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Autore: Kaiyoko Hyorin    03/08/2016    0 recensioni
[La Saga di Riftwar]
Delle molteplici razze che popolano il mondo, due in particolare sono legate dal filo rosso del destino, condannate a camminare l'una accanto all'altra ed a non incontrarsi mai.. non pacificamente. O almeno è questa la credenza ineluttabile, perché come può esserci pace e comprensione se l'una è succube del Sentiero Oscuro e l'altra predica la via della Luce?
Ma le cose non sono così semplici ed è sotto l'oscura ombra di un pericolo ben più grande di quanto si possa immaginare che i cambiamenti più impensabili possono compiersi, come un incendio nasce da una piccola e fugace scintilla. Sta tutto alla volontà dei singoli, ed è di questa che vi voglio mostrare la forza.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il mondo di Midkemia sta sprofondando nell'ombra di un'oscura ed ai più ignota minaccia. Sono molto poche le persone che nel Regno sono a conoscenza degli accadimenti nefasti che la stanno realmente coinvolgendo: due gruppi del tutto diversi fra loro ma uniti nell'amicizia sono partiti, lasciando le loro case e le loro famiglie per far fronte al pericolo imminente. Arutha e Pug sono i protagonisti indiscussi, un valoroso principe ed un potente mago, che per vie separate tentano di combattere la stessa battaglia ed avere la meglio sugli intrighi e le macchinazioni di un Elfo che risponde al nome di Murmandamus.
La nostra storia si discosta tuttavia dalle loro peripezie, per seguire quelle di altre anime coinvolte in questa vicenda.. ed ha tutto inizio in un territorio dominato da altre razze, ben più antiche e longeve degli uomini.



1. Prologo


– Morandis!
Il moredhel si voltò ad osservare l'amico e compagno di molte avventure andargli incontro, ritrovando sul suo volto la stessa apparente indifferenza sfoggiata da lui stesso. Fermandosi, attese che lo raggiungesse con calma studiata, prima di parlare.
– Cosa c'è, Elwar?
– Dove stai andando?
– Ho una questione importante di cui occuparmi – rispose rimanendo sul vago e restando impassibile, nonostante lo sguardo inquisitore dell'altro.
Elwar non gli rispose ma Morandis seppe da subito di non essere stato convincente e l'avrebbe lasciato lì coi suoi dubbi se non fosse stato per il legame di amicizia che li univa. Il silenzio tuttavia non si protrasse a lungo, perché il moro parve cogliere qualcosa ed i suoi occhi a quel punto si sgranarono.
– No – esclamò quasi fra sé e sé – Non puoi farlo, Morandis!
– Ho fatto la mia scelta – ribatté lui con assoluta calma ed un vago piccolo sorriso – E sai che non sono avventato quanto te.
L'espressione sul volto di Elwar si indurì ed il suo sguardo color dell'ambra più preziosa diventò freddo come il ghiaccio. Quando estrasse la spada dal fodero, l'altro non se ne sorprese né si mosse per contrastarlo in qualche modo.
– Ma io non te lo permetterò.
Morandis annuì ancora di fronte a tanta risolutezza, eppure non vacillò minimamente.
– Lo sai meglio di me che non potresti ostacolarmi. Oramai il Sentiero Oscuro non ha più alcuna influenza su di me, pertanto è inutile che io rimanga.
Elwar strinse la presa sull'impugnatura della sua arma ed un'ombra calò ad incupirgli i lineamente del volto, quindi sollevò la lama, puntandogliela contro.
– Mi spiace, ma le conosci le regole.
Morandis annuì per l'ennesima volta – Sì, le conosco – ribatté, attendendo un solo istante prima di continuare e nelle parole a seguire lasciò trapelare tutta la propria serietà di elfo – Ma se vorrai fermarmi dovrai farlo ora, perché me ne vado. Addio, fratello.
Detto ciò si voltò ed iniziò ad avviarsi con passo deciso nella direzione in cui si stava dirigendo prima di quell'incontro. Ogni passo portato lo affrontò con tutto il suo coraggio, perché ognuno era un passo in più a separarlo da ciò che era stata la sua vita sino a quel momento, ma ancor di più era l'approfondirsi di quel baratro che aveva già iniziato a dividerli l'uno dall'altro.
E la consapevolezza di quell'addio minacciò di farlo fermare più d'una volta.
Intanto Elwar, rimasto fermo immobile nel medesimo punto, osservò la schiena di quello che fino a pochi minuti prima aveva chiamato fratello allontanarsi nel sottobosco, stringendo con sempre maggior vigore la presa sulla spada. Soltanto una volta che l'amico fu scomparso dal suo campo visivo qualcosa scattò in lui e con rabbia, ma anche frustrazione e senso di perdita, scagliò l'arma al suolo, conficcandola nel terreno erboso.
– Dannazione.. – sibilò a denti stretti, dando libero sfogo all'astio che lo assalì al pensiero di non aver avuto la forza di fare il proprio dovere: non avrebbe mai potuto attaccare il suo migliore amico, men che meno alle spalle, e questo doveva saperlo anche Morandis, perché la cosa doveva essere reciproca.
Rimase con lo sguardo perso nel vuoto alcuni minuti ancora, finché non fu sicuro di aver ripreso il controllo delle proprie emozioni ed ebbe riflettuto sul da farsi. Soltanto quando ebbe preso una decisione su come procedere, Elwar Garaniel liberò la propria spada dal terreno e si voltò indietro, per far ritorno all'accampamento dei Lupi Grigi.
– Elwar – il capoclan attirò la sua attenzione appena lo vide di ritorno – Dov'è Morandis?
– È andato a dare il cambio a Gill per un nuovo giro di perlustrazione dei dintorni.
Quello annuì ed Elwar, ignorandone il cipiglio perplesso, gli diede le spalle, diretto alla propria tenda.

***

La foresta era tranquilla, ma la sua quiete era punteggiata dai continui richiami degli uccelli e dai rumori di animali che indicavano come tutto fosse come doveva essere sotto le fronde. Martin e Baru stavano viaggiando da quattro giorni, spingendo i cavalli al limite della resistenza, e avevano attraversato il fiume di Crydee solo alcune ore prima.
Aredhel fu la prima a notarli. Li conosceva, avendo passato l'infanzia a giocare col duca per il breve periodo nel quale egli era vissuto con gli elfi; inoltre aveva avuto modo di incrociare l'Hadati un paio di volte in quell'ultimo anno trascorso.
Ora ella aveva appena compiuto 54 anni, età che la classificava a poco più di una ragazza secondo gli standard degli elfi, e per sua somma gioia l'avevano assegnata a Tarlen ed alla sua guida. Egli aveva il compito di istruirla nel sorvegliare gli accessi di quel tratto di foresta ed altre piccole cose, come eludere degli inseguitori fra gli alberi o seguirne le tracce, ma anche celar le proprie oppure evitare di lasciarle affatto.
Svelta saltò giù dall'albero sopra il quale era seduta, atterrando con grazia e senza il minimo rumore; anche questo le era stato insegnato dall'elfo. Tuttavia non fu abbastanza rapida: Tarlen la precedette di netto, frapponendosi davanti ai due viaggiatori.
– Ben incontrati, Martin Longbow e Baru Uccisore del Serpente.
– Salute a te, Tarlen – rispose Martin – Siamo venuti a chiedere consiglio alla Regina.
– Allora proseguite pure, poiché tu e Baru siete sempre i benvenuti alla sua corte. Io devo restare qui di guardia, perché la situazione si è fatta un po' tesa dall'ultima volta che siete stati nostri ospiti.
Aredhel colse nel tono del parirazza una certa preoccupazione. Come biasimarlo? Il Principe Tomas era recentemente scomparso; in più con gli ultimi avvenimenti accaduti...
– Vi accompagnerò io, se me lo permettete – soltanto in quel momento l'elfa si scostò da dietro un tronco adiacente al trio per affiancarsi a Tarlen, il quale non parve prendere molto bene l'iniziativa, data l'occhiata in tralice che le rivolse.
Martin rimase per un attimo a fissarla, prima che un accenno di sorriso gli comparisse sul volto tirato – Aredhel! Sono felice di rivederti... e ci farebbe molto piacere che ci accompagnassi ad Elvandar.
Lanciando uno sguardo a Tarlen, lei sorrise ampiamente soltanto quando, una manciata di secondi dopo, questi annuì nonostante le palesi riserve, ed esclamò in loro direzione: – Venite allora, vi precedo!
Durante il tragitto Martin chiese ad Aredhel notizie sui recenti problemi ai quali aveva accennato Tarlen, ma ella gli rispose semplicemente che sarebbe stata la Regina stessa ad esporglieli, appena fossero giunti a destinazione.
Più tardi i due cavalieri, anticipati dalla ragazza-elfa a piedi, si inoltrarono nel cuore della foresta di Elvandar, l'antica dimora degli eledhel. La città arborea si presentò pervasa di luce perché il sole era alto nel cielo ed incoronava gli alberi massicci con il proprio chiarore, strappando riflessi verdi e oro, rossi e bianchi, argento e bronzo alla volta di foglie che la ricopriva.
Un elfo li avvicinò non appena i due smontarono di sella.
– Ci occuperemo noi delle vostre cavalcature, Lord Martin – disse rivolgendo uno sguardo anche all'elfa che li aveva accompagnati fin lì, prima di proseguire – Sua Maestà desidera vederti immediatamente.
Martin, Aredhel e Baru si affrettarono a salire le scale intagliate nel tronco di un albero che portavano alla città elfica, attraversando gli alti archi formanti il dorso dei rami e salendo sempre di più, fino a raggiungere un'ampia piattaforma che costituiva il centro di Elvandar, la corte della Regina.
Aglaranna sedeva in silenzio sul trono, affiancata dal suo consigliere anziano, Tathar, e tutto intorno alla corte erano seduti gli Anziani Intessitori di incantesimi che costituivano il consiglio. Il trono accanto a quello della sovrana però era vuoto e sebbene l'espressione d'ella fosse indecifrabile, Aredhel avvertì l'ormai consueta tensione che da un po' aleggiava fra quelle fronde nell'aria. Eppure, nonostante l'atmosfera, la loro Regina appariva sempre splendida e regale, e il saluto con cui accolse i viaggiatori fu pieno di calore.
– Benvenuto, Lord Martin – disse – Benvenuto, Baru degli Hadati – e nel posar lo sguardo su di lei, Aredhel abbozzò un inchino piuttosto rigido – E grazie, Aredhel, per averli condotti sin qui.
Entrambi gli uomini si inchinarono, mentre la ragazza, dopo un momento di ossequioso silenzio, si indietreggiò sino a potersi allontanare nella stessa direzione dalla quale erano venuti, ben consapevole dell'inutilità della propria presenza. Scendendo le scale in tutta fretta ripensò brevemente a ciò che stava accadendo.
Non si poteva di sicuro biasimare la regina: Tomas se n'era andato chissà dove senza lasciar detto nulla a nessuno. Inoltre, dalla costa fino all'est si erano visti i segni di una massiccia migrazione di orchetti verso nord, ed i moredhel si stavano facendo insolitamente audaci nelle loro spedizioni lungo il limitare della foresta di Elvandar. Si era ipotizzato fosse per qualche strano effetto dovuto alla situazione instabile del Regno, ma alcuni di loro stavano iniziando a chiedersi se non ci fosse dell'altro.
Poi si erano avvistate bande di rinnegati umani dirette verso nord, vicino alla Montagna di Pietra, ed i gwali, creature delicate quanto magiche, erano fuggiti verso sud, fin dentro il Cuore Verde, come se temessero l'avvicinarsi di una minaccia incombente. In aggiunta a tutto ciò, da mesi si faceva sentire un vento pervaso di malvagità che portava con sé qualcosa di mistico, come se un grande e oscuro potere stesse venendo concentrato al nord. La situazione era preoccupante per tutti.
Arrivata in fondo si arrestò nell'incrociare il passo di suo fratello, il quale non la segnò di un solo sguardo prima di superarla e scomparire oltre la spirale delle scale, seguito dallo sguardo carico di perplessità d'ella. Soltanto quando, un paio di secondi dopo, tornò a volger l'attenzione dinanzi a sé comprese il motivo di tanta fretta e spalancò ancor di più lo sguardo, sorpresa oltre ogni dire.
Un gruppo di guerrieri eledhel stavano scortando un elfo dai corti capelli scuri e gli abiti grigi, un moredhel; ma in egli v'era qualcosa di strano, di diverso, a contraddistinguerlo: una calma del tutto estranea ai componenti della sua razza.
Aredhel fece due passi avanti, ma si scostò al sopraggiungere della regina, facendosi da parte rispetto a lei ed al suo seguito. Anche il moredhel la notò e si inchinò profondamente davanti a lei, abbassando il capo.
– Signora, sono tornato – mormorò.
Aglaranna rivolse un cenno a Tathar, e subito lui e gli altri Intessitori d'Incantesimi si raccolsero intorno al moredhel. Un momento più tardi Aredhel avvertì una strana quanto familiare sensazione a fior di pelle, come se l'aria fosse pervasa d'elettricità e da una sorta di musica soave e leggera. Non dovette nemmeno guardarli che comprese fosse opera degli Intessitori, i quali stavano operando uno dei loro incantesimi. Come accadeva ogni volta, del resto. I Ritorni erano rari ed era capitato che i moredhel avessero tentato di ingannarli in più occasioni, con lo scopo di introdurre delle spie fra loro. Soltanto grazie alla magia nessuno di loro era riuscito ad ingannare gli eledhel.
Ci volle una manciata di minuti, ma infine quell'attesa terminò.
– È tornato! – esclamò Tathar, infrangendo l'atmosfera creatasi.
– Come ti chiami? – domandò Aglaranna.
– Morandis, Maestà.
– Non più – affermò pacatamente – Ora il tuo nome è Lorren.
Il sollievo che permeò gli astanti, compreso il nuovo eledhel, infuse una nota di positività in quell'aria dapprima tanto pregna di tensione e ansie, e Aredhel abbozzò meccanicamente un mezzo sorriso.
Non vi era mai stata alcuna differenza vera e propria fra moredhel ed eledhel, perché entrambe erano in realtà due branche della stessa razza, quella degli Elfi, separate soltanto dal potere del Sentiero Oscuro. Per questo erano anche chiamati Fratelli Oscuri, vincolati ad una vita pervasa di odio omicida nei confronti di chi non appartenesse alla loro razza. Anche se fra eledhel e moredhel era comunque presente una sottile differenza determinata dai metodi, dal portamento e dall'atteggiamento, esteriormente li si poteva definire quasi identici.
L'ex moredhel si risollevò dal suo inchino e gli elfi lo aiutarono a togliersi la tunica del colore proprio dei clan moredhel della foresta. Appena gli fu data una tunica marrone anche la più piccola differenza cessò di esistere fra il nuovo venuto e gli altri elfi. Dal canto suo, Aredhel non finiva mai di stupirsi per quel piccolo miracolo, a testimonianza che in passato non vi fosse stato nulla a dividerli gli uni dagli altri. Gli occhi ed i capelli avevano la tinta più scura tipica fra i moredhel, ma del resto anche fra gli eledhel ce n'era qualcuno bruno di capelli così come capitava di trovare qualche moredhel biondo con gli occhi azzurri.
– Di tanto in tanto qualcuno dei nostri fratelli si allontana dal Sentiero Oscuro – stava spiegando Tathar a Martin – Se gli altri non si accorgono del suo cambiamento e non lo uccidono prima che possa arrivare fino a noi, accogliamo il suo ritorno a casa, che è motivo di gioia.
E Aredhel annuì fra sé a quella affermazione, mentre rimaneva un attimo ad osservare il nuovo elfo con un vivace sorriso sulle labbra. Era la prima volta che assisteva ad un Ritorno e quella novità la portava istintivamente a provare una sorta di insolita simpatia, mista a naturale curiosità, nei confronti del nuovo venuto, mentre questo già veniva accolto dai suoi parirazza.
– Succede spesso? – domandò allora Baru, continuando la conversazione con Tathar.
– Io sono il più anziano fra quanti vivono ad Elvandar, e prima di questo ho visto soltanto altri sette Ritorni – replicò l'anziano, poi rimase in silenzio per qualche tempo prima di aggiungere – Noi speriamo un giorno di poter redimere in questo modo tutti i nostri fratelli, una volta che il potere del Sentiero Oscuro sarà stato finalmente infranto.
– Venite, dobbiamo festeggiare – disse allora Aglaranna, rivolta a Martin.
– Noi non possiamo, Maestà – rispose questi – perché dobbiamo riprendere il cammino per incontrarci con altri.
Aredhel si fece ancor più attenta, tendendo le orecchie a punta per ascoltare il resto senza tuttavia voltarsi a guardar direttamente il gruppetto, avvertendo una nota di dispiacere sporcare quel momento di serenità nel proprio animo: non si era affatto aspettata la possibilità che non si sarebbero fermati neanche un giorno.
– Posso conoscere le vostre intenzioni? – chiese con discrezione la regina.
– Sono semplici – replicò il Duca di Crydee – Troveremo Murmandamus.
– E lo uccideremo – concluse Baru.





continua...


Ciao a tutti!
Sono emozionata: è tanto che lavoro a questa storia e non vedevo l'ora di pubblicarla e, nonostante mi fossi ripromessa di farlo soltanto una volta che l'avessi conclusa, beh, sono decisamente a buon punto e mi sono detta "perché no? vedere se piace ed eventuali commenti potrebbero aiutare la mia ispirazione!"
Non so se alcuni di voi conoscono le opere di Feist, ma io personalmente leggendo la sua trilogia sulla Saga di Riftwar, me ne sono innamorata a tal punto da volerci scrivere qualcosa su, e così eccomi qui!! Non mi dilungo, questo è solo un prologo e di norma i capitoli veri e propri saranno un po' più lunghetti (anche perché altrimenti qui non finiremo più!) quindi niente paura, nonostante gli aggiornamenti non proprio rapidissimi avrò di che farmi perdonare.
Detto questo, spero che questo primo capitoletto vi sia piaciuto e/o abbia stuzzicato la vostra curiosità. Dovrei averlo ricontrollato un numero di volte sufficiente a liberarmi di tutti gli errori di battitura e le sviste e le riscritture, ma se mi fosse sfuggito qualcosa vi invito a segnalarmelo senza indugio (mi viene l'orticaria a lasciare errori).
Non fatevi problemi e ditemi pure ciò che ne pensate! Intanto, buon inizio agosto!!

Kaiy-chan
   
 
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