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Autore: Blackvirgo    25/04/2009    4 recensioni
Il cielo di Sephiro. Azzurro, bellissimo... ma terribilmente triste. Almeno per chi è tornato dopo aver cercato di andare oltre.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emeraude, Lantis, Zagato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Azzurro cielo
Genere: angst, malinconico
Rating: per tutti
Avvertimenti: One-shot
Personaggi: Lantis, Zagato/Emeraude
Claim: [Magic Knight Rayearth] - Emeraude, Zagato, Lantis

Tema: set 05. Sky Blue
Tabella:
Colourful roulette
Introduzione: Il cielo di Sephiro. Azzurro, bellissimo... ma terribilmente triste. Almeno per chi è tornato dopo aver cercato di andare oltre.


Lantis alzò gli occhi verso il cielo di Sephiro: poche nuvole, bianche e morbide, interrompevano quella distesa di azzurro. E, improvvisamente, si sentì triste.

Se solo fosse apparsa una nuvola nera in mezzo a tutto quell’azzurro avrebbe potuto pensare che il nuovo Sephiro non era ipocrita come il vecchio.

Quel vuoto che lo aveva trafitto quando aveva sentito la morte di Zagato non lo aveva mai abbandonato e ogni tanto, da quando la guerra era finita e Sephiro era stato ricostruito, quel sentimento tornava, arrivando in punta di piedi, come il sonno mentre ci si riposa ad occhi chiusi. E quando dava segno di sé, le palpebre, invece di rilassarsi, si spalancavano, all’improvviso. Perché non esisteva riposo quando arrivava il vuoto, solo un dolore, sordo, costante, che stava lì, tra la pancia e il torace e pareva volesse mangiargli fegato e cuore e tutto quello che ci stava attorno.
Non era la rabbia di un senso di colpa e neppure la stilettata del rimorso: era la mancanza di due che aveva amato, il rimpianto di non averli visti felici insieme. E consumava, come le braci sotto la cenere, che non danno segno della loro esistenza, ma bruciano, affumicano e logorano.
 
C’erano stati solo sguardi tra Zagato ed Emeraude, occhiate fugaci e colpevoli, gesti spontanei che, improvvisamente, si caricavano di imbarazzo. Quando le loro mani arrivavano a sfiorarsi. Quando si avvicinavano abbastanza da sentire il profumo del respiro dell’altro. Quando gli sguardi trasognati si incontravano e potevano leggere lo stesso desiderio.

Azzurro su nero.
Nero su azzurro.

E fughe – troppe fughe – per tornare immediatamente nei ruoli assegnati, ognuno a compiere i propri doveri, ognuno a rimuginare sotto un cielo che pareva sempre più triste.

Emeraude aveva gli occhi azzurri come il cielo. O, forse, sarebbe più corretto dire che era il cielo ad avere il colore dei suoi occhi. Perché su Sephiro lei era il cielo: tutti sapevano che c’era, fiduciosi della sua costanza, del suo sguardo amorevole. Avevano la sua preghiera, la sua protezione.
La sua vita.
Ma di cosa si trovasse al di là del cielo, si raccontavano solo favole
E una di queste narrava di tre cavalieri che avrebbero potuto risvegliare gli spiriti guerrieri di Sephiro se mai quel mondo si fosse trovato in pericolo. Tutti credevano fosse una favola perché, da sempre, nessuno ricordava una giornata senza l’azzurro del cielo e nessuno sapeva immaginarlo.

Arrivò il giorno in cui Lantis volle guardare oltre il cielo di Sephiro. Era partito per lasciarsi alle spalle una guerra che non poteva combattere. Perché in guerra un soldato deve schierarsi e lui, semplicemente, non poteva farlo. Non poteva scegliere tra l’azzurro del cielo di Sephiro e l’azzurro degli occhi della sua principessa, perché – lui l’aveva capito – erano la stessa cosa. Non poteva sopportare di vederli offuscarsi restando impotente, di fronte alla scelta del bene maggiore: il destino di un mondo popolato da sconosciuti o la felicità di una persona amata.
Non poteva scegliere tra suo fratello e Sephiro.
Poteva solo andare a vedere cosa c’era oltre il l’azzurro del cielo di Sephiro. E si sarebbe accontentato anche di aver trovato luoghi con cieli meno azzurri, ma meno infelici.

Poi era tornato. E l’azzurro di quel cielo era peggio di una droga: lo rendeva triste, ma non poteva fare a meno di guardarlo. Se solo fosse apparsa una nuvola nera – una sola, anche piccola – magari si sarebbe potuto illudere che Zagato ed Emeraude erano davvero insieme da qualche parte.
   
 
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