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Autore: The_fanboy    02/08/2016    1 recensioni
Un omicidio, un ragazzo nel posto sbagliato al momento sbagliato, tutto durante un "ritiro spirituale". Lo staff cerca di nascondere il tutto, nessun partecipante sa dell'accaduto e del corpo senza vita nel dormitorio, tranne il protagonista.
Dal testo: [... spostai il di corpo di qualche centimetro. Dietro di esso, sul muro, dipinto con il sangue c'era uno smile, uguale a quello usato negli SMS. Un piccolo, orrendo e agghiacciante ' :D ' mi stava fissando. Indietreggiai.]
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bussai ma non rispose nessuno. Non mi sentivo a mio agio ad entrare senza permesso in un dormitorio femminile, aspettai. Sapevo che li ci sarebbe dovuta essere lei... Aprii la porta lentamente, immaginai che si stette cambiando. Non vidi nessuno dalla fessura della porta così entrai.

Restai immobile di fronte a quello spettacolo, lei... Lei seduta sul pavimento in una pozza del suo stesso sangue... schiena contro il muro e un paio di forbici conficcate nello stomaco... occhi ancora aperti, bianchi, che fissavano il vuoto. Rimasi immobile, paralizzato. Sentii un urlo spettrale e molto profondo che quasi mi ruppe i timpani, ma nessuno stava davvero urlando. Sbarrai gli occhi, sperando di aver visto male e senza accorgermene iniziai ad urlare, più che potei, a squarciagola, sentendo la gola bruciare. Scossi la testa come provando a svegliarmi da quell'incubo, ma il corpo restò lì. Gli occhi bruciano, non riesco a smettere di urlare quando ad un tratto un braccio mi stringe facendo il giro dei miei fianchi, tenendo bloccate anche le braccia mentre una mano preme contro la mia bocca. Non riesco a muovermi.

"Shhhhh.... Zitto!" Realizzai che stavo tremando. Mi chiesi se fosse lui, il misterioso aggressore, il colpevole di tutto ciò.

"Calmati" mi disse.

No, non volevo calmarmi, continuai a dimenarmi quando decisi di restare immobile. Silenzio. La sua stretta intorno al mio corpo si allentò e approfittai della distrazione per liberare il mio braccio dalla sua presa. Prima ancora che potesse accorgersi, gli diedi una gomitata con il massimo delle mie forze mirando al suo stomaco. Il misterioso aggressore lasciò la presa e si rannicchiò a terra con un gemito di dolore, forse il mio colpo era stato troppo forte. Strinse le sue braccia intorno alla suo stomaco, lamentandosi del dolore. Alzò lo sguardo e lo riconobbi.

"Tu..." sussurrai "hai fatto tu questo?" Il mio tono s'incrinò e le lacrime iniziarono a scendere.

"Certo che no" rispose lui "ho sentito qualcuno urlare e mi sono precipitato a controllare cosa stava succedendo. Stavo solo cercando di calmarti". Si alzò. Davide, uno dei venti animatori di quel ritiro spirituale.

"D-Dobbiamo chiamare la polizia, avvertire tutti, e... e..." dissi io quasi urlando, sempre più agitato.

"Calmati"

"Non dirmi di calmarmi! Lei ora è morta! No, chiamo la polizia" detto questo sfilai dalla tasca il mio telefono ma senza rendermene conto, Davide mi prese il telefono di mano.

"No, non puoi farlo" disse lui mettendosi in tasca il mio telefono con lo sguardo fiero per aver evitato un problema che avrebbe dovuto risolvere. "Nessuno di voi partecipanti dovrà sapere dell'accaduto, solo noi staff, terremmo il segreto fino alla fine del ritiro.

"C-Cosa?" Non riuscivo a credere a ciò che sto sentivo "Tu sei pazzo, aspetta che qualcuno del tuo staff lo sappia..."

"Tranquillo, non faranno niente, ti diranno quello che ti ho detto io"

"Ma perché?"

"Senti, anche noi abbiamo i nostri problemi, e questa sarebbe la ciliegina sulla torta. Cosa pensi che diranno le persone là fuori se gli dicessimo che c'è stato un omicidio durante questo ritiro? E ormai ho deciso, ora vai"

Cercai di restare calmo e pensare ancora con la mente lucida.

"Okay" dissi nel tono più calmo che riuscii a fingere, "Ti propongo un patto: voglio poter entrare in questa stanza, tutte le volte che voglio e quando voglio, da solo, e che nessun altro posso entrare in questa stanza" sapevo che da quel momento sarei stato sorvegliato senza sosta.

"Non se ne p...."

"Ma io in cambio staró buono buono, non vorrai mica una scenata isterica in pubblico, vero?" interruppi, era una bugia, non sarei rimasto buono buono ma volevo il privilegio di entrare nella stanza, inoltre sapevo che una scenata in pubblico non avrebbe aiutato, chi mi avrebbe creduto? Per loro basta chiudere a chiave la porta e tutto sarebbe sparito.

"Va bene, vado a chiamare gli altri, tu resta qui e non fare cavolate". Detto questo uscì dal dormitorio, chiuse la porta e chiuse la porta a chiave. Ero chiuso li, almeno fino a quando il resto dello staff non sarebbe arrivato, accompagnato da Davide.

In quel momento non sarei dovuto essere nei dormitori ma con il resto del gruppo, dall'altra parte dell'Istituto. Ogni speranza che qualcuno, non staff, sarebbe passato per caso in quell'area era vana.

Mi girai lentamente verso il corpo, i vestiti impregnati di sangue. Mi avvicinai. "Non devo e non voglio... piangere. Devo essere forte e trovare il colpevole, o quantomeno cercare aiuto, un vero aiuto. È una promessa" dissi tra me e me.

Diedi un pugno alla parete, gemetti dal dolore, quel cretino mi aveva preso il telefono. Guardai il corpo ed ebbi un'idea: lei aveva con sé un telefono. Mi avvicinai lentamente al corpo senza vita, Lucia era il suo nome. Senza spostare il corpo presi dalla tasca il telefono girando li sguardo verso l'indietro. La puzza ferruginosa del sangue era insopportabile, mi lasciai sfuggire un conato di vomito. 
Merda, il telefono aveva una password ma la fotocamera e la chiamata di emergenza erano utilizzabili. Non potevo chiamare in quel momento, se qualcuno fosse entrato mi avrebbe interrotto e anche quell'unico lume di speranza si sarebbe spento, decisi di fare foto. Sapevo che non potevo mostrarle ai partecipanti per via della password ma con un PC avrei potuto visualizzarle.
Iniziai a scattare foto della scena del crimine, non potevo certo sperare che tutto rimanesse così fino all'arrivo dei soccorsi, ovvero una settimana dopo, alla fine del ritiro, secondo Davide.

Dopo 20 o 30 foto esaminai il corpo. Lungo la sua coscia era steso il suo braccio con la mano sporca del suo stesso sangue. C'era qualcosa di strano, sembra quasi che il corpo stava provando a girarsi verso il muro... non l'avevo notato prima a causa dell'orrore provato. Guardai il muro alle sue spalle seguendo la direzione del suo sguardo, stava cercando di guardare dietro la sua spalla. Dovevo... spostarla. Scattai qualche altra foto e molto delicatamente, spostai il di corpo di qualche centimetro. Dietro di esso, sul muro, dipinto con il sangue c'era uno smile, uguale a quello usato negli SMS. Un piccolo, orrendo e agghiacciante ' :D ' mi stava fissando. Indietreggiai.

  
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