Il mondo di Midkemia sta sprofondando nell'ombra di un'oscura ed ai più ignota minaccia. Sono molto poche le persone che nel Regno sono a conoscenza degli accadimenti nefasti che la stanno realmente coinvolgendo: due gruppi del tutto diversi fra loro ma uniti nell'amicizia sono partiti, lasciando le loro case e le loro famiglie per far fronte al pericolo imminente. Arutha e Pug sono i protagonisti indiscussi, un valoroso principe ed un potente mago, che per vie separate tentano di combattere la stessa battaglia ed avere la meglio sugli intrighi e le macchinazioni di un Elfo che risponde al nome di Murmandamus.La nostra storia si discosta tuttavia dalle loro peripezie, per seguire quelle di altre anime coinvolte in questa vicenda.. ed ha tutto inizio in un territorio dominato da altre razze, ben più antiche e longeve degli uomini.
1. Prologo
–
Morandis!
Il
moredhel si voltò ad osservare l'amico e compagno di molte avventure
andargli incontro, ritrovando sul suo volto la stessa apparente
indifferenza sfoggiata da lui stesso. Fermandosi, attese che lo
raggiungesse con calma studiata, prima di parlare.
–
Cosa c'è, Elwar?
–
Dove stai andando?
–
Ho una questione importante di cui occuparmi – rispose rimanendo
sul vago e restando impassibile, nonostante lo sguardo inquisitore
dell'altro.
Elwar
non gli rispose ma Morandis seppe da subito di non essere stato
convincente e l'avrebbe lasciato lì coi suoi dubbi se non fosse
stato per il legame di amicizia che li univa. Il silenzio tuttavia
non si protrasse a lungo, perché il moro parve cogliere qualcosa ed
i suoi occhi a quel punto si sgranarono.
–
No – esclamò quasi fra sé e sé – Non puoi farlo, Morandis!
–
Ho fatto la mia scelta – ribatté lui con assoluta calma ed un vago
piccolo sorriso – E sai che non sono avventato quanto te.
L'espressione
sul volto di Elwar si indurì ed il suo sguardo color dell'ambra più
preziosa diventò freddo come il ghiaccio. Quando estrasse la spada
dal fodero, l'altro non se ne sorprese né si mosse per contrastarlo
in qualche modo.
–
Ma io non te lo permetterò.
Morandis
annuì ancora di fronte a tanta risolutezza, eppure non vacillò
minimamente.
–
Lo sai meglio di me che non potresti ostacolarmi. Oramai il Sentiero
Oscuro non ha più alcuna influenza su di me, pertanto è inutile che
io rimanga.
Elwar
strinse la presa sull'impugnatura della sua arma ed un'ombra calò ad
incupirgli i lineamente del volto, quindi sollevò la lama,
puntandogliela contro.
–
Mi spiace, ma le conosci le regole.
Morandis
annuì per l'ennesima volta – Sì, le conosco – ribatté,
attendendo un solo istante prima di continuare e nelle parole a
seguire lasciò trapelare tutta la propria serietà di elfo – Ma se
vorrai fermarmi dovrai farlo ora, perché me ne vado. Addio,
fratello.
Detto
ciò si voltò ed iniziò ad avviarsi con passo deciso nella
direzione in cui si stava dirigendo prima di quell'incontro. Ogni
passo portato lo affrontò con tutto il suo coraggio, perché ognuno
era un passo in più a separarlo da ciò che era stata la sua vita sino a quel momento,
ma ancor di più era l'approfondirsi di quel baratro che
aveva già iniziato a dividerli l'uno dall'altro.
E la
consapevolezza di quell'addio minacciò di farlo fermare più d'una
volta.
Intanto
Elwar, rimasto fermo immobile nel medesimo punto, osservò la schiena
di quello che fino a pochi minuti prima aveva chiamato fratello
allontanarsi nel sottobosco, stringendo con sempre maggior vigore la
presa sulla spada. Soltanto una volta che l'amico fu scomparso dal
suo campo visivo qualcosa scattò in lui e con rabbia, ma anche
frustrazione e senso di perdita, scagliò l'arma al suolo,
conficcandola nel terreno erboso.
–
Dannazione.. – sibilò a denti stretti, dando libero sfogo
all'astio che lo assalì al pensiero di non aver avuto la forza di
fare il proprio dovere: non avrebbe mai potuto attaccare il suo
migliore amico, men che meno alle spalle, e questo doveva saperlo
anche Morandis, perché la cosa doveva essere reciproca.
Rimase
con lo sguardo perso nel vuoto alcuni minuti ancora, finché non fu
sicuro di aver ripreso il controllo delle proprie emozioni ed ebbe
riflettuto sul da farsi. Soltanto quando ebbe preso una decisione su
come procedere, Elwar Garaniel liberò la propria spada dal terreno e
si voltò indietro, per far ritorno all'accampamento dei Lupi Grigi.
–
Elwar – il capoclan attirò la sua attenzione appena lo vide di
ritorno – Dov'è Morandis?
–
È andato a dare il cambio a Gill per un nuovo giro di perlustrazione
dei dintorni.
Quello
annuì ed Elwar, ignorandone il cipiglio perplesso, gli diede le
spalle, diretto alla propria tenda.
***
La
foresta era tranquilla, ma la sua quiete era punteggiata dai continui
richiami degli uccelli e dai rumori di animali che indicavano come
tutto fosse come doveva essere sotto le fronde. Martin e Baru stavano
viaggiando da quattro giorni, spingendo i cavalli al limite della
resistenza, e avevano attraversato il fiume di Crydee solo alcune ore
prima.
Aredhel
fu la prima a notarli. Li conosceva, avendo passato l'infanzia a
giocare col duca per il breve periodo nel quale egli era vissuto con
gli elfi; inoltre aveva avuto modo di incrociare l'Hadati un paio di
volte in quell'ultimo anno trascorso.
Ora
ella aveva appena compiuto 54 anni, età che la classificava a poco
più di una ragazza secondo gli standard degli elfi, e per sua somma
gioia l'avevano assegnata a Tarlen ed alla sua guida. Egli aveva il
compito di istruirla nel sorvegliare gli accessi di quel tratto di
foresta ed altre piccole cose, come eludere degli inseguitori fra gli
alberi o seguirne le tracce, ma anche celar le proprie oppure evitare
di lasciarle affatto.
Svelta
saltò giù dall'albero sopra il quale era seduta, atterrando con
grazia e senza il minimo rumore; anche questo le era stato insegnato
dall'elfo. Tuttavia non fu abbastanza rapida: Tarlen la precedette di
netto, frapponendosi davanti ai due viaggiatori.
–
Ben incontrati, Martin Longbow e Baru Uccisore del Serpente.
–
Salute a te, Tarlen – rispose Martin – Siamo venuti a chiedere
consiglio alla Regina.
–
Allora proseguite pure, poiché tu e Baru siete sempre i benvenuti
alla sua corte. Io devo restare qui di guardia, perché la situazione
si è fatta un po' tesa dall'ultima volta che siete stati nostri
ospiti.
Aredhel
colse nel tono del parirazza una certa preoccupazione. Come
biasimarlo? Il Principe Tomas era recentemente scomparso; in più con
gli ultimi avvenimenti accaduti...
–
Vi accompagnerò io, se me lo permettete – soltanto in quel momento
l'elfa si scostò da dietro un tronco adiacente al trio per
affiancarsi a Tarlen, il quale non parve prendere molto bene
l'iniziativa, data l'occhiata in tralice che le rivolse.
Martin
rimase per un attimo a fissarla, prima che un accenno di sorriso gli
comparisse sul volto tirato – Aredhel! Sono felice di rivederti...
e ci farebbe molto piacere che ci accompagnassi ad Elvandar.
Lanciando
uno sguardo a Tarlen, lei sorrise ampiamente soltanto quando, una
manciata di secondi dopo, questi annuì nonostante le palesi riserve,
ed esclamò in loro direzione: – Venite allora, vi precedo!
Durante il tragitto Martin chiese ad Aredhel notizie sui recenti
problemi ai quali aveva accennato Tarlen, ma ella gli rispose
semplicemente che sarebbe stata la Regina stessa ad esporglieli,
appena fossero giunti a destinazione.
Più
tardi i due cavalieri, anticipati dalla ragazza-elfa a piedi, si
inoltrarono nel cuore della foresta di Elvandar, l'antica dimora
degli eledhel. La città arborea si presentò pervasa di luce perché
il sole era alto nel cielo ed incoronava gli alberi massicci con il
proprio chiarore, strappando riflessi verdi e oro, rossi e bianchi,
argento e bronzo alla volta di foglie che la ricopriva.
Un
elfo li avvicinò non appena i due smontarono di sella.
–
Ci occuperemo noi delle vostre cavalcature, Lord Martin – disse
rivolgendo uno sguardo anche all'elfa che li aveva accompagnati fin
lì, prima di proseguire – Sua Maestà desidera vederti
immediatamente.
Martin,
Aredhel e Baru si affrettarono a salire le scale intagliate nel
tronco di un albero che portavano alla città elfica, attraversando
gli alti archi formanti il dorso dei rami e salendo sempre di più,
fino a raggiungere un'ampia piattaforma che costituiva il centro di
Elvandar, la corte della Regina.
Aglaranna
sedeva in silenzio sul trono, affiancata dal suo consigliere anziano,
Tathar, e tutto intorno alla corte erano seduti gli Anziani
Intessitori di incantesimi che costituivano il consiglio. Il trono
accanto a quello della sovrana però era vuoto e sebbene
l'espressione d'ella fosse indecifrabile, Aredhel avvertì l'ormai
consueta tensione che da un po' aleggiava fra quelle fronde
nell'aria. Eppure, nonostante l'atmosfera, la loro Regina appariva
sempre splendida e regale, e il saluto con cui accolse i viaggiatori
fu pieno di calore.
–
Benvenuto, Lord Martin – disse – Benvenuto, Baru degli Hadati –
e nel posar lo sguardo su di lei, Aredhel abbozzò un inchino
piuttosto rigido – E grazie, Aredhel, per averli condotti sin qui.
Entrambi
gli uomini si inchinarono, mentre la ragazza, dopo un momento di
ossequioso silenzio, si indietreggiò sino a potersi allontanare
nella stessa direzione dalla quale erano venuti, ben consapevole
dell'inutilità della propria presenza. Scendendo le scale in tutta
fretta ripensò brevemente a ciò che stava accadendo.
Non
si poteva di sicuro biasimare la regina: Tomas se n'era andato chissà
dove senza lasciar detto nulla a nessuno. Inoltre, dalla costa fino
all'est si erano visti i segni di una massiccia migrazione di
orchetti verso nord, ed i moredhel si stavano facendo insolitamente
audaci nelle loro spedizioni lungo il limitare della foresta di
Elvandar. Si era ipotizzato fosse per qualche strano effetto dovuto
alla situazione instabile del Regno, ma alcuni di loro stavano
iniziando a chiedersi se non ci fosse dell'altro.
Poi
si erano avvistate bande di rinnegati umani dirette verso nord,
vicino alla Montagna di Pietra, ed i gwali, creature delicate quanto
magiche, erano fuggiti verso sud, fin dentro il Cuore Verde, come se
temessero l'avvicinarsi di una minaccia incombente. In aggiunta a
tutto ciò, da mesi si faceva sentire un vento pervaso di malvagità
che portava con sé qualcosa di mistico, come se un grande e oscuro
potere stesse venendo concentrato al nord. La situazione era
preoccupante per tutti.
Arrivata
in fondo si arrestò nell'incrociare il passo di suo fratello, il
quale non la segnò di un solo sguardo prima di superarla e
scomparire oltre la spirale delle scale, seguito dallo sguardo carico
di perplessità d'ella. Soltanto quando, un paio di secondi dopo,
tornò a volger l'attenzione dinanzi a sé comprese il motivo di
tanta fretta e spalancò ancor di più lo sguardo, sorpresa oltre
ogni dire.
Un
gruppo di guerrieri eledhel stavano scortando un elfo dai corti
capelli scuri e gli abiti grigi, un moredhel; ma in egli v'era
qualcosa di strano, di diverso, a contraddistinguerlo: una calma del
tutto estranea ai componenti della sua razza.
Aredhel
fece due passi avanti, ma si scostò al sopraggiungere della regina,
facendosi da parte rispetto a lei ed al suo seguito. Anche il
moredhel la notò e si inchinò profondamente davanti a lei,
abbassando il capo.
–
Signora, sono tornato – mormorò.
Aglaranna
rivolse un cenno a Tathar, e subito lui e gli altri Intessitori
d'Incantesimi si raccolsero intorno al moredhel. Un momento più
tardi Aredhel avvertì una strana quanto familiare sensazione a fior
di pelle, come se l'aria fosse pervasa d'elettricità e da una sorta
di musica soave e leggera. Non dovette nemmeno guardarli che comprese
fosse opera degli Intessitori, i quali stavano operando uno dei loro
incantesimi. Come accadeva ogni volta, del resto. I Ritorni erano
rari ed era capitato che i moredhel avessero tentato di ingannarli in
più occasioni, con lo scopo di introdurre delle spie fra loro.
Soltanto grazie alla magia nessuno di loro era riuscito ad ingannare
gli eledhel.
Ci
volle una manciata di minuti, ma infine quell'attesa terminò.
–
È tornato! – esclamò Tathar, infrangendo l'atmosfera creatasi.
–
Come ti chiami? – domandò Aglaranna.
–
Morandis, Maestà.
–
Non più – affermò pacatamente – Ora il tuo nome è Lorren.
Il
sollievo che permeò gli astanti, compreso il nuovo eledhel, infuse
una nota di positività in quell'aria dapprima tanto pregna di
tensione e ansie, e Aredhel abbozzò meccanicamente un mezzo sorriso.
Non
vi era mai stata alcuna differenza vera e propria fra moredhel ed
eledhel, perché entrambe erano in realtà due branche della stessa
razza, quella degli Elfi, separate soltanto dal potere del Sentiero
Oscuro. Per questo erano anche chiamati Fratelli Oscuri, vincolati ad
una vita pervasa di odio omicida nei confronti di chi non
appartenesse alla loro razza. Anche se fra eledhel e moredhel era
comunque presente una sottile differenza determinata dai metodi, dal
portamento e dall'atteggiamento, esteriormente li si poteva definire
quasi identici.
L'ex
moredhel si risollevò dal suo inchino e gli elfi lo aiutarono a
togliersi la tunica del colore proprio dei clan moredhel della
foresta. Appena gli fu data una tunica marrone anche la più piccola
differenza cessò di esistere fra il nuovo venuto e gli altri elfi.
Dal canto suo, Aredhel non finiva mai di stupirsi per quel piccolo
miracolo, a testimonianza che in passato non vi fosse stato nulla a
dividerli gli uni dagli altri. Gli occhi ed i capelli avevano la
tinta più scura tipica fra i moredhel, ma del resto anche fra gli
eledhel ce n'era qualcuno bruno di capelli così come capitava di
trovare qualche moredhel biondo con gli occhi azzurri.
–
Di tanto in tanto qualcuno dei nostri fratelli si allontana dal
Sentiero Oscuro – stava spiegando Tathar a Martin – Se gli altri
non si accorgono del suo cambiamento e non lo uccidono prima che
possa arrivare fino a noi, accogliamo il suo ritorno a casa, che è
motivo di gioia.
E
Aredhel annuì fra sé a quella affermazione, mentre rimaneva un
attimo ad osservare il nuovo elfo con un vivace sorriso sulle labbra.
Era la prima volta che assisteva ad un Ritorno e quella novità la
portava istintivamente a provare una sorta di insolita simpatia,
mista a naturale curiosità, nei confronti del nuovo venuto, mentre
questo già veniva accolto dai suoi parirazza.
–
Succede spesso? – domandò allora Baru, continuando la
conversazione con Tathar.
–
Io sono il più anziano fra quanti vivono ad Elvandar, e prima di
questo ho visto soltanto altri sette Ritorni – replicò l'anziano,
poi rimase in silenzio per qualche tempo prima di aggiungere – Noi
speriamo un giorno di poter redimere in questo modo tutti i nostri
fratelli, una volta che il potere del Sentiero Oscuro sarà stato
finalmente infranto.
–
Venite, dobbiamo festeggiare – disse allora Aglaranna, rivolta a
Martin.
–
Noi non possiamo, Maestà – rispose questi – perché dobbiamo
riprendere il cammino per incontrarci con altri.
Aredhel
si fece ancor più attenta, tendendo le orecchie a punta per
ascoltare il resto senza tuttavia voltarsi a guardar direttamente il
gruppetto, avvertendo una nota di dispiacere sporcare quel momento di
serenità nel proprio animo: non si era affatto aspettata la
possibilità che non si sarebbero fermati neanche un giorno.
–
Posso conoscere le vostre intenzioni? – chiese con discrezione la
regina.
–
Sono semplici – replicò il Duca di Crydee – Troveremo
Murmandamus.
–
E lo uccideremo – concluse Baru.
continua...
Ciao a tutti!
Sono emozionata: è tanto che lavoro a questa storia e non vedevo l'ora di pubblicarla e, nonostante mi fossi ripromessa di farlo soltanto una volta che l'avessi conclusa, beh, sono decisamente a buon punto e mi sono detta "perché no? vedere se piace ed eventuali commenti potrebbero aiutare la mia ispirazione!"
Non so se alcuni di voi conoscono le opere di Feist, ma io personalmente leggendo la sua trilogia sulla Saga di Riftwar, me ne sono innamorata a tal punto da volerci scrivere qualcosa su, e così eccomi qui!! Non mi dilungo, questo è solo un prologo e di norma i capitoli veri e propri saranno un po' più lunghetti (anche perché altrimenti qui non finiremo più!) quindi niente paura, nonostante gli aggiornamenti non proprio rapidissimi avrò di che farmi perdonare.
Detto questo, spero che questo primo capitoletto vi sia piaciuto e/o abbia stuzzicato la vostra curiosità. Dovrei averlo ricontrollato un numero di volte sufficiente a liberarmi di tutti gli errori di battitura e le sviste e le riscritture, ma se mi fosse sfuggito qualcosa vi invito a segnalarmelo senza indugio (mi viene l'orticaria a lasciare errori).
Non fatevi problemi e ditemi pure ciò che ne pensate! Intanto, buon inizio agosto!!
Kaiy-chan