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Autore: Amber    04/08/2016    2 recensioni
[...] -Derek? Scusa non capisco di cosa parli- Scott sembrava sorpreso ora, anche un po’ perplesso –Stiles chi?- gli domandò.
Derek fece per rispondere. Voleva davvero rispondergli, ma nella sua mente si aprì solo una voragine nera che lo lasciò un attimo boccheggiante
-Io… non lo so. Stiles chi?- [...]
Derek si sveglia una notte in preda al panico con il proprio lupo che scalpita per uscire, così preoccupato chiama Scott. Il loro lupo interiore ricorda, ma loro?
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Braeden, Derek Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Eh si. Sono proprio una brutta persona. Il trailer della sesta stagione mi ha uccisa e anche se per me dalla terza stagione in poi Teen Wolf  non esiste… beh, non posso che ammettere che il mio cervello mi ha sparato contro un’infinità di possibilità, travolgendomi.
Ovviamente so che questa cosa che ho scritto non succederà mai, che Derek non tornerà e che nemmeno verrà nominato… ma non ci posso fare niente, anche se blando e non accennato per me lo Sterek vive e regna incontrastato.
Diciamo che io punto tutto sull’amore, anche se qui Derek è con Breaden in Messico e stanno palesemente ancora insieme. Mi rifarò con la long che sto scrivendo in cui lo Sterek non è né blando, né fraintendibile.
A tutti voi buona lettura, anche se non sarà piacevole.
 
Amber
***
 
STILES CHI?
 
Era notte quando Derek si svegliò con un sussulto, spalancando gli occhi improvvisamente azzurri.
Tremava, il panico gli scorreva a ondate sotto pelle mentre sentiva il cuore in gola scalpitare come un lupo in gabbia e le iridi, catturate dalle coperte ruvide di un motel anonimo nel sud del Messico, faticavano a riprendere il loro colore umano.
Breaden al suo fianco dormiva placida, incurante del suo disagio, dandogli la schiena coperta dal lenzuolo: la spalla nuda creava una curva delicata, il braccio posato sul fianco sottile era un insieme letale di ossa, muscoli e tendini, e le lunghe onde dei capelli sciolti coprivano il cuscino in una morbida tela. Derek gliele sfiorò appena con il dito in modo da non svegliarla prima di alzarsi in piedi e andare in bagno a sciacquarsi il viso.
Lasciò l’acqua scorrere mentre osservava il suo riflesso nel dettaglio: la barba accennata sul mento e guance, i capelli sparati in tutte le direzioni, gli occhi stanchi ma vigili, le sopracciglia scure aggrottate mentre cercava di ricordare perché si fosse svegliato nel cuore della notte con il cuore che batteva all’impazzata e non accennava a calmarsi.
Non aveva sognato il fuoco, di questo era certo. E nemmeno la sua famiglia, o Kate. Erano anni che non faceva più quegli incubi. Eppure qualcosa aveva fatto scattare il lupo dentro di se, ma la luna piena era lontana, mancavano ancora intere settimane.
Il brutto presentimento però rimaneva.
Sua sorella? No, lei stava bene. L’aveva sentita poco prima di andare a dormire. Le mandò comunque un messaggio per sicurezza, sperando di non svegliarla, chiedendole se era tutto a posto.
E chissà come mai, scorrendo avanti e indietro i nomi della rubrica distrattamente, meditando su chi o cosa avesse bisogno del suo aiuto, il suo dito indugiò sul nome di Scott McCall. Da quanto tempo non sentiva il branco di Beacon Hill? Provò a fare mente locale ma proprio non riusciva a ricordarselo. Appena lui e Breaden se ne erano andati –già due anni prima?- avevano provato a mantenere i rapporti, scrivendosi o chiamandosi, ma inevitabilmente, tra un guaio e l’altro, i contatti si erano raffreddati e poi persi.
Ebbe un sospetto. Un terribile sospetto.
Sapeva essere una pazzia. Lui non faceva più parte di quel branco, era un Omega, un reietto, non avrebbe più dovuto sentire alcun legame con loro, eppure…
Inoltrò la chiamata, il cuore in gola. Scott rispose dopo appena cinque squilli
-Derek?- domandò la voce assonnata dall’altra parte della cornetta. Era più matura, più roca, pareva aver perso ogni traccia del ragazzino che era stato.
Il moro si passò una mano tra i capelli tornando inconsapevolmente a respirare
-Ehi- rispose –Scusa l’ora…-
-Che succede?- gli chiese il True Alpha preoccupato, già vigile e attento a ogni parola: anni di esperienza e di imprevisti lo avevano allenato bene alla tempestività –Stai bene? Breaden?-
-No no, tutto bene- lo rassicurò –Solo… come va lì?- gli domandò. Ed era una domanda così stupida che quasi se ne vergognò. Chi era lo psicopatico che chiamava alla 4 di notte una persona che non sentiva da anni?
-Derek… ma sei serio?- chiese infatti stancamente il ragazzo. Quasi lo sentì mentre si stropicciava gli occhi assonnati –Non possiamo sentirci… che so, domani?-
-Hai ragione. È una cosa stupida. Ero solo… ok, sentiamoci domani. Anzi, scusa, lascia perdere. Ero solo in ansia senza motivo- spiegò a disagio.
Sentì Scott sospirare e alzarsi dal letto, come per risvegliarsi un po’
-Tranquillo, tanto qui dormire è un optional ormai- spiegò –Diciamo che non va benissimo. Sono successe un milione di cose da quando sei andato via, forse Breaden te ne ha accennato- Derek mormorò un assenso indistinto ma non lo interruppe –Non te lo sto nemmeno a spiegare se no ci vorrebbe un mese per essere esaustivi, ma ce la siamo cavata tutti, davvero- gli spiegò con calma –L’ultima novità sono dei… Ghost Riders che stanno facendo sparire la gente… ma ci stiamo arrivando in fondo anche lì. Tutti noi del branco con le sue ultime aggiunte –poi ti racconterò- stiamo provando ad andare avanti proteggendo la città come possiamo, anche se non sempre ci riusciamo senza che qualche innocente si faccia male- rispose malinconico.
Derek rise, un po’ isterico
-E’ bello sapere che Beacon Hill non cambia mai niente, non so nemmeno di cosa tu stia parlando- gli confessò perplesso
-Non dirlo a me guarda- sbottò il ragazzo stancamente –A volte ci sono momenti in cui credo che non ce la faremo-
-Sei un buon Alpha Scott- lo rassicurò Derek e si sentì un po’ orgoglioso di lui –E hai dei buoni amici, tieniteli stretti ok? Lydia e Stiles non sono sostituibili, anche se uno è un logorroico, sarcastico, debole e  rompiscatole essere umano- ricordò con un po’ di nostalgia perché dopotutto anche Stiles gli mancava.
Sbattè le palpebre.
Aspetta. Di che colore aveva gli occhi? E com’era la sua voce? Com’era la sua pelle? Il suo odore?
Li ricordava tutti, tutti. Perché improvvisamente aveva quel vuoto?
Un momento: cos’è che aveva detto? Chi era Stiles? Cos’aveva fatto quell’umano per lui? Perché era umano giusto? O era un licantropo come loro? O una Banshee come Lydia? O…?
E che diavolo di nome era Stiles? Era forse una cosa? Si stava confondendo?
-Derek? Scusa non capisco di cosa parli- Scott sembrava sorpreso ora, anche un po’ perplesso –Stiles chi?- gli domandò.
Derek fece per rispondere. Voleva davvero rispondergli, ma nella sua mente si aprì solo una voragine nera che lo lasciò un attimo boccheggiante
-Io… non lo so. Stiles chi?- ripeté sbattendo le palpebre. Il suo riflesso gli rilanciò due occhi azzurri a cui il suo intero corpo sussultò sorpreso. Si sfregò gli occhi e si impose la calma mentre il cuore tornava a correre in modo doloroso e frenetico.
Cosa gli stava succedendo?
-Ah non lo so. Hai tirato tu fuori quel nome… sempre che non sia una cosa?-
-Ma non c’era nessuno che si chiamava così? Nessuno del branco o nella tua scuola?- insistette
-Derek, vai a dormire. Davvero. Credi che non me lo ricorderei un tizio con un nome simile?- commentò ironico
-Io… hai ragione. Sono solo stanco. Io e Breaden non ci fermiamo da giorni e… forse è solo lo stress che mi ha svegliato con quest’ansia improvvisa- spiegò e finalmente il suo lupo si calmò, anche se la spiegazione risultava debole perfino alle sue orecchie. Si ripromise che lo avrebbe chiesto anche alla sua ragazza, solo per essere certo di non starsi confondendo con nessuno. Forse di recente avevano incontrato qualcuno con un nome simile?
-Può darsi- annuì il messicano –Dovreste prendervela un po’ più con calma ragazzi-
-Ci proveremo in queste settimane di vacanza, prima di essere risucchiati in una nuova missione almeno. In ogni caso è tutto a posto vero? Ve la state cavando? Nessuno si è fatto male?- tornò a chiedere
-No. Stiamo tutti bene, davvero. Se ho bisogno ti chiamerò, promesso. Abbiamo affrontato ben di peggio- lo tranquillizzò e Derek quasi lo sentì mentre roteava le iridi prendendolo in giro, il riso sulla bocca
-Tipo il kanima-
-Oh si, ricordo quando ti ho salvato alla piscina- gongolò
-Sono stato due ore a mollo- gli ricordò ancora risentito –Mi hai sbattuto giù il telefono perché eri a cena dalla famiglia Argent-
Sbatté le palpebre. Ma quella volta era stato lui a chiamarlo? Beh, certo. Non che ci fossero state altre persone lì con lui. Gli occhi tornarono a striarsi di azzurro ma stavolta li ignorò scacciando via il lupo
-Era una cosa importante!- si giustificò il ragazzo –E poi pensavo tipo alla tua ex psicopatica Jennifer. O alla tua ex psicopatica Kate. O al Messico- elencò divertito
-Ehi, perché stai elencando solo situazioni in cui avete dovuto salvarmi?- gli chiese con una smorfia –Non ne vado molto fiero quando racconto che un branco di ragazzini…-
-Ti ricordo anche di quando sei tornato giovane e ti sei appropriato di casa mia, tanto per non scordarci di nulla- lo derise
-Ah si? Ero stato da te?- domandò sorpreso –Sono ancora un po’ confuso riguardo quei giorni,  ma ero convinto…-
Scott rimase in silenzio, trattenendo il fiato, poi lo sentì scuotere il capo respirando veloce
-Dove altro saresti potuto stare? Da Lydia? Certo che eri da me-
-No, non credo proprio da Lydia- ridacchiò –E’ passato davvero troppo tempo-
-E’ così- confermò il più giovane –Mi ha fatto piacere sentirti… anche se a questi orari improponibili-
-Scusa, hai ragione. Torna a dormire e state tutti attenti- si rassicurò accennando uno sbadiglio
-Certo. Buona notte Sourwolf-
Derek sentì l’aria venire svuotata dai polmoni con la forza di uno schiacciasassi sbattuto contro il proprio petto. Boccheggiò impallidendo e si appoggiò al lavandino. Il lupo ruggì e gli occhi divennero azzurri con una tale intensità che si sentì girare la testa
-Derek? Derek tutto ok?- domandò Scott preoccupato
-Si, si tutto bene… solo… non sentivo quel soprannome da tanto e mi ha fatto uno strano effetto- spiegò riprendendo fiato. Scosse il capo cercando di respirare –Questa notte il mio lupo è davvero un po’ troppo fuori controllo-
-Ci credo che non lo senti da un po’: vorrei vedere chi altri oltre a me potrebbe mai osare chiamarti in questo modo- rise l’Alpha
-Nessuno. Se no gli strapperei la gola, con i miei denti- specificò ridendo appena, il macigno sul petto si alleggerì appena ma non scomparve
-Non fai più paura a nessuno Derek, davvero- ghignò il più piccolo –Comunque se sei così agitato forse è meglio che avverti Breaden, forse può aiutarti a tranquillizzarti-
-Non ti preoccupare. Ora è tutto a posto. Buona notte Scott-
-Notte Derek- affermò poco convinto l’Alpha prima di interrompere la comunicazione.
Il moro si risciacquò il viso. Al cellulare gli era arrivata la risposta di Cora che, un po’ scocciata, gli comunicava che si, va tutto bene da quattro ore a questa parte; ora un po’ meno visto che, prima che tu mi svegliassi, avevo in primo piano il culo sodo di Jhonny Depp in mutande. Evitò di indugiare sul pensiero del deretano di Jhonny Depp e spense la luce tornando a letto
-Derek? Che c’è?- gli chiese Breaden assonnata girandosi verso di lui, gli occhi ancora chiusi. Le rimboccò le coperte e le sfiorò gli zigomi con dolcezza
-Brea?- la chiamò mormorandole sulla tempia
-Mmmh?-
-Tu sai cos’è uno Stiles?- domandò piano
-Stiles chi?- domandò lei sbadigliando. Gli tornò a dare le spalle e gli si appiccicò addosso, schiena contro petto –Dormi Derek dai- ordinò facendosi stringere.
Lo fece stringendosi appena nelle spalle, la consapevolezza che tutti se la stavano cavando e che nessuna delle persone che amava o conosceva era in pericolo. Gli occhi tornarono a pizzicargli ma scacciò definitivamente ogni pensiero molesto
“Fammi dormire cavolo” lo sgridò chiudendo gli occhi di nuovo verdi.
Con un sorriso nascosto contro i capelli della sua ragazza, cercò di ricordarsi la prima volta che Scott lo aveva chiamato Sourwolf inventando quel soprannome così fastidioso ma così azzeccato che con il tempo gli era diventato tanto caro, ma con una punta di fastidio dovette rinunciare.
Ricordava solo uno Scott più giovane, con la mascella un po’ storta e lo sguardo appena allucinato mentre mulinava il braccio… contro chi? Sapeva che era successo in quel momento, ma non ricordava le parole esatte.
Scosse appena il capo. Al diavolo, era passato davvero troppo tempo. Tornò a dormire, conscio che la mattina dopo non si sarebbe ricordato nulla.
 
Da qualche parte, in un angolo buio dimenticato da tutti, dove il fuoco spadroneggiava e il calore e il dolore erano insopportabili, Stiles Stilinski urlava.
  
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