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Autore: Verde Pistacchio    02/08/2016    2 recensioni
Marina ha deciso di cambiare città, perché ad un certo punto della vita bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Marina viveva da sola da ben tre anni, adesso però era giunto il momento di cambiare le cose. Ecco perché cambia città, iniziando così una nuova vita. Si dedicherà alle sue passioni, con la speranza di poter ripagare il suo debito. Nell'ultimo mese però avvengono dei cambiamenti: incontra una vecchia conoscenza che credeva di aver dimenticato.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era seduta sulla panca e cercava di guardare la maestra che, al centro della sala parlava a voce alta. Forse non proprio alta visto che lei non riusciva a sentire proprio niente. Non riusciva neanche a concentrarsi perché il suo compagno di classe non riusciva proprio a darle tregua.

«Allora che fai non mi ascolti? Eh eh eh eh?» continuava a ripetere giocando con i suoi capelli corti. Ogni momento era buono per parlarle, o stuzzicarla. Ogni tanto le tirava i capelli e lei era costretta a tenere chiusa la bocca se non voleva peggiorare le cose. L'ultima volta non era finita bene per lei...

«La vuoi smettere? Non riesco ad ascoltare cosa dice la maestra!» si lamentò con tono petulante. In realtà non riusciva neanche a scorgere la figura della donna in questione. Peccato, l'argomento sembrava interessante e avrebbe voluto fare un resoconto a sua madre.

«Ehi ehi ehi!» di nuovo quella voce fastidiosa e quelle mani che toccavano i suoi capelli. Stava per esplodere. Le sue orecchie erano piene del brusio dei bambini attorno a lei e di quella odiosa del suo vicino. Voleva alzarsi e dargli un pugno ma...

Il cane del vicino protestò abbaiando, la veranda non era il posto ideale per lui. Quel suono svegliò Marina che con i suoi occhi vide la finestra ricoperta da piccole goccioline di pioggia. Sospirò stancamente. «Anche il tempo si ci mette adesso!» aveva parecchie cose da fare e una giornata di pioggia non giovava al suo umore. Si alzò dal letto ormai zuppo di sudore a causa del caldo di quei mesi.

Che strano sogno. Non capiva il motivo per cui, dopo tanti anni, ripensava ai suoi compagni delle elementari. Piuttosto perché pensava a quel bambino? Era così fastidioso... soprattutto i primi tempi.

Doveva sistemare gli ultimi scatoloni, uscire a fare la spesa e poi era tutto pronto. Vagò un paio di minuti per la casa, sperando di temporeggiare prima di uscire. «Devo farlo, prima o poi. Meglio adesso, così mi toglierò il pensiero e vedrò il da farsi, anche se il pensiero di vedere l'esito mi mette un'angoscia!». Il cane continuò ad abbaiare sempre più forte, come forma di protesta per le decisioni dei suoi padroni e Marina avrebbe tanto voluto urlare di farlo tacere. Forse perché lei non poteva permettersi di urlare a squarcia gola la sua disperazione e i suoi problemi. Si accasciò sulla poltrona massaggiandosi le tempie, forse interrompere le sedute con la dottoressa Narni era stata una pessima idea.

Non aveva un lavoro, aveva problemi con se stessa, il suo corpo. All'età di trent'anni non aveva concluso niente e adesso c'era forse il rischio di una non poco gradita sorpresa, a cui non aveva idea come far fronte. Senza un soldo, senza amici e senza parenti. Per quale assurdo motivo aveva cambiato casa e città? Ah si aveva dato retta ad un colpo di testa. Peccato che lei non potesse permetterselo e la sua vita non era certo un romanzo.

                                                                                                ***

 

Le corsie del supermercato erano calde e offrivano conforto a tutte le persone che, come lei, erano costrette ad uscire con una pioggia torrenziale come quella che imperversava tra le strade. Il suo carrello, come sospettava, era difettoso e tendeva ad andare a destra e lei faceva sempre più fatica per dirigerlo nella giusta direzione e la cosa cominciava a non andarle giù. Come se non bastasse il freddo che proveniva dal banco frigo le stava congelando la schiena.

Controllò la lista della spese per essere sicura di non dimenticare nulla ed evitare un secondo viaggio sotto la cara e simpatica pioggia, la quale avrebbe portato freddo, umidità e forse un bel raffreddore. Ammalarsi era l'ultima cosa che avrebbe desiderato, fino a quando non avrebbe risolto il suo presunto problema. Spinse il carrello in avanti, ma questo fece i capricci «Accidenti, stupido carrello vuoi muoverti una buona volta!» lo maledisse tra sé e sé, cercando di raddrizzarlo si scontrò con un altro carrello che proveniva dal senso opposto, facendo cadere alcuni prodotti. «Oh mio dio mi dispiace molto! Sono mortificata...» il ragazzo si chinò subito a raccogliere la merce caduta senza guardarla. «Non si preoccupi sono cose che succedono.» la sua voce era tranquilla e non vi era traccia di rancore o fastidio per quello che era successo. Marina si chinò ad aiutarlo «Mi creda mi dispiace molto, ma il mio carrello è... » il ragazzo alzò il viso e la fissò insistentemente. Quel naso, quelle labbra, erano così familiari che per un attimo Marina si chiese se non lo conoscesse già. Il ragazzo si era alzato e continuava a fissarla, cercando di ripescare dalla mente il nome da associare a quel volto familiare ma allo stesso tempo estraneo.

 

«Marina sei tu?» quella voce, quello sguardo...

Il bambino del sogno! Pensò lei con stupore. 

   
 
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