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Autore: Jiyu_no_yume    30/07/2016    1 recensioni
Un sogno tanto ambito, uno sbaglio tanto sofferto.
Questo è quello che lega Natsu e Lucy il cui cuore è perso ormai da tempo.
Riusciranno i due a sanarsi le ferite? O scelte difficili porteranno ad un'inevitabile divisione?
Buonasera a tutti, eccomi tornata con una nuova nalu week anche quest'anno e sorpresa delle soprese... sarà una long! Sì, sono masochista e mi diverto a ricevere minacce :D ho molte storie in corso ma la cosa positiva c'è in fondo no? Le idee non mancano mai! In effetti non so come la cosa possa rassicurarvi... ma sorvoliamo u.u
Spero che la storia possa entusiasmarvi^^
Se vi va, date un'occhiata;)
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nalu week 2016
Bonus day: Awakening (Risveglio)
 
Capitolo 7…
 
 
Un anno, otto mesi e tredici giorni. Contava ogni ora che passava, ogni secondo sembrava strapparle qualcosa a poco a poco, assiderandola.
Era stato condannato, la famiglia Strauss aveva vinto e la piccola Liz non si era ancora svegliata, eppure Lucy era nuovamente lì, come aveva promesso a se stessa ciò che le sembravano secoli prima. Andare a trovarla sembrava l’unico modo per sopportare la sua mancanza, per farsi forza.
Mavis e Zeref le stavano vicino più che potevano, alla fine si disse davvero che quei due erano amici preziosi e quasi si sentì peggio, come poteva arrogarsi il diritto di venir consolata da loro che forse soffrivano più di tutti? Con quale coraggio?
- Debole come allora, anche adesso..- mormorò a se stessa scuotendo il capo e poggiando mollemente quei fiori bianchi sulla tomba
- Ciao Lisanna- la salutò con un sorriso inginocchiandosi al suo fianco
- Se non ricordo male sono i tuoi preferiti- annunciò indicando i fiori come se tramite quella piccola foto rovinata dal tempo potesse vederla realmente, anche se era impossibile Lucy si convinceva del contrario: Lisanna era così presente in mezzo a loro da esser viva in ogni cosa la ricordasse.
- La piccola Liz dorme ancora, sinceramente spero non si svegli..- mormorò abbassando il capo. Sapeva che era una cosa orribile da dire, tenerla in vita rubandole anni tramite quei marchingegni era assurdo e terribile, ma una volta svegliata quale sarebbe stata la sua vita? Quella di un padre accusato ingiustamente? Di una madre morta per una capricciosa vendetta? O quella di zii pronti a prender il comando sulle sue scelte privandole del gusto della libertà, delle esperienze, come avevano fatto con Lisanna? O peggio ancora, l’orfanotrofio! Si morse a sangue le labbra stringendo i pugni che teneva chiusi sul grembo, le unghie che si conficcavano nella carne alleviavano di poco quella sofferenza che avvertiva persino dentro il più remoto angolo del suo essere.
- Come hai fatto a sopportare tutto questo per tre lunghi anni?- piagnucolò raccogliendo le gambe al petto e stringendosi su se stessa, improvvisamente fragile ed esposta alle angherie del mondo
- Per di più con la gravidanza a cui pensare e quel sostegno che iniziava a mancarti. Non immagino neanche cosa ti dicessero i tuoi fratelli a quel tempo..- sussurrò placidamente affondando il viso sulle ginocchia per impedire alla pioggia di bagnarle le guance già minacciate di un pianto inesorabile e sommesso, silenzioso e riservato. Rimase in quella posizione per un’infinità di tempo, il silenzio attorno a lei acuiva ogni altro senso, ma mente e cuore erano troppo offuscati dal dolore per dar peso o attenzione a ciò che le capitava attorno.
Sussultò quando una mano le si posò sul capo, richiamandola e scompigliandole i capelli biondi ormai completamente fradici, si accorse solo dopo che la figura alle sue spalle la stesse riparando con un ombrello, ma anche dopo aver soffiato un rauco “grazie” non ne volle sapere di voltarsi e scoprirne l’identità e anche ella notò fosse opportuno lasciarle il suo tempo.
Il silenzio tornò sovrano, talvolta spezzato dallo scroscio della pioggia che andava diradandosi, Lucy non si girò mai, lo sguardo rimase puntato sul sorriso dell’albina di fronte a lei e ipotizzò che anche quella persona stesse contemplando quel sorriso. Dentro di sé pianse, Natsu avrebbe dato la sua vita per vedere quello stesso sorriso sul volto della figlia ma forse non ci sarebbe mai riuscito e Lucy pregò con tutto il cuore che Liz non si svegliasse fino al giorno in cui il rosato fosse stato libero. Lei però non era un’illusa, sapeva che era solo un sogno debole e sottile ciò a cui si aggrappava con tutta se stessa, che quella speranza non sarebbe bastata a renderlo realtà e mestamente sorrise lasciando che uno sbuffo uscisse dalle labbra dischiuse e screpolate.
Cosa le assicurava che una volta uscito lui sarebbe stato lo stesso? Quel tradimento da parte della legge non l’avrebbe aiutato, non l’avrebbe mai fatto. Era quello il mondo di cui si era tanto appassionata? Lucy non lo sapeva più, dentro il cuore però rimase sempre acceso quel desiderio di non arrendersi alle avversità, di non mollare. Solo che Lucy, ancora, non se n’era resa conto.
 
*^*
- Ma alla fine hai capito chi fosse o no?- le chiese Cana dall’altra parte del telefono con voce frettolosa e risolini di sottofondo, per Lucy non fu difficile comprendere che fosse in compagnia di un certo albino mostratosi molto dispettoso nonostante l’apparenza pacata e timida.
- No..- rispose Lucy con stanchezza, era appena tornata a casa da un altro giorno lavorativo e mai come in quei due anni gli era sembrato così duro il suo lavoro, le risultava pesante anche il solo respirare in quel luogo. Ogni cosa aveva perso colore dopo quella mattina. A partire dal suo lavoro fino alla sua intera esistenza. Quando si svegliava non capiva neanche più il motivo del perché si sforzasse a tener gli occhi aperti, ancora ed ancora.
- Poteva esser un malintenzionato!- sbottò la moretta rimproverando sottovoce il fidanzato che non la smetteva di importunarla, ma Lucy si sarebbe giocata una mano pur di scommettere che l’amica non fosse per niente infastidita, si sentì invidiosa di quei momenti che a lei erano stati ingiustamente portati via, ma ancora una volta s’impose di non pensarci aiutandosi col dolore fisico pur di distrare la mente, si limitò dunque a tirar le ciocche dei capelli che in un vizio continuava ad attorcigliare tra le dita
- Un malintenzionato? In un cimitero? Con quale coraggio uno dovrebbe andare in un cimitero per stuprare qualcuno?- rise la bionda scuotendo il capo come a scacciar l’assurdità appena detta
- Mai dire mai!- la riprese Cana complice, sentiva dal suo tono allegro che avesse un sorriso stampato sul volto ma se fosse dato per lei o per le attenzioni di Lyon a Lucy non era dato sapere.
- Certo certo- acconsentì fissando gli occhi sul soffitto della propria camera. Tutto era tornato com’era prima di averlo conosciuto, ma tutto sembrava diverso, così spento che Lucy si sentì sbiadita della sua stessa vita, finora aveva vissuto solo un’ombra di ciò che avrebbe potuto essere? O era solo la sua lontananza a farle quell’effetto? Lei non sapeva proprio darsi pace e più aumentavano le domande, più cresceva la voglia di vederlo. Ma sapeva che non poteva: osservarlo, parlargli, toccarlo per quei pochi minuti sapendo che dopo sarebbe tornato dietro quelle sbarre, così distante da lei impossibilitata a raggiungerlo.. non poteva, sarebbe stata un’autodistruzione, una ben peggiore di quella che stava vivendo in quel momento lasciandosi andare ad una vacua monotonia, opaca e soffocante.
- Oggi Mavis e Zeref vanno a trovarlo..- mormorò quasi supplicante alzandosi a sedere per sopportare meglio la stretta improvvisa e dolente al petto. Dall’altra parte della cornetta sentì solo il silenzio e capì che anche l’albino, preoccupato per lei, aveva deciso di deporre le armi e darle la libertà di sfogarsi, mentalmente lo ringraziò per quel riguardo che aveva nei suoi confronti, flebile riflesso dell’amore che covava verso la sua amica
- Dovresti unirti a loro, servirebbe ad entrambi- la incoraggiò Cana, ma Lucy negò col capo accorgendosi che quel semplice gesto non sarebbe bastato per una chiamata dalla durata breve
- No, ci farebbe solo male- pigolò in risposta allontanando l’apparecchio dall’orecchio e mettendo il vivavoce per poi buttarlo sul letto mentre si alzava per recuperar qualche vestito da indossare dopo una lunga doccia
- Peggio di così, non credo proprio- sospirò la castana e Lucy si morse il labbro inferiore indecisa su come controbattere. Cana forse aveva ragione, il vederlo anche per quei pochi minuti a disposizione le avrebbe alleviato ogni dolore, ma l’idea di dover tornare a casa dopo le riempiva il cuore di tristezza affogandola in quell’antro di sofferenza e malinconia.
- Me l’ha detto pure Mavis..- soffiò semplicemente afferrando un semplice vestito, era arrivata l’estate e fuori l’aria era calda ed umida: afosa e soffocante.
- Io e quella donna ci capiamo alla perfezione, ragioniamo con la stessa mente- la elogiò facendola sorridere appena
- No, non direi. Ma adoro entrambe- rispose l’avvocatessa mal celando quel riconoscente “grazie” che sembrava strariparle dal cuore. Le erano state vicine fin dal primo giorno in cui l’aveva conosciuto, mai avrebbe potuto immaginare che sarebbe andata a finire in quel modo, ma era felice del loro sostegno che non mancava mai come quello di Zeref e Lyon che le si erano fatti più vicini nonostante quel discreto distacco che non le dispiaceva affatto.
- Non dirlo neanche stupida- liquidò la faccenda Cana con uno sbuffo, sapeva leggerla meglio di chiunque altro e questo la stupiva, inteneriva ed inquietava ogni volta sempre di più
- Dai, vado a fare una doccia e poi serata disney, mi ci vuole proprio il lieto fine di una bella favola- proruppe entrando nel bagno ed aprendo il rubinetto per riempire la vasca
- Okay tesoro, qualsiasi cosa accada, telefonami e sono da te- la rassicurò con fare materno
- Grazie Cana, ma a interrompere nuovamente l’amplesso di Lyon non ci tengo affatto- esclamò venendo contagiata dalla risata di Cana e dagli sbuffi risentiti ed imbarazzati dell’albino
- Fidati che neanche lui ne sarebbe molto felice- l’appoggiò complice la bruna sotto i continui richiami del fidanzato stizzito di quelle pugnalate sul suo conto
- Ahia, credo che tu debba farti perdonare- rifletté Lucy acconciando i capelli in una crocchia disordinata pur di non bagnarli, dopo aver controllato la temperatura dell’acqua ed averla mischiata con un bagnoschiuma dal profumo dolce ma lieve
- Questo è sicuro- le rispose la voce di Lyon mentre i mormorii di Cana si sentivano a brevi scatti dalla cornetta
- Ah ah! Fermo lì, prima chiudi la chiamata e poi scopate, non ho nessuna intenzione di starvi a sentire… di nuovo!- strillò la bionda nascondendo un sorriso con un rossore lieve nel ricordare quell’episodio dai risvolti divertenti quanto imbarazzanti
- Va bene, ci sentiamo più tardi. Non trangugiare gelati su gelati per la depressione- la stuzzicò la voce di Cana ancora attutita ma più chiara rispetto a prima
- Non prometto nulla! Divertitevi- chiuse la chiamata la bionda sospirando risollevata, succedeva sempre quando stava con loro. Ma quel tormento si ripresentava ogni volta cogliendola impreparata ed illusa di quel momento di pace tanto agognato.
Sospirò immergendosi senza tante cerimonie nell’acqua bollente e schiumata e sentendosi una bambina si mise a giocare racchiudendo le mani a coppa ed immergendole nell’acqua per raccoglier quanta più schiuma possibile e soffiarla via osservando con un sorriso infantile quelle piccole bollicine che si distaccavano per la forza del suo soffio e che volavano lente fino a scoppiare.
Ma durò poco, quel gioco non l’aiutò a cacciar via le presenze oscure nel suo cuore, scelse dunque di poggiar il capo contro il bordo vasca e chiuder gli occhi provando a rilassarsi con l’intento di non uscir fin quando l’acqua non fosse divenuta tiepida.
E così fece, attese per una buona mezzoretta cercando di appisolarsi senza successo, impietosita da se stessa alla fine si decise ad uscire e dirigersi in camera con fare scocciato.
Ma quando il telefono squillò ogni suo buon proposito andò a farsi benedire.
- Pronto?- rispose sedendosi sul divano in salotto tastando i cuscini alla ricerca del telecomando per poter accendere la televisione.
- Lucy? Sono Mavis-
- Dimmi-
- Liz.. sta male..- piagnucolò la bionda facendola bloccare sul posto
- Come?- domandò con agitazione
- Non so nulla, Zeref è con i dottori, Liz è circondata da infermiere e gli Strauss..- pigolava con voce strascicata e tremula, prossima al pianto
- Arrivo- stabilì perentoria chiudendo la chiamata a quel “grazie” appena accennato.
Si alzò di scatto dal monile avviandosi nella sua camera per indossare le scarpe il più velocemente possibile, ogni cosa dentro di sé sembrava urlare a gran voce trapanandole orecchie e cuore.
Non poteva succedere, non avrebbe permesso a niente e nessuno di spegnerla, Liz aveva bisogno di vivere, di assaporare le poche cose belle che esistevano a quel mondo e lei avrebbe fatto di tutto per mostrargliele nel migliore dei modi accompagnandola passo dopo passo al suo fianco, perché niente avrebbe distrutto quel suo sogno. Nulla le avrebbe vietato di realizzarlo, lei l’aveva promesso.
Prese in fretta e furia la borsa senza controllare cosa vi fosse all’interno e chiudendosi la porta alle spalle dopo aver diligentemente preso le chiavi di casa, scese le scale a due a due aggrappandosi al corrimano per non cadere o inciampare dirigendosi poi a grandi falcate verso la macchina parcheggiata poco più in là e fregandosene di ogni regola od imposizione, accese il motore sfrecciando tra le strade ed ignorando quei clacson che le urlavano dietro le peggiori minacce, i più orribile degli insulti.
La mente le era andata in tilt, ogni cosa di lei sembrava indirizzarla verso quel maledetto ospedale, verso quella bambina su cui non aveva alcun diritto ma che desiderava accudire e strappare dalle mani da quegli zii che avevano rovinato lei e la sua famiglia.  
Non seppe con quale aiuto divino fosse arrivata sana e salva senza incappare in pattuglie di polizia o in un qualche pazzo che come lei non vedeva l’ora di arrivare alla meta, chi per un  motivo chi per un altro. Ma fu grata con tutta se stessa verso quell’entità ed entrò spedita verso l’edificio senza preoccuparsi di aver messo l’allarme nella macchina insicura anche se l’avesse chiusa o meno, ma poco le importava: la vista di una Mavis ricurva su se stessa le strinse il cuore e si avvicinò cauta alla sua figura stretta in quella sedia d’attesa
- Cosa è successo?- chiese inginocchiandosi a terra e posando la borsa affianco a sé per liberare le mani e poggiarle sulle gambe dell’amica
- Non lo so.. non lo so..- mormorava come un mantra troppo scossa per riuscir a parlare. Lucy la strinse forte a sé carezzandole il capo quando la sentì sfogarsi di ogni pena e dolore. Quanto aveva represso quel pianto? Quanto diamine era cretina per non essersene accorta?
Aumentò la presa quando un singulto più forte le scosse le spalle e Lucy sentì gli occhi bruciare nel vederla in quel modo, solo poco prima era da Natsu a dar lui il loro sostegno e adesso si caricava di quel peso immane che sembrava esser in grado di spezzarla una volta per tutte quanto niente era mai stato in grado di fare.
- Andrà tutto bene, te lo prometto- le sussurrò in un orecchio per tranquillizzarla e Mavis si limitò ad annuire mordendosi l’interno guancia pur di calmarsi e farsi forza. Zeref aveva bisogno di lei, non poteva permettersi di frignare a quel modo! Ma più si costringeva a fermarsi, più le lacrime le bruciavano gli occhi verdi riversandosi sulle gote rosse dal pianto.
- Starà bene, vedrai..- le mormorava Lucy all’orecchio con voce dolce e sicura, rassicurante come tante volte l’aveva sentita e si sentì meno sola, il peso sembrò venir spostato e quel senso di oppressione sparì del tutto quando la vide sorridere tra due calde lacrime che cercava di nascondere con foga e forza sfregiando il viso con le unghie
- Natsu.. voleva vederti- le rivelò Mavis tirando su col naso, districandosi dal suo abbraccio per poterla guardare negli occhi, le prese il volto tra le mani guardandola con tenerezza
- Lo porterò fuori di lì- assicurò Lucy non riuscendo a reprimere un singhiozzo
- Ne sono sicura- confermò Mavis poggiando la fronte contro la sua e sorridendo lasciando che le loro spalle potessero condividere lo stesso peso sostenendosi a vicenda.
Fu Zeref ad interrompere quel momento, avvicinatosi alle due con Mirajane al suo seguito ed un Elfman a sguardo basso, le informò di quanto accaduto e Lucy sospirò di sollievo abbracciando Mavis che rideva felice, libera e sollevata.
- Non è nulla di grave, ha reagito male ad una qualche percezione. Forse hanno sbagliato la dose di un farmaco ma comunque sia nessun pericolo, è tornata stabile- assicurò con un sorriso accennato, gli occhi stanchi di chi non dorme da tempo. Osservandolo in quello stato, Lucy, non poté impedirsi di stringerlo a sé e di farlo partecipe di quella felicità condivisa, dal canto suo il corvino non si oppose ricambiando la stretta ed affondando il viso nei suoi capelli biondi, nascondendo una lacrima sfuggita al suo controllo.
- Possiamo vederla?- s’informò subito l’avvocatessa dopo che anche l’ultima infermiera fosse uscita dalla stanza della piccola
- Uhm, dieci minuti. Una o due persona alla volta- permise allontanandosi l’attimo dopo
- Lu?- la chiamò Mavis, ma la ventottenne scosse il capo invogliandola ad entrare per prima insieme a Zeref ma l’occhiataccia della Strauss li fermò dal loro intento
- Dove pensate di andare?- s’intromise stizzita
- Da mia nipote- rispose prontamente il corvino indurendo lo sguardo
- È anche mia nipote! Ho il tuo stesso diritto- s’impuntò l’albina avvicinandoglisi minacciosa
- Prego- le fece spazio Zeref liberandole il passaggio per farla entrare
- Tu non vai?- si rivolse poi al fratello con tono apatico e freddo
- Non m’importa se prima o dopo- scosse il capo Elfman facendolo annuire; il silenzio calò nuovamente tra loro aumentando disagio e tensione.
Minuti dopo la figura di Mirajane si presentò a loro con gli occhi lucidi ed arrossati, un sorriso sulle labbra piene ed una mano sul cuore. Ignorandoli si avviò decisa all’uscita facendo cenno al fratello che lo avrebbe aspettato.
Zeref ne approfittò per entrare con Mavis e Lucy fu lasciata sola con Elfman.
- Ti ringrazio..- proruppe quest’ultimo facendola sussultare; Lucy si voltò verso di lui con sguardo sorpreso, senza emettere suono aspettò che lui le spiegasse
- Quel giorno.. al cimitero, grazie- aggiunse con sguardo basso; nel guardarlo a Lucy fece tanta tenerezza. Avevano sbagliato nel modo di agire, di pensare, ma lo avevano fatto per un amore pieno ed incontenibile: amavano Lisanna e allo stesso modo amavano Liz, non erano capricci, solo pentimento per non esser riusciti a salvarle capendo al tempo stesso che tutto sarebbe potuto andare diversamente se avessero trovato un punto d’incontro tempo addietro, o quanto meno se ci avessero provato. Ma era tardi, tardi per tutto, la fortuna di capirlo stavolta l’avevano avuta seppur a malincuore
- Dovrei esser io a ringraziarti- rispose Lucy tornando ad osservare la porta davanti a sé
- Non capisco- mormorò colpevole l’albino facendola sorridere lievemente. Che fosse anche lui una povera vittima degli eventi? Lucy si disse che lo erano tutti, nessuno escluso, quella era l’unica domanda a cui era in grado di rispondere con certezza.
- L’ombrello- chiarì poi, tornando in silenzio
- Mi dispiace per quello che è successo..- si scusò Elfman rompendo nuovamente il silenzio
- Quello che è successo è colpa vostra, mi stupirei se non vi dispiacesse almeno un po’- ribatté stizzita per poi mordersi un labbro e scusarsi mestamente
- Hai ragione, non scusarti, ma dispiace anche a noi. Dopo il verdetto.. abbiamo esultato, poi siamo andati da Elly e abbiamo pianto- rivelò con un sorriso dispiaciuto, tono disperato e rabbioso con se stesso e le loro scelte.
- Abbiamo rovinato la vita di Lisanna e la stiamo rovinando anche a lei..- si colpevolizzò stringendo i pugni tanto da far sbiancare le nocche pur di contenersi e non colpire il muro fino a farsi sanguinare i palmi. Lucy l’osservava in silenzio, non sapeva come controbattere perché quelli erano pensieri comuni, come poteva aiutarlo se lei stessa non riusciva a non odiarlo per tutto il male che indubbiamente avevano fatto?
- So quello che pensate di noi, è lo stesso che ci ripetiamo noi stessi ogni giorno.. Mira sembrerà dura, severa, malevola ma si è presa carico di ogni rancore ed odio pur di liberare me dai sensi di colpa.. l’abbiamo uccisa noi, ma per il dolore non siamo capaci di accettarlo e dar la colpa a lui era troppo facile visto il passato.. ci dispiace, non lo mostriamo, non lo diremo, ma lo pensiamo ogni giorno, ad ogni ora. Abbiamo privato Lisanna dall’amore sincero e profondo di un uomo ed ora stiamo togliendo ad Elly quello di un padre. Quando crescerà, cosa penserà di lui? Ingiustamente l’abbiamo costretta ad odiarlo. La verità è che ci rendevamo ciechi, Natsu è sempre tornato nonostante le nostre cattiverie, lui e Lisanna non si sono mai arresi e hanno ricominciato da zero ogni volta, lo stimavamo per questo e lo odiavamo perché non sapevamo come separarlo da Lisanna, avevamo paura che potesse coinvolgerla. Avevamo persino pensato che fosse cambiato dopo la gravidanza, ed eravamo disposti a riconsiderarlo, ma l’orgoglio è una brutta bestia e non siamo riusciti a porgergli la mano. L’abbiamo portato a rubare, a separarsi dalla sua famiglia che pian piano si allontanava da noi. Io e le mie sorelle siamo sempre stati uniti, dopo la morte dei miei non c’era un posto in cui non andavamo se non fossimo insieme. Lisanna era giovane, studiava, ma aveva avuto la forza ed il coraggio di trovare l’amore, di distaccarsi dalla nostra protezione eccessiva e noi invece di incoraggiarla le abbiamo tappato le ali portandola alla morte. Vi giuro che non volevamo..- si sfogò l’albino mettendo a nudo ogni sentimento represso che aveva nel cuore, ogni tormento, ogni paura, ogni pensiero. Per Lucy fu istintivo poggiargli una mano sulla spalla, invogliarlo ad alzar il viso per scontrar i loro occhi incrociando le sue iridi caramello così decise e sicure da alleviar quella vergogna che provava per ogni azione scelta e compiuta.
- L’avete fatto per amore e lo capisco, vi perdono- lo rassicurò sorridendogli con dolcezza e calore, osservando con tenerezza le lacrime dell’albino divenuto fragile sotto i suoi occhi.
- Grazie- le disse lui riconoscente e Lucy quasi urlò quando quelle braccia possenti l’attirarono a sé stringendola in un abbraccio spacca ossa che le vietò il respiro per qualche secondo.
L’avvocatessa si ritrovò a ridacchiare complice mentre gli picchiettava senza convinzione le braccia per farsi lasciare essendo impossibilitata anche nel toccar il terreno tanto era alto e forte l’uomo che la teneva fra le braccia.
- Lucy?- la richiamò Mavis sorpresa e solo allora Elfman si decise a lasciarla andare
- Ragazzi, vi lascio con lui, ha alcune cose da raccontarvi- proruppe la ventottenne con tono fermo e professionale che li stupì e disorientò al tempo stesso
- Come?- balbettò l’albino scambiandosi sguardi interdetti con i due
- So come rimediare tutto questo casino- spiegò Lucy prendendo lui le mani e stringendole tra le sue infondendogli sicurezza
- Davvero?- s’intromise Mira avvicinatasi e Lucy si voltò a guardarla sorridente annuendo con convinzione
- A te dispiace se entro io? Devo correre a far una cosa, non posso attendere- esclamò poi rivolgendosi ad Elfman che annuì semplicemente ancora smarrito da quel repentino cambio d’umore che in qualche modo lo divertì
- Grazie- si sentì dire frettolosamente mentre Lucy si fiondava nella stanza di Liz chiudendosi ogni cosa alle spalle. Ma quell’euforia conquistata andò sparendo pian piano ad ogni passo che la avvicinava a quel lettino divenuto odioso ai suoi occhi.
- Ciao piccola mia- la salutò affettuosa prendendo una sedia e sedendole accanto
- Ci hai fatto spaventare oggi lo sai?- le domandò con fare retorico prendendo tra le mani quella piccola manina che strinse forte tra le dita, solo allora si lasciò andare ad un sospiro di sollievo rilassando le spalle e lasciando che la tensione accumulata le scivolasse di dosso come acqua.
- Sono felice che tu stia bene, ma ti prego di resistere ancora un po’ qui dentro- mormorò con difficoltà, il cuore che le batteva lento nel petto sembrò accelerarsi quando quella stretta possessiva ed affettiva venne ricambiata con convinzione, seppur debolmente
- Mi piacerebbe guardarli, darei ogni cosa per vedere i tuoi occhi aprirsi e la tua bocca parlare, il tuo corpo rapportarsi col mondo, ma ti prego resisti ancora un po’, lui non sopporterebbe di averti lasciato anche in questo importante passo..-  spiegò dispiaciuta carezzandole i capelli albini con delicatezza e premura
- Te lo riporterò al più presto, te lo prometto- giurò con amore allungandosi per lasciarle un bacio sulla fronte
- Ti lascio a tuo zio, trattalo bene, la sua unica pecca è che ti ama troppo- le sussurrò con un sorriso. Ma durò poco quell’attimo di pace: semplicemente uscì lasciandosi dietro ogni certezza, un alone di labile speranza le colorava le iridi caramello facendole brillare di una nuova consapevolezza forgiata nel dolore, forte nel coraggio.
E mentre accendeva l’auto, sorpresa di averla trovata davvero dove l’aveva lasciata, la prima cosa a cui pensò fu Natsu ed al disperato bisogno che sentiva di vederlo.
*^*
- Lucy, non ci vediamo da una settimana, che significa “non puoi”?- la riprese stizzita la voce di Cana
- Non ho giocato e non lo sto facendo neanche adesso, rimandiamo a domani, non muore nessuno!- ribatté esausta la bionda
- Me lo ripeti da giorni, sono stanca di rimandare!- sbottò torvo l’amica facendole alzare gli occhi al cielo
- Okay, lo capisco, ma cerca di capire anche me, è la nostra ultima possibilità- cercò di farla calmare l’avvocatessa, ma la voce tesa della castana, quel tremolio nervoso le fece capire che non sarebbe bastato a salvaguardarla dalla sfuriata imminente
- È la tua ultima possibilità! Non pensi ad altro, ti stai consumando nel ricercarli! Non si faranno vivi lo vuoi capire? Ed anche se tu li ritrovassi, nulla li porterebbe a testimoniare, nulla! Non l’hanno fatto in passato, non lo faranno neanche a distanza di due anni! Mettitelo in testa, non puoi fare più niente- la rimproverò Cana con rabbia; erano passati altri tre mesi dal chiarimento con la famiglia Strauss, la sua preghiera sembrava esser ascoltata e la piccola Liz, di ormai sette anni, riposava ancora dormiente su quel letto di ospedale, in bilico tra la vita e la morte e Lucy non sapeva mai se esserne felice o soffrirne.
- Lo so che sei preoccupata per me, ti ringrazio, ma è la mia vita e se reputo di poter fare qualcosa per loro, non mi fermerò finché non ci sarò riuscita, che significhi perderti o meno- rispose dopo attimi di silenzio, il fiato bloccato in gola nell’attesa della risposta di Cana, le aveva dato un ultimatum a malincuore, nel profondo sperò che la sua migliore amica non la lasciasse sola, aveva troppo bisogno di lei per poter accettare una loro possibile separazione: era parte della sua famiglia, era troppo importante, la sorella che non aveva mai avuto e che non avrebbe mai potuto sostituire.
La sentì sospirare contro il telefono e il cuore le si fermò nel petto tanto era agitata. Il solo pensiero di perderla le faceva un male cane, ma aveva bisogno di lei quanto aveva bisogno di salvare Natsu da quella condanna ingiusta: era divenuta la sua unica ragione di vita.
- Tu sei pazza, una cretina con seri problemi mentali se solo pensi che io ti lasci sola in balia di sta situazione! Cancello l’appuntamento, ma venerdì sera ti voglio sotto casa mia con due cartoni di pizza, chiaro?- stabilì perentoria e Lucy quasi strillò di gioia tanto era felice di averla accanto.
- Signor sì signora!- annuì con un sorriso radioso che la fece ridacchiare complice
- Vedi che sono seria, se ti rifiuti vai incontro a guai molto seri- la minacciò la castana e Lucy acconsentì ancora prima di salutarla e riagganciare. Il cuore più leggero per quel chiarimento protratto per troppo tempo; osservandosi intorno, l’unica cosa che le venne in mente di fare in quel momento fu il tornare sulle sue carte, abbandonarsi ad esse e trovare al più presto la soluzione che l’avrebbe portata alla vittoria. Niente aveva più importanza.
- Miss Heartphilia, la signorina Strauss vorrebbe vederla- la richiamò però la voce di Levy alla porta destandola dai suoi intenti, sorpresa per quell’incontro inaspettato, le fece un segno d’assenso per invitarla ad entrare e si sentì a disagio nel veder la figura slanciata di Mira alla porta, un sorriso dai tratti dolci a contornarle il viso aggraziandolo.
- Scusa il poco preavviso- si annunciò avvicinandosi con fare elegante e deciso
- Figurati, prego accomodati- la invitò riscuotendosi e ricambiando quel sorriso con uno più lieve e teso. Dopo quell’incontro all’ospedale le cose tra le due famiglie si erano stabilizzate, nessun rancore tra le parte sembrava minacciare quel tentativo d’instaurare un legame per collaborare alla felicità comune, ma Lucy era comunque agitata nell’averla affianco. Aveva visto due volti, due personalità totalmente agli antipodi in una sola persona e ne era rimasta sconvolta, in un certo qual senso starle accanto la rendeva ancora inquieta e in allerta.
- Sarò breve, non mi sembra giusto toglierti troppo tempo- assicurò l’albina lanciando uno sguardo veloce alle carte ammassate sulla scrivania che l’avvocato cercava di nascondere con imbarazzo.
Per quei mesi non aveva fatto altro che lavorare su casi minori per portar avanti lo studio, ma il suo pensiero fisso era Natsu ed il modo per farlo uscire al più presto possibile.
- Ti ascolto- annuì Lucy con tono professionale sinceramente curiosa per quella visita inaspettata.
Vide Mirajane prendere un profondo respiro, stringere spasmodicamente tra le dita il manico della borsa ed abbassare il capo come sconvolta da una verità agghiacciante
- Sono stata io a chiamare il signor Cheney- rivelò con una punta di rammarico, il tono di voce così basso che Lucy faticò a sentirla, ma quelle parole la freddarono sul posto.
- Che cosa hai fatto?- si riscosse alzandosi di scatto e battendo i palmi sulla superficie dura in legno reprimendo un gemito per il colpo dato con troppa irruenza.
- Non doveva andare in quel modo..- gemette Mira stringendo gli occhi ed infossando il capo sulle spalle che tremavano per la paura ed il pianto che non si premurò di nascondere o fermare.
- E come doveva andare allora?- strepitò Lucy fuori di sé: le gote rosse di rabbia, gli occhi fiammeggianti d’ira, i pugni stretti dalle nocche bianche tant’era la forza con cui piantava le unghie nella carne
- Doveva solo spaventarla, non so neanch’io cos’è successo quel giorno- pianse la donna nascondendo il viso tra le mani mentre scuoteva il capo come a scacciar cattivi pensieri, le spalle piegate per la colpa che portavano addosso. Lucy avrebbe voluto intenerirsi, consolarla, dirle che forse non era del tutto colpa sua, che era il suo amore ad essere ossessivo, che fosse quello il vero sbaglio, ma le sembravano sentimenti così falsi, così sbagliati da provare per una persona del genere.
- Perché?- chiese solo con tono duro, più pacato ma dal timbro acido e giudizioso
- Avevo paura- ammise l’albina in un singhiozzo e Lucy si ritrovò a pensare che anche quel pianto penoso fosse solo una messinscena, ma s’impose di non pregiudicare i sentimenti altrui nonostante le apparenze. Voleva continuare a credere che anche Mira si fosse pentita come Elfman, che anche lei volesse ricominciare. Ed una parte di sé sapeva che era così, perché altrimenti la donna non avrebbe avuto motivo per andar da lei e togliersi quel peso dal petto. Ma era un piccola coscienza che le pungolava la mente debolmente: era troppo adombrata dal rancore, dalla delusione e dall’amarezza per poter essere ascoltata.
Rise sprezzante Lucy facendole bloccare il respiro, e tornò a sedersi cauta, cercando quell’autocontrollo che sentiva scivolarle di mano pian piano.
- Paura dici? Ridicolo- commentò semplicemente lasciando che il silenzio riverberasse su di loro riempiendo ogni cosa, non c’erano bisogno di parole questo lo sapevano entrambe ma erano come bloccate, non riuscivano a voltar le spalle all’altra.
- Avevo paura mettesse in pericolo Lisanna ed Elizabeth. Sapevo che per uscir prima dalla prigione, pur di non perder altro tempo e star con loro, si fosse fatto molti nemici. Lisanna nonostante tutto si fidava ancora di me, mi credeva invincibile, nulla sarebbe andato storto quando le ero accanto..- iniziò tirando su col naso sentendo la necessità di spiegarsi senza darsi una giustificazione.
- Chi c’era con lei quando lui andava a rovinarsi la vita?- sbottò poi risentita, ma deglutì a fatica mordendosi un labbro conscia di esser nel torto anche in quel caso, almeno in parte.
- Diversi giorni dopo che Natsu era uscito dal carcere… erano venuti a cercarla in casa nostra. Non sai quanto ho ringraziato il cielo quando non l’hanno trovata lì- continuò accettando di buon grado il fazzoletto che Lucy le aveva porto in un tacito accordo di tregua
- Hanno trovato me, mi hanno avvisata, mi hanno minacciata- la informò con tono lieve, ancora spaventato nel ricordare quei momenti. Il cuore di Lucy si strinse inesorabilmente.
- Lisanna aveva una figlia, non avrei mai potuto farle questo- aggiunse, gli occhi azzurri tornati nuovamente lucidi pieni di orrori non detti, di sensi di colpa non perdonati, di dolori mai sfogati.
- Dovevo salvare la mia famiglia!- esclamò con rabbia stringendosi le mani al petto per poi sospirare e passarsi una mano sul volto incapace di calmarsi
- Ho chiesto loro d’incontrarci. Insieme a Rogue c’erano anche altri due tipi, credo fossero gli uomini a cui hai fatto riferimento tu. Ho dato lui l’indirizzo di Natsu pregandoli di lasciarci stare, convincendoli che li avrei divisi e che tutto sarebbe andato come desiderato ambo le parti. Ma mi hanno ingannata.. quel giorno non so cosa sia successo, non lo sa nessuno.. ma a quanto pare Rogue aveva preferito ucciderlo moralmente invece che fisicamente ed oltre lui ha ucciso tutti noi..- finì con voce strascicata e flebile, carica di risentimento, di amarezza. Si colpevolizzava per la sua ingenuità, per quell’atto stupido dettato dall’istinto, da quell’insana sfiducia nella giustizia.
- Sei ancora in contatto con loro?- le chiese Lucy senza troppi giri di parole. Non aveva cuore in quel momento per potersi dispiacere, sapeva che probabilmente anche lei avrebbe agito alla stessa maniera.
- No- rispose Mira automaticamente come ad aspettarsi quella domanda
- Perché mi dici tutto questo?- s’informò Lucy poggiando le spalle allo schienale della poltrona cercando di rilassare i muscoli tesi
- Perché voglio che Elizabeth abbia suo padre accanto- affermò con una decisione tale che la fece vacillare
- Perché tutto questo solo adesso?- la interrogò esausta, senza prove una testimonianza poteva anche non esser presa sul serio e le loro prove consistevano in quei due malfamati che giravano chissà dove.
- Perché voglio aprire gli occhi Lucy, voglio smettere di soffrire, non riesco a vivere con queste colpe. So che facendo qualcosa per mia sorella, qualcosa di realmente buono, potrei discolparmi in qualche modo..- incespicò la donna con imbarazzo e titubanza.
“Aprire gli occhi” quella frase le rimbombava nella mente all’infinito.
Quante persone ancora dovevano svegliarsi da tutta quella situazione?
Il suo sguardo all’infine si addolcì, una tenerezza inspiegata le scaldò il petto facendole sospirare un sorriso appena accennato.
- E come vorresti fare?- s’incuriosì poggiando i gomiti sulla scrivania e sbilanciandosi su essi le si fece più vicina
- Ho un numero di telefono.. me l’hanno dato per metterci in contatto, non so se sia ancora valido.. ma potrebbe esser un punto di partenza, no?- rivelò a disagio, sperando dentro al cuore che quello bastasse per far anche solo un piccolo passo avanti.
- Chiamo l’agente Scarlett, non so quanto possa essere utile ma potrebbe rivelarsi una svolta- annuì Lucy rassicurandola, una punta di speranza a rallegrarle la voce.
- Erza? Si sono Lucy, ho bisogno di te-.
 
*^*
 
Il cuore le batteva impazzito nel petto mentre avanzava lenta e cauta tra quelle mura.
Alla fine si era decisa, si era fatta forza, aveva raccolto il coraggio a due mani ed era salita in macchina col cuore che le scalpitava nella gabbia toracica provocandole diversi brividi adrenalinici che la scuotevano dal petto fino alla punta dei piedi dandole la carica per avvicinarsi a lui passo passo. Non sapeva il motivo, sapeva solo che aveva bisogno di vederlo come aveva bisogno di respirare. I suoi ricordi andavano pian piano diradandosi col tempo e non riusciva ad accettar di non ricordare più i tratti del suo volto, non poteva pensar che bastasse così poco ad allontanarlo dalla mente nonostante fosse ancorato al suo cuore.
Prese un profondo respiro mentre accennava un sorriso quando la guardia che la precedeva si fece da parte per condurla da lui.
E fu quando i loro occhi s’incontrarono che il cuore smise di martoriarla concedendosi secondi di riposo infinito. I capelli rosati erano più lunghi di come li ricordava, gli occhi sembravano più stanchi, rassegnati, ma non perdevano quel brillio che l’aveva fatta innamorare.
Lucy non attese neanche che la guardia le desse il consenso di avvicinarsi, semplicemente si avvicinò a lui buttandosi tra le sue braccia che la strinsero con lo stesso ardore  di sempre.
Fu grata di sapere che anche quel calore non era sparito, che quella sensazione che le provocava non fosse svanita ma che fosse ancora lì: palpabile, eccitante, bella. Tremendamente e dolorosamente bella.
Solo allora si permise di piangere: ogni frustrazione, ogni sofferenza, ogni cosa le scivolò di dosso lasciandole solo un senso di pace e serenità, finalmente si sentiva a casa e scacciò con furore il pensiero che quel momento potesse durare solo pochi minuti, le sarebbe bastato.
- Pensavo non venissi più- la riprese la voce di Natsu il cui volto era affondato nell’incavo del suo collo a baciarle la pelle attutendone il tono chiaro in uno più rauco, ma Lucy scosse il capo stringendosi più a lui che di rimando l’avvicinò ancora di più a sé come se in quel gesto potesse unirli in un corpo solo, infonder entrambi in una sola essenza.
- Non avrei resistito oltre- mormorò piangente la bionda sorridendo contro il suo petto e facendo sorridere di rimando il rosato che si allontanò di poco per prenderle il viso tra le mani.
- Meglio tardi che mai, sempre un po’ tardiva eh- la beffeggiò sornione ma la bionda non aveva la forza di controbattere e si limitò solo ad annuire energicamente, quel sorriso solare che non ne voleva sapere di andar via dalle sue labbra, gli occhi costantemente lucidi promettevano un pianto infinito ma bastarono le carezze del rosato per rassicurarla e tenerla fuori da ogni male come risvegliarsi improvvisamente invincibile e sicura da ogni dolore.
- Ancora a perder tempo, hai intenzione di baciarmi o no?- borbottò Lucy con fare infantile incrociando le braccia al petto. Quanto le mancavano quelle labbra..
- Come comanda signor avvocato- la schernì Natsu abbassando il capo per baciarla.
Per Lucy fu come riprender fiato dopo una lunga corsa contro il tempo, si appigliò a quel bacio, alle sensazioni che le provocava sulla pelle e nel cuore in quel tumulto sempre presente, sempre ben accetto, sempre sconvolgente e sorprendente tanto da annebbiarle ogni altro senso.
Immerse le dita in quelle ciocche rosee, che da troppo non arricciava tra le dita, e sorrise quando la mano del rosato le scese lungo la schiena, a palmo aperto per spingerla meglio contro le sue braccia ed approfondire il bacio in un bisogno impellente di riconoscersi in quei tocchi, di capire quanto fossero cambiati in quei due anni di lontananza, quanto la presenza dell’altro fosse essenziale.
- Dove sei stata tutto questo tempo?- ansimò Natsu poggiando la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi per assaporar meglio quel momento che aveva desiderato tanto si realizzasse.
- Non lo so, ma adesso sono di nuovo sveglia- proruppe Lucy con sicurezza.
Aveva patito così tanto per trovar una soluzione senza accorgersi di quanto le fosse vicina, mai avrebbe pensato di rendersi così cieca davanti all’evidenza, solo adesso si riconosceva.
- Allora buongiorno- la salutò Natsu con un tiepido bacio a fior di labbra.
- Buongiorno- ricambiò Lucy ridacchiando e lasciandosi cullare.
 
*^*
- Lucy?- si stupì Mirajane vedendola fuori casa sua, come avesse trovato il suo indirizzo rimaneva un mistero.
- Ti andrebbe di fare quattro passi in questura?- le chiese portandosi le mani dietro la schiena stringendole tra loro.
- Per far cosa?- s’incuriosì l’albina al ché Lucy sospirò indicando con un cenno del capo l’agente alle sue spalle
- Oh..- mormorò la donna sorpresa
- Dobbiamo fare in fretta- le avvisò la rossa dall’altra parte della strada
- Si si, mi cambio ed arrivo- si affrettò a rispondere la Strauss rientrando in casa per poi uscirne minuti dopo
- Devo raccontarvi cosa è successo?- domandò titubante ma si calmò non appena Lucy le posò una mano sulla spalla, rassicurandola di non trovarsi sola
- No- la fermò l’agente Scarlett
- No?- domandò stranita, cosa ci faceva lì allora?
- Deve portarci al luogo dei vostri incontri- spiegò velocemente la rossa
- Oh.. uhm, okay- balbettò presa in contropiede; prendendo un profondo respiro si avvicinò al posto di guida per indicarle la strada.
- Sarà un viaggio lungo- sospirò ricevendo in risposta solo il silenzio a cui si adeguò in fretta spezzandolo solo per mostrare ad Erza quale vicolo intraprendere, quale curva evitare.
- Cosa avete intenzione di fare una volta arrivate lì?- s’informò dopo diverso tempo, sinceramente curiosa di quel giro probabilmente a vuoto.
- Indizi- fece spallucce la rossa con fare sicuro
- Dopo tutto questo tempo?- boccheggiò stordita, cosa pensavano di trovare in quel luogo abbandonato dal mondo?
- Abbiamo rintracciato il telefono da cui ti chiamava- le rivelarono facendole gelare il sangue nelle vene
- Ma c’è qualcosa che non va- aggiunse Erza storcendo il naso in una smorfia infastidita
- Cosa?- s’incuriosì l’albina
- Sembra si trovi in un locale aperto circa venti anni fa, è un ritrovo per studenti universitari tipo bed and breakfast. Mi sembra insolito che Cheney l’abbia lasciato lì- le spiegò Lucy in modo pratico e veloce facendola annuire in silenzio
- Manca poco- proruppe Mira scambiandosi un lungo sguardo eloquente con l’avvocatessa.
-  Alla prossima traversa svolta a destra, prosegui dritto per trecento metri e poi siamo arrivate- dichiarò riportando lo sguardo sull’asfalto che correva veloce sotto di loro dimezzando la distanza che le separava dal prossimo ostacolo da superare. Sarebbe davvero riuscita a mettere fine a quel casino? Sarebbe davvero riuscita a rimediare? A discolparsi? Non lo sapeva ed in quel momento si ritrovò a pensare che non le interessava, l’unica cosa importante erano sua nipote, Natsu ed il tener Elfman lontano da tutta quella storia.
- Il posto dovrebbe essere questo..- iniziò titubante Mira
- Ma quel locale prima non c’era.. ne sono sicura- aggiunse poi sotto lo sguardo stralunato delle due.
- E sia- stabilì perentoria la Scarlett prima di slacciare la cintura di sicurezza ed uscire dalla macchina subito seguita dalle due
- Dici che qui troveremo qualcosa?- s’informò cauto Lucy cercando di trattenere l’emozione
- Non ci resta che scoprirlo- asserì l’agente precedendole.
L’avvocatessa si voltò verso l’albina cercando il suo sguardo accertandosi che stesse bene e che non facesse sciocchezze che avrebbero potuto compromettere ogni cosa.
- Sei sicura?- le chiese guardinga e l’altra annuì piano prima di prender un profondo respiro e farle un vigoroso cenno del capo rimarcando le sue convinzioni; Lucy sorrise ed insieme entrarono.
- Benvenute- l’accolse la voce arzilla e pimpante di un simpatico vecchietto
- Salve- risposero in coro le tre donne prima che Erza le superasse per adempiere al suo lavoro
- Agente Erza Scarlett del dipartimento di polizia, mi scusi il poco preavviso ma è necessario per noi farle alcune domande- asserì pacata, i riflessi sempre pronti ed in allerta nel caso l’uomo volesse sfuggirle nonostante le sue condizioni aggravate dalla vecchiaia
- Oh..- esclamò quest’ultimo nascondendo ogni cenno di sorpresa o smarrimento, semplicemente annuì abbandonando il suo posto di receptionist per condurle in un luogo più appartato conscio di dover affrontare argomenti difficili
- Cosa vuole chiedermi?- s’informò invitandole a sedersi in quello che doveva esser il suo studio
- Conosceva Rogue Cheney e la sua gang?- andò dritta al punto la rossa
- No, mai sentiti- le rispose l’anziano senza distogliere lo sguardo dal suo che invece andò alla ricerca di quello delle due donne poste affianco a lei
- Eppure mi risulta che qui sia presente un oggetto appartenuto a lui- ribatté Erza cauta
- Intende questo?- le chiese il proprietario abbassandosi per cercar qualcosa sul cassetto della scrivania su cui era poggiato
- Come fa ad averlo?- gli domandò l’agente prendendo fra le mani il telefono nero e rigirandoselo tra le dita con fare incuriosito ed attento al minimo dettaglio
- L’hanno mandato per posta, non so perché- fece spallucce l’uomo liquidando la faccenda
- Se vuole può prenderlo- aggiunse poi tranquillo
- Grazie, ci è stato molto d’aiuto- fece Lucy grata alzandosi per dirigersi alla porta ed uscire
- Si, molto bello da parte sua. Senta, sa dirmi quando è stato inviato? No perché sulle carte risulta che questo locale esista e persista da venti lunghi anni ma qualcosa non quadra perché ho una ragionevole testimonianza che mi assicura che, cinque anni fa, questo luogo neanche esisteva- continuò la rossa con un ghigno sardonico facendolo sbiancare di colpo
- Lucy porta questo in questura, io qui ho da lavorare- la congedò poi la Scarlett facendola sorridere ed avviare decisa verso l’uscita
- Come farai a tornare?- le chiese Mira prima di seguire la bionda, Erza fece spallucce senza staccar gli occhi dal suo interlocutore improvvisamente agitato
- Un modo lo trovo sicuramente- la rassicurò ed anche se con fare interdetto, Mirajane, la lasciò al suo lavoro defilandosi alla svelta.
- Tornando a noi..-
- Le giuro che non è come pensa-.
 
*^*
- È impossibile da smontare, l’unica cosa che possiamo fare è accenderlo- sentenziò il corvino passando il telefono da una mano all’altra con noia
- E non lo può accendere adesso?- strepitò l’albina spazientita.
Erano passate due ore da quando erano arrivate in questura ma nessuno si era preso la briga di ascoltarle e quando le avevano invitate a porger loro i problemi che le affliggevano ecco che quell’incompetente se ne usciva con un banale commento per liquidarle!
- Certo- sbottò ironico quest’ultimo guadagnandosi un’occhiataccia intimidatoria da entrambe.
- Grazie- sibilò sprezzante l’albina incrociando le braccia al petto con fare nervoso picchiettando le dita sul gomito in attesa che quell’aggeggio si accendesse.
- Sembra ci sia un messaggio- annunciò l’agente Redfox aggrottando le sopracciglia confuso
- Mi faccia vedere- lo stupì l’avvocatessa rubandogli il telefono dalle mani aprendo il messaggio con le dita che le tremolavano per l’emozione
- È un semplice messaggio del gestore telefonico..- mormorò sconfitta l’albina passandosi una mano sul viso ad allontanare la frangia argentea dagli occhi stanchi e delusi, un buco nell’acqua..
- Magari sulla rubrica troviamo qualche numero ancora salvato..- tentò Lucy quella speranza che non accennava a spegnersi nonostante quella delusione del trovarsi ogni contatto cancellato le avesse pungolato il cuore come un arma a doppio taglio.
- Alla fine non è servito a nulla.. abbiamo solo fatto perdere tempo ad Erza..- bofonchiò mestamente, un sorriso amaro a deformarle le labbra. Era finita, ogni possibile traccia non l’avrebbe portata a niente..
- Erza? La mia collega?- s’intromise Gajeel passandosi una mano sulla nuca
- Prova nel registro chiamate- le consigliò animandola nuovamente come un candela sempre pronta ad accendersi senza mai stancarsi di esser spenta da un alito di vento troppo forte da contrastare.
- Cancellato anche questo- rise l’albina scuotendo il capo come a rimproverarsi
- Da qua- sbottò l’agente togliendo malamente l’oggetto dalla loro presa
- Almeno un account google l’avrà!- affermò sbuffando.
Le due donne gli furono dietro non appena lo videro posar il telefono sulla scrivania e smanettare il computer in una serie di codici che rese loro difficile il capir i suoi intenti.
Attesero diversi minuti osservando quello schermo riempirsi di scritte per poi aprirsi in un elenco di numeri e dati che si parò davanti ai loro occhi come acqua nel deserto.
- Ecco a voi- ghignò l’uomo, soddisfatto del suo lavoro
- Come ha fatto?- s’incuriosì Mira nascondendo la sua espressione di stupore dietro le dita
- Segreti del mestiere, è importante ricavar indizi da ogni possibile fonte, buona o meno che sia- spiegò facendo spallucce, era il suo lavoro infondo.
- Sono loro!- strillò Lucy indicando due contatti posti l’uno affianco all’altro come numeri contattati più frequentemente di altri
- Può rintracciarli?- gli chiese mordendosi un labbro per paura di cader nuovamente in fallo
- Certo!- esclamò Redfox con fare ovvio ed il sollievo la invase facendola sorridere di felicità.
- Agente la prego di scusarmi, devo affrettarmi ad andare in un posto- si defilò velocemente l’avvocatessa raccogliendo la sua borsa ed avvicinandosi a Mira per guardarla complice
- Se li trovate chiamami- le ordinò prima di salutarla frettolosamente; nella mente una sola meta riuscì a destarla da quell’euforia improvvisa. Sentiva di esser giunta ad un traguardo invisibile, avvertiva di esser vicina a quel riscatto che tanto agognava, percepiva quel sogno farsi più vivido in lei man mano che avanzava: direzione casa Fernandez.
Per un avvocato come lei, conoscere quella villetta doveva esser pressoché impossibile essendo così semplice e spoglia da sembrar la casa di una persona agiata che della vita prendeva le sfumature più belle senza mai sfruttarle a proprio compiacimento fino ad esaurirle; ed invece in quel piccolo quartiere tranquillo e quasi disabitato viveva il più famoso dei giudici penali della città: Sieglein Fernandez, lo stesso uomo che anni prima aveva subito un grave furto finito poi con una fiammata in grande stile ad incendiargli la casa che aveva fatto ricostruire mesi dopo grazie ad un denaroso risarcimento. Quella notizia aveva fatto così scalpore da finire su tutti i giornali e per lei, che di memoria ne aveva fin troppa, non fu difficile ricordar i particolari di quell’articolo che tanto l’aveva sconvolta tempo addietro.
Ritrovarsi dunque davanti al portone di quella casa non le sembrò così assurdo, men che meno lo fu il suonare insistentemente al citofono impaziente di render reale e concreto quel sogno tenuto troppo a lungo in un cassetto.
- Chi è?- sbottò la voce atona ed assonnata dell’uomo alla porta che adesso la guardava con un misto di sorpresa e indignazione
- Salve signor Giudice- lo salutò cordiale Lucy sorridendo sghemba
- Posso entrare?- gli chiese con fare cortese ignorando quel grugnito infastidito del padrone di casa intento a scostarsi per farla passare
- Cosa è venuta a fare?- le chiese senza troppi giri di parole mentre passava le dita sulla chioma bluastra per districarne le ciocche e sistemarle essendo sparate in aria per i suoi movimenti durante il sonno che quella donna aveva appena interrotto
- Sono qui per il caso Dragneel- asserì Lucy poggiando delicatamente la borsa su di una sedia cui posò pure il soprabito prima di sedersi comoda sul divano ignorando le buone maniere
- Prego accomodati- constatò infatti l’uomo con fare ironicamente stizzito, ma Lucy lo ignorò bellamente cercando di mantenere una facciata dura, sicura e credibile, dentro di sé non sapeva come controllar la gioia che l’aveva colta nel trovar quella via d’uscita dopo troppi giorni persi a camminar nel buio di quel tunnel intricato e senza fine.
- Il processo è già stato determinato, la causa è chiusa e le pratiche dell’incidente sono state archiviate, dove vuole andare a parare?- sbuffò sedendosi difronte a lei con fare scocciato di cui non ha nessuna voglia di perder tempo inutilmente
- Lei sa bene che quella pena è sbagliata ed infondata, ho le prove della sua innocenza- ribatté l’avvocatessa con stizza: quel comportamento disinteressato la innervosiva parecchio.
- Non cambia il fatto che la sentenza è stata decisa, non posso far più nulla- esclamò Sieglein con freddezza lavandosene le mani come se la cosa non lo riguardasse
- Davanti non ha una bambina che fa i capricci. Ha un avvocato che conosce i fatti e lei non può ignorarli con così tanto menefreghismo- proruppe Lucy accavallando le gambe, da adesso in poi il ruolo di predatrice spettava a lei
- E cosa pensa di fare?- s’informò l’uomo divertito da quell’insolenza, il ghigno della donna però lo fece vacillare: d’un colpo sembrava un’altra persona.
- Cosa penserà la gente di un giudice che volta le spalle ad un innocente? Che ignora delle prove che potrebbero scagionarlo?- gli domandò Lucy con fare retorico catturando finalmente la sua attenzione resa lampante nel modo in cui lo vide irrigidirsi sul polso e divenire pallido in volto
- Quelle prove potrebbero non bastare- l’avvisò il blu con un sospiro
- Andrò contro tutto e tutti se necessario. Ha ancora fede nel suo lavoro o per lei è diventato qualcosa di automatico? Quell’uomo è innocente, ha una famiglia sulle spalle ed ha già scontato fin troppo senza un reale motivo. O lei mi aiuta o si prepari a combattere contro la mia denuncia: il suo atto ingiustificato la porterà a perdere la causa, glielo assicuro- sibilò minacciosa alzandosi in piedi per fronteggiarlo: lo sguardo duro, le braccia conserte in una posa rigida, le labbra serrate per non far trapelare nessuna emozione
- E sia- annuì l’uomo alzandosi a sua volta e superandola in altezza di qualche centimetro
- Mi permette di vestirmi o vuole sequestrarmi in pigiama?- la beffeggiò con un sorriso sornione di scherno a cui Lucy rispose con uno sbuffo contrito spostandosi per dargli la possibilità di andarsi a preparare mentre in silenzio si riaccomodava sul divano recuperando il telefono dalla tasca interna alla borsa controllando se vi fosse una chiamata o anche solo un messaggio che l’avvisasse di buone notizie ma ciò che trovò non fece altro che agitarla ulteriormente: non poteva succeder davvero, non in quel momento! Mancava così poco.. così poco e Natsu sarebbe stato finalmente libero.. non poteva succeder davvero in quel momento, Liz non poteva svegliarsi adesso!
- Sono pronto- la riscosse la voce del giudice, anche se scossa Lucy annuì velocemente uscendo da quella casa con l’uomo al suo seguito.
- Mi spiega dove mi sta portando?- le chiese poco dopo esser entrato in auto non appena si erano immessi in strada
- Stia zitto un momento- lo ammonì Lucy, il telefono stretto tra due dita allontanati dal volante quel poco che bastasse per non ostacolarla.
- Mavis? Si si, sono io- iniziò cercando d’ignorare il tono sollevato ed allegro dell’amica
- No non posso venire- rispose prontamente la bionda cercando di porre fine all’euforia della donna
- Senti mi devi fare un favore- la avvisò poi lanciando una veloce occhiata all’uomo che le sedeva accanto e l’osservava curioso anche se vagamente infastidito
- Devi trovare un modo per non far svegliare Liz- esclamò senza tentennamenti, sentiva l’amica imprecare dall’altro capo della cornetta, combattuta su cosa fosse giusto fare ma non aveva dubbi che avrebbe scelto la cosa giusta. Quale fosse delle due, Lucy ancora non lo sapeva con certezza.
- Lo so che è chiedere tanto, ma.. pensaci- sospirò attenta a non distrarsi dalla strada che scorreva veloce davanti ai suoi occhi attenti
- Fammi sapere, so che farai ciò che è giusto fare- la salutò addolcendo il tono di voce per poi posare il telefono sul cruscotto ignorando il fatto che potesse cadere per terra ai piedi di Sieglein.
- In tutto questo, una cosa che non sia contro la legge la sta facendo?- sbottò l’uomo al suo fianco facendola sorridere. Lucy si limitò a guardarlo eloquente distendendo le labbra in un sorriso.
- Sì, sto amando- rispose risoluta lasciando che il silenzio li avvolgesse nuovamente.
 
*^*
 - Mi faccia capire: lei ha invaso la mia privacy, sequestrato da casa mia per portarmi in una centrale di polizia che sta ancora cercando le famose prove con cui dovrei scagionare Dragneel?- le domandò retorico il giudice con fare stupito e platealmente irritato. Lucy avrebbe voluto ribadire che no, non aveva invaso nulla visto che era stato lui ad aprirle e che di certo non l’aveva costretto a seguirla.. o meglio, non era arrivata al punto da costringerlo. Ma preferì rimanere in silenzio ed annuire sorridente come a scusarsi di un qualcosa che neanche dovrebbe esistere visto che quel casino era nato dalla sua incompetenza nel giudicare!
- Manca poco, non sarà una domenica mattina sprecata- fece spallucce lei cercando di tranquillizzarlo
- Lo spero per lei- ringhiò digrignando i denti e facendole scappare un sorriso di circostanza.
- Lucy- la richiamò sull’attenti la rossa perlustrando accuratamente diversi documenti che teneva tra le mani
- Queste sono le testimonianze di Natsu sulla rapina- spiegò risoluta mostrandole quelle carte che lei prontamente passò nelle mani del giudice in attesa
- Figurano i loro nomi, ebbene?- s’informò il blu con guardo basito e confuso.
Lucy sospirò teatralmente, ignorandolo si rivolse nuovamente all’agente con sguardo supplicante
- Li avete trovati?- chiese speranzosa
- Abbiamo intercettato Eucliffe, una squadra sta partendo all’inseguimento ma non sarà facile monitorarlo tramite il telefono per tutto il tempo- l’avvisò la donna e l’avvocatessa si limitò ad annuire
- Possiamo andare con le squadre di ricerca?- obiettò invece Sieglein con fare curioso
- Come prego?- domandò Erza con fare retorico
- Si insomma, se li trovate sarà più veloce ed indolore interrogarli e sistemare il tutto, no?- si giustificò l’uomo con nonchalance
- Signor Fernandez non possiamo assicurarvi che andrà tutto liscio come l’olio, potrebbero accorgersene e finireste invischiati in una possibile sparatoria..- affermò insicura la rossa altalenando lo sguardo tra Lucy ed il giudice sospirando poi per lo sguardo che la bionda le riservò e sorridendole materna
- Per ora abbiamo rintracciato e localizzato soltanto uno dei due, l’altro sembra esser sparito nel nulla da molto tempo- annunciò facendo sgranare gli occhi all’avvocatessa
- Non è più nel giro?- domandò confusa
- Cobra a quanto pare si era fatto da parte, quella sera al locale non stava facendo affari loschi- spiegò la Scarlett con una scrollata di spalle
- Perché non è venuto a testimoniare allora?- s’impuntò Lucy schioccando la lingua sul palato con fare infastidito
- Questo ve lo posso spiegare io- li sorprese una voce alle loro spalle facendo calare il silenzio
- Che ci fai tu qui?- strillò Lucy riscuotendosi per avvicinarglisi minacciosa e puntargli un dito sul petto con fare intimidatorio
- Sono venuto a metter la parola fine a questa storia- decretò alzando le mani come a dar resa. Lucy lo scrutò in silenzio non sapendo come agire
- O a dar tempo al tuo amico- sibilò Redfox dalla porta facendo ghignare il rosso con fare provocatorio
- Gli dovevo un favore- si giustificò con fare tranquillo
- Che significa?- li interruppe Sieglein
- Che abbiamo perso la ricezione- digrignò i denti Gajeel dedicando un’occhiataccia al nuovo arrivato
- Volete parlare o posso andarmene?- ghignò quest’ultimo con fare sicuro
- Mi segua- bofonchiò Erza aprendo la porta per farlo accomodare ed iniziare l’interrogatorio; Sieglein e Lucy si limitarono a raggiungere Mira agitata per la piccola Liz ed in parte sollevata per quella svolta inaspettata. Ora era tutto nelle sue mani, pensò Lucy osservando Cobra dall’altra parte del vetro, in cuor suo sperò che tutto potesse finire alla svelta.
Ma non passarono che pochi minuti che un’Erza livida di rabbia uscì dalla stanza dirigendosi a passo spedito verso di loro
- Lucy, non parlerà finché non ti portiamo dentro- sbuffò la rossa incrociando le braccia al petto con fare notevolmente irritato
- Per me non c’è problema- tentò incautamente l’avvocatessa interdetta per quella richiesta
- Andiamo, ma sappi che non puoi interferire in alcun modo- l’ammonì con fare duro facendola annuire silenziosamente ed insieme si ritrovarono in quel piccolo sprazzo di discussione
- Finalmente!- sbottò Cobra rilassandosi contro lo schienale della sedia nel vederla
- Adesso collaborerai?- s’informò Erza con uno sguardo infuriato che poco le si addiceva, notò Lucy
- Certo. Sono in presenza del mio avvocato adesso- ghignò l’uomo facendo sbiancare Lucy
- A che gioco stai giocando?- sibilò minacciosa la Scarlett avvicinandoglisi intimidatoria
- Ho il diritto di parlare solo in presenza del mio avvocato o di restare in silenzio, no?- domandò retoricamente facendola sbuffare
- Bene, ora che hai il tuo avvocato per pararti il culo, parla.- gli ordinò perentoria con occhi fiammeggianti d’ira. Lucy non l’aveva mai vista in quel modo, ne ebbe timore, ma non proferì parola come promesso.
- Iniziamo già con il poliziotto cattivo? Certe parole non si addicono ad una signorina- la beffeggiò Cobra dondolandosi sui piedi della sedia non facendo una piega neanche quando la rossa batté un palmo aperto sul piccolo tavolinetto, così forte da far sobbalzare le carte su esso poggiate.
- Per tutti i suoi trascorsi potrei sbatterla in prigione tempo due secondi!- esclamò Erza ottenendo forse per la prima volta la sua attenzione. Al suo diniego, Erza si soddisfò nel vederlo rimettersi composto pronto ad ogni domanda.
- Per prima cosa, come mai ti stai costituendo? Così all’improvviso?- gli domandò l’agente anche lei più calma sedendoglisi di fronte
- Non mi sto costituendo, sono testimone dei fatti, tutto qui- fece spallucce lui come a giustificarsi e perdonarsi le colpe commesse nel far loro un favore
- Credo che non ci siamo capiti- ridacchiò nervosamente Erza con un tic all’occhio che prometteva grossi guai di autocontrollo
- Senta, sono fuori dai giri da molto e non sono né complice, né assassino dell’omicidio della Strauss, so i fatti e sono qui per raccontarveli, vi basta?- spiegò Cobra congiungendo le mani fra loro, sbilanciandosi in avanti
- Perché?- gli domandò Lucy, le braccia conserte, lo sguardo assorto in molteplici pensieri, non riuscendo a trattenersi in quel silenzio scomodo
- Ero presente al processo. Ti ho sentivo Heartphilia, ci sai fare con le parole- l’elogiò il rosso stupendola ed irrigidendola sul posto al tempo stesso
- Perché non sei intervenuto?- gli chiese ignorando Erza e le occhiate di avvertimento che le stava inviando
- Perché non avevo capito- le rispose rigirandosi i pollici fra loro come a sfuggire al suo sguardo inquisitorio. Cosa intendeva con quello?
- Anch’io ho una mia famiglia, ma non mi sono mai fatto il problema di ciò che sarebbe potuto succedere- sospirò passandosi una mano sulle ciocche rossastre lasciandole boccheggianti e sorprese
- Quella ragazza..?- balbettò Lucy presa in contropiede
- Sorano, proprio lei- le confermò Cobra nascondendo un sorriso che la fece intenerire. Tutto sommato, Lucy, era felice per lei.
- Ti ascoltiamo- proruppe Erza riprendendo le redini della situazione
- Cosa vi serve?- tagliò corto Cobra incrociando le braccia al petto
- La testimonianza e le prove che Natsu non centri nulla con la morte di Lisanna- s’intromise nuovamente Lucy lanciando uno sguardo di scuse all’agente che si limitò ad annuire sospirando
- Si può fare- annuì il rosso invitando la Scarlett a prender carta e penna.
Mentre lo ascoltava, Lucy, non riuscì a trattener un sorriso.
Arriverà la fine, ma non sarà la fine.
Si era ripetuta quelle parole fino allo sfinimento per convincersi che ci fosse ancora una via d’uscita, due anni prima non si sarebbe mai aspettata una svolta del genere.
Forse bisognava davvero soffrire per goder della felicità, forse era finalmente arrivato il suo momento per gioirne appieno.
 
*^*
Un altro anno era giunto al termine, davanti quella lapide, Lucy si chiedeva quanto fosse stata forte quella donna per aver sopportato sulle proprie spalle tutto quel dolore come se fosse stata semplice acqua che le scivolasse addosso chiara e cristallina, così sfuggente da non lasciar tracce.
Nel veder quel sorriso si chiese quante volte quelle labbra si fossero imbronciate in smorfie di disappunto, di malinconia o di tristezza o di quante volte quegli occhi oltremare si fossero incupiti, resi lucidi di pianto per l’oppressione di tutto ciò che le sue minute spalle stessero sopportando.
Si disse che Lisanna doveva esser una donna davvero eccezionale, affascinante.
Le sarebbe piaciuto incontrarla, magari sarebbero pure diventate amiche. Magari avrebbero costruito quello stesso rapporto che vantava di aver solo con Cana, l’unica vera donna che non l’aveva mai abbandonata qualunque fossero le sue scelte permettendole di vivere la sua vita sulle proprie gambe.
Ma fra tutto, pensò che non meritava di morire. Non in quel modo, almeno.
Da quel giorno in commissariato, non faceva che ripetersi quanto fosse crudele e calcolatrice la mente di certe persone. Negare la vita ad una donna, ad una madre, per pura vendetta, toglier quel respiro di libertà solo per cattiveria pura ed infima.
Cosa ci guadagnava la gente a far del male? Lucy non riusciva a capacitarsene.
Eppure eccola lì, davanti quella lastra di marmo ad attendere impaziente che Mavis la chiamasse.
Erano passati diversi mesi da quando Cobra si era presentato in centrale. Diversi mesi che avevano portato una ventata di acqua gelida sul suo viso.
Veleno. Lisanna era morta per una sostanza che lo stesso Rogue, ricattandola, le aveva somministrato quello stesso giorno prima che lei morisse.
Erik aveva descritto per filo e per segno ogni idea, ogni piano d’azione, raccontando di come avessero minacciato Mira, di come lei li avesse cercati per stipulare quel patto, ma soprattutto di come Rogue avesse pensato bene di cambiar l’obbiettivo per un fine dai risvolti più soddisfacenti: la morte di Lisanna.
Parlò a lungo, quasi un intero pomeriggio. Raccontò di come Rogue l’avesse fermata grazie all’aiuto di Sting che intratteneva un’ignara Liz che aspettava solo d’incontrare suo padre.
Spiegò di come Rogue avesse costretto Lisanna a bere un caffè insieme, minacciandola nell’approfittare della presenza di Liz per convincerla a non far passi falsi.
E lì Cobra si era bloccato, nessuno sapeva cosa si fossero detti.
La stessa autopsia aveva rivenuto tracce di sostanze estranee presenti nel corpo di Lisanna, sapevano che la causa di morte era stata per avvelenamento. Un tipo di veleno molto particolare che agiva lentamente contaminando ogni organo pian piano, usurandolo, fino ad arrestare il cuore.
Che fosse calcolato o meno che avvenisse mentre Lisanna era alla guida, erano dettagli poco rilevanti.
Forse fu per quello che Lucy si rese conto di come fosse apparso lampante agli occhi della corte la possibilità che fosse stato Natsu ad ucciderla: infondo era stato l’ultimo ad averla vista ed il tempo di azione del veleno era un lasso molto considerevole.
Fu in quell’incidente che Liz fu costretta in quel letto d’ospedale ad un coma che molti credevano irreversibile, ma la piccola era forte quanto la madre. Di questo Lucy ne era certa.
Erano passati sei mesi dal suo risveglio. Inizialmente non ne era stata felice, aveva paura, le veniva da piangere al pensiero che Natsu non l’avesse potuta vedere.
Ma quando la vide aprire gli occhi per la prima volta dopo tanto tempo, ogni cosa le sembrò perdere valore. Era piccola Liz, cresciuta fra quelle coperte, negata da ogni affetto. Tutti si apprestavano a starle accanto, parlandole di quanto si amassero e la amassero i suoi genitori mostrandole diverse foto che li ritraevano dalla gravidanza fino alla sua nascita, a momenti dimenticati nel tempo, cancellati dalla sua memoria fin troppo labile e debole per ancorarli a sé.
E pian piano Liz capiva, si apriva. Lucy riconobbe in lei la dolcezza e la solarità di cui tanto le parlava Natsu, la vide ridere con facilità, con gioia, assaporando quei brevi momenti in cui era rimasta in ospedale per gli ultimi accertamenti. Adesso faceva avanti ed indietro dagli zii materni a quelli paterni aspettando impaziente di poter incontrare quel pazzo scapestrato che tanto l’amava. O almeno era così che avevano delineato la figura di Natsu nella sua mente.
- Tua figlia è bellissima- sorrise Lucy alla tomba carezzandola lievemente; il trillo del cellulare l’avvisava di quella chiamata che aspettava con tutta se stessa: dopo quell’interrogatorio, Cobra non si era tirato indietro.
Fornì ai carabinieri le boccette contenente il veleno che venne ben presto analizzato e fu accertato che fosse questo la causa del decesso, l’arma del delitto.
Ci vollero quattro mesi affinché le prime pratiche si concludessero.
Ma solo due settimane fa Lucy ebbe la certezza che mancasse poco affinché Natsu venisse scagionato definitivamente.
- Vado a riprendere il nostro uomo- le sussurrò con fare complice prima di alzarsi e dirigersi fuori dal cimitero, non le servì rispondere alla chiamata per saperlo.
 
- Dove eri finita?- l’accolse la voce emozionata e reduce di pianto di Mavis
- Stavo parlando con un’amica- minimizzò Lucy sorridendo mentre la bionda l’abbracciava con trasporto
- Lui dov’è?- domandò quando lei si fu distaccata
- Si è stancato di aspettarti ed è entrato di corsa pensando di trovarti dentro casa- borbottò la donna schioccando la lingua sul palato come a rimproverarla
- Devo sbrigarmi allora, altrimenti non vedrà mai la sorpresa- si allarmò Lucy facendo sbuffare l’amica che le dedicò una torva occhiataccia
- Tu dici?!- strillò con fare retorico mentre, prendendola per mano, la spingeva verso la porta come monito a sbrigarsi. Lucy accolse di buon grado quel consiglio.
- Gli altri?- chiese prima di entrare e lasciarsi Mavis alle spalle
- Stanno arrivando, ho detto loro che ritardavamo, volevo che questo momento fosse per voi- le spiegò con un sospiro per poi sorriderle con calore. Lucy non poté evitarsi di tornare sui propri passi solo per abbracciarla e stringerla forte a sé per esprimerle la sua gratitudine e l’affetto che le legava.
- Su su, non vede l’ora di vedervi- l’incoraggiò la bionda e Lucy non se lo fece ripetere oltre.
S’incamminò a passo lento, cercando di non farsi sentire, mentre sbirciava ogni porta assicurandosi di trovarlo alla svelta. Dopo la seconda stanza perlustrata alla sua ricerca, Lucy capì che lui non potesse trovarsi che lì, nel posto che gli apparteneva da sempre.
Non attese ancora prima di raggiungerlo, nonostante il pensiero di lasciarlo da solo con lei le avesse sfiorato la mente diverse volte, ma il desiderio di poterlo rivedere era così forte da renderla egoista tanto che non se ne curò ed entrò senza porsi inutili dubbi e tentennamenti.
E lo trovò lì, ai piedi del letto in contemplazione di quella splendida creatura che adesso riposava tranquilla, libera di ogni ombra scura che la potesse rabbuiare.
Gli si avvicinò silenziosa, abbracciandolo da dietro e poggiando il viso nell’incavo tra collo e spalla, senza proferir parola. Natsu sembrò gradire quel silenzio, ma non si vietò di voltarsi verso di lei per stringerla a sé. Lucy si sentì nuovamente completa fra le sue braccia, rasserenata dai suoi baci delicati, dolci, come a volerle imprimere nella mente quanto fosse preziosa per lui.
Quanto fosse importante la sua presenza.
- Bentornato- lo salutò poggiando la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi come ad assaporarne il momento mentre il respiro caldo e lieve del rosato si mischiava col suo soffiandole sul viso senza darle fastidio, come un’amorevole carezza.
- Sono tornato- sorrise lui, sussurrando pur di non rompere quel momento con le parole che considerava una costante futile in quella situazione così familiare da scaldargli il petto.
- Non andar più via- lo supplicò Lucy specchiandosi in quegli occhi d’ossidiana così profondi da rapirla nelle loro spire come un tempo ma Lucy era sempre stata pronta ad annegare in quello sguardo.
- No- la rassicurò lui strofinando il naso contro il proprio, facendola ridacchiare per quel gesto colmo d’affetto. Si baciarono nuovamente, colmando quell’assenza con piccoli gesti così pieni di significato da lasciarli senza fiato ancora una volta, dopo tanto tempo.
Fu un leggero mormorio a distrarli, a romper quella complicità persa e ricercata tanto a lungo.
Un suono lieve, impercettibile che fece però vibrare i loro cuori.
Un fruscio di coperte, il cigolio del letto e quei mugugni indistinti che riempivano quel silenzio con parole non dette, azioni non compiute, emozioni non provate.
- Lucy?- e quella voce da bambina un po’ rauca e titubante
- Sono qui- rispose prontamente la bionda poggiando il capo sul petto di Natsu che strinse maggiormente la presa sui suoi fianchi come ad aggrapparsi a lei, cercando il suo sostegno.
Lucy avvertì il cuore del rosato arrestarsi e poi riprendere a battere furioso contro il torace che si alzava ed abbassava ad un ritmo incessante tant’era l’agitazione che provava in quel momento.
Erano cinque anni che non vedeva quegli occhi specchio dei suoi di un verde tendente all’azzurro ma scurito da quel nero pece che popolava le iridi del padre.
- Ti ricordi di Natsu?- le chiese poi la bionda osservandola incantata mentre annuiva lentamente.
- Sei il mio papà?- gli chiese la piccola, tentennante mentre abbassava il capo e si nascondeva dietro la lunga frangetta albina.
Lucy avvertì la presa di Natsu affievolirsi e non si oppose quando lui l’allontanò per potersi avvicinare alla figlia, ma prese il suo posto osservandoli come se fossero la cosa più bella che possedesse.
Natsu non rispose, si limitò ad alzare il viso della figlia, ad imprimere nella mente ogni particolare di quel volto, carezzandole le gote con premura e minuziosa attenzione.
Guardandola attentamente come se potesse sparire da un momento all’altro, dissolversi tra le sue dita come il più bello dei sogni non destinato a divenir realtà. Ma scosse il capo cercando di alleviar anche il bruciore agli occhi che pizzicavano per le lacrime che minacciavano di uscire.
L’abbracciò, incapace di spiegar a parole ciò che gli si annidava nel cuore: la gioia di sentirla parlare, la felicità di poterla stringere tra le braccia, il sollievo di poterla guardare negli occhi senza la paura che si potessero richiudere. Una sfilza di sensazioni così belle da renderle irreali, eteree, ma non voleva più rifugiarsi nell’ombra rassicurante dei ricordi.
Era ora di aprire gli occhi e risvegliarsi alla vita: ad un futuro che sapeva libero di poter esser vissuto senza più timore.
 
 Angolo autrice:
Ed eccoci giunti alla fine!
Detta così fa un po’ strano ma vabbeh ahaha.
Non riesco ancora a crederci ma finalmente ho messo fine anche a questa Nalu week che, stranamente (ancora non me ne capacito) sono riuscita a pubblicare con puntualità fino ad oggi!
Beh, non che questo capitolo fosse previsto dai prompt, ho voluto farvi una sorta di “sorpresina” spero graditaxD che possa chiarire i vostri dubbi o comunque l’amarezza che ho lasciato nello scorso capitoloxD
Ci tengo a ringraziarvi di cuore, dal primo all’ultimo.
Dal lettore silenzioso a coloro che hanno inserito la storia nelle seguite/preferite/ricordate e a chi commenta soprattutto perché grazie alle sue recensioni mi ha dato la forza per andare avanti con questa storia, fornendomi della carica giusta per arrivare a scriver un capitolo di quindici pagine in sole tre ore ahaha, un record non scherzo mica ahah! <3
Ma soprattutto, ci tengo a ringraziare una persona per me speciale dedicandole questo capitolo che le ho tenuto nascosto fino alla fine un po’ per cattiveria, un po’ perché ci tengo che per lei sia una sorpresa. Ci tengo a diri che senza di lei, la mia adorata gemellina Gaia21, questa storia probabilmente non ci sarebbe, o quanto meno non sarebbe stata come in realtà è.
È stata lei a spronarmi, a sostenermi per i miei scleri, a spingermi a non arrendermi fino all’ultimo secondo ed ho rischiato veramente! Dovete dire grazie a lei se il capitolo “Admiration” è arrivato a voi con puntualità, grazie a lei se gli altri hanno soddisfatto il vostro animo di nalu shipper.
Quindi grazie infinite gemè<3 questa Nalu week è irrimediabilmente anche tua<3
Ed ora, visto che sono già le 23:44 e la rete fa schifo, inoltre devo pure correggere ste 19 pagine di Word D: mi defilo ahaha, mi ero prefissata di pubblicare entro il 30 ma sto cap è stato davvero un parto O.O e senza la mia sostenitrice, che masochisticamente mi sono negata -.-, non ho potuto far molto ahaha, sono arrivata a chieder aiuto ad un mio caro amico pur di leggerlo all’ultimo minuto con molta fretta ahaha, aiutoxD
Spero possa piacervi, soddisfarvi come fine. Mi spiace deludervi ma ho deciso di concludere così questa long ( la mia prima long oddio!!) e non credo che ne farò un sequel, spero possiate capirmi ed apprezzare questo capitolo:3
Ancora grazie, ho amato scrivere questa storia per voi e con voi: siete stati essenziali nella stesura di questi capitoli, vi adoro<3
Alla prossima pazzia ahaha, un grosso bacione;)
Jiyu_no_yume<3
   
 
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