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Autore: Spartaco    30/07/2016    2 recensioni
[Quinta Classificatat al 'Lucky Star Contest' indetto da BlackIceCrystal sul forum di efp]
Mini Alternative Universe su Helen e Denev in una mattina come tante altre, tra incomprensioni e piccole sorprese, caffè, camicie non sempre al loro posto e una buona dose di alchimia.
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Denev, Helen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Helen, hai visto la mia camicia per caso? –

Denev entrò in cucina con un’aria leggermente esasperata, lei, che era una perfezionista fino al midollo e nell’armadio aveva i vestiti ordinati per stagione, colore e dimensione. Era semplicemente impossibile che non trovasse una camicia.

Helen era dall’altra parte della stanza, con una tazza di caffè inclinata in mano e la moka ancora sul fuoco.

- No? – rispose con voce fintamente innocente.

Denev la trapassò con lo sguardo, prima di tornare alla carica – E quella? –

L’altra ragazza, che aveva dei capelli biondi lisci che le ricadevano davanti al volto, a parte un ciuffo trattenuto dietro l’orecchio destro, si guardò distrattamente addosso.
Le lunghe gambe erano nude e l’unico indumento che portava era un camicia bianca e lunga, quasi completamente sbottonata, che raggiungeva a malapena i fianchi.

- È una camicia – disse con mimata sorpresa.

Poteva già vedere i lineamenti della sua coinquilina contrarsi in un principio di rabbia, quando di solito era sempre così seria. Ma si divertiva troppo a esasperarla.

- È mia –

- Era nel guardaroba. Andiamo, come fai a dirlo? –

Helen non aveva intenzione di mollare così facilmente.

Denev sospirò. Sarebbe stata un’altra difficile giornata.

- Ti cade sulle spalle – fu il commento lapidario della sopracitata, che saggiamente decise di lasciar perdere e di tornare in camera a cercare qualcos’altro da mettere.

- Impossibile!! – fu la risposta scandalizzata di Helen che si precipitò davanti allo specchio a controllare. – Siamo praticamente alte uguali e abbiamo una corporatura identica! –

- Quasi identica – le giunse la risposta di Denev dall’altra stanza – Tu sei più stretta di spalle –

Helen continuò a scrutare lo specchio intensamente, avvicinando il volto al vetro come se in questo modo potesse ricevere risposta, quando qualcosa di duro le cadde in testa.

- Ahi! –

- Mangia, invece –

Guardò l’oggetto che l’aveva colpita e immediatamente sorrise, raccogliendo la mela e cominciando a sgranocchiarla rumorosamente.

Anche Denev sorrise, dandole le spalle e sorseggiando il caffè. Helen era una persona esagerata in tutto o, per meglio dire, era una persona che esagerava anche i più piccoli gesti ed emozioni. Se era felice, sorpresa, indignata, allegra, doveva mostrarlo.

Eppure mentre a molte altre persone questo suo lato dava fastidio, a Denev segretamente piaceva. A lei che era stato insegnato a non mostrare mai le proprie emozioni, a mantenere un volto impassibile in qualunque circostanza e che di rado si lasciava andare a un sorriso, trovava il modo di essere di Helen davvero fantastico. Speciale.

Ormai si conoscevano da parecchi anni: si erano trovate per caso come coinquiline, impegnate a seguire gli stessi corsi all’Università. Tuttavia erano in molti a chiedersi come due persone così diverse potessero andare tanto d’accorso e riuscire a sopportare di stare per più di dieci minuti insieme nella stessa stanza, e non accadeva di frequente che la prima a chiederselo fosse proprio Denev.

Helen era il suo completo opposto. Rumorosa, chiassosa, entusiasta, ottimista. Una persona che aveva voglia di vivere.

Denev dal canto suo era sempre stata più solitaria. Dalla morte della sorella e in parte per l’educazione ricevuta, aveva finito per chiudersi in se stessa e non gioire più della vita.

Era stata Helen a salvarla in quei giorni bui. A mostrarle come il sole splendesse ancora. Come il mondo non fosse finito.

E ora, dove c’era una, c’era anche l’altra.

L’ironia della vita.

 

 



Helen alzò un sopracciglio, sconcertata nel vedere Denev che, con l’espressione stoica di sempre, la raggiungeva in terrazza fregandole una sigaretta dal pacco e accendendola probabilmente con lo stesso accendino che usavano per i fornelli.

- Che stai facendo? -  chiese Helen come se la sua espressione esterrefatta non fosse stata abbastanza chiara.

Denev attese qualche istante prima di rispondere, sistemandosi con la schiena alla grata, osservando il muro e poi il cielo.

Helen era una fumatrice non accanita, ma abbastanza regolare e ricorrente. Secondo il  suo modesto parere la nicotina e la caffeina erano le uniche due cose al mondo, che riuscivano a darle abbastanza carica per affrontare una lunga giornata in ufficio.
E non solo a lei, vista la processione che ogni giorno si ripeteva davanti alla macchinetta del caffè al lavoro.

Al contrario Denev non aveva mai neanche solo sfiorato una sigaretta. Neanche di fronte agli insistenti tentativi di Helen, anche solo per provarne il sapore.


La bionda continuava ad osservarla in attesa, senza metterle fretta. La domanda era stata posta e sapeva che Denev le avrebbe risposto, con i suoi tempi. Esaustiva ma misurata, senza che alcuna parola fosse lasciata al caso.

I corti capelli di Denev furono scossi da una fredda folata e per un attimo s’incantò ad osservare i suoi lineamenti precisi e gli occhi chiarissimi.


- Se dobbiamo avere il cancro in due, tanto vale almeno fumare assieme – fu la sentenza impassibile, mentre prendeva un’altra boccata di fumo come se non avesse mai fatto altro in vita sua.

Helen spalancò la bocca per rispondere, per l’ennesima volta colta in contropiede dalla sua compare, salvo poi scoppiare a ridere e mollare sulla spalla di Denev un leggero pugno divertito.

Denev sorrise a sua volta, ricambiando con una spintarella, mentre il vento che sferzava il balcone sempre più forte s’innalzava verso il cielo plumbeo e minaccioso.


 

 

 

- Siamo in ritardo. Milia si arrabbierà – disse entrando in macchina.

- Nah, vedrai che riusciamo a farcela – ribatté Helen accendendo il motore, attaccando un attimo dopo la radio e alzando il volume.

Denev trattenne uno sbuffo. A parte la previsione fin troppo rosea, non era quel che si soleva dire un’amante della cosiddetta musica a palla.

Helen non perdeva mai un’occasione per romperle le scatole; aveva l’incredibile capacità di trovare ogni minimo, anche infimo, dettaglio che potesse darle fastidio e usarlo contro di lei.
Eppure, se Denev avesse dovuto esser completamente sincera con se stessa, e di certo in quel momento non lo era, avrebbe dovuto ammettere che in fondo tutto quello le piaceva.


E forse la canzone non era poi così male.


Probabilmente senza Helen che cantava a squarciagola il ritornello, meglio.

 

 

 

 

- Scusa capo, credevamo di farcela ma non avevamo tenuto conto del traffico –

Milia le osservò seria, prima di agitare la mano come per dire che non importava.

- Non fa niente Denev, per questa volta può andare. Ricordatevelo per la prossima –

Ringraziarono entrambe con un cenno del capo, avviandosi verso l’uscita quando la voce di Milia le bloccò nuovamente.

- A proposito Helen – chiese distrattamente mentre scrutava rapida alcuni fogli –

Come mai la camicia di Denev? –

 

Helen aprì la bocca come per rispondere salvo poi bloccarsi a mezz’aria e Milia sorridere in modo ambiguo come a voler intendere tutto e niente.

 

 

 

 

 

 

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Angolino dell’autore

Dunque, questa storia nasce come partecipante al contest di BlackIceCrystal sul forum di efp, anche se a dire un parametro non l’ho rispettato, quindi chissà xD.
Comunque l’ispirazione c’era, gli elementi dati dai promt anche e c’è da dire che queste due si prestano bene con qualsiasi cosa probabilmente xD
Due precisazioni invece: so che le Claymore sono praticamente uguali come ‘modello corporeo’, ma visto che Denev utilizza due spade ho pensato che avesse le spalle e i muscoli di esse più larghi rispetto ad Helen. Per il resto ho cercato di mantenermi in linea con l’originale.

E il titolo! Secondo le wikia in giro Denev(e) vorrebbe dire ‘della neve’ alias ‘of snow’ mentre Helen starebbe per scintillante: da una parte ho trovato scritto ‘sun ray’ ovvero raggio di sole, dall’altra luna e ho preferito il precedente, anche al plurale, perché può essere interpretato come una cosa più metaforica.

Detto questo spero che la apprezziate! E’ stato davvero molto divertente scriverla!

  
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