Serie TV > Hélène e i suoi amici
Segui la storia  |       
Autore: Magica Emy    30/07/2016    0 recensioni
Ricordate le vicende dei ragazzi di Hèléne e i suoi amici, simpatico telefilm andato in onda nell'ormai lontano 1995 per essere poi brutalmente interrotto solo poco tempo dopo? Bene, perchè in Francia invece non ha subìto alcuna interruzione bensì numerosi cambiamenti che lo hanno portato ad assomigliare a una specie di soap opera, con tanto di nuovi personaggi che mescolandosi agli storici si impegnano a vivere le proprie vite affrontando argomenti ben più seri di quelli a cui ci avevano abituati, poichè la storia continua 20 anni dopo. Attualmente in Francia sta andando in onda la settima stagione, ma gli attori son già pronti per l'ottava. Molte cose sono cambiate negli anni e questa fan fiction comincia proprio da qui... solo con qualcosa in più.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quando in quel tardo pomeriggio di sole Johanna tornò a casa dall’ufficio, trovò i suoi due accompagnatori intenti a riempire scatole e scatoloni di tutte le sue cose. Era bello vedere come si erano dati da fare per lei, lavorando senza tregua pur di finire nel minor tempo possibile, ma così era decisamente troppo.

- Ehi, voi due – esclamò con un sorriso, cercando di attirare la loro attenzione mentre sistemava il passeggino nell’unico angolo non ancora ingombro della sala da pranzo che era riuscita a trovare – dovreste fermarvi un attimo, sarete esausti. Specialmente tu, Christian, non mi piace che ti affatichi così tanto.

Gli uomini si lanciarono uno sguardo complice, scuotendo la testa all’unisono. Avevano persino saltato il pranzo pur di terminare al più presto di svuotare tutti i mobili della casa, non sarebbe certo stata un po’ di stanchezza in più a fermarli.

- Guarda che sto bene, Johanna. Non preoccuparti.

Lei gli lanciò un’occhiatacia torva.

- Come sarebbe a dire “non preoccuparti?” C’è forse bisogno che ti ricordi che hai avuto un infarto, e che non è successo nemmeno troppo tempo fa?

Replicò punta sul vivo, ottenendo in risposta solo una semplice, incurante alzata di spalle che le fece sgranare gli occhi, lasciandola interdetta.

- Christian…

- Amore, mi sento benissimo – ripetè lui, interrrompendola – anzi, sai cosa faccio adesso? Te lo dimostro, così la smetterai di tormentarmi una volta per tutte con questa stupida storia. Ecco qui.

E fece per caricarsi in spalla una consunta e massiccia cassapanca in legno che aveva l’aria di essere davvero molto pesante, ma prima ancora che Johanna potesse fermarlo in qualche modo questa crollò rovinosamente a terra, facendo un gran fracasso e  rovesciando così il suo contenuto sul pavimento sotto gli occhi esterrefatti dello stesso Christian, che non riusciva proprio a capacitarsi di cosa fosse successo.

- Ti giuro che non ho fatto niente, il fondo si è semplicemente staccato ed è venuto giù da solo.

Si giustificò ma lei lo zittì con un eloquente gesto della mano, alzando gli occhi al cielo, impaziente.

- Lo so, e se tu mi avessi lasciato parlare invece di essere così precipitoso come al tuo solito forse ora non ci troveremmo in questa situazione. Stavo appunto per dirti che quella cassapanca è molto vecchia e già rotta, e che quindi andava solo trascinata. Non certo sollevata. Accidenti, che disastro.

Disse, chinandosi a raccogliere uno per uno gli oggetti caduti.

- Lascia, ci penso io – intervenne l’uomo, chinandosi a sua volta vicino a lei per aiutarla – mi dispiace. Te ne comprerò un’altra e sarà molto più bella e resistente di questa, così potrai metterci dentro tutte queste…ehm, strane cianfrusaglie.

- Non sono affatto delle cianfrusaglie, ma tutti i miei ricordi di bambina. Li conservavo qui dentro per non perderli mai, ma è passato talmente tanto tempo che ne avevo quasi dimenticato l’esistenza. Oh, guarda qui cos’ho trovato, il mio braccialetto di conchiglie! Me lo regalò mio padre per il mio sesto compleanno, ero così orgogliosa di andarmene in giro con questo al polso! Che ne dici amore mio, ti piace?

Aggiunse poi rivolta alla bambina, che ora pareva fissare meravigliata e con le braccine tese il minuscolo e sconosciuto oggetto offertole dalla madre.

- Beh, immagino che dovremmo aspettare che tu cresca un altro po’ prima di poterlo indossare, ma quando lo farai assomiglierai sicuramente a una vera principessa.

Sfiorò la sua piccola fronte con un bacio per poi tornare a occuparsi di ciò che stava facendo e, d’un tratto, qualcosa vicino a lei catturò tutta la sua attenzione. La sua espressione parve mutare lentamente mentre lo prendeva con delicatezza tra le mani, facendosi via via più triste e nostalgica.

- Il mio bambolotto vestito di giallo – sussurrò con voce rotta – ecco dov’era finito.

A quelle parole Christian sussultò e Nicolas si fece più vicino, chinandosi sul pavimento in mezzo a loro.

- Non credete che assomigli davvero tanto a Shane? – la sentirono continuare, e avrebbero tanto voluto dire qualcosa ma un improvviso, fastidioso nodo in gola impedì loro di farlo. Il dolore tornò a farsi sentire, bruciando i loro cuori e attanagliando le loro anime in un’incessante tormento – Ha esattamente quell’espressione dolcemente imbronciata che era solito assumere ogni volta che cercavo di farlo mangiare.

Si interruppe di colpo, chiudendosi a lungo in un’ostinato silenzio prima di decidersi a riprendere a parlare.

- Avrei dovuto capire subito che qualcosa in lui non andava, ma ero troppo impegnata a pensare ad altro per dare alla cosa la dovuta importanza…

- Ehi - la interruppe a quel punto Christian, avvicinandosi di più per abbracciarla da dietro – non è colpa tua. Non devi nemmeno pensarlo.

Gli occhi le si riempirono di lacrime mentre lo ascoltava parlare, ma le sue braccia strette attorno alla sua vita e il calore del suo corpo servirono ben presto a tranquillizzarla un po’, permettendole così di tornare lucida.

- Forse, se lo avessi ritrovato per tempo avrei potuto regalarglielo. Ora invece è troppo tardi.

- No, non lo è.

Mormorò Nicolas, sfiorandole una spalla in segno di conforto e lei incrociò il suo sguardo solidale, grata dell’affetto dimostratole fino a quel momento.

- No, infatti – aggiunse Christian, baciandola sui capelli – lo lasceremo sulla sua tomba quando torneremo a trovarlo, sono sicuro che ne sarà felice.

La donna annuì asciugandosi gli occhi bagnati di pianto, poi sorrise ai due uomini, invitandoli a mettere al più presto qualcosa nello stomaco se non volevano svenire dalla fame.

- Andiamo tutti, allora. Ho giusto una voglia matta di assaggiare qualche piatto tipico di questo posto.

Propose Christian ma Johanna ricusò l’invito, spiegando loro che non aveva certo saltato il pranzo e che in ufficio, felici per il suo ritorno e per l’atteso arrivo della bambina l’avevano letteralmente sommersa di dolci e pasticcini di ogni genere.

- Sono piena come un uovo – concluse quindi – non potrei più mandar giù neppure uno spillo, perciò penso che me ne resterò qui tranquilla a raccogliere le mie “cianfrusaglie”. Voi, però, andate pure. Vi aspetto.

- Ecco, io… - esitò il compagno, guardandola corrucciato – non mi va di lasciarti qui da sola.

- Non preoccuparti, mon Cri Cri, sto bene. E poi non sono certo da sola, c’è Hope con me.

Entrambi lanciarono una rapida occhiata alla loro figlioletta, ormai profondamente addormentata nel suo comodo passeggino e alla fine Christian annuì, restituendole il sorriso.

- Bene. Sentito, mon Cri Cri? È tutto a posto, andiamo a mangiare e torniamo subito!

Si intromise a quel punto Nicolas, prendendo bonariamente in giro l’amico e trascinandolo via con sé prima che potesse ancora replicare in qualche modo. Johanna, divertita li seguì allontanarsi con lo sguardo, stringendosi lentamente nelle spalle.

I giorni che seguirono furono molto frenetici per i tre amici e tra il camion dei traslochi, che portò via gran parte della mobilia per conservarla all’interno del capiente magazzino preso apposta in affitto, la pulizia della casa ( di cui Christian e Nicolas si occuparono con una devozione degna di due brave donnicciole ligie al dovere, come li aveva giocosamente soprannominati Johanna) e l’agenzia da contattare affinchè ne seguisse la successiva messa in vendita (cosa di cui preferì occuparsi la stessa Johanna, visto che nessuno dei suoi accompagnatori parlava una parola di inglese) il momento di far ritorno a Parigi arrivò prima ancora che potessero rendersene conto. Quella mattina l’americana sfiorò ogni angolo ormai vuoto di quella che per tanto tempo era stata la sua dimora, salutandola così per l’ultima volta  e stringendo di più a sé la piccola Hope ogni volta che sentiva le lacrime prendere il sopravvento su di lei, annebbiandole la vista e confondendole le idee. Aveva trascorso dei momenti meravigliosi tra quelle splendide, seppur dolorose mura che ormai si preparava a lasciare, conscia del fatto che, nonostante tutto ciò che era accaduto lì dentro, ne avrebbe comunque conservato per sempre il ricordo.

Atterrarono a Parigi parecchie ore dopo, e nonostante il fuso orario e la stanchezza che si portavano addosso non rinunciarono a fermarsi nuovamente sulla tomba di Shane. Qui Johanna aveva finalmente depositato la sua bambola preferita, pregando a lungo per il suo bambino e piangendo tutte le sue lacrime mentre Christian le stringeva forte la mano prima di avviarsi silenziosamente insieme verso casa, dove Hèléne li aveva accolti organizzando una bellissima cena in loro onore. Una serata tranquilla che i numerosi commensali parvero gradire molto e che, prima ancora della fine, riservò a tutti un’inaspettata, quanto piacevole sorpresa. Dopo aver servito il dolce, infatti, la stessa padrona di casa aveva innalzato il calice, invitando gli amici a fare lo stesso e dedicando la serata a Johanna e al coraggio che aveva dimostrato di avere nell’affrontare le numerose avversità che la vita le aveva riservato ma dalle quali, nonostante tutto era uscita a testa alta, dimostrando così ancora una volta di essere la splendida e speciale guerriera che in quegli anni trascorsi insieme aveva imparato a conoscere e amare. Una guerriera a cui era molto affezionata, e che avrebbe sempre avuto un posto speciale nel suo cuore.

Quelle parole sentite commossero tutti, specialmente Johanna fino alle lacrime e le due amiche si scambiarono un lungo sguardo d’intesa prima che la donna riprendesse la parola, mostrando stavolta una strana apprensione nella voce che finì per incuriosire non poco i presenti, che a quel punto sembravano pendere letteralmente dalle sue labbra.

- In verità c’è un altro motivo per il quale ho voluto riunirvi tutti qui, affinchè siate testimoni di ciò che sto per dire e che è frutto di vari, dolorosi tentennamenti che, ora lo so, non avrei mai dovuto dimostrare di avere. Questa sera vorrei chiedere scusa a una persona altrettanto speciale e molto, molto importante per me. Una persona che mi è sempre stata vicina nel bene e nel male e di cui, forse dannatamente tardi mi sono accorta di non riuscire più a fare a meno, e che mi manca come l’aria che respiro. Quella persona sei tu, Nicolas. Perdonami per essere stata così stupida da non riuscire a superare prima le mie paure, ma adesso conosco bene i miei sentimenti. Adesso sono qui e, se vorrai, sono pronta ad accoglierti nella mia vita. Perché ti amo, ti amo da morire e l’unica cosa di cui sono assolutamente sicura è che non voglio mai più passare un solo minuto lontana da te.

 Quella plateale dichiarazione d’amore che lasciò gli amici a bocca aperta non risultò  certo indifferente a Nicolas, che dopo l’iniziale momento di smarrimento si rialzò di scatto dalla sedia sulla quale era seduto per correre verso di lei e stringerla in un forte abbraccio, che fece esplodere un allegro scroscio di applausi intorno a loro.

 

- Ti amo tanto anch’io, Hèléne.

Mormorò prima che le loro labbra si unissero in un lungo bacio chiarificatore. Un bacio nuovo e carico di aspettative che ben presto servì a dissipare ogni ombra tra loro, riempiendoli di felicità. Fu allora che Benedicte fece tintinnare il suo bicchiere, attirando su di sè l’attenzione generale.

- Bene – disse, risoluta – visto che siamo in vena di confessioni, anch’io avrei un annuncio da fare. Io e Josè aspettiamo un bambino!

E giù di nuovo con applausi e abbracci a festeggiare quel gioioso evento che presto, molto presto avrebbe allargato la grande famiglia che già insieme formavano, aprendo così un nuovo capitolo delle loro vite.

Fine.  

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Hélène e i suoi amici / Vai alla pagina dell'autore: Magica Emy