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Autore: MoonLilith    25/04/2009    9 recensioni
Lui mi sorride, un sorriso assolutamente da togliere il fiato, e mi fa un cenno con la testa.
Faccio per chiudere la porta, lentamente, ma quando è quasi chiusa, qualcosa la interrompe.
La riapro. C’è lui appoggiato allo stipite della porta, con una mano poggiata su di essa, a tenerla aperta.
« Voglio rivederti. » mi dice, serio in volto, guardandomi fisso.
Io? Io boccheggio.
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ben Barnes, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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I.

Piove. È buio, ormai credo sia notte fonda. Per strada non si vede un accidente. Cosa diavolo ci faccio qui?

Mi guardo intorno, un po’ persa. Sto piangendo. Le lacrime calde che cadono giù, copiosa, in netto contrasto con le gocce di pioggia ghiacciate. Si confondo sulla mia pelle diafana, che spicca prepotente, bianca, alla luce di un lampione, nell’oscurità di questa notte londinese. Cosa diavolo ci faccio qui?

Per strada non c’è nessuno, o quasi. Passa qualche auto. È uno dei quartieri centrali, dovrebbe essere intasato dal traffico. Invece no, non c’è nessuno. Solo io, una stupida ragazzina che fino a poco tempo fa pensava di poter conquistare il mondo. E ora si trova sola, sotto la pioggia, al freddo. Bloccata dalla paura, paura che tutto quello che è successo nell’ultimo mese sia soltanto frutto della sua fervida immaginazione.

Cosa diavolo ci faccio, qui?


***

Un mese prima

« Jo! Jo, aspettami! » una voce mi chiama, la sento che tenta di sovrastare il ciarlare generale all’interno di uno dei corridoi del Politecnico di Milano. La ignoro. Continuo a camminare, districandomi tra la folla. Sbuffo rumorosamente, pregando di sparire magicamente prima che lei riesca a raggiungermi.
« Jolene! » esclama, e la sento terribilmente vicina. Chiudo gli occhi, mi limito a sospirare per l’ennesima volta. Anche oggi questo strazio, no. Mi volto, la vedo. Dietro di me, questa figura magrolina, minuta, molto molto bassa. Sembra un cagnolino scodinzolante, coi boccoli biondi che ondeggiano ad ogni suo movimento. Mi sorride incoraggiante. Quel sorriso mi mette solo una gran paura.
« Laura. » dico io, guardandola, inespressiva.
Siamo così diverse, io e lei. Lei è bella, bionda, quegli occhioni verdi brillanti e allegri. Io? Credo di essere la ragazza più triste del mondo. Capelli scuri, non castani e non neri, quell’ibrido terribile che non sa di niente. Occhi grigi, inespressivi, quasi senza pigmento, sicuramente senza gioia. Alta quanto basta, formosa quanto basta, carina? Diciamo che non basta. Cioè, non è che non sono felice. Ma non sono neanche iperattiva. Mi piace stare per fatti miei, tutto qui. Mi piace pensare alle mie cose. Al contrario della VIP che mi è accanto. E VIP non sta per Very Important Person. Ma per Violenza Psicologica. Quella che quest’essere infligge ogni giorno alla mia persona.
« Jo, cosa fai oggi? » chiede la ragazza, allegramente, mentre entrambe ci districhiamo per i corridoi del Politecnico. Le lezioni di oggi sono finite, finalmente. Sono le 2 del pomeriggio, orario perfetto per andare con calma a fare shopping, quando c’è meno gente. Shopping di libri, ovviamente. Non sono la tipa che gira per le boutique milanesi alla ricerca dell’ultimo ricercatissimo abito griffato Prada, non so se si era capito. Non avrei neanche i soldi per permettermeli certi lussi. Vivo da sola, lavoro per mantenermi. Non ho più nessuno, e non sono sicura che questo possa essere considerato un male.
« Niente, sono stanca, andrò a casa. » rispondo io, atona. Non la voglio tra i piedi. Non voglio nessuno tra i piedi. Quello è il mio pomeriggio sacro. Vado alla Feltrinelli, e mi perdo lì per ore e ore. Spendo metà dei soldi che guadagno il libri. Sono gli unici amici che non mi hanno mai delusa, mai abbandonata.
« Ma dai! Andiamo a prendere un gelato insieme almeno! » esclama lei, che prepotentemente mi cinge per un braccio. Forse vorrebbe dimostrarsi amichevole.
« Un gelato? » chiedo, guardandola, con una punta di stupore. « Massì! Guarda che siamo ad Aprile, mica a Dicembre! Non prendi mica un’influenza con un gelato! » insiste energicamente. « No, grazie. » rifiuto altrettanto energicamente.

Non so come né perché, mi ritrovo seduta ai tavolini all’esterno di un bar, sotto il sole cocente delle 2 e mezzo del pomeriggio (fa terribilmente caldo, oggi) a prendere un gelato mentre Laura mi racconta la storia del suo primo anno al Politecnico e di come sia stato difficile, e di come si sia dovuta impegnare, e di come poi abbia trovato la strada giusta e bla bla bla.
C’è pochissima gente, e vorrei vedere chi altro stupido come noi si azzarderebbe a fare una passeggiata a quell’ora, coi negozi tutti chiusi. A parte la Feltrinelli, che è poco distante. Mentre Laura continua a fare il suo monologo, io architetto un piano per defilarmi da quest’incontro.
Gioco distrattamente con la cannuccia nel lungo bicchiere colmo di menta fredda. Ormai non l’ascolto più. Attendo un momento di pausa del suo discorso per potermi alzare e andare via. E ci sono quasi, perché per un momento si blocca. Poi mi afferra il braccio, mi avvicina a sé, e mi mormora nell’orecchio (ma ha una voce così acuta che avrebbe sentito chiunque, se ci fosse stato qualcuno seduto accanto a noi).
« Jo! Guarda lì che figo che sta arrivando! » e mi indica la strada alle mie spalle. Quindi mi devo automaticamente girare, per poterlo vedere. Quindi automaticamente ci farò una figura di merda. Ma chi se ne frega.
Adocchio il tipo che mi indica Laura. Alto, vestito con una maglia bianca, sotto ad una giacca nera, e pantaloni dello stesso colore. Ai piedi, scarpe eleganti, di cuoio. Capelli lunghi, appena mossi, castani, con dei riflessi quasi ramati, alla luce del sole. Barbetta incolta, Rayban che gli coprono gli occhi. Cammina tranquillo, le mani in tasca.
Lo osservo, in effetti non posso dire che sia brutto. Ma non è il mio tipo. Ma c’è qualcosa nel suo aspetto… mi è familiare. Inarco le sopraciglia, lo osservo bene. Con quei dannati occhiali da sole, il sole dietro di lui, non riesco a collegarlo. Come quando, la mattina, ci si sveglia e non si ricorda il sogno che si è fatto la notte, a parte qualche immagine sfuggevole.
« Ma non è bellissimo?! » esclama Laura con enfasi, proprio mentre il ragazzo passava vicino al nostro tavolino. La fulmino con lo sguardo. Lui si volta, ci guarda, e le sue labbra si distendono in un sorriso lieve. Resto attonita a osservarlo, le sopraciglia inarcate, la bocca semiaperta. Ma chi è? Ma che vuole?
Laura fa un sospiro, si lascia andare sulla sedia. « Ah, mi sono innamorata! » esclama, con le mani sul cuore e lo sguardo da rincitrullita.
« Bene, fintanto che tu ti innamori io me ne vado, eh? Ci si vede! » esclamo, prendendo al balzo l’occasione. Infilo la borsa in spalla e senza dare neanche il tempo a Laura di fermarmi, mi dileguo.

Arrivo alla Feltrinelli. Entro, e l’odore del negozio mi inebria e mi rilassa. In realtà non si può dire che ci sia un profumo specifico, però mi rilassa lo stesso, insomma.
Mi dirigo subito al reparto novità. È da un po’ che non ci vengo, accidenti. Dopo aver sfogliato e preso sotto mano qualche nuovo libro, pronto all’acquisto, mi dirigo nella sezione dei romanzi, divisi per ordine alfabetico.
Passo in rassegna i titoli, ormai li conosco a memoria. Afferro un Oscar Wilde, inizio a sfogliarlo.
« No! La versione inglese a fronte! Questo non ce l’ho! » esclamo, presa dalla euforia, ad alta voce. Mi rendo conto della brutta figura, mi volto con fatica a vedere se qualcuno ha notato il mio spettacolino. Ho in mano una pila di libri, e a fatica riesco a tenere aperto Il Fantasma di Canterville.
Mi rivolto a leggere la parte in inglese. Assorta. Pian piano sprofondo totalmente nel mio stato comatoso, che mi becca sempre quando mi ritrovo nella Feltrinelli a sfogliare un libro che mi piace particolarmente. Poi, d’un tratto, un urto. In un attimo i miei libri cascano a terra e io, esile come sono, li raggiungo al volo.
« Ma che diav… » inizio a dire, rialzandomi faticosamente.
« Oh… Scusami! » sento dire. Ma non è italiano. È inglese. Mi metto a sedere, e la prima cosa che vedo sono delle scarpe di cuoio. Sollevo lo sguardo, e mi trovo faccia a faccia col ragazzo di prima, Rayban ancora a coprirgli gli occhi.
Apro la bocca per protestare. Lui ci piazza su la sua mano, per non farmi parlare. Intanto con l’indice mi fa segno di star zitta. La sua pelle profuma terribilmente di vaniglia. Ho deciso, esiste un profumo migliore di quello della Feltrinelli. E’ quello di questo ragazzo. Scosto la sua mano dalla bocca, con forza. « Ma chi diavolo sei?! » gli chiedo, a bassa voce.
Lui solleva gli occhiali da sole. Mi trovo faccia a faccia con degli occhi furbi, espressivi, le iridi nerissime e lo stesso luminose. All’inizio, giusto per i primi secondi, non lo riconosco. Poi il mio sguardo mette a fuoco un poster che è appeso sul muro alla fine del corridoio, proprio oltre la spalla del ragazzo, lontano.
La Locandina de “Le Cronache di Narnia – Il Principe Caspian”.
Alterno lo sguardo dal poster a lui, per qualche istante. La bocca si spalanca sempre di più, finchè non ho un vero e proprio sussulto.
« B-Ben Bar… » ma non ho il tempo di finire la frase, che subito mi riporta la mano a coprire la bocca. Sento un vociare alle mie spalle. « Ma siete sicure che è andato da questa parte?! Ma era davvero lui?! Mio Dio quant’è bono! »
Lui sospira, abbassa di nuovo gli occhiali da sole sul viso, e poi mi guarda. Almeno, credo mi stia guardando.
« Vieni, andiamo. »
« Cos…? » chiedo, subito prima che lui mi afferri per il braccio e mi trascini via da lì, velocemente.
Non so quale sia la cosa più grave. Lasciare i miei libri lì, a terra, in attesa di essere acquistati, oppure il fatto che Ben Barnes mi stia trascinando via dalla Feltrinelli? Sono un po’ confusa.
Guardo i libri, guardo lui, di cui attualmente vedo solo la nuca. Mi sento confusa. Sento che c’è qualcosa che non va.
È tutto uno scherzo, vero? Beh, è di pessimo gusto.


//

Spero il primo capitolo vi sia piaciuto... Torno dopo tanto tempo a scrivere una FanFic, devo sgranchirmi un po'. Per ora ditemi cosa ne pensate, se vi piacerà continuerò a postarla. :3
   
 
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