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Autore: apeirmon    01/08/2016    12 recensioni
La scelta di allontanarsi dai suoi amici, negando loro una delle due difese che potevano competere con un Padrone delle Tenebre, era stata molto pericolosa. Ma Yamato sapeva che non sarebbe riuscito a combattere: la distanza da cui dipendeva questa certezza non era spaziale.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabumon, Yamato Ishida/Matt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le sue labbra persero il contatto con il metallo.
Man mano che le note si succedevano, il suo diaframma diventava sempre più pesante. Eppure i ricordi d’infanzia riguardanti suo fratello avrebbero dovuto impegnare i suoi neuroni, non i suoi polmoni…
Non riuscì più a tenere lo strumento tra le mani: con molta delicatezza lo pose sulla sabbia bianca e sottile a sinistra delle sue gambe incrociate. L’armonica gli era stata regalata molto presto per passare il tempo mentre badava al piccolo Takeru, senza che facesse qualcosa di impegnativo che lo distraesse dal suo ruolo di fratello maggiore. Di guida.
In quel caso, però, non era una responsabilità che spettava a lui, o che meritava. Era stato irrazionale consumare le energie di WarGreymon con tutti i pericoli cui erano sottoposti di continuo. Taichi non meritava di fare da sfogo per la sua frustrazione. Stava proteggendo i loro amici con impegno e consapevolezza, mentre lui si era lasciato convincere da un Digimon sconosciuto a giocare al confronto.
Gabumon si era allontanato per cercare una zona del lago in cui i pesci non temessero di avvicinarsi all’esercito dei Padroni delle Tenebre, ma non lo cercò con lo sguardo per capire se avesse avuto successo. Stava facendo tantissimo con lo scopo di riportarlo alla serenità, in modo da farlo tornare con i suoi compagni. Ma non meritava di affaticarsi così per una sua debolezza.
Una debolezza che aveva voluto condividere con il fratello a cui ormai si era abituato a sorvegliare ancora una volta. Voleva credere che anche lui in tutti quegli anni avesse cercato un riferimento con cui confrontarsi, raccontarsi le proprie giornate e ipotizzare come sarebbe andata se si fosse scelto di agire in un altro modo.
Adesso gli sarebbe piaciuto, indagare tutte le ipotesi con qualcuno. Forse se avesse insistito per restare anche lui con sua madre…
Ma sapeva che Takeru non meritava che lui lo immaginasse così. Avrebbe dovuto sforzarsi di vedere quanto suo fratello fosse riuscito a gestire quello che era successo e quello che gli succedeva attualmente, sia in quanto a fatti che a sentimenti. E soprattutto avrebbe dovuto riconoscere che il bambino poteva vedere anche il valore degli altri, e preferirlo a quello che aveva conosciuto nei suoi primi anni di vita.
Immerse le mani guantate nella sabbia gelida davanti a lui e lo sguardo nell’acqua scura a una decina di metri dalla riva. Capiva perfettamente gli abitanti di quello specchio d’acqua: il liquido gentile li proteggeva da imprevisti esterni e potevano continuare a vivere in totale tranquillità senza attendere nuove preoccupazioni.
Anche Koushirou poteva immergersi in uno stato di sicurezza, inviolabile per qualsiasi informatico, solo nello scegliere le informazioni su cui mettere le sue energie. Lui aveva bisogno di faticare molto di più per effettuare una scelta; era importante assicurarsi di fare quella giusta.
Mimi, invece, riusciva facilmente a saltare in superficie per sconvolgere a sua volta quello che non le piaceva. Poi non avrebbe più avuto rimorsi, perché anche lei sceglieva subito, riconosceva cosa fosse giusto.
Fece riemergere i guanti da sotto la sabbia e chiuse gli occhi. Una brezza insistente gli mosse la frangia e gli rinfrescò il retro del collo, facendogli trattenere un brivido. Sarebbe voluto tornare dalle persone a cui voleva far capire il rispetto che gli avevano stimolato, ma sapeva che in quello stato sarebbe stato solo d’intralcio. Non era riuscito a prestare la propria energia a Gabumon quando era stato necessario e non voleva dare loro altre delusioni. Aveva già sbagliato a sufficienza.
Non riusciva ad immaginare come facesse Jyou a continuare a provare nonostante sapesse che molte delle sue scelte avevano infastidito le persone con cui doveva dividere la responsabilità di un viaggio in cui poteva succedere letteralmente qualunque cosa, che potesse essere capita da una mente umana o meno.
Lo sguardo di Sora gli aveva dato conferma che avesse capito con molta precisione quali fossero i motivi per cui lui non potesse viaggiare con loro. Sicuramente riusciva ad immaginare il peso della volontà di risolvere la situazione, ma di non riuscire a iniziare nemmeno di poco. Con solo lei, a cui non serviva indagare oltre, sarebbe riuscito a proseguire nell’incarico di Bambino Prescelto; anche Koushirou e Hikari gli avrebbero garantito la solitudine in compagnia.
Ma il dolore che aveva provocato a Taichi trattandolo come un attrezzo da allenamento sarebbe aumentato velocemente con la consapevolezza di poter risolvere il problema e di rimandare comunque. Lui avrebbe pensato che rassicurarlo e dimostrargli l’importanza che gli attribuiva sarebbe stato il modo più rapido per riportare i loro discorsi alla solita fiducia reciproca priva di esitazione, ma Yamato avrebbe raddoppiato con il cuore il debito che avvertiva verso il suo coetaneo sempre pieno di risorse.
Oltretutto non avrebbe sopportato la vergogna per essere stato un esempio così pessimo per Takeru. Sarebbe stato importante che imparasse da persone che potevano davvero dargli qualcosa e vederlo per com’era veramente, anziché trattarlo come uno specchio.
Le ciglia sinistre gli stavano dando fastidio, perciò aprì gli occhi. Una goccia, probabilmente portata dal lago fino alla sua faccia attraverso il vento, gli scorse lungo il naso, per poi fermarsi sul labbro. La tolse lentamente di lato con l’indice sinistro e la fece riunire alle sue simili.
Sentì della sabbia spostarsi ripetutamente alla sua destra e controllò anche con gli occhi. Gabumon gli correva incontro piuttosto compiaciuto.
- Yamato! Non molto lontano da qui ho trovato la barca che abbiamo già usato. Quella a forma di cigno!
Il ragazzo attese che il proprio Digimon si fermasse. – Ti va di stare al centro del lago per un po’?
- Per me va bene. Vieni: se camminiamo veloci ci vorranno dieci minuti.
Yamato voltò parzialmente la testa verso l’armonica dietro di sé.
- Cosa c’è?
- Niente... Fammi strada.
In lontananza, oltre il bosco, vennero generati continui boati dai crolli di svariati palazzi: perlomeno, un automa era stato sconfitto.

Dopo più di un anno dalla pubblicazione, dedico questa storia, per me la più importante tra quelle che ho scritto, a Kymyit, con cui condivido l'ammirazione per Ishida Yamato e che compie gli anni il giorno in cui l'avevo pubblicata.

Note dell’autore:
Penso che questa rappresentazione raggiunga la complessa magnificenza del mio personaggio preferito di Digimon Adventure. Ho basato lo sviluppo sugli episodi 12, 44 e 51 cercando di ampliarne le spiegazioni e gli effetti che le situazioni hanno avuto sulla coscienza di Yamato. Preferisco concludere con un lieto fine i racconti e l'abbandono dell'armonica mi ha infastidito descriverlo, ma questo è il momento cupo del personaggio cupo e non potevo fare diversamente. Buon anniversario, Bambini Prescelti. (Piccola curiosità: la reale isola di File, sul Nilo, non è sommersa solo da Agosto a Dicembre, periodi di primo e ultimo accesso a Digiworld dalla Terra in Adventure).

   
 
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