e sconvolto in vita sua. Lui,
invece, era la
conclusione. L'artefice e il colpevole. Il vero Oscuro
Signore, la persona orribile. Era a causa sua se in quel
loft non poteva esserci tranquillità.
Il fatto era che
lui non aveva dato solo una sorta di
ultimatum ad Hoseok. Lui era la mente che aveva ideato il
piano, la missione probabile “DonuTae”.
Più o meno. Forse non era stata al cento per cento
una
sua idea, ma questo non cambiava le cose. Nei giorni passati, pregare lo hyung fino
allo sfinimento di starlo ad
ascoltare non aveva funzionato mai e quindi si era lasciato convincere
da
Jungkook che tramare alle spalle sarebbe stato sicuramente
più efficace. Per
questo aveva deciso di innescare nel suo hyung il senso di colpa per
non averlo
mai preso in considerazione in quanto coinquilino; a quel punto, gli
avrebbe
dovuto poi rivelare dove il suo ragazzo si fosse nascosto per
permettergli così
di fare pace, non prima però di avergli anche detto che a
quel modo gli sarebbe
stato debitore. A dire il vero, quest’ultima particolare
chicca era stata
partorita dalla mente dello stesso Yoongi. Seriamente, il fatto che lui
e
Jungkook si fossero prodigati così tanto
nell’aiutarlo sarebbe dovuto essere un
indizio più che sufficiente del fatto che la missione
probabile alla fine si
sarebbe rivelata un vero disastro.
Invece, alle
prime ore di quella che si era preannunciata
come una splendida giornata, col sole che spendeva, Joonie hyung e Jin
hyung
che in cucina si scambiavano le loro moderate ma ai suoi occhi comunque
molto
dolci effusioni e Jimin che lo riempiva di likes ad ogni sua nuova foto
pubblicata, Tae si era pure illuso che le cose fossero andate
esattamente come
lui aveva ideato. Quando poi gli altri due li raggiunsero, tenendosi
per mano,
era sicuro che il DonuTae fosse
riuscito. Non erano mai stati tanto raggianti e il sorriso di Hoseok
non era
mai stato così luminoso, era ovvio che le cose si fossero
ufficialmente e
definitivamente sistemate. Tanto ovvio che lui aveva fatto per alzarsi,
mettendo il cellulare da parte, per mettersi a ballare la sua danza
della
vittoria davanti a tutti. Chiaramente, non fece in tempo. Venne fermato
da
quella frase che ancora non faceva altro che rimbombargli nelle
orecchie,
sbattendogli in faccia la realtà delle cose e infrangendo
ogni sua più piccola
illusione. Era chiaro che lui, a quel punto, era liberissimo di portare
in casa
Donut e qualsiasi altro nuovo amico a quattro zampe avesse voluto;
Hoseok, a
causa loro, aveva preferito andarsene per sempre. La sua espressione, a
quella
realizzazione, non poté fare altro che trasformarsi,
rovesciando completamente
il suo sorriso in un broncio che avrebbe potuto raggiungere i suoi
stessi
piedi. La reazione di Namjoon, dall'altra parte della stanza, non fu
altrettanto contenuta. Lo sentì chiedere, con voce alta,
sorprendentemente
stridula un “Cosa?”
che in realtà
suonò tanto di domanda retorica. Quando poi il suo migliore
amico fece per
ripetersi, o forse ancora per spiegarsi, lui non lo fece parlare oltre.
Buttò
il canovaccio che stava utilizzando per asciugare i piatti a terra e si
rinchiuse in camera sua, ignorando le successive preghiere da parte di
tutti
gli altri di uscire e di parlarne. Fu a quel punto che
quell’orribile
sensazione, dall’amaro retrogusto, nacque in lui. La vera
crisi di coppia,
però, si scatenò poco tempo dopo ancora, quando
Namjoon si decise ad uscire
dalla sua stanza, con intenzioni tutt’altro che buone. Si era
portato dietro la
sua vestaglia di flanella, quella celeste che il suo migliore amico gli
aveva
regalato il Natale passato, e porgendola a Jin disse che glie l'avrebbe
ceduta
volentieri perché “Tanto io non la uso e a lui
non importa nulla della nostra amicizia”. L'altro lo
raggiunse, cercando di
strappargliela di mano e quella che doveva essere una chiacchierata per
spiegarsi vicendevolmente cosa fosse successo diventò una
lite fatta di
recriminazioni e offese, perché uno era fin troppo fuori di
testa e l'altro, a
quanto pareva, si sentiva dato per scontato. Il tutto, ovviamente,
continuando
a giocare a tira e molla con la dannata vestaglia. Jin hyung, poi,
cercò di
mettersi in mezzo e separarli, iniziando ad alzare la voce per
fermarli. E
Taehyung, guardando immobile la scena che gli si era parata davanti, in
cuor
suo sapeva che Yoongi, che a sua volta li guardava con fare sconcertato
-e
forse anche un po’ troppo divertito- aveva ragione quando
disse “Qui dentro
sono seriamente tutti matti”, ma lui non poteva non sentirsi
un verme. I suoi
hyung stavano litigando, per colpa sua, e uno dei due se ne stava
addirittura
andando, sempre per colpa sua.
Ironia della
sorte, tutto quello che aveva guadagnato col suo
piano era quella terribile sensazione che lui, in vita sua, aveva
sempre
cercato di evitare e la consapevolezza che quello che aveva sempre
pensato era
vero. Rovinare le cose faceva schifo.
---
“Io
non ho ancora capito quale sia il problema”
Dopo che furono
riusciti a separare Hoseok hyung e Namjoon
hyung, che avevano iniziato a bisticciare come due donne che
cavalcavano le
imbizzarrite onde degli ormoni impazziti -ci mancava solo che
iniziassero a
tirarsi i capelli- Taehyung, che invece non aveva mai smesso di
sentirsi
peggio, era andato a cercare conforto tra le braccia del suo migliore
amico.
Ovviamente, però, aveva trovato Jimin già tra le
braccia del suo fidanzato, che
lo stringeva a sé neanche fosse stato un polpo con fin
troppi tentacoli. Per
lui andava bene così, sul serio. Aveva accettato ormai che
quei due stessero
felicemente insieme e, nonostante qualche piccolo accenno di gelosia,
credeva
ancora che fossero tremendamente carini. Senza contare, poi, che vedere
il più
giovane dei suoi amici per lui equivaleva ancora poter passare
più tempo con Donut.
Il problema era che lui, in quel momento, aveva bisogno di un
po’ di coccole e
di sentirsi dire che si sarebbe tutto sistemato e non di un ragazzino
che col
suo tono annoiato e la sua espressione impassibile lo faceva sentire
ancor più
scemo.
“Si
chiama empatia, Jongkookie. So che per te è difficile da
capire, ma fai uno sforzo per il nostro TaeTae”
Per fortuna
c'era il suo Jiminie e sapeva perfettamente
l'avrebbe capito al volo, come aveva sempre fatto dalla prima volta che
si
erano incontrati. E che aveva una spalla incredibilmente comoda, aveva
scoperto
quel pomeriggio: infatti, dopo che si erano recati tutti e quattro,
loro e
Donut, al parco, loro due si erano seduto su una delle panchine libere
che
avevano trovato mentre Jungkook si era steso sul prato per giocare col
piccolo
cagnolino. A quella risposta, però, il più
giovane si era tirato su, mettendosi
seduto a gambe incrociate, per poter guardare il suo ragazzo e potergli
fare il
verso, mimando con le labbra la prima frase da lui pronunciata,
scimmiottandolo
con una serie di smorfie. Una volta finito, però,
tornò serio e a quel punto
riprese “Questo l'avevo capito, grazie tante hyung. Quello
che non capisco è
perché si è ridotto così!”
si girò verso di lui e, parlandogli direttamente
riprese “Insomma, non hai fatto niente di male! Se quei due
sono così scemi non
è mica colpa tua!” Poi, prima ancora che Taehyung
potesse rispondergli,
s’imbronciò anche lui “E poi so
perfettamente cos’è l’empatia! Solo che
io mi
preoccupo per le cose davvero importanti”
Aveva capito
perfettamente a cosa si riferisse. Lo aveva
visto star male al solo pensiero di Jimin triste, chiuso all'interno
della sua
stanzetta al college. Orgoglioso del cambiamento del più
giovane, ma allo
stesso tempo un po' invidioso dello sguardo adorante che l'altro gli
aveva
rivolto, alzò la testa, abbandonando il rifugio che le aveva
trovato
nell’incavo del collo di Jimin, e cercò di
riportare il discorso sulla
questione iniziale -più per non avere poi un altro motivo
per sentirsi ancor
peggio che altro. Senza riuscire ad abbandonare quel broncio che da
quella
mattina aveva iniziato a far parte della sua faccia, disse allora
“Tu non
capisci perché non li conosci. Loro sono… Sono
–“
“Amanti
segreti?”
Ignorò
anche la lieve risatina di Jimin alla battuta, per
riprendere il discorso “Loro sono due metà dello
stesso biscotto”. Annuì
convinto, credendo di non essersi mai espresso così bene.
Era ovvio, quella era
la metafora perfetta per i suoi hyung, entrambi all'apparenza un
po’ duri,
anche se per motivi diversi, ma in realtà ripieni di un
cuore cremoso. Come
poteva essere lui la causa della separazione e della lite di un
qualcosa di
così delizioso?!
Jungkook,
però, sembrava non pensarla alla stessa maniera. Si
sentiva il suo sguardo addosso e quando lo ricambiò lo
trovò con le
sopracciglia aggrottate e la bocca spalancata.
“Tu
hai un’insana passione per i dolci, lo sai?”
Certo che lo
sapeva, perché mai avrebbe dovuto chiamare il
suo cane Donut, altrimenti?!
“Dovrò
pur avere dei difetti anche io. E comunque non è
questo il punto!”
Alzò
la voce, attirando l'attenzione del cagnolino, che smise
di giocare con la pallina che l'altro ragazzo stringeva tra le mani e
gli corse
in contro. Non dovette pensarci due volte, lo prese subito in braccio e
si fece
consolare, come solo il suo bambino poteva fare. Non riusciva a
smettere di
credere, suo malgrado, che se non avesse agito in maniera
così egoista, tutto
quello non sarebbe mai successo. Doveva davvero fare come aveva pensato
all'inizio: portarlo a casa di soppiatto e nasconderlo per sempre in
camera sua.
“Tae,
sai che ti
capisco perfettamente. Se Yoongi hyung e Jin hyung dovessero mai
discutere per
un qualcosa che potrebbe dipendere da me anche io mi sentirei morire,
ma… Non
credo sia questo il caso”
Gli occhi di Tae
si allargano e si illuminarono a quelle
parole pronunciate dal suo migliore amico. Era per questo che aveva
sentito il
bisogno di correre da lui per parlarne, sapeva che solo lui avrebbe
potuto
capirlo. Quella era una delle prime cose che avevano scoperto di avere
in
comune. La seconda volta che si erano incontrati (non quella sera al
bar,
quella in cui Jin l'aveva presentati, ma dopo che si erano scambiati i
numeri e
avevano preso accordi per andare insieme al canile) quello fu uno dei
loro
primi argomenti di conversazione. Avevano scoperto che entrambi, anche
se per
situazioni diverse, erano finiti per diventare amici -e a volte la
ruota di
scorta- di un'altra coppia di inseparabili, migliori amici. Jimin era
cresciuto
nello stesso quartiere di Jin e Yoongi e, per una sorta di idolatria
che
provava per i due, aveva fatto di tutto per farsi accettare da loro.
Lui,
invece, trasferitosi in città per entrare al college, aveva
deciso di provare
anche la nuova esperienza di andare a convivere con persone nuove,
piuttosto
che nelle anonime e piccole stanzette che i dormitori offrivano. Tra i
vari
annunci che aveva preso in considerazione, quello che aveva scritto
Hoseok
l'aveva divertito particolarmente e, essendo lui un ragazzo sempre
pronto per
le esperienze più strane, aveva colto la palla al balzo. E
questo, la loro
passione per gli animali e altre confidenze che si erano fatti, tra le
quali
anche l'incredibile cotta di Jimin per il bel ragazzetto silenzioso che
passava
i pomeriggi in quello stesso canile per guadagnare quello che bastava
per
coprire una parte dei suoi studi di musica, l’aveva resi in
poco tempo a loro
volta degli inseparabili, migliori amici. Taehyung, dal canto suo,
aveva
scoperto troppo tardi che il suo interesse nei confronti
dell’altro si spingeva
un pochino troppo oltre. Nonostante quel piccolo particolare, che aveva
ormai
deciso di non prendere più troppo in considerazione -per il
bene di tutti-
aveva ormai capito che Jimin era la sua, di metà. In un modo
o nell'altro, non
aveva importanza il come. Era sicuro che insieme anche loro fossero
buonissimi,
anche se in maniera diversa da quella degli hyung. E per fortuna.
“Non
lo credi?”
Lo chiese con
tono colmo di speranza e Jimin, a quella
domanda, gli sorrise calorosamente, facendo
scomparire completamente i suoi occhietti dietro le sue
morbide guance
“Certo che no! Hai tutto il diritto di portare Donut in
quella casa! E poi tu
Hoseok hyung lo conosci meglio di me, se non fosse stato sicuro al
mille per
cento che andare a vivere con Yoongi hyung non fosse stata la cosa
giusta non
glie l'avrebbe mai chiesto! Anche Namjoon lo capirà
presto”
Taehyung, non
ancora del tutto convinto, sospirò
pesantemente, riprendendo ad accarezzare intensamente il cane che
ancora si
trovava tra le sue braccia “Ne sei sicuro?”
“Ma
certo! E poi vedrai, non sempre tutti i mali vengono per
nuocere. Dai, andiamo a portare le cose che hai comprato per Donut al
tuo loft.
Quando saranno lì inizierai a sentirti meglio, fidati di
me!”
Si fece
così convincere velocemente -non che fosse sicuro che
le cose fossero davvero come gli avevano detto, comunque. Si fermarono
quel
poco che bastava a casa Jeon, giusto per prendere tutte le cose che a
Donut non
sarebbero servite durante le sue ultime ore di permanenza lì
e ovviamente per
lasciare lo stesso cagnolino -per quanto avrebbe preferito portare lui
e non
solo la sua graziosa cuccetta, aveva deciso di dare al suo hyung ancora
il
tempo del trasloco ufficiale. Il tragitto fino al suo condominio, poi,
fu
veloce e ricco di pesanti sospiri. Tutti suoi, ovviamente. Gli altri
due,
invece, sembravano troppo impegnati a confabulare tra loro. Aveva quasi
intuito
stessero discutendo ma lui decise di farsi gli affari suoi. Ne stavano
parlando
a bassa voce, era ovvio che non volessero renderlo partecipe. Comunque,
sapeva
perfettamente che Jimin, in caso di problemi, gli avrebbe riferito
tutto. A
quel punto ci avrebbe pensato lui, in qualche modo -senza suggerimenti
esterni
non era credibile durante una discussione, ma poteva pur sempre aizzare
contro
Jungkook un Namjoon istericamente inferocito. Inoltre, in quel preciso
istante,
era troppo preso dell’immaginarsi quale catastrofe avrebbe
trovato celata
dietro la porta principale del loft. Scoprì, suo malgrado,
che la fantasia che
aveva avuto non si era allontanata troppo dalla realtà.
Hoseok aveva
etichettato ogni oggetto di sua proprietà della zona giorno
con dei post-it
colorati. Uno di questi era anche lo schermo piatto da
chissà quanti pollici
che aveva comprato poco più di un anno prima e che aveva
posizionato lui stesso
davanti al divano del salotto. Da quello che Taehyung poteva capire, la
loro
lite si era indirizzata verso l'apparecchio: mentre il biondo insisteva
in malo
modo, dicendo che non poteva portargli via anche quella, l'altro
continuava a
strillare e piagnucolare “Ma
è mia!”.
Si girò appena, sorridendo tristemente ai suoi amici. Era la
prima volta che li
portava a casa, non avrebbe voluto fosse così.
Pensò poi, però, che in un
giorno diverso la situazione non sarebbe poi cambiata tanto.
Entrò, facendo
loro cenno di seguirli, e andò subito verso Jin e Yoongi,
che se ne stavano
seduti a tavola, ispezionando insieme due diversi giornali, entrambi
nella
sezione degli annunci di lavoro. Si accomodò con loro,
ignorando per il momento
i due litiganti, e fece fare lo stesso a Jimin e Jungkook. Poi, senza
alzare
troppo la voce, chiese “Come va?”
Yoongi non lo
guardò nemmeno. Rimase con lo sguardo puntato
sulla pagina che stava leggendo e borbottò un “A
te come sembra stia andando?”.
Jin, invece, spostò lo sguardo verso il suo compagno e
fissandolo sbraitare,
seriamente disse “Almeno adesso discutono per un qualcosa di
più consistente di
una vestaglia, è comunque un miglioramento. Volete fare
merenda? Ho cucinato
tanto stamattina”
Già.
Non aveva ripensato al fatto che Jin si trasformasse in
una casalinga anni Cinquanta nei momenti di crisi. Sospirò
ancora una volta,
concentrandosi sulla mano di Jimin -non aveva dubbi fosse sua- che si
era
posata delicatamente sulla sua spalla. Le sue, invece, strinsero
leggermente i
manici della busta che conteneva le varie cose di Donut -probabilmente
Kookie
aveva ragione, era già diventato il cane più
viziato del mondo. Il
chiacchiericcio di sottofondo, le lamentele e le accuse che
continuavano a
riempire la stanza, però, non facevano altro che alimentare
il suo sentirsi un
verme, facendogli dimenticare velocemente tutto quello che gli era
stato detto
appena qualche minuto prima. Giusto un paio di giorni fa aveva
annunciato a
quei due che tutto quello che gli sarebbe servito, per essere felice,
era il
poter portare il suo cane a casa con sé. Ma, ora che era ad
un passo dal
realizzare il suo piccolo sogno, si rese conto che, se era questo il
prezzo da
pagare, non lo voleva più. Solo un paio di giorni prima si
era sentito dire, da
una persona a caso, che doveva imparare a tirare fuori le palle. Lui,
in quel
momento più che mai, era convinto che gli attributi
l’avesse sempre tirati
fuori. Aveva sempre preferito il benessere degli altri al suo
perché per lui
vedere le persone a cui voleva bene felici, equivaleva a stare bene.
Regalare
un sorriso ad un amico era ciò che di più bello
al mondo poteva esserci. Per
puro egoismo, invece, quel giorno aveva fatto litigare due delle
persone che
reputava più importanti e per loro era ora deciso a mostrare
tutto il suo
coraggio, più di quanto glie ne fosse servito per urlargli
contro la realtà
delle cose, e fare un passo indietro. Lasciò cadere le buste
a terra, facendo
rumore coi giocattoli sonanti per cani, quel tanto che bastava per
sovrastare
tutto quel vociare ed attirare l'attenzione su di sé. Quando
fu sicuro che gli
occhi di quei due scemi furono su di lui, parlò
“Hyung, dimentica tutto quello
che ti ho detto ieri. Riporterò Donut al canile, non devi
andartene. Smettete
di litigare adesso. Mi dispiace”
A quelle sue
parole calò il silenzio. Per una manciata di
secondi soltanto, ovviamente. Mentre Jimin squittì sorpreso,
sentì la voce di
Jin pronunciare un materno “Oh, Tae!”
e quella di Jungkook dire “Che mammoletta che sei”.
Quelli che però a lui
interessavano maggiormente si limitarono a fissarlo ancora, sbattendo
le
palpebre un paio di volte. Poi, Hoseok si girò verso Namjoon
e di nuovo,
strillando, lo accusò “Ecco, noi litighiamo e il
bambino pensa sia colpa sua!
Sei felice adesso?”
Non sapeva il
perché, ma iniziava ad avere la sensazione di
star assistendo al divorzio dei suoi genitori. Aggrottò le
sopracciglia,
confuso, mentre guardava il suo hyung avvicinarsi a lui e mettergli una
mano
intorno alle spalle “Tae, io non me ne vado per colpa del tuo
cane. Io me ne
vado perché voglio
farlo”
Oh.
Questo cambiava
le cose.
Jimin aveva
ragione. Ovviamente Jimin aveva ragione, perché
non gli aveva creduto sin da subito?! Tentò di fare mente
locale, cercando di
capire cosa ci fosse in tutto quello a sfuggirgli ancora. Fece per
aprire bocca
e chiedere delle spiegazioni di qualcosa che nemmeno lui sapeva quando
Namjoon,
tristemente, chiese al suo migliore amico “Come puoi voler
andare via da –“ -sembrò
mordersi la lingua prima di riprendere -“da qui per andare a
vivere con uno che
conosci da non più di qualche mese? È la cosa
più pazza che tu abbia mai
fatto!”
Fece un passo
indietro, per fare sì che lo hyung lo lasciasse
andare e per lasciargli tutta la privacy
di cui aveva bisogno -e soprattutto per poter assistere meglio e non
perdersi
nemmeno un'occhiata.
“Per
lo stesso motivo per cui tu hai deciso di rischiare
tutto e di fiondarti in una relazione più che seria con uno
con cui convivi da
non più di qualche mese! Pensi davvero sia da
pazzi?”
A quel punto
nessuno fiatò più per davvero. Taehyung,
più
rapito che mai, continuava a fissare i due guardarsi negli occhi fino a
che
Hoseok sospirò “Nam, smetti di cercare di
sabotarmi il trasloco e ammettilo”
“No.
Ti odio”
“Non
attacca neanche stavolta. Non è difficile, siamo in
parte sposati e sarà tremendo non abitare più
sotto lo stesso tetto dopo tutti
questi anni. Dillo”
Probabilmente,
quello era il loro momento più toccante e più
imbarazzante di sempre. Seriamente, avrebbe tanto voluto avere del
popcorn dolce
per poter sedersi sul divano e godersi la scena appieno. Di scambi di
battute
strane tra quei due ne aveva sentiti tanti, ma questo poteva batterli
tutti
tranquillamente. Sapeva che quei due fossero uno la metà
dell'altro, l'aveva
pensato quella stessa mattina e l'aveva detto poco fa a Jungkook, ma
non aveva
proprio pensato al fatto che lui si fosse sentito così male
solo perché quei
due si erano messi a litigare per non dirsi un semplice 'Mi mancherai'.
Quindi era vero,
erano seriamente patetici. Non per come
stavano gestendo i loro rispettivi fidanzati, ma per come si stavano
comportando tra loro. Logicamente, tutto tornava; lui stesso quella
mattina
aveva pensato che la loro strampalata relazione era stata presa
sottogamba in
quegli ultimi due giorni. Seriamente, come aveva fatto lui a prendersi
la
reputazione dell’eccentrico, lì dentro?
Fortunatamente, non era il solo a
pensare che tutto quello fosse tremendamente strano. Yoongi, infatti,
sembrò
riprendere coscienza di quello che lo circondava solo in
all’istante “Oddio, vi
rendete conto o no che ci saranno solo tre piani a separarvi? Sei rampe
di
scale, niente di più!” E detto questo se ne
andò verso il corridoio, seguito a
ruota da Jin hyung che tra sé e sé borbottava
“Incredibile, sono passato dall'essere
il ragazzo di uno con l'amante al fare l'amante di un altro”
Nonostante le
proteste, loro non smisero mai di guardarsi.
Namjoon non disse quello che Hoseok gli aveva chiesto di ammettere, ma
Tae era
sicuro che con quei semplici sguardi si stessero confessando e
confidando
tutto. In fondo, pensò girandosi verso Jimin che con un
semplice sorriso gli
trasmise un “Te l'avevo detto” pieno di
serenità, ora sapeva esattamente cosa
significasse avere qualcuno che potesse capirti al volo.
Qualche minuto,
un altro po’ di sguardi e un paio di lacrime
di Hoseok più tardi, si ritrovarono tutti impegnati ad
inscatolare gli averi di
quest'ultimo secondo il suo rigido e a suo parere pratico schema
perché “Così
sarà più facile mettere tutto in ordine
dopo”. Con la promessa di un buon pasto
abbondante preparato in casa da Jin (con l’inesistente aiuto
di Yoongi, che si
era palesemente offerto solo per non dover lavorare lì con
loro), erano stati
assunti anche Jimin e Jungkook, che con lui si stavano occupando
dell'armadio
dello hyung. Avevano entrambi fatto una faccia strana, una volta
rivelato il
maniacale metodo in cui i vestiti erano stati riposti e suddivisi ma
lui,
facendo di no con la testa, aveva lasciato intendere che non dovevano
porre
alcuna domanda a riguardo.
Namjoon, invece,
aveva ancora un muso a dir poco lunghissimo
“Non posso credere che non ti vedrò più
riordinare questa stanza”
“Non
dire così, ti prego. Potrei rimettermi a piangere da un
momento all'altro”
A quelle parole,
Taehyung vide Jimin sbuffare una piccola
risata. Jungkook, invece, gli si avvicinò di soppiatto e
sussurrò al suo
orecchio “Sei sicuro che non siano amanti
segreti?”. Lui, si limitò ad alzare
gli occhi al cielo ma non riuscì proprio a nascondere un
sorriso. Dal nulla,
però, Jimin chiese ad alta voce, dopo essersi schiarito la
voce, portando il
discorso in tutt'altra direzione “Quindi…
Rimetterete un qualche annuncio per
trovare un quarto coabitante adesso?”
Gli occhi di Tae
andarono inevitabilmente a cercare quelli di
Namjoon che, con sua sorpresa, trovò già puntati
su di sé. Lo hyung gli sorrise
e poi rispose a all'altro “Dovremmo parlarne prima ma penso
proprio che è
questo quello che faremo. Anche se l'annuncio vecchio andrà
modificato per
aggiungere la presenza di un cane e tutto il resto”
Sentì
il suo, di sorriso, allargarsi tanto da sentire male su
tutta la faccia. Il suo cuore, invece, stava per esplodergli nel petto.
Quello,
pensò, sarebbe stato il suo ricordo più bello
all'interno di quel loft. Per la
prima volta, si sentì preso in considerazione sul serio. Il
suo parere, la sua
opinione, il suo
cane, avevano un valore anche per gli altri. Niente,
pensò,
avrebbe potuto superare quel momento.
“Pensavo
che… Poterei venirci io. Se per voi va bene,
chiaramente”
Tranne quello.
Smise di
riempire con finta cura lo scatolone che si trovava
tra le sue gambe divaricate con le camice di Hoseok e, con la bocca
spalancata
dallo stupore, iniziò a fissare il suo amico, a corto di
parole. Quello era
molto di più di quanto avesse mai sperato di ottenere con la
sua missione
probabile. Boccheggiò un paio di volte nel tentativo di dire
un “Sì, sì ti prego”
rivolto a lui, ma anche a Namjoon, ma non ci riuscì. Allora,
si decise a fare
l'unica cosa gli sembrava possibile in quel momento. Si
lanciò su di lui,
rompendo probabilmente la scatola di cartone che aveva schiacciato col
ginocchio, abbracciandolo stretto tanto da togliergli il fiato. Jimin
ricambiò
subito con la stessa intensità, ridendo felice.
Sentì la voce di Hoseok, che in
quel momento suonava tanto lontana, lamentarsi “I miei
vestiti!” ma a quel
punto non glie ne poteva importare più nulla. Non quando
invece, sempre da un
angolo remoto di quella stessa stanza, sentì il suo
coinquilino dire “Se Tae
crede sia una buona idea…”. Non era una risposta
affermativa, ma era chiaro che
si sarebbe fatto andare qualsiasi decisione lui avesse preso. E
diamine, perché
mai far venire il suo migliore amico non doveva essere una buona idea?!
“Beh,
il ragazzo di Jimin non crede che questa sia una grande
idea e glie l'ha già detto più volte”
Questo poteva
essere uno dei perché. Probabilmente non era a
quello che pensava lo hyung, ma era comunque uno di quelli da prendere
in
esame. Probabilmente, realizzò, era anche lo stesso motivo
per cui prima, per
strada, quei due si erano messi a discutere alle sue spalle.
Jimin
lo lasciò andare
e Tae si trovò costretto a fare lo stesso. Lo
guardò poi avvicinarsi a
Jungkook, che li stava guardando imbronciati. Poggiò poi la
fronte sulla sua
tempia e sussurrò “Dai Kookie, non fare
così”
Taehyung,
guardandoli, strinse le labbra in una linea
sottile. Poi, deciso, si alzò anche lui e si
avvicinò, posizionandosi accanto
al più giovane, dalla parte opposta rispetto a quella di
Jimin “Sì, dai Kookie!
Pensa, verrai qui ogni volta che vorrai e noi e Donut potremmo stare
sempre
sempre insieme! Faremo tanti pigiama party!”
Il ragazzo, per
tutta risposta, iniziò a sbracciare, cercando
di allontanare entrambi “Levatevi!”
Fu sicuro,
però, di vederlo cedere per un attimo. Ovviamente,
come poteva resistere con quello sguardo antipatico di fronte agli
occhi dolci
del suo fidanzato. Si guardarono a lungo, tutti e tre, fino a che il
più
giovane sbottò “Aaaah!
Prova a dire
ancora una volta che sono un insensibile adesso!”
Jimin a quel
punto, dopo avergli dato uno schioccante bacio
sulle labbra, e si aggrappò forte al suo collo. E lui, col
cuore traboccante di
gioia, non riuscì a trattenersi, e si tuffò su
entrambi. Nonostante le risate
di uno e le lamentele dell'altro che gli rimbombavano nelle orecchie,
riuscì
comunque a distinguere una seconda risata, molto più
sguaiata dell'altra.
Ricordandosi solo allora della presenza degli altri aprì
solo un occhio, per
cercare la figura di Hoseok che, divertendosi come un matto, prendeva
in giro
Namjoon “Oddio, tutto questo è bellissimo! Io me
ne vado nel mio nido d'amore e
tu ti ritrovi a mettere su famiglia con Jin hyung. Tre bambini e un
cane!
Oddio, mi sto sentendo male! Devo raccontarlo a Yoongi!”
E mentre lui si
alzava, chiamando a gran voce il suo Dolcezza,
continuando ancora a ridere
con le lacrime agli occhi, Namjoon lo seguì iniziando a
borbottare, sostenendo
che niente di tutto quello che il suo amico sosteneva si sarebbe mai
avverato,
chiamando a sua volta Jin hyung in cerca di sostegno -che non
riuscì a trovare,
da quello che Tae poté capire. Lui, d'altro canto, strinse i
suoi amici un po'
di più, nonostante la gomitata allo stomaco che gli
arrivò (sicuramente da
parte del più piccolo).
"Sarà
fantastico"
---
Era incredibile, agli
occhi di Taehyung, come le cose fossero cambiate radicalmente nel giro
di una
manciata di ore. Il contratto d'affitto del nuovo appartamento di
Hoseok e
Yoongi hyung iniziava ad essere valido dal lunedì della
settimana successiva.
Avevano passato la domenica, tutti e sette, a spostare tutto, dalle
cose loro a
quelle di Jimin, che invece aveva fatto carte false per lasciare il
prima
possibile la sua stanza al college, che aveva iniziato ad andargli fin
troppo
stretta, soprattutto da quando Jungkook aveva iniziato a far
ufficialmente
parte della sua vita. Lui, ovviamente, non appena i suoi due hyung si
dichiararono ufficialmente fuori dal loft, iniziò a correre
e scalpitare per
preparare tutto in onore dell'arrivo di Donut, previsto per quella
stessa
mattina. Aveva comprato ben due cucce ultra morbide, una per il
soggiorno e una
per la sua stanza. Aveva ovviamente sistemato anche le ciotole e tutti
suoi
giochi, dalle palline ai pupazzetti. Il cagnolino, poi,
sembrò ambientarsi
subito alla sua nuova casa -senza contare il fatto che fece capire sin
da
subito di preferire il vero divano alla sua stessa cuccia (e non era
colpa di
Tae che, quando i suoi due hyung non guardavano, batteva freneticamente
sul
cuscino della poltrona per farlo salire accanto a lui. No,
assolutamente).
Anche Jimin aveva preso pian piano possesso della vecchia stanza di
Hoseok,
poco preoccupato delle deplorevoli cose avvenute là dentro.
Inoltre, non sembrò
avere problemi ad abituarsi al ritmo della casa e dei suoi nuovi
coinquilini. E
loro, inevitabilmente, si erano subito adeguati al lui. Uno dei due
già lo
conosceva, certo, ma l'altro non poté fare a meno di
capitolare di fronte alla
sua dolcezza (anche se evitava in tutti i modi di darlo a vedere). Jin
hyung,
poi, si impegnò subito a comprare una nuova televisione,
più grande della
precedente, per zittire le lamentale del compagno che ovviamente non si
erano fermate.
Namjoon, infatti, non aveva mai ammesso di non aver preso bene il
trasloco del
suo amico. Non che ne avesse bisogno, chiaro. Ogni occasione, per lui,
era
diventata buona per chiamarlo fedifrago,
proprio come l'altro aveva fatto nel suo ultimo momento di follia. Lui,
comunque, non sembrava prendersela troppo. Ogni volta che si sentiva
denominare
a quel modo gli rispondeva soffiando un bacio in sua direzione per poi
dirgli
che gli voleva bene. Per poi girarsi subito nella direzione di Yoongi e
supplicarlo
di non lasciarlo. Quello, tuttavia, si limitava ad alzare gli occhi al
cielo e
mugolare infastidito. Hoseok, dal canto suo, nonostante si fosse
stabilito
ufficialmente in quello che ormai chiamava il suo nido
d'amore al terzo piano, non si era liberato della chiave
della
porta d'ingresso del loft. Infatti, lui e il suo compagno piombavano
lì nei
momenti più disparati della giornata. Aveva detto che
l'aveva fatto solo per
motivi di sicurezza, ma Tae aveva capito perfettamente che in
realtà nemmeno
lui era riuscito a separarsi del tutto dal suo amico.
Pure Jungkook,
comunque, sembrava trovarsi estremamente bene
in quella casa. Non perdeva occasione di venir a far visita al suo
ragazzo,
ogni volta che i suoi impegni glie lo permettevano e,
nonostante il suo atteggiamento all'inizio poco affabile, era riuscito
a legare
abbastanza velocemente anche con gli altri. Tra
loro due, poi, Tae poteva dire con
orgoglio che le cose si fossero definitivamente chiarite. Lo erano
già, ma
quando, mentre aiutavano Jimin a sistemare la sua stanza, rimasero per
un
momento da soli, lui non riuscì dal trattenersi dal chiedere
"Tra noi non
ci sono problemi per questo, vero?" facendo un cenno con la testa per
fargli capire che si stava riferendo alla sua nuova convivenza con
l'altro.
Jungkook, allora, con tono di resa, gli rispose "Ci teneva tanto a
vivere
con la metà del suo biscotto,
non
potevo dirgli di no. Dopo il modo in cui mi sono comportato con lui
renderlo
felice è il minimo che possa fare"
Soddisfatto
della risposta, Tae lo accecò col suo sorriso
"Grazie. Anche se io e lui non siamo un biscotto. Siamo troppo
carini"
"Sì.
Non capisco una sola parola di quello che
dici" poi, sospirando ancora, con un tono che faceva notare quanto
stesse soffrendo
per aver solo pensato quelle parole, aggiunse "E comunque lo devo anche
a
te. Tu ti sei fatto da parte per me, è giusto che io lo
faccia per te".
Quella volta, si
rese conto pure che, qualunque buonissima
cosa fossero, non aveva una sola metà e insieme, tutti e tre
riuscivano a
comprendersi, completarsi e spronarsi a vicenda.
E ovviamente,
quando in casa c'erano tutti, era letteralmente
una festa continua. Era strano da ammettere, ma Taehyung non aveva mai
sentito
quel posto come casa sua. Mai, se non a partire da quel fatidico
lunedì. Ed
essere circondato da tutti quelli che considerava la sua famiglia
adottiva era
ciò che di più bello potesse esserci al mondo.
Dopo una sola
settimana, Taehyung capì che quello che aveva detto
tempo prima era ancora una verità assoluta. La
tranquillità, in quel loft, non
sarebbe durata per più di cinque minuti. Lo capì
nel momento in cui, non appena
si misero seduti a tavola tutti e sei (chiaramente
Jungkook era lì e chiaramente
Tae
divideva la sua sedia con Donut) per fare una ricca colazione preparata
da Jin,
Hoseok e Yoongi fecero il loro ingresso, irrompendo rumorosamente in un
clima
già movimentato di suo.
"Buongiorno
bambini! Buongiorno genitori! Fateci spazio.
Veloci o faccio tardi. Il passare da un appartamento all'altro mi fa
perdere
troppo tempo" poi, notando anche Donut, aggiunse "Oh buongiorno anche
a te coso peloso"
Jin, allora, si
affrettò a prendere gli altri due piatti -non
l'aveva messi a tavola, ma comunque l'aveva lasciati previdentemente
sull'isola
della cucina già pronti all'evenienza- mentre Namjoon, al
solito, grugniva
"Se perdi tutto questo tempo perché diavolo non rimani nella
vostra
maledetta casa?"
"Nam, siamo
poveri! Dobbiamo andare avanti con un solo
stipendio, aiuta un amico in difficoltà!"
"Sì
beh, ieri sera al pub abbiamo scoperto di dover
assumere qualcuno. Da quando passo più tempo dietro il
sipario il bancone è
spesso scoperto"
Lo disse
guardando Yoongi, facendo malamente capire che gli
stava in realtà facendo una proposta di lavoro. Tae,
sbalordito, si permise di
sbirciare un attimo Jin, vedendo anche lui totalmente sorpreso. Era
chiaro che non
ne avesse fatto parola con nessuno.
Yoongi,
sollevando le sopracciglia, chiese "Mi stai
chiedendo di venire a lavorare con te?"
"Per
me. E no,
ti sto offrendo delle serate di prova"
Così,
mentre il diretto interessato iniziava a lamentarsi,
perché a lui non sarebbe servita nessuna prova e che quel 'per lui' non gli piaceva affatto, Hoseok
riprese ancora una volta
a singhiozzare perché quella era la cosa più
bella che il suo migliore amico
avesse fatto per lui. Namjoon, ovviamente e con poca
credibilità, tentava di
difendersi dalle accuse, sostenendo che la sua non era gentilezza, era
solo un
caso che Yoongi fosse disoccupato nello stesso momento in cui a lui
serviva un
dipendente e che lo faceva soltanto perché era stufo di
vederli svuotare il
loro frigorifero ogni giorno. Jin, in tutto ciò, sembrava
non sentire nessuno:
era già partito per uno dei suoi monologhi, intento a
tessere le lodi del suo
bellissimo e perfetto fidanzato. Jimin e Jungkook, a quel punto, si
girarono
entrambi verso Tae e dopo essersi scambiati uno sguardo d'intesa
-perché sì, i
loro hyung non erano di certo persone normali- iniziarono a ridere
divertiti
fino a che Donut, reclamando la sua attenzione ed un po' di cibo, non
si mise
ad abbaiare leggermente.
Probabilmente,
quando aveva ideato e poi attuato la sua
missione probabile, di fattori da prendere in considerazione ce n'erano
tanti
altri, oltre a quelli che aveva già scoperto prima, dalle
varie relazioni che
c'erano tra loro alle loro più disparate
personalità. Comunque, pensò, ne era
valsa la pena, inutile e orrendo senso di colpa compreso. Guardando
tutti i
suoi amici riuniti lì, intorno a quella tavola, che
vociavano uno sopra
all'altro, col suo cagnolino che grato gli riempiva il braccio di
bacini,
Taehyung era sicuro che le cose non potevano andargli meglio.
In fondo, la tranquillità era sopravvalutata.
C'era una cosa
però che in quei giorni Taehyung aveva
decisamente sottovalutato. Il giorno dell'esame d'inglese era
ufficialmente
arrivato e lui, dopo sette giorni, ancora non aveva capito una sola
parola
scritta in quel dannato libro. Namjoon hyung, poi, non era riuscito a
mantenere
tutti i giorni la promessa. Non che glie ne facesse una colpa, in fondo
era
stato decisamente impegnato in quel periodo. Tra il nuovo lavoro e il
tentativo
di rallentamento del trasloco dell'amico, di tempo da dedicare a lui ne
aveva
sacrificato. Comunque, un pochino l'aveva aiutato; almeno adesso non
avrebbe
fatto una scena completamente muta.
"No, il mio amor
proprio oramai è abituato alle
figuracce che faccio di fronte ai ragazzi carini" e a quelle parole
vide
le sue orecchie tingersi completamente di rosso, creando un contrasto
evidente
con la sua carnagione scura e i suoi capelli colorati "E adesso ne ho
fatta un'altra"
A quelle parole
il ragazzo si girò verso di lui,
permettendogli così di guardarlo negli occhi per la prima
volta. C'era
qualcosa, nel suo viso, di tremendamente familiare e allo stesso tempo
di
nuovo. Qualcosa di diverso, che
attirò
Tae in un baleno. Solo in quel momento riuscì a capire le
parole usate dal suo
amico quando, tra le loro iniziali confidenze, gli aveva detto "La prima volta che i nostri sguardi si
sono incrociati ho capito di voler Jungkookie nella mia vita".
Si
avvicinò, senza smettere di guardare lo sconosciuto,
approfittando della scusa che gli si era presentata "Si chiama
Donut". Il ragazzo allora riportò lo sguardo sul suo,
mozzandogli per un
attimo il respiro e chiedendogli il permesso di accarezzare il suo
bambino.
Taehyung annuì freneticamente, sorridendo, e fu
così che passarono gli ultimi
secondi di discesa dell'ascensore. Quando poi arrivarono al pian
terreno, il
ragazzo dai capelli celesti uscì per primo, guardando bene
dove stesse mettendo
i piedi, e poi, si fermò goffamente, aspettando che
uscissero anche loro.
Annuì
di nuovo, sentendosi un po' scemo. Dopo aver fatto
mente locale, si decise a rispondere in maniera più consona
"All'ultimo
piano"
"Oh
sì, grande! Al terzo piano ci capito spesso, ci
abitano anche due miei amici!"
"Allora ci
rivediamo in giro sicuramente!"
Rimettendo Donut a terra e iniziando a camminare, controllò l'orario. Si era fatto decisamente tardi, non aveva più molto tempo a disposizione per poter fare tutto quanto. Senza contare il fatto che adesso una chioma azzurra e un carinissimo sorriso non l'avrebbero fatto più concentrare un granché durante l'esame. Ma, come il suo migliore amico gli aveva detto una volta, non tutti i mali venivano per nuocere.
E'
un po' che sto fissando la questa pagina in cerca delle
parole giuste da dire. Vi dirò, nonostante il magone al
pensiero di dover
cliccare quel "Completa" per lo stato della storia (cosa che
avrò già
fatto quando voi leggerete tutto ciò, argh), non mi sento
affatto triste o in
vena di sdolcinati piagnucolii -non ora, ho già dato nel
pomeriggio.
Non è mia intenzione quindi fare la melodrammatica come a
mio
solito. In realtà non lo è mai stata, ma essendo
una fan del "complichiamoci la vita da soli"
non ho potuto farne a meno *cade*
Sei
mesi. Venerdì 29 Gennaio ho pubblicato il prologo di
questa storiella, con una sola manciata di capitoli pronti e senza
avere la
minima idea di cosa ne sarebbe poi uscito fuori. Non avrei mai creduto
di
arrivare ad oggi, Venerdì 29 Luglio, e di scrivere le mie
ultime note per The
Loft. Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere, non di arrivare
al
ventesimo capitolo, di avere tutto questo sostegno da parte vostra o di
affezionarmi
così tanto a questi miei personaggi. Non ci avrei mai
nemmeno sperato. Insomma,
questa storia è semplicemente il frutto dei miei
vaneggiamenti e del mio essere
una Telefilm Addicted! E' anche vero, però, che è
nata perché avevo bisogno di
una distrazione, di qualcosa che mi aiutasse a non pensare troppo e
devo dire
che ha centrato il bersaglio in pieno. Sarebbe impossibile per me non
volerle
bene.
Comunque.
Su questo capitolo in particolare non so quante
cose ci siano da dire. Sicuramente non a tutti sarà piaciuto
il mio espediente,
ma il dare poco spessore al personaggio di Tae all'inizio è
stato un modo per
far capire che è sempre stato lui, in realtà, a
rendersi un personaggio
secondario. Lui è il personaggio più fanfictionesco
della storia ai miei occhi. Non so quante persone al mondo siano
davvero
disposte a farsi da parte in qualsiasi occasione per pura
bontà d'animo. Comunque,
anche lui come tutti gli altri "storici coinquilini" di questo Loft
è
riuscito ad andare oltre il suo solito atteggiamento e capire che, a
volte,
fare qualcosa per se stessi non deve essere per forza un male per gli
altri.
Per
quanto riguarda l'ultimissima scena, sappiate che questo
ragazzetto dai capelli celesti ha effettivamente un'identità
e che è anche vero
che almeno un pochino col nostro TaeTae lo shippo. Ho voluto mantenere
il suo
nome segreto però perché questa è una
cosa tra me ed un'altra persona. Chiamiamola
questione di famiglia xD
Ovviamente, se qualcuno volesse sapere qualcosa in più
può
liberamente chiedere ;)
Ora,
per concludere voglio ringraziare tutti, ognuno di voi,
un'ultima volta ♥
Non
solo chi ha dedicato una parte del suo tempo
per lasciare una recensione ai miei scleri, ma anche chi ha letto e
seguito
silenziosamente questa storia, chi mi ha dato fiducia e chi
è riuscito ad
arrivare sin qui. Seriamente, ma come avete fatto? xD
In
particolare, stasera devo e voglio ringraziare in
particolare _ez_ (omg finalmente
posso citarti) perché mi ha sempre aiutata ed ascoltata,
è stata fantastica. In
più, vorrei invitarvi tutti a leggere la sua bellissima
storia, "Rebus".
Non che abbia bisogno della mia pubblicità *cade*
sicuramente vi sarete già
accorti tutti quanti di quanto sia brava :D
Va beh, adesso basta però. Le note stanno diventando
più
lunghe del capitolo, non mi pare il caso di aggiungere altro. Non
volevo fare
la sdolcinata e invece mi ritrovo a spargere ammore e polvere di fata
ovunque
xD
*cerca
imbarazzata un modo per sfuggire alla tristezza che
incombe*
Buonanotte
a tutti quanti ♥
Grazie ancora, di cuore ♥
YoongiYah