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Autore: happy ending    04/08/2016    3 recensioni
Dal testo:
"“Non ti sto incolpando, tranquillo... Solo che... Hai visto quanto è imbranata, giusto? Con lei non ci si può distrarre un attimo, bisogna sempre essere pronti ad evitare che inciampi nei suoi stessi piedi o che si cacci nei guai... Ti sto solo chiedendo, nel caso in cui vi si ripresentasse l’occasione per rimanere soli come questa mattina, di avere dieci paia di occhi... Perché altrimenti sto con l’ansia tutto il tempo, capisci?” spiegò Ryuji, un po’ imbarazzato."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Contro il destino
 
Il mattino seguente, il primo a svegliarsi fu Kitamura. Si sollevò leggermente ed osservò il corpicino che dormiva accanto a lui. 
“Sembra una bimba” pensò con un sorriso.
Le sistemò meglio la coperta e rimase ancora un po’ a contemplarla. Taiga gli piaceva... E non gli sarebbe dispiaciuto approfondire il loro rapporto. In quei giorni aveva riflettuto spesso sulla possibilità di provare ad avvicinarsi di più, trattenuto dal fatto che sembrava esserci qualcosa che andava oltre la semplice amicizia tra Aisaka e Takasu... Ma decise che in tal caso, sarebbe stata lei a respingerlo. 
Sospirò, poi si alzò e andò in bagno.
Poco più tardi si svegliarono anche gli altri. 
“A che ora pensiamo di tornare a casa?” domandò Nanako, mentre facevano colazione.
“Se vi va, ora facciamo un salto in paese... Per pranzo possiamo fermarci in un ristorante e poi nel pomeriggio prendiamo l’autobus” rispose Noto.
Tutti accettarono la proposta, perciò a turni cominciarono a cambiarsi e a preparare gli zainetti con le proprie cose.
Una volta che furono pronti, uscirono dalla baita.
“E’ troppo pesante lo zaino? Vuoi mettere qualcosa nel mio?” chiese Ryuji a Taiga, mentre Noto cercava le chiavi per chiudere la porta.
“Mmh? No, tranquillo, è leggero” rispose lei.
Abbassarono gli sguardi, imbarazzati. L’abbraccio di quella notte aveva lasciato qualcosa di strano ad entrambi. Era stato troppo... intimo. 
“Finalmente Noto ce l’ha fatta! Vieni Aisaka!” esclamò Kitamura allegro, prendendo la ragazza per mano e cominciando a scendere lungo il sentiero. 
Ryuji rimase lì a fissarli imbambolato.
“Eh sì, Takasu caro, avevi proprio ragione ieri sera... Ti vedo estremamente felice per lei” gli sussurrò Ami, scrollando la testa.
“Lo sono” borbottò lui.
“Quando la finirai di mentire a te stesso? Quante volte hai pensato a Minori in questi due giorni?”
“Io...”
“Come immaginavo. Svegliati Ryuji, Yusaku te la sta portando via senza troppi complimenti. Vedi di deciderti: o la lasci andare e la smetti di fare quella faccia da cagnolino abbandonato, o vai e te la prendi”.
“Vi muovete?!” urlò Haruta da lontano.
Senza aggiungere altro, i due si affrettarono a raggiungere il gruppo. 
Il paese era molto piccolo, le casette in legno e i negozi erano tutti addobbati con lucine colorate e Babbi Natale sorridenti; in una piazzetta un coro composto da bambini cantava le carole.
“La sentite?” sussurrò Taiga ad occhi chiusi.
“Cosa?” chiese Nanako, perplessa.
“La magia del Natale! Questo posto è stupendo!”
Tutti risero divertiti: solo la Tigre sapeva vivere tanto intensamente quella festività.
“Venite con me” disse Noto.
Li condusse in un parco ricoperto di neve, dove al centro si trovava un vecchio pozzo, e con aria solenne cominciò a spiegare:
“Leggenda narra che in questo pozzo siano morti due innamorati. Sembra che le famiglie non accettassero la loro unione, perciò fuggirono insieme in un paese lontano da qui. Credevano di poter  finalmente coronare il loro sogno d’amore, ma il padre della fanciulla li scovò e li riportò a casa, dove furono costretti a separarsi. In qualche modo riuscirono a scappare una seconda volta, ma di nuovo furono rintracciati; e così una terza, quarta, quinta e sesta volta... Non importava quanto andassero lontano e quanto bene si nascondessero, venivano sempre ritrovati. Scoraggiati, per un po’ di tempo provarono ad assecondare il desiderio dei genitori, così smisero di parlarsi, cercarsi... Ma ben presto si resero conto che una vita in cui erano costretti a rimanere separati, non era vita. Una notte, senza nemmeno mettersi d’accordo, si incontrarono proprio dove siamo noi adesso... Entrambi con il desiderio di farla finita. Si guardarono negli occhi, si presero per mano, e senza dire una parola si gettarono insieme nel pozzo. Non si sa se morirono sul colpo oppure no, ma i loro corpi furono trovati solo dopo qualche giorno... Stretti uno all’altro. Quando li tirarono fuori, nessuno riuscì in alcun modo a sciogliere quell’abbraccio; perciò furono seppelliti insieme, in questo parco. Da quel giorno divennero non solo il simbolo degli amori impossibili, ma anche di quelli veri ed eterni, perciò le coppie hanno cominciato a recarsi qui per conoscere la sorte del loro rapporto... Pare infatti che se si getta una monetina all’interno, grazie ai fantasmi dei due giovani sventurati, l’acqua cambi colore: arancione se l’amore di chi l’ha lanciata è destinato a durare per sempre, mentre viola se al contrario è destinato a spegnersi col tempo” .
“Grazie per questa botta di allegria” commentò Haruta, spezzando l’attimo di silenzio che aveva seguito il racconto.
“Beh, perché non proviamo?” chiese Ami, esaltata.
“Ma se non c’è nessuna coppia!” rispose Nanako.
“E allora? Magari qualcuno qui è destinato a stare insieme e non lo sa... Dai, iniziamo io e Takasu”.
Ryuji fece per opporsi, ma Kawashima lo strattonò finché non si fu avvicinato al pozzo e non ebbe tirato fuori una moneta dal portafoglio. La lanciarono insieme e tutti attesero il risultato.
“Viola” sospirò il ragazzo, sentendosi quasi sollevato.
“Peccato”.
“Provo io con te Ami!” gridò Haruta.
Cominciarono così a provare tutte le combinazioni possibili.
“Per il momento solo Noto e Kihara avranno un futuro roseo” rise Nanako.
Lui sembrava parecchio soddisfatto, mentre Kihara era troppo occupata a pensare al colore uscito quando aveva gettato la monetina con Maruo: viola.
“Ehi! Ma tu Tigre non hai ancora provato con nessuno!” si lamentò Ami.
Taiga, infatti, si era messa un po’ in disparte. Non sapeva bene perché, ma l’idea di sapere una cosa del genere quasi la spaventava.
“Al contrario di te, chiwawa scema, io non credo in queste sciocchezze e nemmeno ne ho bisogno. E poi non so se ve ne siete accorti, ma state sperperando tutti i vostri soldi” ribatté seccata.
“Penso che nessuno qui ci creda, ci stiamo solo divertendo... Non fare sempre la guastafeste”.
Alla fine riuscirono a convincerla... Tentò con Noto e Haruta e il risultato fu negativo, anche se il secondo dei due giurava di aver visto un “viola tendente all’arancione”. 
“Dai, ora io e te” le sorrise Kitamura.
Ryuji sussultò. Di che colore sarebbe divenuta l’acqua?
All’improvviso si ritrovò a sperare caldamente in un viola... E subito si sentì in colpa per quel pensiero tanto egoista e subdolo.
“Viola” sussurrò Taiga, che per riuscire a vedere nel pozzo si era messa in punta di piedi.
“Ah, beh... Vorrà dire che dovrò sfidare il destino” commentò Kitamura, sempre allegro.
Lei arrossì appena... Cosa voleva dire? Aveva sul serio intenzione di provare a mettersi con lei? Non riusciva proprio a capire quel ragazzo.
“Dai, ora tocca a Takasu!” esclamò Kihara, spingendolo speranzosa verso la Tigre.
Ryuji prese l’ennesima monetina e insieme la lanciarono.
Non appena fu chiaro il risultato, i due si scambiarono uno sguardo carico di imbarazzo e si allontanarono di un passo dal pozzo.
“Beh?” chiese Haruta, curioso.
“Oh, ma guarda, arancione” canticchiò Ami, fingendosi sorpresa.
“Lo sapevo!” gridò Kihara, felice.
Taiga notò un lampo di delusione negli occhi di Kitamura, così decise di ricomporsi e, cercando di sembrare il più disinvolta possibile, disse:
“Questa è la prova evidente che quei due fantasmi non solo non sanno giocare a nascondino, ma che non sono nemmeno in grado di prevedere il futuro. Ehi fantasmi! Mi sentite?! Cambiate mestiere! Io e quel cane insieme... Ma figurati!”
“Già, figurati” borbottò Takasu, nervoso.
“Che dite, andiamo a mangiare prima che la Tigre si metta a picchiare anche i morti?” propose Haruta.
Così si recarono all’unico ristorante del paese e dopo aver pranzato corsero ad aspettare l’autobus per tornare a casa.
Quando arrivò davanti a loro, Taiga salì e si sedette in fondo, accanto al finestrino. Kitamura prese posto vicino a lei e le sussurrò piano:
“Senti, Aisaka?”
“Sì?” chiese lei, arrossendo un po’ per la vicinanza improvvisa.
“Ti posso accompagnare io a casa, più tardi? Vorrei parlarti di una cosa”.
“Va... Va bene”.
Ebbene, la povera Taiga passò il resto del viaggio a tentare di immaginare cosa le avrebbe detto Kitamura, mentre gli altri cantavano le sigle dei cartoni animati.
Giunta a destinazione, la compagnia si salutò ed ognuno prese la propria strada.
“Vai pure a casa Ryuji... Torno con Kitamura” disse Taiga all’amico.
“Ah... D’accordo... Allora ciao ragazzi”.
I due, rimasti soli, presero a camminare lentamente.
“Di... Di cosa volevi parlarmi?”
“Oh, beh... Ecco... Ascolta Aisaka, so che potrò sembrarti un po’ sfacciato, ma vorrei farti una domanda”.
“Dimmi”.
“Che rapporto c’è al momento tra te e Takasu?”
La ragazza sgranò gli occhi e avvampò di colpo.
“Ma che domande mi fai Kitamura?! Ryuji è semplicemente un amico che mi dà una mano con le faccende di casa”.
Lui la osservò per un istante, pensieroso.
“In questo caso... Aisaka Taiga, tu mi piaci! Ti prego, permettimi di uscire con te!” esclamò tutto d’un fiato, inchinandosi leggermente.
Il cuore di Taiga prese a battere all’impazzata e dovette appoggiarsi ad un palo della luce per non svenire... Lo stesso palo che un giorno si era massa a prendere a calci con Ryuji.
Ryuji... Possibile che anche in momenti simili dovesse saltarle in mente proprio lui?
“Aisaka?”
“Io... Sì, io... Voglio uscire con te Kitamura” rispose, sorridente.
I nervi del ragazzo si rilassarono e, fatto un passo avanti, la abbracciò forte.

Più tardi, a casa Takasu...
“Ma dove si saranno cacciati quei due? Non ha nemmeno avuto la decenza di riportarla a casa per cena... E sono sicuro che starà morendo di fame, visto che abbiamo saltato la merenda” pensava Ryuji tra sé, mentre cucinava.
“Forse  si sono fermati in qualche ristorante... In quel caso, comunque, Taiga avrebbe potuto benissimo avvertirmi. Lo sa che preparo sempre la cena anche per lei”.
Dall’altra stanza, la voce di sua madre che si lamentava di essere affamata arrivò a interrompere i borbottii che aveva in testa.
Portò i due piatti di spaghetti sul tavolo e si sedette al suo solito posto.
“Taiga non viene?” domandò Yasuko, con la bocca ancora piena.
“Ormai credo proprio di no” rispose, un po’ infastidito.
“Ah. La vostra mini-vacanza è andata bene? Vi siete divertiti?”
“Sì, è stata piacevole”.
“Che invidia, sarei voluta venire anche io!”
“Sai mamma, credo che dovresti trovarti qualche amica”.
Dopo cena la donna si preparò per andare a lavoro e salutò il figlio con un bacio prima di uscire. Trascorsero pochi minuti, quando si udì picchiettare alla porta.
Ryuji, che aveva appena terminato di lavare i piatti, corse ad aprire.
"Ehi!" esclamò la Tigre.
"Ehi".
La osservò per un attimo e notò che c'era qualcosa di strano in lei... Era... Imbarazzata?
"Hai già cenato?" le chiese.
"Sì, mi sono fermata in ristorante con Kitamura. Posso entrare? Ho una notizia da darti".
I due andarono nella camera del ragazzo. Taiga si sedette alla scrivania e fece un lungo sospiro.
"Scusa se non ti ho scritto che non sarei tornata a casa per cena, non ci ho pensato" disse.
"Tranquilla, non fa nulla... Ma è tutto ok?"
Ryuji, scrutandola dal pavimento, continuava a pensare che fosse agitata.
"Più che ok, sai? Senti... Kitamura mi ha chiesto di potermi accompagnare per... Per dichiararsi" spiegò lei, arrossendo prepotentemente.
"CHE COSA?! Lui si è... Si è dichiarato?! Lui... Oh, cavoli!"
"Se lo dici in quel modo la fai sembrare una cosa brutta, bastardino!"
"Ma no! E' una cosa bellissima! Solo che mi hai colto impreparato... Insomma, è da un sacco di tempo che cerchiamo di farlo innamorare di te e ora è successo così all'improvviso... Wow!"
"Già, non ci potevo credere nemmeno io!"
"Quindi ora comincerete a frequentarvi... Oh, Taiga, sono davvero contento per te! Dobbiamo festeggiare!"
"Sì! Facciamoci una bistecca di manzo!"
"Eh va bene, domani sera bistecca di manzo".
"Veramente io intendevo adesso, bastardino".
"Ma è quasi mezzanotte! E abbiamo anche cenato!" esclamò lui.
"Ok, ok! Domani" borbottò Taiga.
Ryuji sorrise davanti alla quantità di cibo che poteva contenere quel corpicino, poi si alzò e sospirò: "Perchè rimandare a domani quello che si può fare oggi, giusto? Dai, facciamo un salto al supermercato... Già prevedo che che domani mattina mi ci vorrà un colpo di cannone per riuscire a buttarti giù dal letto".
Taiga battè le mani felice e lo seguì.
Una volta giunti al supermercato, per un attimo, la ragazza si fermò ad osservare l'amico mentre sceglieva quale bistecca comperara... E un senso di calore le avvolse il cuore in modo totalmente inaspettato. Ryuji stava facendo la spesa di notte; Ryuji stava per spendere più del dovuto; Ryuji voleva festeggiare qualcosa che nemmeno lo riguardava; Ryuji, l'indomani, si sarebbe preoccupato di svegliarla in orario per andare a scuola... Tutto per lei. Tutto. Come al solito.
Senza nemmeno rendersene conto, Taiga mosse qualche passo verso di lui e lo abbracciò da dietro, appoggiando la fronte contro la sua schiena.
Ryuji sussultò, sorpreso.
"Stai bene? Non mi starai diventando troppo affettuosa, Tigre?" disse.
"Zitto. Ci metto un secondo a tornare ai pugni" ringhiò lei, senza staccarsi.
Ryuji rise e posò la confezione di carne che teneva tra le mani, poi si voltò e ricambiò la stretta.
Il supermercato era quasi vuoto a quell'ora, ma le poche persone presenti passavano loro accanto con un sorriso compiaciuto.
Era un bel momento... Lo era, sì, finchè una commessa non esclamò: "Oh, che bravo ragazzo! Come vuole bene alla sua piccola sorellina!"
Fu a quel punto che Taiga scattò come una furia e per poco non demolì il reparto frigo.

"Piccola sorellina! PICCOLA SORELLINA mi ha chiamata!" si lamentò mentre tornavano verso casa.
"Ancora... Tu te la prendi troppo. Non è colpa di nessuno se sei fatta in miniatura, lo sai anche tu. E' normale che una persona che non conosce la tua età si possa sbagliare" spiegò Ryuji, pazientemente.
"Taci bastardino, tu non capisci niente".
"Senti un po' tu! Chi è che sta per prepararti una bistecca quando potrebbe benissimo essere a letto?!"
"Guarda che sei tu che hai insistito".
Il ragazzo sbuffò, ormai rassegnato ai suoi maltrattamenti.
A casa, Taiga si abbuffò come se non avesse mangiato da sole poche ore, mentre Ryuji si sforzò di assaggiare almeno un pezzetto di carne.
"Ora sì che sono felice" sospirò Taiga, massaggiandosi la piancia piena.
"Tu non puoi essere umana, credimi".
"Detto da un cane parlante... Beh, adesso vado a dormire... Sono distrutta. Grazie ancora per... Per tutto, Ryuji".
Lui le sorrise soddisfatto e la accompagnò verso la finestra della sua stanza.
La vide arrampicarsi come al solito e raggiungere la propria camera con un balzo.
"Buonanotte, a domani" le disse.
"Buonanotte".
"E fila dritta a letto, che è tardi".
"Sì, stai tranquillo! Notte!"
Ryuji sistemò il futon e spense la luce.
"Taiga e Kitamura ce l'hanno fatta - pensò ad occhi chiusi - Quando toccherà a me e Minori?" 

Angolino dell'autrice
Salve! Rieccomi qui, dopo parecchio tempo, con il nuovo capitolo... Approfitto del mio angolino per ringraziare di cuore chi è stato tanto gentile da lasciare una recensione, oltre a chi ha deciso di leggere questa fanfiction :) Un abbraccio, aspetto di sapere che ne pensate! 
 
   
 
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