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Autore: YoongiYah    29/07/2016    12 recensioni
"Quando Jin varcò la soglia di quel loft, ritrovandosi davanti tre ragazzi, capì subito di aver interpretato male l'annuncio trovato su internet"
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[NamJin] [YoonSeok] [TaeJiKook]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Taehyung, non molto tempo prima, aveva detto che in quel loft la tranquillità non durava mai per più di cinque minuti, sapeva di aver ragione. Non sapeva, però, quanto effettivamente avesse ragione. Su una cosa però aveva avuto torto marcio. Quella volta, la fatidica frase l'aveva detta riferendosi alle strampalate relazioni dei suoi storici coinquilini con le loro rispettive dolci metà. Non aveva considerato, in quelle due diverse storie, il fatto che l’originaria metà del suo non troppo dolce primo storico coinquilino era in realtà il suo secondo storico coinquilino. A dire il vero, si stava rendendo conto, che quel non tanto piccolo fattore non l'aveva effettivamente preso in considerazione nessuno. Sicuramente, non l'aveva preso in considerazione Hoseok quando, con tutto il tatto che aveva a disposizione annunciò “Dovrete modificare il contratto d’affitto di questo loft. È inutile tenerlo a nome mio se tanto andremo a vivere da un'altra parte”.

Fu quella frase a scatenare il caos primordiale che in quel momento regnava sovrano all'interno di uno di quei due loft che si trovavano all’ultimo piano di quel condominio. Tutto era iniziato quella stessa mattina, che si era preannunciata come un normale inizio di uno dei tanti sabato vissuti in quell’appartamento: Jin e Namjoon stavano lavando e asciugando le stoviglie utilizzate per la colazione mentre Tae aveva preferito spaparanzarsi sul divano e sollazzarsi coi vari social a cui era iscritto, postando le foto di Donut e le varie selfie che aveva scattato dal suo repertorio di facce buffe. Solo una cosa in quel quadretto familiare in realtà stonava. Hoseok solitamente, a quel punto della giornata, sarebbe  dovuto essere già in piedi da un pezzo, forse davanti al suo portatile mentre rivedeva o perfezionava un qualcosa per lavoro (del quale ancora Tae, dopo tre anni di convivenza, non era riuscito a cogliere la vera essenza), o ancora a venerare già di buon’ora il suo ragazzo. In realtà, non riuscì a vedere l'assenza del suo hyung come un problema. Aveva sentito perfettamente come lui e Yoongi si erano impegnati a far pace più di una volta, di notte, quindi gli era sembrato anche normale il fatto che almeno quella mattina avesse deciso di riposarsi ancora un po’. Per questo aveva deciso pure di ignorare l’incredibile voglia che aveva di piombare nella sua camera e di mettersi a saltare su quel letto affinché gli desse la risposta che tanto agognava. Non dovette attenderla tanto a lungo, comunque. Era palese che quella frase, buttata lì come fosse stato un buongiorno qualsiasi, la sottintendesse efficacemente.

A quel punto, la questione che negli ultimi giorni aveva fatto da protagonista nelle vite di tutti loro aveva preso due diverse direzioni. Il problema, però, era che alla fine di entrambe poteva trovare solo un'unica destinazione. Se da una parte c'era Hoseok, che per dargli quello che più desiderava aveva rinunciato a vivere con loro, dall'altra c'era Namjoon, che non era mai stato tanto offeso e sconvolto in vita sua. Lui, invece, era la conclusione. L'artefice e il colpevole. Il vero Oscuro Signore, la persona orribile. Era a causa sua se in quel loft non poteva esserci tranquillità.

Il fatto era che lui non aveva dato solo una sorta di ultimatum ad Hoseok. Lui era la mente che aveva ideato il piano, la missione probabile “DonuTae”. Più o meno. Forse non era stata al cento per cento una sua idea, ma questo non cambiava le cose. Nei giorni passati, pregare lo hyung fino allo sfinimento di starlo ad ascoltare non aveva funzionato mai e quindi si era lasciato convincere da Jungkook che tramare alle spalle sarebbe stato sicuramente più efficace. Per questo aveva deciso di innescare nel suo hyung il senso di colpa per non averlo mai preso in considerazione in quanto coinquilino; a quel punto, gli avrebbe dovuto poi rivelare dove il suo ragazzo si fosse nascosto per permettergli così di fare pace, non prima però di avergli anche detto che a quel modo gli sarebbe stato debitore. A dire il vero, quest’ultima particolare chicca era stata partorita dalla mente dello stesso Yoongi. Seriamente, il fatto che lui e Jungkook si fossero prodigati così tanto nell’aiutarlo sarebbe dovuto essere un indizio più che sufficiente del fatto che la missione probabile alla fine si sarebbe rivelata un vero disastro.

Invece, alle prime ore di quella che si era preannunciata come una splendida giornata, col sole che spendeva, Joonie hyung e Jin hyung che in cucina si scambiavano le loro moderate ma ai suoi occhi comunque molto dolci effusioni e Jimin che lo riempiva di likes ad ogni sua nuova foto pubblicata, Tae si era pure illuso che le cose fossero andate esattamente come lui aveva ideato. Quando poi gli altri due li raggiunsero, tenendosi per mano, era sicuro che il DonuTae fosse riuscito. Non erano mai stati tanto raggianti e il sorriso di Hoseok non era mai stato così luminoso, era ovvio che le cose si fossero ufficialmente e definitivamente sistemate. Tanto ovvio che lui aveva fatto per alzarsi, mettendo il cellulare da parte, per mettersi a ballare la sua danza della vittoria davanti a tutti. Chiaramente, non fece in tempo. Venne fermato da quella frase che ancora non faceva altro che rimbombargli nelle orecchie, sbattendogli in faccia la realtà delle cose e infrangendo ogni sua più piccola illusione. Era chiaro che lui, a quel punto, era liberissimo di portare in casa Donut e qualsiasi altro nuovo amico a quattro zampe avesse voluto; Hoseok, a causa loro, aveva preferito andarsene per sempre. La sua espressione, a quella realizzazione, non poté fare altro che trasformarsi, rovesciando completamente il suo sorriso in un broncio che avrebbe potuto raggiungere i suoi stessi piedi. La reazione di Namjoon, dall'altra parte della stanza, non fu altrettanto contenuta. Lo sentì chiedere, con voce alta, sorprendentemente stridula un “Cosa?” che in realtà suonò tanto di domanda retorica. Quando poi il suo migliore amico fece per ripetersi, o forse ancora per spiegarsi, lui non lo fece parlare oltre. Buttò il canovaccio che stava utilizzando per asciugare i piatti a terra e si rinchiuse in camera sua, ignorando le successive preghiere da parte di tutti gli altri di uscire e di parlarne. Fu a quel punto che quell’orribile sensazione, dall’amaro retrogusto, nacque in lui. La vera crisi di coppia, però, si scatenò poco tempo dopo ancora, quando Namjoon si decise ad uscire dalla sua stanza, con intenzioni tutt’altro che buone. Si era portato dietro la sua vestaglia di flanella, quella celeste che il suo migliore amico gli aveva regalato il Natale passato, e porgendola a Jin disse che glie l'avrebbe ceduta volentieri perché “Tanto io non la uso e a lui non importa nulla della nostra amicizia”. L'altro lo raggiunse, cercando di strappargliela di mano e quella che doveva essere una chiacchierata per spiegarsi vicendevolmente cosa fosse successo diventò una lite fatta di recriminazioni e offese, perché uno era fin troppo fuori di testa e l'altro, a quanto pareva, si sentiva dato per scontato. Il tutto, ovviamente, continuando a giocare a tira e molla con la dannata vestaglia. Jin hyung, poi, cercò di mettersi in mezzo e separarli, iniziando ad alzare la voce per fermarli. E Taehyung, guardando immobile la scena che gli si era parata davanti, in cuor suo sapeva che Yoongi, che a sua volta li guardava con fare sconcertato -e forse anche un po’ troppo divertito- aveva ragione quando disse “Qui dentro sono seriamente tutti matti”, ma lui non poteva non sentirsi un verme. I suoi hyung stavano litigando, per colpa sua, e uno dei due se ne stava addirittura andando, sempre per colpa sua.

Ironia della sorte, tutto quello che aveva guadagnato col suo piano era quella terribile sensazione che lui, in vita sua, aveva sempre cercato di evitare e la consapevolezza che quello che aveva sempre pensato era vero. Rovinare le cose faceva schifo.

 

 

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“Io non ho ancora capito quale sia il problema”

Dopo che furono riusciti a separare Hoseok hyung e Namjoon hyung, che avevano iniziato a bisticciare come due donne che cavalcavano le imbizzarrite onde degli ormoni impazziti -ci mancava solo che iniziassero a tirarsi i capelli- Taehyung, che invece non aveva mai smesso di sentirsi peggio, era andato a cercare conforto tra le braccia del suo migliore amico. Ovviamente, però, aveva trovato Jimin già tra le braccia del suo fidanzato, che lo stringeva a sé neanche fosse stato un polpo con fin troppi tentacoli. Per lui andava bene così, sul serio. Aveva accettato ormai che quei due stessero felicemente insieme e, nonostante qualche piccolo accenno di gelosia, credeva ancora che fossero tremendamente carini. Senza contare, poi, che vedere il più giovane dei suoi amici per lui equivaleva ancora poter passare più tempo con Donut. Il problema era che lui, in quel momento, aveva bisogno di un po’ di coccole e di sentirsi dire che si sarebbe tutto sistemato e non di un ragazzino che col suo tono annoiato e la sua espressione impassibile lo faceva sentire ancor più scemo.

“Si chiama empatia, Jongkookie. So che per te è difficile da capire, ma fai uno sforzo per il nostro TaeTae”

Per fortuna c'era il suo Jiminie e sapeva perfettamente l'avrebbe capito al volo, come aveva sempre fatto dalla prima volta che si erano incontrati. E che aveva una spalla incredibilmente comoda, aveva scoperto quel pomeriggio: infatti, dopo che si erano recati tutti e quattro, loro e Donut, al parco, loro due si erano seduto su una delle panchine libere che avevano trovato mentre Jungkook si era steso sul prato per giocare col piccolo cagnolino. A quella risposta, però, il più giovane si era tirato su, mettendosi seduto a gambe incrociate, per poter guardare il suo ragazzo e potergli fare il verso, mimando con le labbra la prima frase da lui pronunciata, scimmiottandolo con una serie di smorfie. Una volta finito, però, tornò serio e a quel punto riprese “Questo l'avevo capito, grazie tante hyung. Quello che non capisco è perché si è ridotto così!” si girò verso di lui e, parlandogli direttamente riprese “Insomma, non hai fatto niente di male! Se quei due sono così scemi non è mica colpa tua!” Poi, prima ancora che Taehyung potesse rispondergli, s’imbronciò anche lui “E poi so perfettamente cos’è l’empatia! Solo che io mi preoccupo per le cose davvero importanti”

Aveva capito perfettamente a cosa si riferisse. Lo aveva visto star male al solo pensiero di Jimin triste, chiuso all'interno della sua stanzetta al college. Orgoglioso del cambiamento del più giovane, ma allo stesso tempo un po' invidioso dello sguardo adorante che l'altro gli aveva rivolto, alzò la testa, abbandonando il rifugio che le aveva trovato nell’incavo del collo di Jimin, e cercò di riportare il discorso sulla questione iniziale -più per non avere poi un altro motivo per sentirsi ancor peggio che altro. Senza riuscire ad abbandonare quel broncio che da quella mattina aveva iniziato a far parte della sua faccia, disse allora “Tu non capisci perché non li conosci. Loro sono… Sono –“

“Amanti segreti?”

Ignorò anche la lieve risatina di Jimin alla battuta, per riprendere il discorso “Loro sono due metà dello stesso biscotto”. Annuì convinto, credendo di non essersi mai espresso così bene. Era ovvio, quella era la metafora perfetta per i suoi hyung, entrambi all'apparenza un po’ duri, anche se per motivi diversi, ma in realtà ripieni di un cuore cremoso. Come poteva essere lui la causa della separazione e della lite di un qualcosa di così delizioso?!

Jungkook, però, sembrava non pensarla alla stessa maniera. Si sentiva il suo sguardo addosso e quando lo ricambiò lo trovò con le sopracciglia aggrottate e la bocca spalancata.

“Tu hai un’insana passione per i dolci, lo sai?”

Certo che lo sapeva, perché mai avrebbe dovuto chiamare il suo cane Donut, altrimenti?!

“Dovrò pur avere dei difetti anche io. E comunque non è questo il punto!”

Alzò la voce, attirando l'attenzione del cagnolino, che smise di giocare con la pallina che l'altro ragazzo stringeva tra le mani e gli corse in contro. Non dovette pensarci due volte, lo prese subito in braccio e si fece consolare, come solo il suo bambino poteva fare. Non riusciva a smettere di credere, suo malgrado, che se non avesse agito in maniera così egoista, tutto quello non sarebbe mai successo. Doveva davvero fare come aveva pensato all'inizio: portarlo a casa di soppiatto e nasconderlo per sempre in camera sua.

 “Tae, sai che ti capisco perfettamente. Se Yoongi hyung e Jin hyung dovessero mai discutere per un qualcosa che potrebbe dipendere da me anche io mi sentirei morire, ma… Non credo sia questo il caso”

Gli occhi di Tae si allargano e si illuminarono a quelle parole pronunciate dal suo migliore amico. Era per questo che aveva sentito il bisogno di correre da lui per parlarne, sapeva che solo lui avrebbe potuto capirlo. Quella era una delle prime cose che avevano scoperto di avere in comune. La seconda volta che si erano incontrati (non quella sera al bar, quella in cui Jin l'aveva presentati, ma dopo che si erano scambiati i numeri e avevano preso accordi per andare insieme al canile) quello fu uno dei loro primi argomenti di conversazione. Avevano scoperto che entrambi, anche se per situazioni diverse, erano finiti per diventare amici -e a volte la ruota di scorta- di un'altra coppia di inseparabili, migliori amici. Jimin era cresciuto nello stesso quartiere di Jin e Yoongi e, per una sorta di idolatria che provava per i due, aveva fatto di tutto per farsi accettare da loro. Lui, invece, trasferitosi in città per entrare al college, aveva deciso di provare anche la nuova esperienza di andare a convivere con persone nuove, piuttosto che nelle anonime e piccole stanzette che i dormitori offrivano. Tra i vari annunci che aveva preso in considerazione, quello che aveva scritto Hoseok l'aveva divertito particolarmente e, essendo lui un ragazzo sempre pronto per le esperienze più strane, aveva colto la palla al balzo. E questo, la loro passione per gli animali e altre confidenze che si erano fatti, tra le quali anche l'incredibile cotta di Jimin per il bel ragazzetto silenzioso che passava i pomeriggi in quello stesso canile per guadagnare quello che bastava per coprire una parte dei suoi studi di musica, l’aveva resi in poco tempo a loro volta degli inseparabili, migliori amici. Taehyung, dal canto suo, aveva scoperto troppo tardi che il suo interesse nei confronti dell’altro si spingeva un pochino troppo oltre. Nonostante quel piccolo particolare, che aveva ormai deciso di non prendere più troppo in considerazione -per il bene di tutti- aveva ormai capito che Jimin era la sua, di metà. In un modo o nell'altro, non aveva importanza il come. Era sicuro che insieme anche loro fossero buonissimi, anche se in maniera diversa da quella degli hyung. E per fortuna.

“Non lo credi?”

Lo chiese con tono colmo di speranza e Jimin, a quella domanda, gli sorrise calorosamente, facendo  scomparire completamente i suoi occhietti dietro le sue morbide guance “Certo che no! Hai tutto il diritto di portare Donut in quella casa! E poi tu Hoseok hyung lo conosci meglio di me, se non fosse stato sicuro al mille per cento che andare a vivere con Yoongi hyung non fosse stata la cosa giusta non glie l'avrebbe mai chiesto! Anche Namjoon lo capirà presto”

Taehyung, non ancora del tutto convinto, sospirò pesantemente, riprendendo ad accarezzare intensamente il cane che ancora si trovava tra le sue braccia “Ne sei sicuro?”

“Ma certo! E poi vedrai, non sempre tutti i mali vengono per nuocere. Dai, andiamo a portare le cose che hai comprato per Donut al tuo loft. Quando saranno lì inizierai a sentirti meglio, fidati di me!”

 

 

Si fece così convincere velocemente -non che fosse sicuro che le cose fossero davvero come gli avevano detto, comunque. Si fermarono quel poco che bastava a casa Jeon, giusto per prendere tutte le cose che a Donut non sarebbero servite durante le sue ultime ore di permanenza lì e ovviamente per lasciare lo stesso cagnolino -per quanto avrebbe preferito portare lui e non solo la sua graziosa cuccetta, aveva deciso di dare al suo hyung ancora il tempo del trasloco ufficiale. Il tragitto fino al suo condominio, poi, fu veloce e ricco di pesanti sospiri. Tutti suoi, ovviamente. Gli altri due, invece, sembravano troppo impegnati a confabulare tra loro. Aveva quasi intuito stessero discutendo ma lui decise di farsi gli affari suoi. Ne stavano parlando a bassa voce, era ovvio che non volessero renderlo partecipe. Comunque, sapeva perfettamente che Jimin, in caso di problemi, gli avrebbe riferito tutto. A quel punto ci avrebbe pensato lui, in qualche modo -senza suggerimenti esterni non era credibile durante una discussione, ma poteva pur sempre aizzare contro Jungkook un Namjoon istericamente inferocito. Inoltre, in quel preciso istante, era troppo preso dell’immaginarsi quale catastrofe avrebbe trovato celata dietro la porta principale del loft. Scoprì, suo malgrado, che la fantasia che aveva avuto non si era allontanata troppo dalla realtà. Hoseok aveva etichettato ogni oggetto di sua proprietà della zona giorno con dei post-it colorati. Uno di questi era anche lo schermo piatto da chissà quanti pollici che aveva comprato poco più di un anno prima e che aveva posizionato lui stesso davanti al divano del salotto. Da quello che Taehyung poteva capire, la loro lite si era indirizzata verso l'apparecchio: mentre il biondo insisteva in malo modo, dicendo che non poteva portargli via anche quella, l'altro continuava a strillare e piagnucolare “Ma è mia!”. Si girò appena, sorridendo tristemente ai suoi amici. Era la prima volta che li portava a casa, non avrebbe voluto fosse così. Pensò poi, però, che in un giorno diverso la situazione non sarebbe poi cambiata tanto. Entrò, facendo loro cenno di seguirli, e andò subito verso Jin e Yoongi, che se ne stavano seduti a tavola, ispezionando insieme due diversi giornali, entrambi nella sezione degli annunci di lavoro. Si accomodò con loro, ignorando per il momento i due litiganti, e fece fare lo stesso a Jimin e Jungkook. Poi, senza alzare troppo la voce, chiese “Come va?”

Yoongi non lo guardò nemmeno. Rimase con lo sguardo puntato sulla pagina che stava leggendo e borbottò un “A te come sembra stia andando?”. Jin, invece, spostò lo sguardo verso il suo compagno e fissandolo sbraitare, seriamente disse “Almeno adesso discutono per un qualcosa di più consistente di una vestaglia, è comunque un miglioramento. Volete fare merenda? Ho cucinato tanto stamattina”

Già. Non aveva ripensato al fatto che Jin si trasformasse in una casalinga anni Cinquanta nei momenti di crisi. Sospirò ancora una volta, concentrandosi sulla mano di Jimin -non aveva dubbi fosse sua- che si era posata delicatamente sulla sua spalla. Le sue, invece, strinsero leggermente i manici della busta che conteneva le varie cose di Donut -probabilmente Kookie aveva ragione, era già diventato il cane più viziato del mondo. Il chiacchiericcio di sottofondo, le lamentele e le accuse che continuavano a riempire la stanza, però, non facevano altro che alimentare il suo sentirsi un verme, facendogli dimenticare velocemente tutto quello che gli era stato detto appena qualche minuto prima. Giusto un paio di giorni fa aveva annunciato a quei due che tutto quello che gli sarebbe servito, per essere felice, era il poter portare il suo cane a casa con sé. Ma, ora che era ad un passo dal realizzare il suo piccolo sogno, si rese conto che, se era questo il prezzo da pagare, non lo voleva più. Solo un paio di giorni prima si era sentito dire, da una persona a caso, che doveva imparare a tirare fuori le palle. Lui, in quel momento più che mai, era convinto che gli attributi l’avesse sempre tirati fuori. Aveva sempre preferito il benessere degli altri al suo perché per lui vedere le persone a cui voleva bene felici, equivaleva a stare bene. Regalare un sorriso ad un amico era ciò che di più bello al mondo poteva esserci. Per puro egoismo, invece, quel giorno aveva fatto litigare due delle persone che reputava più importanti e per loro era ora deciso a mostrare tutto il suo coraggio, più di quanto glie ne fosse servito per urlargli contro la realtà delle cose, e fare un passo indietro. Lasciò cadere le buste a terra, facendo rumore coi giocattoli sonanti per cani, quel tanto che bastava per sovrastare tutto quel vociare ed attirare l'attenzione su di sé. Quando fu sicuro che gli occhi di quei due scemi furono su di lui, parlò “Hyung, dimentica tutto quello che ti ho detto ieri. Riporterò Donut al canile, non devi andartene. Smettete di litigare adesso. Mi dispiace”

A quelle sue parole calò il silenzio. Per una manciata di secondi soltanto, ovviamente. Mentre Jimin squittì sorpreso, sentì la voce di Jin pronunciare un materno “Oh, Tae!” e quella di Jungkook dire “Che mammoletta che sei”. Quelli che però a lui interessavano maggiormente si limitarono a fissarlo ancora, sbattendo le palpebre un paio di volte. Poi, Hoseok si girò verso Namjoon e di nuovo, strillando, lo accusò “Ecco, noi litighiamo e il bambino pensa sia colpa sua! Sei felice adesso?”

Non sapeva il perché, ma iniziava ad avere la sensazione di star assistendo al divorzio dei suoi genitori. Aggrottò le sopracciglia, confuso, mentre guardava il suo hyung avvicinarsi a lui e mettergli una mano intorno alle spalle “Tae, io non me ne vado per colpa del tuo cane. Io me ne vado perché voglio farlo”

Oh.

Questo cambiava le cose.

Jimin aveva ragione. Ovviamente Jimin aveva ragione, perché non gli aveva creduto sin da subito?! Tentò di fare mente locale, cercando di capire cosa ci fosse in tutto quello a sfuggirgli ancora. Fece per aprire bocca e chiedere delle spiegazioni di qualcosa che nemmeno lui sapeva quando Namjoon, tristemente, chiese al suo migliore amico “Come puoi voler andare via da –“ -sembrò mordersi la lingua prima di riprendere -“da qui per andare a vivere con uno che conosci da non più di qualche mese? È la cosa più pazza che tu abbia mai fatto!”

Fece un passo indietro, per fare sì che lo hyung lo lasciasse andare e per lasciargli tutta la privacy di cui aveva bisogno -e soprattutto per poter assistere meglio e non perdersi nemmeno un'occhiata.

“Per lo stesso motivo per cui tu hai deciso di rischiare tutto e di fiondarti in una relazione più che seria con uno con cui convivi da non più di qualche mese! Pensi davvero sia da pazzi?”

A quel punto nessuno fiatò più per davvero. Taehyung, più rapito che mai, continuava a fissare i due guardarsi negli occhi fino a che Hoseok sospirò “Nam, smetti di cercare di sabotarmi il trasloco e ammettilo”

“No. Ti odio”

“Non attacca neanche stavolta. Non è difficile, siamo in parte sposati e sarà tremendo non abitare più sotto lo stesso tetto dopo tutti questi anni. Dillo”

Probabilmente, quello era il loro momento più toccante e più imbarazzante di sempre. Seriamente, avrebbe tanto voluto avere del popcorn dolce per poter sedersi sul divano e godersi la scena appieno. Di scambi di battute strane tra quei due ne aveva sentiti tanti, ma questo poteva batterli tutti tranquillamente. Sapeva che quei due fossero uno la metà dell'altro, l'aveva pensato quella stessa mattina e l'aveva detto poco fa a Jungkook, ma non aveva proprio pensato al fatto che lui si fosse sentito così male solo perché quei due si erano messi a litigare per non dirsi un semplice 'Mi mancherai'.

Quindi era vero, erano seriamente patetici. Non per come stavano gestendo i loro rispettivi fidanzati, ma per come si stavano comportando tra loro. Logicamente, tutto tornava; lui stesso quella mattina aveva pensato che la loro strampalata relazione era stata presa sottogamba in quegli ultimi due giorni. Seriamente, come aveva fatto lui a prendersi la reputazione dell’eccentrico, lì dentro? Fortunatamente, non era il solo a pensare che tutto quello fosse tremendamente strano. Yoongi, infatti, sembrò riprendere coscienza di quello che lo circondava solo in all’istante “Oddio, vi rendete conto o no che ci saranno solo tre piani a separarvi? Sei rampe di scale, niente di più!” E detto questo se ne andò verso il corridoio, seguito a ruota da Jin hyung che tra sé e sé borbottava “Incredibile, sono passato dall'essere il ragazzo di uno con l'amante al fare l'amante di un altro”

Nonostante le proteste, loro non smisero mai di guardarsi. Namjoon non disse quello che Hoseok gli aveva chiesto di ammettere, ma Tae era sicuro che con quei semplici sguardi si stessero confessando e confidando tutto. In fondo, pensò girandosi verso Jimin che con un semplice sorriso gli trasmise un “Te l'avevo detto” pieno di serenità, ora sapeva esattamente cosa significasse avere qualcuno che potesse capirti al volo.

 

 

Qualche minuto, un altro po’ di sguardi e un paio di lacrime di Hoseok più tardi, si ritrovarono tutti impegnati ad inscatolare gli averi di quest'ultimo secondo il suo rigido e a suo parere pratico schema perché “Così sarà più facile mettere tutto in ordine dopo”. Con la promessa di un buon pasto abbondante preparato in casa da Jin (con l’inesistente aiuto di Yoongi, che si era palesemente offerto solo per non dover lavorare lì con loro), erano stati assunti anche Jimin e Jungkook, che con lui si stavano occupando dell'armadio dello hyung. Avevano entrambi fatto una faccia strana, una volta rivelato il maniacale metodo in cui i vestiti erano stati riposti e suddivisi ma lui, facendo di no con la testa, aveva lasciato intendere che non dovevano porre alcuna domanda a riguardo.

Namjoon, invece, aveva ancora un muso a dir poco lunghissimo “Non posso credere che non ti vedrò più riordinare questa stanza”

“Non dire così, ti prego. Potrei rimettermi a piangere da un momento all'altro”

A quelle parole, Taehyung vide Jimin sbuffare una piccola risata. Jungkook, invece, gli si avvicinò di soppiatto e sussurrò al suo orecchio “Sei sicuro che non siano amanti segreti?”. Lui, si limitò ad alzare gli occhi al cielo ma non riuscì proprio a nascondere un sorriso. Dal nulla, però, Jimin chiese ad alta voce, dopo essersi schiarito la voce, portando il discorso in tutt'altra direzione “Quindi… Rimetterete un qualche annuncio per trovare un quarto coabitante adesso?”

Gli occhi di Tae andarono inevitabilmente a cercare quelli di Namjoon che, con sua sorpresa, trovò già puntati su di sé. Lo hyung gli sorrise e poi rispose a all'altro “Dovremmo parlarne prima ma penso proprio che è questo quello che faremo. Anche se l'annuncio vecchio andrà modificato per aggiungere la presenza di un cane e tutto il resto”

Sentì il suo, di sorriso, allargarsi tanto da sentire male su tutta la faccia. Il suo cuore, invece, stava per esplodergli nel petto. Quello, pensò, sarebbe stato il suo ricordo più bello all'interno di quel loft. Per la prima volta, si sentì preso in considerazione sul serio. Il suo parere, la sua opinione, il suo cane, avevano un valore anche per gli altri. Niente, pensò, avrebbe potuto superare quel momento.

“Pensavo che… Poterei venirci io. Se per voi va bene, chiaramente”

Tranne quello.

Smise di riempire con finta cura lo scatolone che si trovava tra le sue gambe divaricate con le camice di Hoseok e, con la bocca spalancata dallo stupore, iniziò a fissare il suo amico, a corto di parole. Quello era molto di più di quanto avesse mai sperato di ottenere con la sua missione probabile. Boccheggiò un paio di volte nel tentativo di dire un “Sì, sì ti prego” rivolto a lui, ma anche a Namjoon, ma non ci riuscì. Allora, si decise a fare l'unica cosa gli sembrava possibile in quel momento. Si lanciò su di lui, rompendo probabilmente la scatola di cartone che aveva schiacciato col ginocchio, abbracciandolo stretto tanto da togliergli il fiato. Jimin ricambiò subito con la stessa intensità, ridendo felice. Sentì la voce di Hoseok, che in quel momento suonava tanto lontana, lamentarsi “I miei vestiti!” ma a quel punto non glie ne poteva importare più nulla. Non quando invece, sempre da un angolo remoto di quella stessa stanza, sentì il suo coinquilino dire “Se Tae crede sia una buona idea…”. Non era una risposta affermativa, ma era chiaro che si sarebbe fatto andare qualsiasi decisione lui avesse preso. E diamine, perché mai far venire il suo migliore amico non doveva essere una buona idea?!

“Beh, il ragazzo di Jimin non crede che questa sia una grande idea e glie l'ha già detto più volte”

Questo poteva essere uno dei perché. Probabilmente non era a quello che pensava lo hyung, ma era comunque uno di quelli da prendere in esame. Probabilmente, realizzò, era anche lo stesso motivo per cui prima, per strada, quei due si erano messi a discutere alle sue spalle.

 Jimin lo lasciò andare e Tae si trovò costretto a fare lo stesso. Lo guardò poi avvicinarsi a Jungkook, che li stava guardando imbronciati. Poggiò poi la fronte sulla sua tempia e sussurrò “Dai Kookie, non fare così”

Taehyung, guardandoli, strinse le labbra in una linea sottile. Poi, deciso, si alzò anche lui e si avvicinò, posizionandosi accanto al più giovane, dalla parte opposta rispetto a quella di Jimin “Sì, dai Kookie! Pensa, verrai qui ogni volta che vorrai e noi e Donut potremmo stare sempre sempre insieme! Faremo tanti pigiama party!”

Il ragazzo, per tutta risposta, iniziò a sbracciare, cercando di allontanare entrambi “Levatevi!”

Fu sicuro, però, di vederlo cedere per un attimo. Ovviamente, come poteva resistere con quello sguardo antipatico di fronte agli occhi dolci del suo fidanzato. Si guardarono a lungo, tutti e tre, fino a che il più giovane sbottò “Aaaah! Prova a dire ancora una volta che sono un insensibile adesso!”

Jimin a quel punto, dopo avergli dato uno schioccante bacio sulle labbra, e si aggrappò forte al suo collo. E lui, col cuore traboccante di gioia, non riuscì a trattenersi, e si tuffò su entrambi. Nonostante le risate di uno e le lamentele dell'altro che gli rimbombavano nelle orecchie, riuscì comunque a distinguere una seconda risata, molto più sguaiata dell'altra. Ricordandosi solo allora della presenza degli altri aprì solo un occhio, per cercare la figura di Hoseok che, divertendosi come un matto, prendeva in giro Namjoon “Oddio, tutto questo è bellissimo! Io me ne vado nel mio nido d'amore e tu ti ritrovi a mettere su famiglia con Jin hyung. Tre bambini e un cane! Oddio, mi sto sentendo male! Devo raccontarlo a Yoongi!”

E mentre lui si alzava, chiamando a gran voce il suo Dolcezza, continuando ancora a ridere con le lacrime agli occhi, Namjoon lo seguì iniziando a borbottare, sostenendo che niente di tutto quello che il suo amico sosteneva si sarebbe mai avverato, chiamando a sua volta Jin hyung in cerca di sostegno -che non riuscì a trovare, da quello che Tae poté capire. Lui, d'altro canto, strinse i suoi amici un po' di più, nonostante la gomitata allo stomaco che gli arrivò (sicuramente da parte del più piccolo).

"Sarà fantastico"

 

 

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Era  incredibile, agli occhi di Taehyung, come le cose fossero cambiate radicalmente nel giro di una manciata di ore. Il contratto d'affitto del nuovo appartamento di Hoseok e Yoongi hyung iniziava ad essere valido dal lunedì della settimana successiva. Avevano passato la domenica, tutti e sette, a spostare tutto, dalle cose loro a quelle di Jimin, che invece aveva fatto carte false per lasciare il prima possibile la sua stanza al college, che aveva iniziato ad andargli fin troppo stretta, soprattutto da quando Jungkook aveva iniziato a far ufficialmente parte della sua vita. Lui, ovviamente, non appena i suoi due hyung si dichiararono ufficialmente fuori dal loft, iniziò a correre e scalpitare per preparare tutto in onore dell'arrivo di Donut, previsto per quella stessa mattina. Aveva comprato ben due cucce ultra morbide, una per il soggiorno e una per la sua stanza. Aveva ovviamente sistemato anche le ciotole e tutti suoi giochi, dalle palline ai pupazzetti. Il cagnolino, poi, sembrò ambientarsi subito alla sua nuova casa -senza contare il fatto che fece capire sin da subito di preferire il vero divano alla sua stessa cuccia (e non era colpa di Tae che, quando i suoi due hyung non guardavano, batteva freneticamente sul cuscino della poltrona per farlo salire accanto a lui. No, assolutamente). Anche Jimin aveva preso pian piano possesso della vecchia stanza di Hoseok, poco preoccupato delle deplorevoli cose avvenute là dentro. Inoltre, non sembrò avere problemi ad abituarsi al ritmo della casa e dei suoi nuovi coinquilini. E loro, inevitabilmente, si erano subito adeguati al lui. Uno dei due già lo conosceva, certo, ma l'altro non poté fare a meno di capitolare di fronte alla sua dolcezza (anche se evitava in tutti i modi di darlo a vedere). Jin hyung, poi, si impegnò subito a comprare una nuova televisione, più grande della precedente, per zittire le lamentale del compagno che ovviamente non si erano fermate. Namjoon, infatti, non aveva mai ammesso di non aver preso bene il trasloco del suo amico. Non che ne avesse bisogno, chiaro. Ogni occasione, per lui, era diventata buona per chiamarlo fedifrago, proprio come l'altro aveva fatto nel suo ultimo momento di follia. Lui, comunque, non sembrava prendersela troppo. Ogni volta che si sentiva denominare a quel modo gli rispondeva soffiando un bacio in sua direzione per poi dirgli che gli voleva bene. Per poi girarsi subito nella direzione di Yoongi e supplicarlo di non lasciarlo. Quello, tuttavia, si limitava ad alzare gli occhi al cielo e mugolare infastidito. Hoseok, dal canto suo, nonostante si fosse stabilito ufficialmente in quello che ormai chiamava il suo nido d'amore al terzo piano, non si era liberato della chiave della porta d'ingresso del loft. Infatti, lui e il suo compagno piombavano lì nei momenti più disparati della giornata. Aveva detto che l'aveva fatto solo per motivi di sicurezza, ma Tae aveva capito perfettamente che in realtà nemmeno lui era riuscito a separarsi del tutto dal suo amico.

Pure Jungkook, comunque, sembrava trovarsi estremamente bene in quella casa. Non perdeva occasione di venir a far visita al suo ragazzo, ogni volta che i suoi impegni glie lo permettevano e, nonostante il suo atteggiamento all'inizio poco affabile, era riuscito a legare abbastanza velocemente anche con gli altri.  Tra loro due, poi, Tae poteva dire con orgoglio che le cose si fossero definitivamente chiarite. Lo erano già, ma quando, mentre aiutavano Jimin a sistemare la sua stanza, rimasero per un momento da soli, lui non riuscì dal trattenersi dal chiedere "Tra noi non ci sono problemi per questo, vero?" facendo un cenno con la testa per fargli capire che si stava riferendo alla sua nuova convivenza con l'altro. Jungkook, allora, con tono di resa, gli rispose "Ci teneva tanto a vivere con la metà del suo biscotto, non potevo dirgli di no. Dopo il modo in cui mi sono comportato con lui renderlo felice è il minimo che possa fare"

Soddisfatto della risposta, Tae lo accecò col suo sorriso "Grazie. Anche se io e lui non siamo un biscotto. Siamo troppo carini"

"Sì. Non capisco una sola parola di quello che dici" poi, sospirando ancora, con un tono che faceva notare quanto stesse soffrendo per aver solo pensato quelle parole, aggiunse "E comunque lo devo anche a te. Tu ti sei fatto da parte per me, è giusto che io lo faccia per te".

Quella volta, si rese conto pure che, qualunque buonissima cosa fossero, non aveva una sola metà e insieme, tutti e tre riuscivano a comprendersi, completarsi e spronarsi a vicenda.

E ovviamente, quando in casa c'erano tutti, era letteralmente una festa continua. Era strano da ammettere, ma Taehyung non aveva mai sentito quel posto come casa sua. Mai, se non a partire da quel fatidico lunedì. Ed essere circondato da tutti quelli che considerava la sua famiglia adottiva era ciò che di più bello potesse esserci al mondo.

 

 

Dopo una sola settimana, Taehyung capì che quello che aveva detto tempo prima era ancora una verità assoluta. La tranquillità, in quel loft, non sarebbe durata per più di cinque minuti. Lo capì nel momento in cui, non appena si misero seduti a tavola tutti e sei (chiaramente Jungkook era lì e chiaramente Tae divideva la sua sedia con Donut) per fare una ricca colazione preparata da Jin, Hoseok e Yoongi fecero il loro ingresso, irrompendo rumorosamente in un clima già movimentato di suo.

"Buongiorno bambini! Buongiorno genitori! Fateci spazio. Veloci o faccio tardi. Il passare da un appartamento all'altro mi fa perdere troppo tempo" poi, notando anche Donut, aggiunse "Oh buongiorno anche a te coso peloso"

Jin, allora, si affrettò a prendere gli altri due piatti -non l'aveva messi a tavola, ma comunque l'aveva lasciati previdentemente sull'isola della cucina già pronti all'evenienza- mentre Namjoon, al solito, grugniva "Se perdi tutto questo tempo perché diavolo non rimani nella vostra maledetta casa?"

"Nam, siamo poveri! Dobbiamo andare avanti con un solo stipendio, aiuta un amico in difficoltà!"

"Sì beh, ieri sera al pub abbiamo scoperto di dover assumere qualcuno. Da quando passo più tempo dietro il sipario il bancone è spesso scoperto"

Lo disse guardando Yoongi, facendo malamente capire che gli stava in realtà facendo una proposta di lavoro. Tae, sbalordito, si permise di sbirciare un attimo Jin, vedendo anche lui totalmente sorpreso. Era chiaro che non ne avesse fatto parola con nessuno.

Yoongi, sollevando le sopracciglia, chiese "Mi stai chiedendo di venire a lavorare con te?"

"Per me. E no, ti sto offrendo delle serate di prova"

Così, mentre il diretto interessato iniziava a lamentarsi, perché a lui non sarebbe servita nessuna prova e che quel 'per lui' non gli piaceva affatto, Hoseok riprese ancora una volta a singhiozzare perché quella era la cosa più bella che il suo migliore amico avesse fatto per lui. Namjoon, ovviamente e con poca credibilità, tentava di difendersi dalle accuse, sostenendo che la sua non era gentilezza, era solo un caso che Yoongi fosse disoccupato nello stesso momento in cui a lui serviva un dipendente e che lo faceva soltanto perché era stufo di vederli svuotare il loro frigorifero ogni giorno. Jin, in tutto ciò, sembrava non sentire nessuno: era già partito per uno dei suoi monologhi, intento a tessere le lodi del suo bellissimo e perfetto fidanzato. Jimin e Jungkook, a quel punto, si girarono entrambi verso Tae e dopo essersi scambiati uno sguardo d'intesa -perché sì, i loro hyung non erano di certo persone normali- iniziarono a ridere divertiti fino a che Donut, reclamando la sua attenzione ed un po' di cibo, non si mise ad abbaiare leggermente.

Probabilmente, quando aveva ideato e poi attuato la sua missione probabile, di fattori da prendere in considerazione ce n'erano tanti altri, oltre a quelli che aveva già scoperto prima, dalle varie relazioni che c'erano tra loro alle loro più disparate personalità. Comunque, pensò, ne era valsa la pena, inutile e orrendo senso di colpa compreso. Guardando tutti i suoi amici riuniti lì, intorno a quella tavola, che vociavano uno sopra all'altro, col suo cagnolino che grato gli riempiva il braccio di bacini, Taehyung era sicuro che le cose non potevano andargli meglio.

In fondo, la tranquillità era sopravvalutata.

 

 

 

 

 

 

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C'era una cosa però che in quei giorni Taehyung aveva decisamente sottovalutato. Il giorno dell'esame d'inglese era ufficialmente arrivato e lui, dopo sette giorni, ancora non aveva capito una sola parola scritta in quel dannato libro. Namjoon hyung, poi, non era riuscito a mantenere tutti i giorni la promessa. Non che glie ne facesse una colpa, in fondo era stato decisamente impegnato in quel periodo. Tra il nuovo lavoro e il tentativo di rallentamento del trasloco dell'amico, di tempo da dedicare a lui ne aveva sacrificato. Comunque, un pochino l'aveva aiutato; almeno adesso non avrebbe fatto una scena completamente muta.

Era tardi, mancavano solo due ore all'inizio della prova e lui doveva ancora portare Donut a fare la sua piccola passeggiata del primo pomeriggio. Aveva chiesto agli altri se potevano dargli una mano ma non aveva avuto molto successo. Jungkook e Jimin erano già usciti per andare insieme al canile, Jin hyung e Namjoon hyung gli avevano detto che doveva imparare a gestire meglio i suoi impegni da solo (i patti per avere il cane in fondo erano quelli), Hoseok hyung era al lavoro e Yoongi hyung gli aveva riso in faccia. Si era ritrovato quindi a dover fare le cose di corsa, prendendo distrattamente collare e guinzaglio con una mano e il cagnolino con l'altra, portandolo all'interno dell'ascensore. Solo quando fu all'interno si permise di lasciarlo a terra, nel tentativo di mettergli il suo collare turchese. Maledì il nulla, però, quando l'ascensore si fermò al terzo piano. Pensò per un attimo che lo hyung che si era rifiutato di aiutarlo ora volesse pure fargli perdere tempo. Si ricredette, però, quando le porte si aprirono di fronte ad un ragazzo -Tae avrebbe potuto giurare avesse circa la sua età, forse un pochino più giovane- a dir poco appariscente. Aveva i capelli azzurri e ok, i suoi erano viola, ma almeno non andava in giro all'interno di un condominio con degli enormi occhiali da sole in stile diva di Hollywood. Ripensando però al fatto che comunque lui l'aveva fatto col pigiama e le pantofole a forma di coniglio, probabilmente non si sarebbe mai dovuto permettere di giudicare. Si mise da una parte, per fargli spazio e permettergli di entrare liberamente e velocemente. Quando però questo fece un passo in avanti, la punta di una delle sue All Star rosse si incastrò nella fessura delle porte scorrevoli. Il ragazzo ovviamente inciampò, cadendogli letteralmente ai piedi. Taehyung non fece in tempo a muovere un muscolo per correre in suo soccorso che questo si era già rimesso in piedi, girandosi dalla parte opposta a testa bassa "Ti prego, dì che non hai visto niente"

Con gli occhi ancora sgranati, ora più per l'assurdità della richiesta che per lo spavento, non poté fare a meno di rispondere "Solo se mi assicuri di non esserti fatto nulla"

"No, il mio amor proprio oramai è abituato alle figuracce che faccio di fronte ai ragazzi carini" e a quelle parole vide le sue orecchie tingersi completamente di rosso, creando un contrasto evidente con la sua carnagione scura e i suoi capelli colorati "E adesso ne ho fatta un'altra"

Sforzandosi in tutti i modi di non ridere, Taehyung si accorse che i suoi enormi occhiali erano caduti a terra e che lì erano rimasti. Si abbassò per raccoglierli, riprendendo poi anche Donut in braccio "Riprendi questi, rischi di perderli altrimenti"

A quelle parole il ragazzo si girò verso di lui, permettendogli così di guardarlo negli occhi per la prima volta. C'era qualcosa, nel suo viso, di tremendamente familiare e allo stesso tempo di nuovo. Qualcosa di diverso, che attirò Tae in un baleno. Solo in quel momento riuscì a capire le parole usate dal suo amico quando, tra le loro iniziali confidenze, gli aveva detto "La prima volta che i nostri sguardi si sono incrociati ho capito di voler Jungkookie nella mia vita".

Rimase immobile, non sapendo cosa fare o cosa dire -e mai una cosa del genere gli era successa, nemmeno con Jimin- guardandolo allungare una mano verso la sua, quella che stava ancora stringendo i suoi occhiali. Il ragazzo, invece, sembrò notare solo in quel momento anche la presenza del cagnolino "E' bellissimo"

Si avvicinò, senza smettere di guardare lo sconosciuto, approfittando della scusa che gli si era presentata "Si chiama Donut". Il ragazzo allora riportò lo sguardo sul suo, mozzandogli per un attimo il respiro e chiedendogli il permesso di accarezzare il suo bambino. Taehyung annuì freneticamente, sorridendo, e fu così che passarono gli ultimi secondi di discesa dell'ascensore. Quando poi arrivarono al pian terreno, il ragazzo dai capelli celesti uscì per primo, guardando bene dove stesse mettendo i piedi, e poi, si fermò goffamente, aspettando che uscissero anche loro.

"Quindi... Anche tu abiti qui?"

Annuì di nuovo, sentendosi un po' scemo. Dopo aver fatto mente locale, si decise a rispondere in maniera più consona "All'ultimo piano"

"Oh grande! Io mi sono appena stabilito al terzo piano. E' l'appartamento di mio fratello, l'ho raggiunto perché tra poco inizierò ad andare al college"

"Oh sì, grande! Al terzo piano ci capito spesso, ci abitano anche due miei amici!"

Il ragazzo allora gli sorrise, mostrandogli quanto in realtà, nonostante quei tocchi un po' esagerati che attiravano troppo l'attenzione, il suo viso fosse adorabile.

"Allora ci rivediamo in giro sicuramente!"

E dopo aver detto quelle ultime parole lo salutò con la mano, per poi guardarla e alzare gli occhi al cielo, come se avesse appena pensato quanto fosse stato ridicolo quel gesto. Taehyung, d'altronde, pensò di essere stato lui, quello stupido. Non era neanche riuscito a chiedergli come si chiamasse. Poco male, si disse. Da quel giorno in poi sarebbe passato a casa di Yoongi e Hoseok molto più spesso.

Rimettendo Donut a terra e iniziando a camminare, controllò l'orario. Si era fatto decisamente tardi, non aveva più molto tempo a disposizione per poter fare tutto quanto. Senza contare il fatto che adesso una chioma azzurra e un carinissimo sorriso non l'avrebbero fatto più concentrare un granché durante l'esame. Ma, come il suo migliore amico gli aveva detto una volta, non tutti i mali venivano per nuocere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E' un po' che sto fissando la questa pagina in cerca delle parole giuste da dire. Vi dirò, nonostante il magone al pensiero di dover cliccare quel "Completa" per lo stato della storia (cosa che avrò già fatto quando voi leggerete tutto ciò, argh), non mi sento affatto triste o in vena di sdolcinati piagnucolii -non ora, ho già dato nel pomeriggio.
Non è mia intenzione quindi fare la melodrammatica come a mio solito. In realtà non lo è mai stata, ma essendo una fan del "complichiamoci la vita da soli" non ho potuto farne a meno *cade*

Sei mesi. Venerdì 29 Gennaio ho pubblicato il prologo di questa storiella, con una sola manciata di capitoli pronti e senza avere la minima idea di cosa ne sarebbe poi uscito fuori. Non avrei mai creduto di arrivare ad oggi, Venerdì 29 Luglio, e di scrivere le mie ultime note per The Loft. Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere, non di arrivare al ventesimo capitolo, di avere tutto questo sostegno da parte vostra o di affezionarmi così tanto a questi miei personaggi. Non ci avrei mai nemmeno sperato. Insomma, questa storia è semplicemente il frutto dei miei vaneggiamenti e del mio essere una Telefilm Addicted! E' anche vero, però, che è nata perché avevo bisogno di una distrazione, di qualcosa che mi aiutasse a non pensare troppo e devo dire che ha centrato il bersaglio in pieno. Sarebbe impossibile per me non volerle bene.

Comunque. Su questo capitolo in particolare non so quante cose ci siano da dire. Sicuramente non a tutti sarà piaciuto il mio espediente, ma il dare poco spessore al personaggio di Tae all'inizio è stato un modo per far capire che è sempre stato lui, in realtà, a rendersi un personaggio secondario. Lui è il personaggio più fanfictionesco della storia ai miei occhi. Non so quante persone al mondo siano davvero disposte a farsi da parte in qualsiasi occasione per pura bontà d'animo. Comunque, anche lui come tutti gli altri "storici coinquilini" di questo Loft è riuscito ad andare oltre il suo solito atteggiamento e capire che, a volte, fare qualcosa per se stessi non deve essere per forza un male per gli altri.

Per quanto riguarda l'ultimissima scena, sappiate che questo ragazzetto dai capelli celesti ha effettivamente un'identità e che è anche vero che almeno un pochino col nostro TaeTae lo shippo. Ho voluto mantenere il suo nome segreto però perché questa è una cosa tra me ed un'altra persona. Chiamiamola questione di famiglia xD
Ovviamente, se qualcuno volesse sapere qualcosa in più può liberamente chiedere ;)

Ora, per concludere voglio ringraziare tutti, ognuno di voi, un'ultima volta Non solo chi ha dedicato una parte del suo tempo per lasciare una recensione ai miei scleri, ma anche chi ha letto e seguito silenziosamente questa storia, chi mi ha dato fiducia e chi è riuscito ad arrivare sin qui. Seriamente, ma come avete fatto? xD

In particolare, stasera devo e voglio ringraziare in particolare _ez_ (omg finalmente posso citarti) perché mi ha sempre aiutata ed ascoltata, è stata fantastica. In più, vorrei invitarvi tutti a leggere la sua bellissima storia, "Rebus". Non che abbia bisogno della mia pubblicità *cade* sicuramente vi sarete già accorti tutti quanti di quanto sia brava :D

 
Va beh, adesso basta però. Le note stanno diventando più lunghe del capitolo, non mi pare il caso di aggiungere altro. Non volevo fare la sdolcinata e invece mi ritrovo a spargere ammore e polvere di fata ovunque xD

*cerca imbarazzata un modo per sfuggire alla tristezza che incombe*

 

Buonanotte a tutti quanti
Grazie ancora, di cuore

YoongiYah

   
 
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