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Autore: Made of Snow and Dreams    01/08/2016    1 recensioni
Strani eventi cominciano a disturbare la vita dei nostri killer: macabre scoperte, gente spaventata per un pericolo sconosciuto, corpi ammassati nella foresta. Cosa sta succedendo? Chi sta minacciando il territorio dei nostri assassini? Chi è il nemico?
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Un paio di avvertimenti è sempre meglio farli:
Il linguaggio, con la venuta di Jeff e l'alternarsi delle vicende, non sarà proprio pulitissimo.
Dato che il mio progetto include la presenza dei miei Oc (quindi ho detto tutto), saranno presenti scene di violenza varia con un po' di sangue (un po'? Credeteci pure...).
Spero vi piaccia.
P.S. Fate felice una scrittrice solitaria con una recensione, si sentirà apprezzata!
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Una nuova pista
 
 
 
 

Avvertenze: in questo capitolo qualcuno di nostra conoscenza farà un abbondante uso di parolacce, e le userà per offendere qualcun altro toccando tasti e argomenti che magari potrebbero urtare la vostra sensibilità. Siete stati avvertiti.
 
 
 
 
 




Un urlo squarciò il silenzio.
Passi frettolosi ma pesanti, ansiti intervallati da grida di furore, odio e disperazione.
Eyeless Jack fissava ostinatamente con astio il cielo notturno senza il familiare cappuccio ad ombreggiargli la fronte, senza la maschera a nascondergli il volto.
Era una sensazione liberatoria che lo faceva sentire più leggero, come se la sua schiena per anni avesse dovuto reggere un fardello troppo pesante da sostenere: il sollievo di poter voltare il volto a destra e a sinistra, sentendo l’aria schiaffeggiargli la pelle, era una sensazione che aveva dimenticato, costretta ad essere accantonata dai lacci troppo stretti della maschera blu.
Quella stessa cortina giaceva sui entrambi i palmi delle sue mani, con la parte inferiore quasi completamente distrutta. Il colpo ricevuto da quel bastardo - che non meritava niente - era stato sufficientemente forte da ridurla in frammenti e schegge taglienti, alcune delle quali macchiate di nero. E questo lui non poteva sopportarlo!
Lui, che aveva sempre riposto tutte le sue speranze di poter avvicinare, una volta tanto, un ragazzo con l’intento di farselo amico, nella maschera. Lui, che aveva sempre contato di poter celare la propria figura nell’anonimato, confondendosi con l’oscurità amica il più possibile

(Lui, che per i primi tempi di forzata ‘convivenza’ aveva odiato il buio che era calato sui suoi occhi, e che si era sforzato di accettare solo con il tempo; solo allora, pensando di averlo piegato alla propria volontà e di averlo reso docile e remissivo come un cagnolino, il parassita si era degnato di restituirgli una piccola parte della sua facoltà di vedere.)

per non destare sospetti sulla sua natura, per non voler spaventare nessuno più dello stretto necessario.

Lui, che aveva permesso alla sua vita e a se stesso di divenire dipendente da quella protezione di plastica.

Lui, che poteva solo affidare alla notte quasi terminata le sue grida di dolore e frustrazione.

‘La mia maschera… quel bastardo mi ha rotto la maschera! ’ seguitava a ripetere come in un’assurda litania, come se godesse dell’orrore che provava nel non riuscire a staccare le sue orbite oculari da quei frantumi colorati, come se rivivere quel momento e sentire quello scricchiolio potesse donargli la forza necessaria per dimenticare i lividi e i dolori corporei che quella lotta gli aveva procurato.

‘Mi ha rotto la maschera… mi ha rotto la maschera… mi ha rotto la maschera…’

E si fermò nuovamente nel bel mezzo della foresta, rivolgendo il viso al cielo che iniziava a decolorarsi e ruggendo senza curarsi dell’eventualità di poter essere sentito. Sputò fuori tutta la sua prostrazione, il suo avvilimento e la sua delusione e il suo sentirsi un emerito idiota, sebbene possedesse una potenza che nessuno poteva eguagliare.
Una potenza che non lo avrebbe mai reso lontanamente simile a quello che era una volta.

‘Perché? Perché proprio a me? ’ sussurrò disperato, stringendo i pugni e sentendo le schegge graffiargli i polpastrelli. ‘Perché, nonostante tutti i miei tentativi, nessuno si accorge che questa vita non è ciò che desidero? ’

Deviò lentamente verso destra, come se si sentisse improvvisamente fiacco, e appoggiò la schiena contro il tronco nodoso di una quercia. Socchiuse le palpebre.

‘Perché nessuno capisce che l’unica cosa che voglio è un amico? Qualcuno che possa insegnarmi a ricordare come ci si sente ad essere umano, a scherzare e a ridere, incuranti dei pericoli del mondo e sentendosi invincibili perché non si è più soli… Ma nessuno capisce. ’

Mai, come in quel momento, il peso della solitudine sembrava tanto opprimente; mai, come in quel momento, la voglia di afferrare l’oggetto dei suoi sogni sembrava tanto irrefrenabile; mai, come in quel momento, il riaprire le palpebre e affrontare la dura realtà dei fatti lo aveva gettato nello sconforto più assoluto.

‘Nessuno capisce perché tutti giudicano. Tutti lì, pronti ad alzare il dito e ad incriminarti per colpe non tue: divorare organi e dissetarsi con il sangue che li impregna, è forse la vita che avevo scelto per me? Uccidere i bambini, le donne e gli uomini per pura fame e non per divertimento, non è una ragione adeguata per giustificare le mie azioni? E… oh, sbaglio o sono stati sempre loro a costringermi a una tortura del genere con quel maledetto rituale? ’

Risentimento, nostalgia; vendetta, rancore e indignazione per quel peccato mai punito.
Un errore vivente che aveva preso le sue spoglie, e che lui aveva avuto l’obbligo di incarnare.

‘Non ho mai chiesto nulla. Non ho mai detto nulla. A chi dovrei porgere le mie scuse se non c’è nessuno pronto ad accettarle? E perché dovrei chiedere perdono e comprensione se la causa di tutto è stata solo il loro credo deviante? ’

Strinse più forte i pugni fino a sentire quello scricchiolio divenire più forte, fino a ferirsi le dita per sentirle bruciare. Eppure, quel bruciore fastidioso placò quel turbine di emozioni violente con la linfa a scorrergli sulla pelle; il suo tono di voce si abbassò ancora di più, finché diventò un inaudibile sibilo confuso dal confortante canto delle fronte degli alberi, mosse dalla brezza.

‘E perché devo condannare me stesso in questa vita, nell’eterno castigo di non essere accettato dagli stessi colpevoli, se sono innocente? Se l’appagamento che riesco a cogliere è il risultato dei miei pasti, allora così sia. Se è l’unico piacere che quest’esistenza mi offre, allora adempirò al mio dovere. Senza riguardi per nessuno. Senza permettere che nessuno intralci il mio cammino. Senza che ci siano sopravvissuti. ‘

A quell’ultima frase, Eyeless Jack accennò un debole sorriso di rassegnazione: forse neanche la maschera infranta era un fatto così negativo, dopo tutto: se il destino di tutti sarebbe stato morire proprio a causa del suo essere superiore, allora perché sprecare il proprio tempo nel risparmiar loro la paura di vedere il suo viso?

Nessuno meritava nulla.

Tu non meriti il paradiso… nessuno di voi lo merita…

Nessuno si sarebbe salvato. Li avrebbe uccisi nei modi più brutali; avrebbe scatenato la fantasia, avrebbe lasciato che il parassita ingoiasse gli ultimi brandelli di umanità che gli restavano, avrebbe spento la mente. Basta con i videogiochi, basta con i tentati, amichevoli approcci. Basta.

Tu non meriti il paradiso… nessuno di voi lo merita…

Quando il cannibale si alzò, sforzandosi di gustare quello che definiva ‘un riscatto ’, non era il solo a ridere.
 
 
 
 
Sally esultò quando lo intravide tra gli alberi.
Poteva contare il numero di volte che aveva avuto l’occasione di scorgerne i tratti sulle dita della mano, ma, essendo diventata qualcos’altro rispetto al fragile ammasso di carne e sangue che era prima, quei nitidi fotogrammi - che aveva avuto cura di imprimersi nella testa per memorizzare l’aspetto del killer – ora le comparivano davanti agli occhi, annullando ogni traccia di dubbio.
La figura del ragazzo era rimasta invariata: a testa bassa, camminava con un’andatura lenta, languida e allo stesso tempo ciondolante, con i restanti capelli bruciati a nascondere le profonde lacerazioni; teneva le mani accuratamente celate nelle tasche della felpa bianca, e la bambina immaginò con un leggero ghigno che stesse in realtà tenendo il coltello.
Ah, che gioia avrebbe provato nel dimostrare agli altri che era stata la prima a scovarlo! Lei, un debolissimo spirito, abbastanza forte da aver catturato il famoso Jeff the Killer, talmente celebre per la sua abilità nel disperdere le proprie tracce da aver dato del filo da torcere perfino all’uomo alto!
Chissà, magari dimostrando di cosa era capace, gli altri l’avrebbero lasciata in pace e avrebbero smesso di trattarla sempre con un’inferiorità tale da farla sentire come perennemente stretta tra le braccia soffocanti dello zio Johnny. Magari le avrebbero riservato una riserva più grande per i suoi giochi con gli amici che la venivano a trovare e che finivano per giocare con lei per sempre! Magari le sue forze col tempo sarebbero accresciute talmente tanto che, un giorno, sarebbe stata in grado di fronteggiare anche l’uomo con i tentacoli sulla schiena, o magari il pagliaccio bianco e nero!
Immaginare tutte quelle possibilità la fece ridacchiare e le fece illuminare gli occhi verdi, in quel momento simili a dei fari; quel suono così squillante e acuto, misto a quel bagliore verdastro che aveva illuminato per qualche secondo lo spazio attorno a lei, fece voltare Jeff. No, non era proprio cambiato il brutto muso del ragazzo. Anzi, sembrava essere addirittura peggiorato: la zona di pelle che attorniava le due cicatrici rosse, lucide e viscide come le squame di un serpente, era arrossata. Probabilmente si era riaperto le ferite da poco, facendo sfociare ulteriore sangue a quello già versato prima.
 

Era solo un bene che avesse trovato degli alleati che la coadiuvassero nella sua eterna caccia. Il suo animo -  inquieto da anni - si era leggermente tranquillizzato alla prospettiva di poter ottenere l’ambito trofeo su cui poter sfogare le sue vendette, e di certo il piano non avrebbe fallito con l’aiuto di quelle entità così potenti.
Perfino l’impeto che generalmente trasmetteva alla sua andatura si era attenuato, e il fruscio morbido dei suoi piedi, immersi nelle foglie secche del bosco, aveva contribuito a quella sensazione così magica e distensiva; si era perfino concessa qualche secondo in più per ammirare le sfumature rosate dell’aurora nascente, quel colore meraviglioso che avrebbe voluto contemplare senza quei colori così tetri a intristirle l’animo: il candore immacolato e così perfetto, troppo perfetto, della maschera, a contrastare con la malinconica finezza dell’abito nero e della parrucca. Un’eccellenza, nella sua immagine, talmente studiata da averla resa simile a un’inquietante bambola ad altezza d’uomo, una macchina umana con un solo scopo nella vita.
 




‘Che cazzo…’

 Lo sguardo di Sally si rabbuiò quanto vide la scintilla del pericolo in quegli occhi chiari; conscia di non star correndo alcun pericolo di essere trafitta o ferita da quell’arma letale, accennò ad avanzare di un passo.

‘Ciao, Jeff. Immagino che non ti ricorderai di me, vero? Sono Sally, la b…’

‘Certo che mi ricordo. Quale schifoso essere potrebbe scordarsi di una mocciosa brutta come te? ’ disse Jeff, squadrandola dall’alto in basso con aria di sdegno, modificando il suo usuale tono aggressivo per renderlo annoiato e beffardo nei confronti dello spirito.
Quelle parole non piacquero a Sally. Perché tutti dovevano ricordarle, in un modo o nell’altro, che doveva pagare per essere piccola e non possedere la forza necessaria per difendersi?
Strinse la presa delle manine livide sulla pelliccia sintetica dell’orsacchiotto, cercando di trattenersi dall’irresistibile istinto di attaccare l’altro senza rifletterci due volte.

‘Esatto, sono io. Sai perché sono qui? ’

‘Sentiamo. Anche se sarai venuta per chiedermi di darti il biberon, giusto, microbo? ’

‘Smettila. Nel caso che non te ne fossi accorto, e ne sono certa perché sei troppo stupido, ci sono alcuni miei amici che ti vogliono morto. ’

Anche se i tagli sulle guance di Jeff erano stati fatti apposta per far assomigliare la bocca a un grande ghigno, Sally fu sicura che Jeff stesse ridacchiando lo stesso, reputandosi più forte di lei. Ah, ma lui non sapeva, non poteva sapere…

‘E sentiamo, chi cazzo sono questi tuoi amici? No, non dirmelo! Sono sicuramente altri cazzo di peluche. Ma chi credi di impaurire, che sei talmente debole che ti hanno anche ammazzata? ’

Gli occhi della bambina si sgranarono e i denti digrignarono tra loro.
Un gelo improvviso avvolse il corpo del killer, che però ignorò quel brusco cambiamento di temperatura senza darsi troppe spiegazioni, mentre continuava a deridere il fantasma di fronte a lui. No, non aveva paura di un insetto così insignificante come lei, visto che era riuscito a scontrarsi con esseri molto più forti come lo stronzo con lo smoking.

‘E ti dirò di più! Forse ti sarai voluta fare uccidere… sei stata violentata, hai detto. Che puttanella che sei! Hai lasciato che tuo zio te lo infilasse dentro senza problemi, e sei morta come dovrebbero crepare tutte le donne. Quindi sei debole, oltre che essere puttana! ’


Eppure c’era una strana risonanza che accompagnava il suo cammino; erano dei leggeri tonfi, come se qualcuno stesse correndo pestando i piedi e scaricando sul terreno tutto il peso del proprio corpo.
Quando la sensazione di essere osservata la congelò sul posto, si girò fulmineamente. Tuttavia, con sua grande delusione – e un po’ di sollievo - constatò che non c’era nessuno a trapassarle il corpo da parte a parte con la sola vista.
'Calmati, è solo la tua immaginazione! 'sussurrò lievemente, tornando sui suoi passi.




Si muoveva ad una velocità impressionante, e i suoi scatti erano talmente fulminei che non solo sembrava non toccasse la terra con i piedi, ma che fluttuasse anche. Il freddo si era fatto più intenso, ed era uno di quei climi che l’inverno portava con sé: il gelo più freddo, quello che fa perdere all’epidermide ogni sensibilità e la rovina facendola screpolare e lasciandola a chiazze violacee; quel gelo che intirizzisce i muscoli e penetra fino alle ossa, quello che sfonda ogni sistema difensivo, quello tipico dei cadaveri lasciati abbandonati da tempo al loro destino.
Combattere normalmente in quelle condizioni era già difficile, ma dover subire un attacco non solo fisico ma psicologico, era mille volte peggio: ritrovarsi per terra, con quella mano cadaverica ad artigliare il suo bellissimo viso, ad essere costretto a fissare la bocca deformata della bambina mostruosa da una smorfia di disgusto e sforzo… un corpo che lo inchiodava a terra, come se fosse diventato dieci volte più pesante del normale, un corpo che trasudava scie infinite di sangue da pori invisibili e da ferite mai cicatrizzabili.
Le orecchie gli fischiavano come mai era successo in presenza del damerino senza faccia, la testa aveva iniziato a girargli e a fargli male, come se fosse stata posizionata sotto un torchio e compressa per mezzo di una leva. Era come se un paio di mani gli stessero comprimendo il cervello, fino a volerlo distruggere sotto il peso di quella forza. E aveva freddo, aveva così dannatamente freddo…


Quando si girò una seconda volta per controllarsi le spalle e notare che era realmente sola, pensò che probabilmente era affaticata e avrebbe dovuto riposarsi da qualche parte per poi riprendere la caccia dopo. Stava per esaminare l’ultimo albero su cui si era appoggiata per cercare un posto comodo, quando qualcosa si gettò sulla sua schiena con un vigore e una violenza tali da farla cadere per terra.


Troppo, era semplicemente troppo!
Un turbinio troppo violento, un accavallarsi totalmente illogico di pensieri, sensazioni e immagini. Era difficile oltrepassarli, forse fin troppo: tutte quelle sferzate di follia parevano bloccarle la strada per formare una muraglia difensiva e invalicabile. Ed erano innumerevoli le sverzate di vento che la accoltellavano, mentre cercava di avanzare a passo chino per placare quella volontà così incrollabile come quel muro e quegli impulsi provocati da quei ricordi indelebili: vide Jeff in età adolescenziale con un altro ragazzo che gli assomigliava, un ragazzo con i capelli scuri come l’ebano e gli occhi verdi; vide un gruppo di tre bulletti far del male a quello che sarebbe divenuto il serial killer più famoso dell’epoca, vide macchie color cremisi e udì urla di paura e gemiti di dolore senza alcun intervallo.

E, mentre Sally raddoppiava i suoi sforzi di sottomettere Jeff, quest’ultimo strinse i denti per impedirglielo.
 
 
 
 
 
 
Oddio, troppe cose da dire…
Ma partiamo per ordine! Innanzitutto, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Seconda cosa… volevo avvertire chi mi segue che la seconda parte (sì, questo doveva essere un unico episodio con il successivo, ma siccome sarebbe venuto troppo lungo ho deciso di tagliarlo) probabilmente sarà pubblicata un po’ in ritardo: questo perché tra pochissimi giorni parto e quindi non avrei il tempo materiale per aggiungerla. Ma non sarà un ritardo lunghissimo, garantito! ;)
Poi, la cosa più importante. Per il monologo di E.J, alla fine della sua battuta ho sottolineato più e più volte la frase e i verbi ‘meritare’, ‘nessuno di voi merita’, ecc… e la cosa è fatta apposta! Se vi ricordate, è l’ultima cosa che dice Jacky nella sua Creepypasta delle origini, e ho trovato che fosse uno dei punti chiave della sua condizione emozionale; lui considera l’intera umanità colpevole di averlo creato come figlio di Chernobog, e quindi si sente in diritto di ammazzare chi vuole. Come dargli torto?
Poi poi poi… divario tra Jeffry e Sally: spero che quella frase non sia stata troppo azzardata, ma ho pensato che Jeff non si sarebbe fato scrupoli a dirla in faccia a una bambina violentata. Successivamente Sally cosa diavolo fa? La possessione, essendo lei un fantasma, penso possa essere considerata una delle sue capacità, ma ho pensato anche che il nostro caro amico sia folle abbastanza da metterle i bastoni tra le ruote. Vai Jeff(?) e vai Sally(?) !
Okay, detto questo vi lascio al prossimo capitolo. Spero che questo vi sia piaciuto e…niente, alla prossima!
 
Made of Snow and Dreams.
 
  
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