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Autore: EdSheeran    31/07/2016    9 recensioni
La mia prima ed un pò sdolcinata song-fic ispirata alla canzone "Sono solo parole" di Noemi.
O, in poche parole, come Stiles e Derek fecero un discorso d'amore senza dirsi niente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questa è la mia prima Song-Fic e non ho idea di come o cosa sia uscito fuori. L'ho pubblicata per fare contente quelle vipere (adorabili) del gruppo whatsapp che mi hanno amorevolmente minacciata affinché pubblicassi questa...cosa. Eccovela qui, ragazze, spero vi piaccia come non è affatto piaciuta a me hahahaha.
La canzone è "Sono solo parole" di Noemi, e...niente, l'ho sentita ed è nato questo. Spero piacerà <3. Grazie in anticipo a chi dedicherà un pò di tempo a questa Os. <3


 

SONO SOLO PAROLE



"Avere l'impressione di restare sempre al punto di partenza".



Ed eccomi qui, sempre al punto di partenza. Sempre qui in piedi, immobile su queste scale del liceo.

Le stesse scale dove anni fa inciampai durante una delle mie tante corse per non arrivare tardi alle lezioni del professor Harris. Le stesse scale dove ti finii addosso e ti ricoprii dei fogli che avevo chiusi nel mio quaderno che esplose dopo il nostro impatto, e col mio corpo così gracile rispetto al tuo che già allora era più grande e più forte del mio.
Le stesse scale dove non riuscii a dirti un semplice " mi dispiace" perché mi rispecchiai negli occhi più belli del mondo, i tuoi, così profondi e trasparenti da lasciarmi completamente senza parole. Buffo, vero? Io, Stiles Stilinski, senza parole. Senza parole e senza difese davanti a te.


Quelle stesse scale dove ci incontrammo ancora e ancora, e dove tu, accigliato come sempre, mi salutavi con un cenno del capo nonostante non ti avessi mai chiesto scusa per quell'incidente, e nonostante non avessi avuto nemmeno il coraggio di presentarmi.



Quelle stesse scale dove stavo per inciampare (di nuovo!), e su cui non mi sono sfracellato solo grazie a te che mi prendesti al volo, intrappolandomi tra quelle tue braccia forti, e trovando le parole che nemmeno quella volta ero riuscito a scovare. Perché tu mi annullavi. Mi annullavi e mi facevi rinascere nello stesso momento.



Le stesse scale dove mi aspettasti ogni volta per accompagnarmi a lezione, e dove mi ascoltasti brontolare sul professore di chimica e sulle sue lezioni assassine.


Le stesse scale dove mi confessasti di ritenermi il tuo migliore amico, e dove io, di nuovo a corto di parole, ti abbracciai felice.



Le stesse scale dove, quel dannato giorno che segnò per sempre le nostre vite, la polizia si avvicinò a te per informarti dell'incendio di casa tua, e della morte dei tuoi genitori e di tua sorella Laura. Anche quella volta, nonostante avessi voluto davvero dirti qualcosa, qualsiasi cosa pur di farti stare meglio, non riuscii a dire niente, non davanti ai tuoi bellissimi occhi pieni di lacrime. Non ti dissi nulla, e non riuscii nemmeno a sorreggerti quando le tue gambe cedettero e cadesti in ginocchio. Tutto ciò che riuscii a fare fu inginocchiarmi davanti a te e stringerti forte, affinché almeno una piccola parte del grande peso che, ero sicuro e lo sono tutt'ora, stavi avvertendo in quel momento, ricadesse sulle mie spalle.


Le stesse scale in cui, giusto un anno più tardi, mi bloccai proprio come sono bloccato in questo momento, per vedere la stessa scena che vedo adesso: tu che baci una ragazza. E adesso, come allora, avverto lo stesso dolore al petto, e le stesse lacrime inumidirmi gli occhi. "È ingiusto" ti vorrei dire, "Non farmi questo" ti vorrei gridare quando mi vedi e mi sorridi da lontano con le tue braccia ancora avvolte intorno al corpo della tua nuova ragazza. Ma neanche adesso, come allora, riesco a trovare le parole per gridarti il mio dolore, e quindi ti sorrido e ricambio il saluto, proprio come feci quella volta.

Perché con te è così. Con te si ritorna sempre al punto di partenza.





 
"E chiudere la porta per lasciare il mondo fuori dalla stanza."

Il rumore sordo della porta che sbatte e si chiude con ferocia, fa eco al tuono di una delle tante tempeste autunnali di Beacon Hills, ed è quasi come se persino il cielo fosse adirato quanto me. Piango e singhiozzo mentre lancio via le mie scarpe sporche di terra e fango per poi gettarmi a peso morto sul letto. Affondo il viso contro il cuscino in un vano tentativo di serrare e soffocare quel turbino di emozioni in cui sto annegando da tanto, troppo tempo. Non posso credere che lo abbia fatto per davvero, non può avermi fatto questo, non a me, non alla mostra amicizia. Derek conosce Beacon Hills come le sue tasche, avrebbe potuto portare la sua nuova fidanzata musicista, quella Paige, da qualsiasi parte che non fosse la radura accanto al Nemeton, che non fosse il NOSTRO luogo segreto, il posto in cui ci  giurammo eterna amicizia quando eravamo solo due ragazzini del primo anno. E invece lo ha fatto, l'ha portata lì, e me l'ha persino confessato con un sorriso!!
"Vaffanculo" era questo quello che avrei voluto e dovuto dirgli, "Non capisci quanto mi fa male tutto ciò?" era quello che avrei voluto gridargli quando il dolore mi aveva pervaso. Ma nemmeno questa volta sono riuscito a dire niente, perché lui mi ha sorriso, ed io perderò sempre davanti al suo sorriso.

"Figliolo, non puoi continuare così" la voce di mio padre mi fa leggermente sobbalzare, non lo avevo sentito entrare in camera. "Devi parlargli e confessargli ciò che provi."

Ma come posso dirgli che io, il suo migliore amico da una vita e sua ancora di salvezza, sono innamorato di lui? Come posso dirgli che questa nostra amicizia non mi basta e che voglio di più? Ci sono così tante cose che vorrei dirgli, ma so che molte di queste potrebbero fargli del male, e così scelgo di prendere la stessa decisione che presi tempo fa: Seppellisco queste cose nel mio cuore, e lascio che facciano male a me.






 
"Considerare che sei la ragione per cui io vivo. Questo è o non è... Amore?"

Rientrare in casa dopo una lunga giornata di lavoro è da sempre la mia parte preferita della settimana. È come uscire dall'inferno ed essere sicuri che si può finalmente avere un pó di pace.
Certo, lavorare come cameriere e lavapiatti non è il massimo ed è un mestiere stancante e sottopagato, ma è tutto ciò che mi posso permettere in questo momento, e se è questo che serve per aiutare mio padre a pagare il mutuo della casa senza che gli venga un esaurimento nervoso, allora è un sacrificio che sono disposto a fare.

"Sei esausto, vai a dormire" mormora mio padre, abbracciandomi non appena mi vede varcare la soglia della cucina. Non lo ammetterà mai ma io so che si sente in colpa per avermi fatto rinunciare all'Università, ma non sa quanto io mi sarei sentito in colpa se lo avessi abbandonato dopo tutti i sacrifici che ha fatto per me.

Sbadiglio e sto quasi per dargli la buonanotte quando il mio telefono inizia a squillarmi nella tasca. È quasi l'una di notte, ed il mio pensiero corre immediatamente ad una persona, facendomi tremare le mani e battere il cuore all'impazzata. Rispondo e mi maledico subito per il tono incerto della mia voce.

"Derek?"

"Stiles" la sua voce trema peggio della mia e mi spezza il cuore in mille parti. "Puoi venire? Ho bisogno di te, ti prego, io-"

"Arrivo subito." lo interrompo prima di attaccare.

Indosso nuovamente la giacca cercando di ignorare lo sguardo di rimprovero che mi sta rivolgendo mio padre. So che non è d'accordo su come corro immediatamente da lui ogni volta che ha bisogno di me, mettendo le sue esigenze prima delle mie, ormai sono quattro notti che trascorro a vegliare su di lui invece di riposarmi per un'altra giornata lavorativa. Ma lui non sa... non sa quanto sta male, Derek, quanto è distrutto per l'incidente avvenuto a lui e Paige, in cui lui (grazie a Dio) si è salvato. E in cui lei, purtroppo, non ce l'ha fatta.
Non sa quanto io stia male perché nemmeno quella volta sono riuscito a dirgli niente, rivivendo interiormente quel tragico giorno in cui morì la sua famiglia, e non sa quanto sia più io ad aver bisogno di stare con lui che al contrario. Non sa che ho bisogno di vederlo, di stringerlo a me e di sentirlo VIVO, perché ho quasi rischiato di perderlo.

"Questa storia ti rovinerà la vita, figliolo." mi avvisa mio padre, seguendomi verso la porta di casa. "Stai male, ti stai completamente annullando per lui. Non sono nemmeno sicuro che tutto ciò possa definirsi amore!"

Mi fermo sulla soglia della porta, facendo entrare l'aria fredda in casa e avvertendo i boati dei tuoni dell'ennesimo temporale dietro di me. "È lui la mia vita, papà." sussurro  senza riuscire a guardarlo negli occhi. "È la ragione per cui vivo, per cui non ho mai mollato nonostante tutto il dolore che questa storia mi causa. Questo è o non è amore?" gli domando prima di uscire e chiedermi la porta di casa alle spalle, non lasciandogli nemmeno il tempo di rispondere.

Semplicemente perché nemmeno questa volta ci sono parole per rispondere adeguatamente a quella domanda.





 
"Cercare un equilibrio che svanisce ogni volta che parliamo. E fingersi felici di una vita che non è come vogliamo."

Sorridere. Sorridere sempre. È questo ciò che faccio ultimamente, tra le braccia di un uomo meraviglioso, un uomo che mi ama tanto e che ha fatto di tutto pur di stare con me.
Un uomo che però non sei tu, Derek, che in questo momento mi stai fissando con quel tuo sguardo indagatore di chi sa che la persona che gli sta sorridendo non è realmente felice. Tu mi hai sempre capito così bene, non c'è stata una sola volta in tutti gli anni della nostra amicizia che hai creduto ad una mia bugia, ad un mio finto "Sto bene". Ma non hai mai indagato oltre, hai sempre deciso di starmi accanto in silenzio e di lasciare che fossi io a decidere quando e se dirti cosa c'era che non andava. Ah, se solo sapessi, Derek, tu che stai reclinando più volte la testa per poter legare il tuo sguardo con il mio sfuggente...se solo sapessi che è proprio questo il tuo sbaglio: il voler lasciare che sia io ad aprirmi con te. Quando sono anni che ci provo, ma non trovo mai le giuste parole per dirti che, nonostante ora abbia un uomo che mi ama e che cerca di rendermi felice, io voglio ancora e sempre... Te.

"Sei felice?" mi domanda quando Denny, il mio ragazzo, e Jennifer, la sua ragazza del momento, si recano nella zona fumatori del ristorante in cui abbiamo mangiato tutti e quattro insieme per festeggiare... L'amore.

Alzo lo sguardo su di lui, sul suo bellissimo viso adesso ricoperto da una lieve spolverata di barba che lo rende più maturo e più perfetto ai miei occhi. "No" gli vorrei dire, "non sarò mai felice perché non potrò mai averti" vorrei gridargli, ma non posso e non lo faccio. Le parole che ho sempre voluto dirgli svaniscono come sempre, lasciando posto alle menzogne di cui ormai sono un maestro.


"Si" gli rispondo e gli sorrido. Perché è questo che faccio ultimamente... Sorridere, sorridere sempre.


 



"E poi lasciare che la nostalgia passi da sola. E prenderti le mani e dirti...ANCORA."

La sveglia suona ed io scatto fuori dal letto, inciampo quasi sulle coperte che ho rovesciato sul pavimento ma in un attimo recupero l'equilibrio. Il giorno che tanto ho atteso finalmente è arrivato, LUI è arrivato! Anzi no, è tornato. Solo Dio (e mio padre, e Scott, e Allison, e Lydia, e tutti coloro che hanno dovuto subirsi i miei pianti e le mie lamentele) sa quanto mi è mancato in questi sei mesi in cui ha dovuto lavorare a New York, lontano da Beacon Hills, lontano da me.
Mi lavo e mi metto i primi vestiti che trovo, fregandomene se non azzecco i colori, e mi precipito fuori casa per poi entrare nella jeep.
Ringrazio mentalmente che mio padre sia lo sceriffo, oppure mi avrebbero già arrestato per non aver rispettato i limiti di velocità.

Questa volta tutto sarà diverso. Questa volta gli dirò ciò che provo, gli dirò tutto ciò che non sono mai riuscito ad esprimere in tutti questi anni. Stare lontano da lui, dal suo sorriso, dai suoi occhi, dalla sua voce calda, dai suoi abbracci e dal suo profumo, mi ha fatto capire quanto siano diventati profondi i miei sentimenti nei suoi confronti, e quanto potrei pentirmi di averlo lasciato andare senza nemmeno aver provato a darci una possibilità.

Arrivo all'aeroporto un pó in ritardo per colpa del traffico, e quando le porte scorrevoli si aprono ed entro nell'edificio...i miei occhi lo trovano in un secondo. Lui è lì, bellissimo come sempre, in mezzo a così tanta gente che gli passa accanto, ignara della meraviglia che sorpassano, ed io sento di amarlo un pó di più quando lo vedo guardarsi intorno con aria smarrita. E non perché si sia perso, perché lui conosce bene quel posto, ma perché sta cercando qualcuno...sta cercando me, ne sono sicuro.

Urlo il suo nome e mi beo della vista di lui che volta di scatto la testa verso di me e...mi sorride.

Il mio cuore fa un salto e poi sprofonda nel mio stomaco quando lo vedo corrermi in contro, e le mie braccia si aprono da sole in un gesto simbolico di me che lo accolgo. Del mio corpo che accoglie il suo. Del mio cuore che accoglie il suo cuore. E della mia anima che accoglie la sua anima.
È come se al posto di "Bentornato a casa" gli stessi dicendo "Bentornato da me".

"Mi dei mancato da morire." sussurra contro la mia spalla, adesso che siamo praticamente alti uguali, io ringrazio la solidità delle sue braccia...perché altrimenti le mie gambe avrebbero ceduto e mi sarei ritrovato per terra.


Ma adesso non è il tempo per svenire. Adesso è giunto il momento che io gli dica ciò che sento.


"Derek, io-"


Niente. Non posso. Non ci riesco. Ho bloccato così tante volte i miei sentimenti, che adesso non riescono più a riemergere. Mi sento perso...e pieno. Così pieno di sentimenti repressi e di parole mai dette che mi viene da piangere, e lo faccio. Scoppio a piangere davanti allo sguardo preoccupato e interdetto di Derek, dell'amore della mia vita che probabilmente non lo saprà mai. Non saprà mai di essere stato e di essere tutt'ora amato veramente e profondamente, in modo doloroso e quasi intossicante da qualcuno. Da me.

E tutto questo per colpa di queste stupide parole che non sono mai riuscito a trovare, perché sono parole che non esistono. Dopotutto come si fa a spiegare a parole un sentimento così contorto e profondo come il vero amore? Semplicemente non si può.


"Ti amo anch'io, Stiles."



Non lo si può spiegare ma lo si può capire. Ed è proprio ciò che Derek ha fatto, l'ha capito. Perché potrò anche non essere mai riuscito a dirgli niente, ma lui ha comunque ascoltato tutti i miei silenzi. E potrò anche avergli mentito tante volte ed aver finto di essere felice durante il breve periodo in cui sono stato fidanzato con Denny, ma lui ha sempre saputo che gli stessi mentendo.


"T-Ti amo" balbetto ancora sotto shock per ciò che mi ha detto, e tremo tra le sue braccia mentre lascio pure che lui mi baci. Restituendomi tutto ciò che è sempre stato mio.



Così come io gli sto dando tutto ciò che è sempre appartenuto a lui.



Lui che ha sempre saputo tutto ma non mi ha mai detto niente, comportandosi come se nulla fosse....
Lui che molte volte mi ha guardato negli occhi, aprendo la bocca per dirmi qualcosa, solo per poi richiuderla e non dirmi più niente.
Lui che quando gli hi presentato Denny è rimasto immobile a fissarmi come se lo avessi tradito.
Lui che dopo un pó ha sempre lasciato le sue fidanzate perché non le definiva giuste per sé.
Lui che è sempre corso da me quando ne avevo il bisogno.
Lui che ha fatto tutto ciò che ho fatto io per lui...


Lui che mi ha amato profondamente ma che, come me, non è mai riuscito a trovare le parole.


"Ancora" lo supplico afferrandogli le mani quando lui si separa da me per riprendere fiato. Lui sorride e mi ribacia, mettendo in quel gesto tutto ciò che non siamo riusciti ad esprimere in parole.



Ma in fondo cosa conta? Si può dire "Ti amo" anche senza l'uso della voce. In fondo....


In fondo sono solo parole.



 
"Sono solo parole, sono solo parole, le nostre, sono solo parole. Parole, parole, parole."
  
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