Anime & Manga > Food Wars!
Segui la storia  |       
Autore: Erina91    03/08/2016    10 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Incontro del destino..?


Accarezzava i suoi capelli, baciava ogni minima parte del suo corpo, solleticava la sua pelle con il tocco pregiato delle sue mani. Si beava del momento senza tralasciare nulla, come se fosse un prezioso tesoro. Un puro gioiello.
La dolcezza dei suoi movimenti era così aggraziata e travolgente che per un attimo sentì svanire la sbronza.

I suoi palmi erano caldi, grandi, delicati. Il suo respiro mentre le sue labbra si avvicinavo a quelle sue per unirsi in un incontro di lingue passionale e affamato sapeva di un misto di tabacco e alcol che, se non fosse stata brilla, non avrebbe nemmeno apprezzato e invece in quel momento lo trovò sensuale e piacevole. Il profumo di spezie di cui tutto il corpo di Yukihira era dotato era talmente invitante da farla impazzire. Per non parlare dell'audacia con la quale scorreva con i polpastrelli lungo le sue cosce, in un gesto azzardato eppure ammaliante, tanto magnetico da confonderla.
O forse era l'alcol che la faceva sentire confusa? Già.. cosa stava facendo? Com'erano finiti a letto insieme lei e Yukihira?
Aveva vuoti di memoria a causa del miscuglio di cocktail e dei ripetuti brindisi assunti.

Cosa stava facendo nell'appartamento di Yukihira?
Non lo sapeva, ma in quel momento, con lui che la vezzeggiava in modo tanto lenitivo, non le interessava della mente annebbiata e neanche voleva chiedersi come potessero essere finiti a letto insieme.
Voleva semplicemente godersi l'attimo ed imprimerlo.

Non c'era mai stato niente tra lei e Yukihira, anzi, non avevano nemmeno un rapporto amichevole.
Diciamo che si sopportavano a vicenda, ma era chiaro ad entrambi che c'era un'insolita attrazione tra di loro. C'era sempre stata e fin dai tempi delle superiori. Alla fine non era neanche strano che fossero finiti a letto insieme dopo due bicchieri di alcol, avevano resistito sei anni senza soddisfare l'interesse reciproco, negandolo con insistenza fin dall'inizio, ma si sa che poi l'attrazione sessuale esplode.

Ormai erano adulti consapevoli, avevano 21 anni, e anche se aveva vaghi ricordi della serata prima di ritrovarsi nel letto di Yukihira, avevano terminato gli studi e si erano laureati ed era sicura che fossero andati a festeggiare la cerimonia di chiusura dei loro tre anni universitari.
Però, davvero, perché adesso era accanto a Yukihira e si stava facendo cullare dal suo tatto?
Beh, cosa importava.. amava quel momento e voleva goderselo, e poi era brilla, ormai era la fine e non aveva il pieno controllo del suo corpo, specialmente se covava da tempo il desiderio verso di lui.

Socchiuse gli occhi e iniziò ad ascoltare le meravigliosi sensazioni che lui le stava regalando con i suoi baci, con il suo contatto, con il toccarla nei punti sensibili strappandole gemiti di apprezzamento...

Erina sobbalzò sulla sedia del suo studio. Un'altra volta quel ricordo..
Erano ormai sei anni che ripensava a quella notte con lui.
Perché non riusciva a dimenticare?
Certo che non poteva farlo.
Quella notte le aveva cambiato la vita: da quella notte era nata Marika.
Non aveva più visto Yukihira da allora, si era solo ritrovata nuda nel suo letto e con flebili ricordi della notte passata insieme e prima che si svegliasse si era vestita velocemente ed era scappata dal suo appartamento, come una codarda, con la testa che girava e la fastidiosa nausea post sbornia.
Era un evento che non doveva succedere, per cui aveva fatto la scelta giusta quel giorno.
Lei e Yukihira non condividevano niente ed erano troppo diversi, non sarebbe durata, e poi erano ubriachi.. come poteva ritenerla una notte importante? Era stato solo puro e semplice sesso, niente di più.
Si era pentita perché per la prima volta aveva fatto un gesto avventato e di conseguenza aveva dato la colpa alla sbronza, che l'aveva spinta a fare qualcosa che altrimenti, se fosse stata lucida, non avrebbe fatto.
Eppure, nonostante le sue convinzioni, continuava a ricordare quel momento e ciò che la faceva sentire ancora più “sporca” era che ricordarlo era perfino piacevole e quasi lo rimpiangeva.
Lui non l'aveva più ricercata e lei piuttosto che abbassarsi a cercarlo aveva preferito fuggire da una situazione che sarebbe stata sfavorevole per entrambi; se non ché, da quella notte, era nata la loro figlia.
Erano comunque rimasti legati in qualche modo, indissolubilmente, anche se questo legame lo sentiva solo lei: Marika era figlia di Soma, ma lui non lo sapeva e lei non aveva intenzione di dirglielo perché questo avrebbe comportato ripercussioni non indifferenti ed era tardi ormai, in ogni caso Soma aveva perso sei anni di vita della loro figlia. 
Sarebbe stato orribile dirglielo adesso; per cui, visto che non si erano più visti, aveva optato per il silenzio.
Tra l'altro, era arrivata alla conclusione che l'unica cosa bella di quella notte era stato il concepimento della sua bambina.
Nessuno sapeva di chi era figlia, a parte lei e Alice, neanche il suo attuale fidanzato Rokuro Suzuki: era stato scelto dalla sua famiglia un paio di anni fa. Insieme si erano trovati bene e avevano iniziato a frequentarsi, ormai erano un paio di anni che erano una coppia e anche Marika si era abituata alla presenza di Rokuro e pian piano si era affezionata a lui.
Rokuro si comportava come un padre con Marika; nonostante questo, però, Erina non lo amava.
Nemmeno uscendo insieme sentiva di essere innamorata di lui. Certo.. gli voleva bene, ci teneva tantissimo, ma non era amore e sebbene avessero fatto l'amore così tante volte da perdere il conto, il ricordo di quella notte focosa con Yukihira, di fine università, non l'aveva mai abbandonata.
Benché fosse assai brilla quella sera, ogni giorno un dettaglio in più di quella notte faceva capolino dentro la sua testa.
Di questo passo avrebbe ricordato visibilmente tutto. Eppure non vedeva Yukihira da ben sei anni. Com'era possibile?
Era andata avanti con la sua vita, no? Stava con Rokuro, aveva un impiego promettente e remunerativo, una bellissima figlia.. ma tutto questo non bastava a distogliere l'attenzione da quel ricordo. Era frustrante.

Bussarono al suo studio e fu costretta a spostare la concentrazione al suo lavoro.
Entrò sua cugina Alice, che stringeva con delicatezza la manina di Marika.
Erina sorrise vedendola con la divisa dell'asilo.
-ciao mamma!- esclamò la bambina lasciando la mano di Alice per correre in contro a lei, che rispose con dolcezza alle manifestazioni d'affetto della figlia. -ciao tesoro!- sorrise, -com'è andata a scuola?-
-oggi la maestra ha spiegato un sacco di argomenti nuovi.- raccontò allegra. -però la mensa non era buona, come sempre.-
-come sempre è molto delicata di gusti.- commentò Alice, sulla porta.
-hai preso anche Naoki?- domandò lei ad Alice.
Naoki era il bambino di Alice e Ryou ed era nato un anno dopo il loro matrimonio, aveva appena due anni, ma l'asilo di Naoki e quello di Marika si trovavano nello stesso edificio; così, quando lei doveva lavorare, Rokuro pure e Alice non era di turno, era quest'ultima che passava a prendere tutti e due i bambini.
-sì, è con Ryou.-
Erina annuì. -grazie per averla presa.-
L'altra sorrise. -di niente cuginetta.-
-passando al lavoro, domani abbiamo un catering per un matrimonio in un castello nelle campagne di Tokyo e dobbiamo già essere lì nel pomeriggio. Tu e Ryou dovrete lavorare sodo.-
-nessun problema, lasceremo Naoki alla nonna.
Tu piuttosto.. come farai con Marika? So che nonno è impegnato con gli esami alla Tootsuki.-
-sarò costretta a lasciarla alla baby sitter.- sospirò stancamente, guardando la figlia.
-sei contenta di stare con Benio, Marika?- cercò di fargliela prendere bene.
-Benio è gentile e carina con me, però vorrei tanto vedere la mamma all'opera.-
-la prossima volta che ci sarà un ricevimento meno impegnativo ti porto, d'accordo?-
-ma Rokuro oniichan non può portarmi al parco domani?-
-no tesoro, purtroppo Rokuro è impegnato a lavoro con me domani.-
Lei lavorava come chef e coordinatrice in una società di catering/banquieting che si occupava della gestione di eventi di lusso, ricevimenti importanti o meno per matrimoni, feste etc etc.. in luoghi come castelli, ville, parchi, anche case di ricchi nobili. Tale società aveva il nome di “Adashino Tokyo C.B Society”.
Erano conosciuti in tutto il Giappone come una società che offriva piatti perfetti e di alta qualità e un servizio di sala notevole e sfarzoso. Avevano avuto anche diversi incarichi all'estero e spesso lei viaggiava con la sua brigata di cucina e di sala. Suo nonno era stato un valido sostenitore di quella società tanto rinomata e aveva varie conoscenze all'interno di essa, nella quale lei, Alice, Ryou, Hisako e Hayama lavoravano a contratto indeterminato come chef e lei, oltre a fare da chef, coordinava e gestiva tutto il personale al momento degli eventi e si occupava delle questioni burocratiche.
Rokuro invece, l'uomo scelto dai Nakiri e ora suo attuale fidanzato, lavorava nella stessa società come imprenditore nella produzione economica dei servizi offerti da essa, occupandosi della gestione dei conti e degli incassi guadagnati nel corso dei loro incarichi. -ho capito.- asserì triste la bambina, -allora starò con Benio.-
-brava! Mi dispiace tanto piccola, comunque stasera passiamo la serata insieme.- sorrise alla figlia.
Le dispiaceva molto non poterla accontentare perché adorava vedere il sorriso felice della sua bambina, ma con il lavoro non riusciva sempre a darle la considerazione che si meritava; sebbene, spesso, cercava il modo di rimediare.
Quando viaggiava per lavoro, infatti, la portava sempre con sé e Marika sembrava davvero amare viaggiare e conoscere posti nuovi e cibi ancora lei sconosciuti. Tutte le volte che partiva, appunto, Marika era felice perché sapeva di poterlo fare anche lei e che avrebbe esplorato attività nuove e tante diverse esperienze. Era una bambina molto intelligente, sveglia, curiosa, sicura di sé e socievole, attratta dal mondo al di fuori del Giappone.
-perfetto! Allora a più tardi, Erina.- la salutò Alice.
-a presto zia Alice.-
-certo! a presto piccola!-
Poi si fermò un attimo sulla porta e si voltò verso Erina:
-sei sicura di volerla lasciare alla baby sitter domani? Non penso che mia madre sarebbe contraria a tenere anche lei assieme a Naoki. Se vuoi glielo chiedo.-
-non preoccuparti, non voglio disturbare la zia.-
-ma farei la brava mamma.- protestò Marika, allettata dalla proposta.
-lo so, ma anche Benio è un ottima compagnia.-
-non preoccuparti, cuginetta, ci pensa mia madre. Chiuso qui il discorso!-
-evvai!!- esultò la bambina, -la zia Eleonore è così bella, mi insegnerà tante cose.-
Erina sospirò arresa, vulnerabile di fronte al sorriso della figlia.
-e va bene, Marika, fai la brava come hai detto.- in seguitò portò lo sguardo su Alice.
-grazie. Fammi chiamare dalla zia quando glie l'hai chiesto.-
Alice alzò il pollice. -d'accordo.-
In seguito uscì dalla stanza.

Erina tornò a guardare la bambina.
-vuoi il libro di favole che stai leggendo?-
-certo! Tra poco andiamo a casa?-
-sì, ho quasi finito.- sorrise ancora, -ecco a te.-
La bambina prese il libro, tranquilla si sedette sulla poltrona al lato dello studio e iniziò a guardare le figure del libro e a leggere come poteva le lettere.
Erina firmò gli ultimi incarichi accettandoli tutti e ogni tanto controllava che Marika non si annoiasse e stesse bene.

 

****


-Yukihira..che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando.
Le guance rosse per colpa dell'alcol.
Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà nel farlo.

-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei singhiozzando ancora, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte. Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto, in quei tre anni che aveva studiato all'università, nella facoltà di alimentazione e cucina (il percorso scolastico e finale dopo la Tootsuki).
Erina aveva il volto arrossato e il naso all'insù
pure, sembrava così fragile in quel momento.
Non sapeva se era a causa dell'alcol o perché alla fine l'aveva sempre pensato, ma guardandola così da vicino la trovò bellissima. Vagamente realizzò che, trascinato dall'euforia scatenata da tutti gli alcolici che entrambi_e anche il resto dei loro amici/compagni_ avevano bevuto per festeggiare la fine dell'università, l'aveva portata nel suo appartamento e adesso anche in camera sua. Cosa stava facendo? Perché in quel momento, sbronzo com'era, avvertiva l'insistente bisogno di baciarla? Le labbra di Erina erano fini, rossi come mele mature, umide e così attraenti che voleva assaggiarle. Non riusciva a riflettere bene con tutto quello che aveva bevuto, ma poteva avvertire nettamente il desiderio per lei e probabilmente spinto dalle emozioni amplificate dai drinks, dopo aver barcollato un altro po' per raggiungerla, afferrò la sua vita e portò la ragazza contro di sé.
-che stai facendo, Yukihira?- chiese lei, con poca enfasi.
Anzi.. sembrava apprezzare che lui la stringesse e infatti non lo allontanò. O almeno.. così a lui parse.
Anche lei sembrava attirata dalle sue labbra e involontariamente, il volto un po' confuso, la testa che sicuramente le stava girando tantissimo e la confusione che aveva in quel momento la sollecitarono a portare la sua bocca vicino alla sua.  Soma a quel punto, seppur brillo ma abbastanza lucido per capire che era consenziente, rispose al bacio con ardore e una danza eccitante di lingue prese il via. Senza smettere di baciarsi, la scaraventò sul letto e la sovrastò con il suo corpo virile. Entrambi erano confusi, ma non bastava ad interrompere la folle lussuria che li aveva travolti.
La pelle di Erina era così morbida, profumata, liscia. Bellissima.

Iniziò ad accarezzare ogni punto che lo incuriosiva e lo intrigava, che voleva sentire..

Soma spalancò gli occhi confuso.
Si era addormentato davanti alla scrivania, a leggere dei libri di ricette di cucina per rinnovare i piatti della tavola calda che gli aveva affidato suo padre. Un'altra volta i ricordi di quella notte a tormentarlo e il senso di colpa per aver lasciato correre la mattina seguente, quando Nakiri era già scomparsa. Erano sbronzi tutti e due quella sera, ma la notte d'amore che avevano trascorso era stata così intensa ed enigmatica che dopo sei anni continuava a pensarci, a sognarla, a desiderare di riviverla. Era lui che aveva deciso di non ricercarla, poiché non sapeva davvero cos'era stato.
Prima di quella sera loro si parlavano solo in maniera professionale, collaboravano proprio perché dovevano farlo, lui aveva sempre cercato di instaurare un rapporto di amicizia con lei, ma Nakiri era sempre rimasta distante.
Eppure, quella notte, coinvolti da non so cosa (forse proprio l'alcol), tutta l'attrazione che avevano provato l'uno per l'altra da quando si erano incontrati la prima volta era esplosa. La loro era un'attrazione strana, prima solamente un interesse culinario, un confrontarsi rispetto al loro modo opposto di cucinare. Anche un odio inizialmente, ma l'astio era sparito già dal secondo anno delle superiori e si era trasformato in una accettazione reciproca dell'altro.
Più di lì, tuttavia, non c'era stato altro. Una amicizia singolare, magari, ma se doveva essere sincero definirsi amici era eccessivo, così come considerarsi dei semplici estranei era riduttivo.
Con il passare degli anni la loro maturazione psicologica e mentale, le loro esperienze sentimentali, avevano portato entrambi alla tacita compresione di essere fortemente attratti l'uno dall'altra, anche sull'aspetto sessuale e fisico e non solo culinario. Comunque, almeno fino a quella notte di sei anni fa che le circostanze li avevano portati nel suo appartamento, ubriachi, non avevano mai sfamato l'attrazione che li univa. E beh, nonostante la sbornia, Soma ricordava ogni giorno un passaggio in più della bellezza di quei momenti, un dettaglio che gli era sfuggito, ma soprattutto le profonde e uniche sensazioni che aveva provato a fare l'amore con Nakiri.
Nemmeno lui sapeva perché, poi, non era tornato a cercarla per parlare di quello che era successo; forse perché, essendo ubriachi, per uno dei due poteva essere stata una semplice notte di sesso dettata dalle emozioni alterate dall'alcol e nulla di più.. o magari perché aveva avuto paura. No.. molto probabilmente, se non l'aveva cercata, era perché nemmeno lui sapeva cosa provava per lei. Insomma.. non l'aveva mai compreso. Era strano. Era misterioso come sentimento.
Ciò non toglieva, però, che ogni volta che gli tornava alla mente uno “sprazzo” di quella notte si portava a chiedersi cosa sarebbe successo se fosse andato a cercarla, se non avesse lasciato correre.
Quei dubbi non sarebbero mai svaniti perché ormai era troppo tardi per tornare da lei.
Erano passati sei anni e tutti e due si erano rifatti una vita_o almeo credeva_ e anche lui era fidanzato: stava con Megumi Todokoro da quattro anni. Lei era stata la sua amica e partner di cucina alle superiori e anche all'università.
Avevano iniziato ad uscire insieme, con naturalezza, un anno dopo aver terminato l'università e alla fine si erano messi insieme. Soma voleva bene a Megumi, provava una sorta di sentimento affettuoso per lei e anche fisicamente non gli dispiaceva, ma non era convinto fosse amore. Quello che aveva provato quella notte con Nakiri era qualcosa di stupefacente e impareggiabile in confronto ai sentimenti che lo legavano a Megumi, ma nonostante questo stava bene con lei e alla fine l'importante era avere un rapporto stabile. Era convinto di questo, ma era sicuro che se avesse iniziato ad uscire con Nakiri dopo quella sera, le emozioni che gli avrebbe scatenato lei sarebbero state molto più intense.
Era bastata una notte d'amore per capirlo, però adesso era acqua passata e doveva farsene una ragione.
La decisione del giorno dopo quella notte era stata presa e, anche se avesse davvero sbagliato, adesso non poteva tornare indietro perché lui e Nakiri non si erano più visti e non sapeva come contattarla. Andava bene così.

A parte questo, aveva mandato curriculum in altri posti di lavoro: agenzie di catering/banqueting, ristoranti etnici e occidentali, hotel di lusso etc etc. Gli piaceva lavorare alla tavola calda, ma voleva accrescere di più le sue conoscenze culinarie e anche suo padre gli aveva suggerito di ampliare i suoi orizzonti di esperienza, se voleva veramente diventare uno chef coi fiocchi. Ancora nessuna risposta da quei posti a cui aveva spedito la sua carriera scolastica e lavorativa, ma era fiducioso perché la sua esperienza ce l'aveva; anche se voleva migliorarsi ulteriormente.
Comunque, aveva pazienza e di certo il guadagno non gli mancava lavorando alla tavola calda.
Suonarono il campanello di casa sua, sicuro che era Megumi che era venuta a dormire da lui.
Infatti, quando l'aprì, ecco che la sua ragazza dalle ciocche bluastre e arricciate e gli occhi color cioccolato apparve davanti alla porta con in mano dei sacchetti della spesa.
-ciao Megumi!- sorrise lui, lasciandole un bacio a fior di labbra.
-ciao Soma-kun.-
Lui la invitò ad entrare.
-tutto bene al ristorante?- chiese subito.
-tutto bene. Da te?-
-confusionario, ma bene.- si grattò la nuca. -che ci facciamo per cena?-
-che ne dici dell'omurice*?-
-perfetto! Tu sì che sai che ne vado matto.- l'abbracciò affettuoso. -la facciamo insieme?- propose dopo.
Megumi annuì sorridendo.

Prima che potessero mettersi all'opera davanti ai fornelli, il suo cellulare squillò.
-scusa Megumi, è un numero sconosciuto, devo rispondere.-
Detto questo tirò fuori dalla cavità dei Jeans il suo Iphone e rispose:
-pronto? Chi parla?-
-e lei Yukihira Soma?-
Dall'altra parte della cornetta la voce cavernosa di un uomo.
-sì, sono io. Con chi parlo?-
-lavoro per l'Adashino Tokyo C.B Society.-
Soma realizzò che quel nome lo conosceva perché aveva mandato il suo curriculum anche a loro, anche se non si era fatto illusioni di essere assunto dato che ricercavano un personale e degli chef molto qualificati e metodici.
Non poteva crederci che l'avevano davvero chiamato. Poi l'uomo proseguì:
-ci ha mandato il suo curriculum un mese fa, ricorda? L'abbiamo letto e abbiamo trovato in lei caratteri
stiche idonee al nostro lavoro. Ha frequentato la Tootsuki e sappiamo tutti che è la migliore scuola di cucina del Giappone. Si è laureato con ottimi voti sia nella pratica che nella teoria al corso di proseguimento dopo tale scuola superiore e abbiamo letto che gestisce da solo un ristorante. Che ne dice?-
-esattamente. Mi sta dicendo che sono assunto?-
-non ancora. C'è bisogno di un colloquio. Venga domani mattina negli uffici della società. Puntuale per le 10.30.
Consideri che, anche se verrà assunto, dovrà prima affrontare un periodo di prova in cui guadagnerà lo stesso stipendio di un comune dipendente. Se andrà bene dipenderà solo da lei.
Maggiori dettagli gli verranno spiegati domani.- concluse l'uomo formale.
Soma non riusciva a credere di avere una possibilità di lavorare nella società di Catering/Banqueting più famosa di tutto il Giappone. Aveva proprio escluso a priori di ricevere risposta da loro e invece era successo.
Si aprì un espressioni eccitata e Megumi lo raggiunse in camera sua:
-Soma-kun.. tutto bene? Non ti vedevo più tornare in cucina.-
Sgranò gli occhi quando vide che Soma sorrideva elettrizzato.
-Megumi!!- esultò alzandola da terra, -è successa una cosa incredibile, sai?-
-Soma-kun mettimi giù. Mi stai agitando.- fece timida.
L'abbracciò ancora. -mi hanno offerto un lavoro coi fiocchi.-
-davvero?- anche il suo volto si fece radioso.
-già. Sai che società è l'Adashino C.B?-
-certo che lo so! Tutti la conoscono.- anche Megumi era stupita.
-domani ho un colloquio con loro.- annunciò solare.
-wow! Sono davvero felice per te, Soma-kun. Se vieni assunto sarà un ottimo lavoro.-
-già. Non vedo l'ora di fare nuove esperienze. Dobbiamo festeggiare Megumi!- esclamò.
-non abbiamo niente per farlo.-
-non preoccuparti, mio padre conserva sempre del buon saké nel ristorante sotto.-
-allora perfetto.- sorrise lei.
-vado a prenderlo. Aspettami qui!- le strizzò l'occhiolino.

 
 
****


Si era svegliata presto la mattina, aveva accompagnato Marika all'asilo e nel pomeriggio Benio sarebbe andata a prenderla al suo posto e l'avrebbe portata alla villa di Eleonore.
Quel pomeriggio doveva essere davanti al castello, luogo del catering, assieme a tutti gli altri dipendenti.
Aveva fatto una rapida tappa in ufficio per prendere tutto quello che le serviva, quando il suo compagno comparve davanti alla porta del suo studio:
-buongiorno dolcezza.- sorrise, -sei quasi pronta per andare?-
Lei sussultò spaventata:
-Rokuro.. non apparire così nel mio ufficio, il tuo silenzio è inquietante.-
Lui ridacchiò. -Marika starà bene?-
-sì, andrà dalla zia dopo l'asilo.-
Lui si avvicinò a lei e l'abbracciò per la vita, per poi unirsi in un bacio.
Quando si staccarono, riprese a parlare:
-hai visto il novellino? Sai che già da oggi ci aiuterà con il catering?-
-il novellino..?- strabuzzò gli occhi lei. -non sapevo che avessero già reclutato altri chef. Perché? Cos'ha che non va?-
-sembra davvero un “sempliciotto”.- ridacchiò lui, -non sono sicuro che abbia veramente le capacità.-
-se il direttore l'ha assunto ci sarà un motivo.-
-forse hai ragione. Di solito non assume a caso.-
-piuttosto che pensare ai nuovi assunti, sbrighiamoci che sennò arriviamo in ritardo.-
Rokuro annuì. -ti aspetto giù in macchina.-
-sì, devo passare ad avvisare il direttore che noi andiamo.-
I due si seperarono ed Erina uscì dal suo studio.

Mentre camminava a passo spedito per i corridoi della società, si bloccò di colpo quando vide uscire dallo studio del suo direttore l'ultima persona che si sarebbe immaginata: Soma Yukihira.
Sgranò gli occhi e iniziò a salirle la pressione al cervello. L'avrebbe riconosciuto fra mille.
Cosa ci faceva lui lì? Possibile che fosse lui il novellino di cui Rokuro parlava?
Non ci poteva credere.
Tutti pensieri di quella notte di sei anni fa tornarono come “lame affilate” alla sua mente e avvertì il volto farsi bruciante, poiché avvampò in maniera disastrosa. Ma non era questo il problema. Il problema era che il padre di sua figlia e probabilmente uno dei suoi più grandi errori era davanti ai suoi occhi.
In quel momento non aveva il coraggio di andare da lui e sperava che procedesse dall'altra parte del corridoio senza accorgersi di lei perché non era psicologicamente pronta ad affrontarlo.
Peccato che le sue pregate richieste non furono accontentate e Yukihira si voltò nella sua direzione.
Si bloccò di colpo anche lui, spalancò gli occhi spiazzato e per un attimo nessuno dei due trovò cosa dire.
Lui distolse lo sguardo. -Nakiri..- pronunciò solo.
-Yukihira..- le fece eco lei. Si fissarono dritti negli occhi, entrambi scioccati di essersi rivisti, soprattutto di essersi incontrati in quelle impensabili circostanze.
Erina non riusciva a smettere di fissarlo e sentiva che, da quando lui si era accorto di lei, la bocca si era cucita e anche se provava a parlare le parole non le uscivano. Non riuscì a controllare i pensieri e le sensazioni che la travolsero in quell'attimo. Oltre a trovarlo più affascinante di quello che ricordava, capì che l'attrazione per lui purtroppo non era mai svanita e che non era mai davvero cambiato: bello, volto luminoso, ciuffi sbarazzini come al solito e occhi ambra così determinati e accattivanti da crearle dei brividi di trepidazione. In aggiunta a tutte quelle impressioni fu assalita dal panico perché, se veramente lui aveva iniziato a lavorare per l'Adashino C.B, c'era anche l'agile possibilità che conoscesse Marika. Se Yukihira avesse scoperto che gli aveva tenuto nascosto di avere una figlia, sarebbe successo l'irreparabile.
Alla fine lei l'aveva privato del ruolo di genitore. Sapeva di avergli fatto una cosa terribile, ma neanche si sarebbe immaginata che avrebbe pagato per le sue azioni in quel modo tanto meschino. Perché il destino era così crudele con lei?
Da quel giorno in poi sarebbe cambiato tutto. Lo sapeva. Sospirò. Doveva, però, trovare la forza di avere un atteggiamento normale anche dopo quello che era successo tra loro, altrimenti oltre a risultare strana sarebbe sembrata pure sospetta.
Deglutì meccanicamente, alzò lo sguardo verso di lui, e cercò di ricomporsi:
-cosa ci fai qui, Yukihira?- domandò in tono leggermente insicuro.

 
 
****


Soma scosse la testa in seguito all'attimo di confusione e stupore e assecondò il comportamento di Nakiri di fronte a lui:
-potrei farti la stessa domanda, Nakiri.-
-lavoro qui da diversi anni ormai.- rispose rapida. -tu piuttosto.. perché eviti di rispondere?-
-non sei cambiata per niente.- constatò arricciando un dolce sorriso che la fece letteralmente sciogliere.
-sono stato assunto per un periodo di prova.
Se va bene e saranno soddifatti del mio lavoro, mi faranno un contratto a tempo indeterminato.-
-lavorerai qui?- sbiancò tesa lei.
-già. Saremo di nuovo colleghi.-
Non riusciva a smettere di guardarla.
Veramente era davanti a lui?
Mai si sarebbe aspettato di poterla incontrare ancora.
Oltretutto, avrebbero iniziato a lavorare insieme.
Nakiri era incantevole e sensuale come se la ricordava.
Quei lunghi capelli biondi erano il paradiso per i suoi polpastrelli: così lisci, tanto profumati e delicati.
Per non parlare di quelle labbra rosee e succose.
Il volto aggraziato, delizioso, e quelle iridi lilla che lo guardavano incerte, grandi, e da cui traspariva ogni più piccola sensazione. O almeno.. lui aveva sempre cercato di interpretare il suo sguardo perché aveva osservato Nakiri fin dall'inizio, fin dalla prima volta che l'aveva incontrata, sebbene ci aveva messo almeno tutti i tre gli anni delle superiori per comprendere che era intrigato da lei e che soprattutto ne era fortemente attratto. L'attrazione per lei, ora che ce l'aveva davanti agli occhi e lo poteva confermare, non era mai svanita e ne aveva la certezza visto che pure in quel momento ne era incantato. Non era cambiata molto anche se erano passati sei anni. Certo.. i lineamenti del suo corpo e del viso anche, di tutto, si erano fatti più adulti, l'espressione più matura.. ma aveva subito riconosciuto chi era appena incrociato il suo sguardo. Del resto.. come poteva non farlo? L'immagine di quella unica notte d'amore era vivida dentro di lui, persistente, ricca di ardenti emozioni.  Non l'aveva mai dementicata.
Ora che era lì, davanti a lui, si ritrovò a pensare che il destino non era stato molto gentile nei suoi confronti perché l'aveva fatta apparire nella sua vita, di nuovo, solo quando lui era già fidanzato con Megumi e sicuramente anche lei si era rifatta una vita. Il tempismo era stato scarso. Decisamente scarso. Schifoso.
Si strinse in un sorriso amaro che cercò di nascondere a Nakiri.
Come doveva comportarsi adesso?
Forse la normalità sarebbe stata la soluzione migliore, così fece:
-allora oggi abbiamo un catering verso le campagne di Tokyo.-
Cercò di sciogliere con uno dei suoi sorrisi la tensione che si era accumulata in quei pochi secondi in cui si erano visti.
-già. Quindi, vedi si sbrigarti e di darti da fare per arrivare puntuale alla villa.
Ricorda che è il tuo primo catering, è fondamentale, se farai confusione sarai segnato per sempre.- lo avvisò distaccata.
-sarebbe un consiglio, Nakiri?- sorrise sbarazzino.
-un avvertimento, idiota.- sbottò seccata. -non sei davvero cambiato.-
-avresti preferito lo fossi?-
-non ti avrei sopportato comunque, dunque sarebbe stato uguale.-
Lui nascose un sorriso. Gli era davvero mancato quel loro stuzzicarsi a vicenda.
Davvero voleva lasciare la situazione come stava?
Veramente non voleva affrontare il discorso di quella notte passata insieme?
Erano passati sei anni, sarebbe stato inutile parlarle di quello dopo che erano solamente pochi minuti che si erano incontrati di nuovo. Però lui odiava lasciare le situazioni non chiarite, anche se non era il momento giusto.
Non poteva semplicemente entrare nel discorso e con non curanza.
-ci vediamo là, Yukihira. Non perdere altro tempo.- continuò lei, dandogli le spalle.
Lui la rincorse e la fermò per il braccio, -aspetta Nakiri..-
Cosa aveva fatto? Non doveva entrare adesso in quel discorso?


 
****


Lei restò in silenzio e poi scrollò il suo braccio per allontanare quello di Soma.
-lasciami Yukihira.- ordinò dura. -dobbiamo chiarire la nostra situazione..- cominciò poi, raccogliendo un consistente respiro -..se veramente inizierai a lavorare qui, non deve arrivare a nessuno quello che è successo tra noi.-
Qui acuì il tono di voce e seguì:
-è stato uno sbaglio quello che è successo e lo sai anche tu.- esordì a fatica, perché dire certe parole faceva più male di quello che credeva. Era dura. -sono sicura che entrambi ci siamo rifatti una vita da allora. Io sono fidanzata adesso, che tu lo sia o meno non mi interessa, e non voglio che Rokuro fraintenda il nostro rapporto.- precisò.
Ogni frase che diceva era una sofferenza per il suo petto, sentiva lo stomaco ribollire di angoscia e gli occhi farsi umidi.
Perché era così difficile mettere un muro tra loro? Perché faceva tanto male?
Diavolo! Protestò mentalmente, erano passati sei anni. Perché non dimenticava?
Era doloroso, ma doveva continuare il discorso che aveva iniziato.
Non riusciva a sostenere il suo sguardo. Parlò di spalle:
-..per cui, Yukihira, se ti dovessero chiedere come mai ci conosciamo tu gli risponderai che siamo stati dei semplici compagni di accademia ma che non abbiamo mai avuto occasione di costruire un rapporto di amicizia. Chiaro?-
Ce l'aveva fatta a terminare la sua condizione.
Ora si sentiva agitata dalla sua risposta ma al contempo sollevata di aver terminato di dire quello che voleva.


 
****


Alla fine c'era entrata lei nel discorso che lui aveva pensato bene di evitare.
Abbassò gli occhi amareggiato. Cosa si aspettava davvero?
Non doveva essere sorpreso da quello che Nakiri aveva precisato, era prevedibile che la situazione sarebbe finita in questo modo. Alla fine era giusto. La loro era stata una notte di sesso dettata dall'alcol. Era questa la conclusione. L'amara verità.
In fondo la loro occasione l'avevano persa e, appunto come anche lei aveva detto, in sei anni si erano rifatti una vita e buttarla via per una sola notte non ne valeva la pena, o almeno.. non finché le basi per un rapporto stabile non c'erano.
Lui stava con Megumi. Lei stava con un altro. Punto.
Era costretto ad accettare quella condizione, sia per rispetto alla sua relazione con Megumi che per far andare avanti il lavoro ottenuto e raggiungere i suoi obiettivi. Era questa la cosa più importante.
Accettare ciò che Nakiri aveva deciso era la cosa migliore perché altrimenti ci sarebbero stati ancora più dubbi e tensioni essendo diventati colleghi. Dovevano concentrarsi nel lavoro.
Dovevano condividere un rapporto civile e per farlo doveva rassicurarla:
-mi sembra un'ottima proposta, Nakiri.- appunto disse, adottando un sorriso di circostanza. -non c'è mai stato niente tra noi, a parte quella notte..- mentre lo diceva, avvertì le immagini di quella sera tornare nitide, come ogni volta che ci pensava, e ciò che aveva detto gli sembrò la menzogna più grossa del mondo.
-inoltre, anch'io sono impegnato adesso. Non voglio far soffrire questa persona.- però decise di portare avanti la bugia:
-dunque, accetto la tua condizione.-
Era una sofferenza confermare di essere d'accordo con lei, tuttavia non poteva fare in altri modi.
-bene, mi fa piacere che ci siamo chiariti.- asserì lei. -a più tardi Yukihira.-

Lui la guardò allontanarsi finché non scese le scale e la sua figura scomparve.
Aveva bisogno di una sigaretta per smaltire la fastidiosa inquietudine che lo aveva assalito dopo quella conversazione.
Così, tirò fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette e aprì una delle finestre del corridoio per iniziare a respirare con calma il tabacco. Non fumava spesso ed era un bene, ma quando ne sentiva l'impellente bisogno lo faceva.
Suo padre alla fine gli aveva trasmesso un po' del suo vizio, anche se non avrebbe mai iniziato a fumare come il suo vecchio.
Ora che si pensava.. era probabile che anche quella notte con Erina aveva fumato, ma i ricordi erano ancora un po' vaghi.
Intanto che pensava e cercava di non ricordare quello che era successo con Nakiri poco fa, gli saltò all'occhio una Porsche grigia metalizzata inserita in uno dei parcheggi privati della società.
Un elegante e giovane uomo, poco più vecchio di lui, capelli castani e brizzolati, un po' di barbetta e due occhi scuri e acuti poggiava stancamente la mano sopra al tettino della costosa auto.
Soma era sicuro che stesse aspettando qualcuno e infatti, poco dopo, vide la figura di Nakiri camminare di fretta e produrre un ticchettio squillante con i suoi tacchi a spillo.
La gonna che portava ondeggiava ad ogni passo e la camicetta rossa si stringeva con sensualità nella parte sopra: era davvero sexy, perfino la sua camminata era ammaliante, non c'era alcun dubbio. Sicuramente quell'attraente uomo era il suo compagno e le sue teorie furono purtroppo confermate quando arrivò davanti a lui e gli lasciò un bacio sulla labbra per poi dirgli qualcosa che non poteva udire da lì. Si morse il labbro infastidito.
Perché era infastidito? Che cavolo di domanda si era fatto?
Lo era perché per lui non era finita proprio per niente.
Aveva deciso di soffocare i suoi sentimenti e alla fine stava bene con Megumi, era assolutamente ridicolo che fosse geloso del compagno di Nakiri. Si sarebbe abiutato a vedere Nakiri come una collega e basta, non sarebbe stato tanto difficile no? Ben per lei se aveva il fidanzato. Certo che i suoi pensieri sprizzavano falsità da tutti i pori e lo sapeva, ma ormai aveva preso la sua decisione. Aveva deciso di non buttare via la vita che si era costruito in quei sei anni.
Aveva scelto di stare con Megumi.
Doveva accettare che Nakiri faceva parte del suo passato, anche se sarebbe stato doloroso e qualsiasi cosa ci fosse stato tra loro quella notte non c'era più. Decise di chiudere lì quei pensieri e di portare nel dimenticatoio la scena che aveva appena visto nel parcheggio. Sospirò. Doveva sbrigarsi se non voleva arrivare in ritardo al suo primo catering.
Cercò nella rubrica dell'Iphone il numero di Megumi e la chiamò per avvertirla che non sarebbe tornato per cena, quindi di non scendere dalla campagna per lui. In seguito, durante il tragitto dall'edificio della società a dove aveva parcheggiato la sua moto, sentì il bisogno di chiamare Takumi_il suo migliore amico_e fare quattro chiacchiere con lui, specialmente perché era l'unico a sapere della notte trascorsa con Erina.
Fortunatamente Takumi rispose subito alla sua chiamata di "SOS":
-pronto Soma. Strano che mi chiami a quest'ora della giornata. Non lavori?-
-ho fatto un colloquio Takumi.- raccontò lui, cercando di mostrarsi allegro.
-davvero? Per quale lavoro?-
-mi hanno assunto in prova all'Adashino C.B!-
-non ci credo!- gridò Takumi, dall'altra parte della linea. -che culo che hai avuto.-
Soma ridacchiò divertito dalla reazione dell'amico.
-tu come va al tuo ristorante?-
Takumi lavorava in un ristorante italiano con suo fratello gemello Isami e gestiva l'import&export degli alimenti italiani-giapponesi e viceversa. Infatti, era spesso in volo per andare in Italia o dall'Italia al Giappone.
-tutto bene. Sono tornato proprio ieri da Firenze.-
-bene!-
-e come farai con la tavola calda di tuo padre?-
-ha detto che non mi devo preoccupare, ci penserà lui  e quando non c'è, perché in viaggio, la chiuderà per qualche giorno.-
-capisco. Ben per te amico.- disse sincero, -e con Megumi come sta andando?-
Soma non si aspettava quella domanda, ma del resto doveva immaginarsela visto che Takumi era amico di entrambi e teneva molto alla sua attuale ragazza. Si rattristò un po' ripensando all'incontro con Nakiri.
Da quello che aveva provato nel rivederla, gli sembrava come se avesse tradito Megumi da quanto era stato intenso l'impatto. Ecco perché aveva chiamato Takumi.
Takumi sembrò intuire che c'era qualcos'altro oltre a volergli comunicare il suo nuovo e promettente impiego:
-tutto apposto, Soma? Non hai sentito cosa ti ho chiesto?-
Lui si riscosse alla chiamata di Takumi:
-sì, sì.. scusami, mi ero distratto un attimo.-
-non sono convinto. Forza! spara! Non sta andando con Megumi?-
-non è questo. Con Megumi mi trovo bene.
Solo che è successa una cosa stamani mattina..- iniziò a raccontare, non ce la faceva a tenerselo -..ho rivisto Nakiri.-
Ci fu un attimo di silenzio in cui Soma immaginò che anche Takumi era rimasto sconvolto dalla notizia bomba.
-non ci credo..- difatti fiatò. -dove l'hai incontrata?-
-non l'ho incontrata, ho appena scoperto che siamo colleghi.-
Dopo aver rivelato gli avvenimenti di quella mattina a qualcuno, dato che a Megumi non sarebbe riuscito a dirlo ancora, si sentì leggero come una piuma. Takumi, però, non rispose immediatamente alle sue parole.
-è un bel problema eh..- infine disse, -tu cosa provi per lei adesso che l'hai rivista?-
-non lo so.- cominciò scettico, -so solo che ci siamo rifatti una vita tutti e due: anche lei è impegnata con un uomo, che tra l'altro sembra davvero in gamba e pure ricco sfondato a quanto pare.-
-sarà stato scelto dalla sua famiglia per lei.- suppose Takumi, dall'altra parte.
-può essere, ma il punto è che sembrano molto legati.-
-ti destabilizza questo, vero? Sii sincero Soma.- lo incoraggiò l'altro.
-anche se fosse. Sai quel è la mia scelta.- replicò, -e poi sono passati sei anni.-
-gli anni contano poco, dipende quanto è stato intenso quello che hai provato.-
-lo è stato, ma ho scelto comunque di non mandare all'aria la mia vita a causa di una sola notte con Nakiri. La scelta l'ho fatta tempo fa, ho deciso di non inseguirla, e adesso non posso semplicemente.. tornare indietro. Ho Megumi, poi.-
Sapeva che stava ostinatamente cercando di convincere se stesso e se ci pensava lucidamente era assai patetico.
-..inoltre, Nakiri non prova più niente e sta con un altro, come ti ho detto. La nostra era solo una forte attrazione.-
-basta ne sia convinto tu, Soma, della tua decisione. -riprese Takumi, -sii cauto e cerca di non far soffrire Megumi.
Sono anche suo amico e mi arrabbierei se tu le facessi qualcosa che non mi aggrada.- lo avvertì severo.
-non lo farò.- cercò di tranquillizzarlo. -grazie di avermi ascoltato, Takumi.-
-di niente. Chiama quando vuoi.-
Con questo, Soma fu il primo a chiudere la conversazione.
Parlare con Takumi lo aveva aiutato, ma non era stato lo stesso abbastanza.

Adesso doveva salire in moto, arrivare per tempo al castello dove si sarebbe svolto il suo primo ricevimento, cercare di raccogliere tutto il controllo possibile per affrontare nuovamente Nakiri senza lasciarsi andare e concentrarsi sul lavoro.
Sarebbe stato difficile, ma doveva farcela. Alla fine aveva sempre superato le difficoltà con successo.
Perché non anche questa volta?
Sapeva che da adesso in poi non sarebbe stato più lo stesso, ma doveva ignorare agilmente le trasformazioni che avrebbe subito la sua vita per riuscire a portare avanti quello che aveva costruito con Megumi senza farlo crollare.

 
 
****


Guardava il verde paesaggio scorrere attraverso i finestrini della Porche del suo compagno.
L'incontro con Yukihira l'aveva messa in crisi, che cercasse di negarlo o meno.
Cosa avrebbe fatto al momento che avrebbe conosciuto anche Marika?
Ora che avrebbero lavorato insieme, sarebbe riuscita a fare finta di nulla come aveva stabilito e a portare avanti la sua vita senza eventuali conseguenze o incidenti di percorso? Era pericolosa la situazione in cui era finita.
Sentire che dopo averlo visto un'altra volta gli incomprensibili sentimenti che provava per lui, se veramente erano sentimenti, non erano mai scomparsi ma erano stati portati in secondo piano per dare attenzione al presente e basta, avvertiva un groppo allo stomaco. Un agitazione inspiegabile che aveva acceso in lei pensieri peccaminosi appena aveva incontrato gli occhi di Yukihira e involontariamente aveva squadrato il suo notevole corpo.
Era davvero bello. Si era fatto molto più virile di quando era un ragazzino e anche molto di più da quella notte.
Era maturato e sicuramente, dai definiti pettorali che trasparivano dalla maglietta sportiva e aderente che indossava quella mattina, non aveva mai smesso di allenare il fisico. Era affascinante. Sentì le guance imporporarsi e spontaneamente portò le mani su di esse, come a voler bloccare i pensieri sconci che la stavano invadendo.
Era ubriaca quella notte, ma non aveva dubbi che con nessun altro aveva provato sensazioni simili.
Si chiedeva sempre quel era la differenza, visto che era attratta anche da Rokuro, eppure nessuna delle infinite notti di sesso passate con lui le erano rimaste impresse così tanto come quella trascorsa con Yukihira. Era ridicolo.
Rokuro si accorse che era pensierosa e la distolse dal ricordo di Yukihira:
-Erina.. tutto bene? Sei davvero silenziosa oggi.-
-tutto bene. Sono solo stanca.- rispose schiva. -non preoccuparti.-
-non sono convinto, ma lasciamo stare.- sorrise smagliante attraverso lo specchietto retrovisore.
Avere Rokuro che la scrutava come a voler capire cosa la tormentava era abbastanza invadente e fastidioso, ma in effetti era normale se la notava strana. Alla fine era il suo compagno, era naturale si preoccupasse per lei.
Quando riprese a parlare, perché quel silenzio lo metteva a disagio, la domanda che le fece era l'ultima che voleva sentire dato che riguardava il soggetto fisso della sua testa:
-hai incontrato il “novellino”, alla fine, uscendo dall'edificio?-
Tutti i muscoli di Erina si irrigidirono di fronte a quella domanda e avvertì degli indesiderati brividi percorrerle tutto il corpo. Deglutì appena, agitata, come mai non riusciva a rispondere a una domanda tanto facile?
Era stata lei a mettere in chiaro a Yukihira cosa dire se qualcuno avesse chiesto loro come si conoscevano.
Perché non riusciva a rispondere le stesse identiche parole?
Era elementare come risposta, e pure ben organizzata. Perché?
Alla fine, in qualche modo, riuscì a trovare le parole per rispondere a Rokuro:
-sì, l'ho incontrato.- dichiarò provando a restare fredda e indifferente.
-davvero? Come ti pare? Semplicietto, vero?- ridacchiò sicuro della sua risposta.
-sì, proprio un “sempliciotto”.- concordò lei, distratta.
Che stava dicendo? Era sicura che la risposta era uscita impacciata e poco convinta.
Che figura avrebbe fatto con Rokuro?
-non sembri molto convinta che lo sia, sai?- sostenne Rokuro, perplesso.
-dici..?- recitò incisiva, cercando di rimediare a quella debolezza:
-penso solo che i sempliciotti siano le persone che invece vanno temute di più.-
Se l'era cavata con una frase "a effetto”. Sperava che lui se la “bevesse” perché non voleva discuterci.
Non era proprio il momento visto che dovevano lavorare.
-capisco.- asserì l'altro, -sono per caso esperienze passate che te lo fanno credere?-
Erina spalancò gli occhi allibita: come poteva essere così sveglio?
Forse sarebbe stato più difficile del previsto nascondere il suo rapporto con Yukihira a Rokuro.
Rapporo poi? Era eccessivo definirlo tale: era stata solo una notte di sesso da sbronzi e l'origine del legame rimaneva lo stesso anche se non aveva mai dimenticato. Peccato che da quella notte era nata Marika. Altra conseguenza da sottolineare. Sentì il respiro farsi accellerato a causa dell'ansia e cercò di gestire decentemente le improvvise difficoltà che stava riscontrando a parlare con il suo compagno. -sì, sono esperienze passate che me lo fanno credere.- affermò sbrigativa.
Doveva cambiare discorso al più presto perché testardo e sagace com'era, Rokuro sarebbe stato capace di continuare quel discorso fino all'arrivo al castello. Voleva evitare che succedesse. Lo aveva fatto spesso anche quando si trattava di chiederle del padre di Marika, ovviamente lei odiava parlare di quell'argomento con lui e finivano per discutere pur di evitare di rispondergli. Era sicura che il suo desiderio di sapere di chi era figlia, essendo un ragionevole dubbio e tra l'altro anche insoddisfatto, lo tormentava costantemente. A proposito di questo, quindi, ora che Yukihira era diventato loro collegata, la curiosità avrebbe logorato Rokuro ed era un grosso problema conoscendo il suo lato possessivo e morboso.
Si portò le mani davanti agli occhi, li socchiuse, e cercò di sostituire quei pensieri pessimesti con qualcosa di più felice e positivo. -quanto manca ad arrivare, Rokuro? Ho un gran mal di testa.-
Aveva trovato l'argomento per cambiare discorso. Il mal di testa era sicuramente dovuto a tutto quello che stava affrontando. Era di tensione e sarebbe peggiorato se continuava a pensarci.
L'uomo si aprì in un'espressione confusa di fronte a quel cambiamento improvviso, ma evitò di ritornare sul discorso di prima. -ancora dieci minuti e ci siamo. Almeno.. il GPS mi dice così.- quindi disse.
-meno male..- sospirò lei.
-vuoi un'analgesico? Ce l'ho dentro la valigetta da lavoro.-
Erina scosse la testa. -non importa. Sono sicura che una boccata d'aria mi farà bene.-
L'uomo annuì. -allora tranquilla, ci siamo quasi.- sorrise affettuoso.

Finalmente arrivarono di fronte al castello.
Gran parte del personale aveva già parcheggiato all'interno dell'immenso parcheggio.
Tra pochi minuti avrebbe rivisto Yukihira: doveva preparsi e cercare di dimostrarsi normale, realizzata e tranquilla davanti a lui. Il lavoro era più importante dei suoi problemi privati e doveva essere abbastanza forte da metterli da parte in quei momenti. Peccato che non fu facile imporsi quell'atteggiamento dopo che vide arrivare Yukihira su una moto nera, lucida, sicuramente nuova di zecca visto quanto era pulita e brillante, sfilarsi il casco e scuotere i ciuffi scarlatti per darsi una sistemata; un gesto che a Erina parse talmente seducente da farla arrossire: infatti era arrossita di brutto.
Un sorriso eccitato ad accompagnarlo, il solito che aveva quando faceva nuove esperienze e che era tanto carismatico da farle invidia. Le iridi ambra erano emozionate e ilari.
Indossava una giacca di pelle marrone sopra alla maglietta di quella mattina e un paio di Jeans chiari che gli aderivano alle gambe esaltando i giusti muscoli. Non era eccessivamente "pompato", era giusto. Era perfetto.
Aveva un fisico ben marcato. Normale. Si vedeva che era atletico.
Si adagiò sopra al sellino della moto, con aria tranquilla, rovistò all'interno delle tasche dei suoi Jeans e tirò fuori una sigaretta per accenderla. Appena lo osservò portare la cicca alle labbra e inspirare da lì, il profumo misto di tabacco e alcol che aveva sentito quella notte solleticò alle sue narici:

Il suo respiro mentre le sue labbra si avvicinavo a quelle sue per unirsi in un incontro di lingue passionale e affamato sapeva di un misto di tabacco e alcol che, se non fosse stata brilla, non avrebbe nemmeno apprezzato e invece in quel momento lo trovò sensuale e piacevole.

Nitidamente ripensò alle sensazioni di quel momento e si incantò ancora di più a guardarlo.
Come poteva essere diventato ancora più sexy di allora?

-eccolo il novellino.- interruppe i suoi vaneggiamenti, Rokuro. -che strafottenza invidiabile.- commentò, poi, divertito.
Rokuro stava studiando Yukihira con interesse, come se cercasse di trapassarlo per poi capire che tipo era.
Era un'occhiata pungente. Non erano stati gli unici ad accorgersi dell'nvolontaria eccentricità di Yukihira: un paio di giovani cameriere del servizio in sala sghignazzarono come “oche” o almeno a Erina così parsero appena udì le loro parole:

-chi è quel giovane uomo?- disse la prima, guardando incuriosita e quasi estasiata Yukihira.
-non lo so. Può darsi che sia nuovo? Non l'ho mai visto in cucina.- rispose l'altra.
-è affascinante, vero?- si unì un'altra.
-in effetti ha un non so ché di sexy.- commentò maliziosa un'altra, l'ennesima ragazza accanto a loro.
-sembra semplice, ma trasmette un ala di mistero.- si aggiunse un'altra ancora.

Possibile che si stesse irritando per colpa di quegli apprezzamenti verso Yukihira?
Era finita tra loro, anzi.. non era mai iniziata. Era lei che l'aveva deciso.
Essere gelosa di quelle ragazze era davvero infantile.
Strinse i pugni cercando di controllare il fastidio che la stava invadendo.
-in effetti sta attirando molto l'attenzione.- notò Rokuro ridacchiando, ascoltando anche lui ciò che quelle ragazze dicevano. -forse hai ragione a dire di non sottovalutare i “sempliciotti”. Speriamo che sia bravo anche come chef.-
-già. Non voglio problemi.- decretò lei, nel vano tentativo di nascondere quello che sentiva.
Sapeva di non essere sincera con se stessa, comunque il suo compagno sembrò non sospettare nulla.

Presto sarebbero entrati.
Era sicura che Yukihira se la sarebbe cavata in cucina, sapeva combattere ogni tipo di situazione quando si impegnava e come chef, doveva ammetterlo, l'aveva sempre fatto. Le capacità, seppur insolite, ce l'aveva.
Sapeva anche che entrati dentro doveva in ogni caso affrontarlo, che cercasse di evitarlo o meno.
Nel frattempo erano arrivati pure Alice, Ryou, Hisako e Hayama.
Anche loro quattro erano stati raccomandati per le loro competenze all'Adashino C:B Society da suo nonno.
Il direttore e fondatore della società, Takeshi Adashino, si fidava del parere di Senzaemon e per questo aveva assunto chi lui gli aveva proposto, lei compresa. Infatti, dopo averli presi come dipendenti, era rimasto compiaciuto dalle loro capacità e li aveva presi a contratto indeterminato.



************************************************************
Angolo autrice: immagino che non vi aspettavate che pubblicassi subito il primo cap della nuova long.
In effetti non era mia intenzione, ma siccome domani dovrò ricominciare a studiare con le pubblicazioni non sarò regolare come le ultime settimane; quindi ho deciso di farlo subito ;D. Cosa ne pensate? l'ambientazione è totalmente diversa da "My Sweet Chef", infatti ho messo AU.
Soma ed Erina e non solo sono tutti più grandi e maturi sentimentalmente e professionalmente, di conseguenza anche la fanfic tratterà argomenti più maturi come lavoro, famiglia, sentimenti più adulti, tipo di relazioni già stabili e ovviamente anche sesso :P.  Ho 24 anni e il campo di questa fanfic è decisamente più il mio genere e rispecchia meglio il mio stile. Spero apprezzerete questi cambiamenti e mi auguro di non avervi deluso con questa scelta di narrativa diversa. Rokuro e Marika avranno un ruolo molto importante nella storia, sono PG di mia invenzione, ma Rokuro non sarà solo un ostacolo come era Carter. E' già più inserito nella storia per il suo rapporto con Erina. Ho in mente di renderlo un PG interessante, spero di riuscirci.. ç____ç
Se poi non ci riuscirò, pace XD. Ovviamente, la coppia principale è la Sorina (e altre saranno accennate) e avrete un quadriangolo (lo so, sono sadica :P), ma sapete chi amo come coppia e di certo non sono quelle iniziali <3. Per creare un progetto del genere ho dovuto pensare molto ai PG, a come collegarli ai protagonisti, a creare i contesti, a scegliere il nome della società per cui lavorano Soma ed Erina. A stabilire ogni ruolo e lavoro dei PG che fanno da contorno e sono più o meno legati ai protagonisti. Ho dovuto immaginare il carattere di Soma ed Erina da adulti senza andare troppo OOC e spero che come inizio sia andato bene e che anche continuando non faccia qualche errore con la loro personalità. Ci tengo davvero a questo progetto e spero che ne esca qualcosa di intrigante, soprattutto nelle dinamiche Soma/Erina/Marika/notte di fine università. Quasi ogni capitolo vi mostrerò attraverso i ricordi di Erina e Soma, le loro sensazioni, uno sprazzo della notte (e anche della serata, prima di arrivare all'appartamento di Soma.  Scoprirete pian piano chi era presente quel giorno) d'amore che sei anni fa hanno passato la nostra bellissima coppia *-*.
Prima di salutarvi e sperare di aver reso piacevole questo primo cap volto più che altro a presentare i PG e a mostrarvi il contesto, vorrei chiedervi chi di voi ha l'accesso ad EFP anche sopra i 18 anni. Perché se tutti ce lo avete, posso mettere come segnalino il rosso invece che arancione, perché essendo più maturi i protagonisti potrei osare di più in quei momenti (anche se non troppo di più eh XD), in caso ci fosse qualcuno che invece non ce l'ha allora lascio tranquillamente arancione. Fatemelo sapere se deciderete di recensirmi. Grazie davvero della pazienza di aver letto tutto ciò che ho scritto! <3
Spero di non deludervi!! ç____ç e mi auguro che mi farete sapere cosa ne pensate.

*Omurice: una specie di omelette con sotto il riso fritto, avvolto da una frittata e condito con alcune semplici spezie. Sopra il pomodoro o il kechup (più quest'ultimo). Per chi non lo sapesse, è un classico piatto giapponese.

detto questo..
A prestoooo!!!!!! *____* un bacione a tutti! <3 Erina91
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Food Wars! / Vai alla pagina dell'autore: Erina91