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Autore: _only_ hope_    05/08/2016    7 recensioni
Immaginate una biblioteca silenziosa, avvolta dal buio della notte e illuminata solo da qualche luce tenue.
Fatto? Allora collocate in questa biblioteca qualche nottambulo in cerca di compagnia, una bibliotecaria, ma soprattutto una bambina che saltella qua e là con le sue ballerine rosse.
Fatto? Bene, ora aggiungeteci semplicemente un giovane alla ricerca di un libro, che con il suo caratteraccio è in grado di scatenare l'ira della bambina.
[la storia partecipa a due contest indetti sul Forum di EFP: “Quietly into the night” di WhitneyBlack e “Non vedo, non sento, non parlo” di rhys89]
Genere: Avventura, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Luciana, vieni un attimo qui!”.

Il richiamo di una donna sulla quarantina nascosta dietro al bancone risuonò nella biblioteca silenziosa e quasi vuota alle due del mattino. L'edificio, l'unico aperto ventiquattr'ore al giorno e trecentosessantacinque giorni l'anno, era il luogo d'incontro perfetto per chi non riusciva a dormire e cercava un po' di compagnia, fosse questa di un libro o di una persona.

Un uomo che stava sfogliando il giornale ad un tavolo lì vicino alzò lo sguardo attendendo il suono famigliare delle piccole ballerine rosse, che però non giunse.

L'anziana signora che giocava a scacchi assieme ad un amico ben presto chiese se dovesse andare a cercare Luciana, ma la bibliotecaria scosse la testa:

“So che mi ha sentita. Capito, Luciana? So che hai un udito infallibile, quindi muoviti!”.

Sul soppalco del primo piano, nascosta dietro agli scaffali, una bambina dai lunghi e lisci capelli neri piegò le labbra verso l'alto. Una mano era poggiata sulla costa della copertina di un libro, mentre i piedini traballavano sulle punte. Sì, le sue orecchie avevano udito la voce della madre, ma lei non aveva voglia di muoversi: amava riordinare i libri, amava toccarli, amava annusarne il profumo. I suoi preferiti erano i volumi antichi, soprattutto quelli che avevano preso l'odore dei luoghi che avevano visitato e quelli di cui riusciva a seguire le parole scavate nella carta. Una volta una signora che profumava di couscous le aveva riconsegnato un libro speziato: si era divertita molto a viaggiare nell'abitazione di quella donna.

“Luciana!”.

Al terzo richiamo l'interessata, più per non disturbare gli ospiti della biblioteca che per altruismo, lasciò a malincuore la sua postazione e corse giù per le scale, stando ben attenta a scavalcare il terzultimo gradino: scricchiolava in modo strano; stava per rompersi, anche se la mamma non le credeva.

La bambina salutò allegramente Greg che sfogliava il giornale prima di arrivare dove sapeva che avrebbe trovato la sua mamma. Alla sua destra percepì un profumo che non le era famigliare: legno con tracce di cannella.

“Che cosa devo fare?” chiese alzando lo sguardo, ma senza incrociare quello della donna. I suoi occhi verdi erano vacui, senza espressione e vita.

“Puoi aiutare questo ragazzo a trovare i gialli, lettera 'Z'?”.

Il viso di Luciana di illuminò: “Certo!” rispose la sua voce squillante, mentre il suo viso si girava verso destra. “Seguimi!”. Partì alla carica, ma non udì alcun passo seguirla, così si fermò e sbuffando si volse indietro. Da lontano sentì il giovane borbottare qualcosa sul fatto che non aveva intenzione di farsi guidare da una cieca e il suo sorriso si spense di colpo.

“Conosco la biblioteca meglio di te!” gridò prima di correre via.

I passi leggeri della mamma la raggiunsero poco dopo, mentre Luciana era rannicchiata per terra accanto ai libri gialli dall'autore 'Z'.

“Non ha fatto apposta, Lulu, lo sai” le disse la donna dolcemente.

“È stato cattivo” mugugnò l'altra in risposta. “E maleducato” aggiunse mentre la madre si sedeva accanto a lei, la schiena contro il muro.

A Luciana sarebbe piaciuto poter vedere il suo viso: il suo papà diceva sempre che era bellissimo. Avrebbe voluto anche osservare quello di suo padre e quelli dei suoi fratelli, così come avrebbe desiderato poter associare qualcosa ai colori che tutti nominavano tanto spesso.

Dall'altro lato, però, le andava bene così: udiva suoni e sentiva odori che nessun altro percepiva; suo fratello Giovanni le diceva sempre che era straordinaria, il che era di gran lunga più bello di essere dei noiosi normali vedenti.

Il profumo dell'inchiostro dei libri, quello che la mamma non riusciva a percepire, riempì le narici di Luciana, che subito si rianimò.

“Che libro voleva?” chiese alla bibliotecaria.

“GN ZAT03”.

“Quello sopra la mia testa?” continuò, e udì l'altra alzare lo sguardo e sorridere. L'aria attorno a lei si postò quando Barbara si sporse per afferrare il volume.

“Esatto, piccolo genio”. I suoi capelli vennero scompigliati. “Ecco qui, portaglielo pure”.

“Grazie, mamma!”.

La piccola balzò in piedi e ritornò correndo al bancone, rompendo nuovamente il silenzio che risuonava nella grande stanza all'ingresso. Un anziano che si era appisolato sopra ad un libro aperto si risvegliò di soprassalto.

“Ecco qui!” esclamò Luciana non appena percepì davanti a sé il profumo del ragazzo. Quello afferrò il libro senza neppure ringraziarla e lo poggiò sul bancone con un tonfo. La bambina sussultò.

“Non si fa così!” protesto non appena si riprese, per poi agguantare subito il volume. “Si dice grazie. E si trattano bene anche i libri: hanno dei sentimenti, sai?”.

L'altro le scoppiò a ridere in faccia: il suo alito caldo invase le narici della bambina, che tossì.

Dei sentimenti? Non ci crederai davvero?” commentò lui poco dopo senza smettere di ridere, il tono di voce incredulo. Lui odiava i libri, li odiava proprio; in realtà odiava tutto ciò che presentasse più di dieci parole stampate in fila.

Li hanno” confermò intanto Luciana, annuendo seria. “Hanno dei sentimenti e hanno una storia. Questo ce l'ha portato una signora giovane che profumava di vino quasi due anni fa: era triste quando è arrivato, e anche tutto sporco, ma ora è felice, soprattutto da quando l'ho ripreso in mano io” concluse sfiorando al copertina con le dita.

Ok, bel discorso: ora ridammelo”.

No”.

Mocciosa, il mio coinquilino mi ha chiesto di portarglielo: se domani mattina non lo trova mi uccide”.

Digli di venire lui, di sicuro tratterà meglio questo povero libro”.

Credi che avrebbe mandato me se avesse avuto il tempo di venire?”.

Lo troverà” mentre pronunciava queste parole, però, il giallo dalla copertina consumata le sfuggì dalle mani; Luciana cercò di non perdere la presa e lo strinse più forte a sé. Poco dopo un grido acuto seguito da un tonfo riempì la biblioteca. Per un attimo si udì solo il ticchettio della pioggia sui vetri, misto ai passi delle persone che si radunavano lentamente attorno al ragazzo e alla bambina. L'uomo con il giornale alzò lo sguardo, curioso. Luciana era accucciata a terra e stringeva nuovamente a sé il libro, diventato due.

Barbara arrivò correndo:

Che cosa succede?” chiese ansimando.

Lui!” esclamò Luciana rabbiosa, puntando il dito indice verso il punto in cui il giovane si era nascosto. “Ha strappato il libro!”.

Mentre pronunciava quelle parole percepì le lacrime scivolarle sulle guance.

Anche tu hai la colpa: dovevi lasciarlo andare” commentò l'altro, tranquillo; non aveva previsto che una piccola furia lo avrebbe atterrato.

Basta. Basta!”. Le braccia della madre sollevarono Luciana da terra, così i quattro arti picchiarono il vento.

Lulu, mi sembra di aver capito che il libro serve al ragazzo, vero?” disse la sua mamma dopo averla rimessa in piedi.

Sì” risposero i due all'unisono.

Ricordi dove vive la Signora Ricci?”.

Quella che ha un altro libro uguale a questo? La moglie del fornaio?”.

Esatto”.

Sì che me lo ricordo: dritta fino al dosso. Due passi, poi a destra e al buco nel muro a sinistra. Dove c'è il cane che abbaia in modo strano vado a destra e vado a sinistra quando c'è il semaforo che fa rumore. Conto fino a ottocentotré e sono arrivata”.

Esattamente”.

Vado adesso?”.

Solo se il ragazzo acconsente ad accompagnarti: non puoi uscire da sola di notte e io non posso venire con te”.



Una decina di minuti dopo due figure sbuffavano nella notte condividendo il vecchio ombrello di Barbara. Le gocce ticchettavano rumorose sulla tela e rimbombavano nel silenzioso buio, illuminate solo dalla luce di alcuni lampioni solitari. Lentamente quella cantilena portò i due a dimenticare di essere arrabbiati l'uno con l'altra.

Luciana tastava il terreno con i piedi e con il bastone da passeggio, ma camminava diritta e sicura, riuscendo anche ad evitare le pozzanghere che il suo compagno di viaggio, invece, era piuttosto abile a centrare in pieno: non era abituato al buio.

A quanto pareva era anche davvero distratto: ad alcuni centimetri da un palo della luce non si era ancora spostato.

Attento al palo!” lo ammonì la bambina, impedendogli di schiantarsi.

Tu non sei cieca” borbottò il ragazzo e lei in risposta sbuffò: non valeva la pena ribattere, anche perché era sempre complicato spiegare alle persone che il terreno cambiava sotto ai suoi piedi e che in vicinanza di un lampione da pieno diventava sempre più cavo.

In effetti sembreresti tu quello cieco: non so che cosa ci abbia trovato la mamma in te per convincersi che tu potessi essere un buon accompagnatore”.

Le madri mi trovano affascinante” commentò lui senza pensare.

La piccola storse il naso. “Stai lontano dalla mia mamma”.

Ok, mocciosa”.

Dico davvero: è sposata. E poi sei troppo giovane” continuò lei, imperterrita, strappandogli un sorriso.

Sei impertinente, mocciosa”.

Lo so. Mi chiamo Luciana, comunque, non mocciosa” puntualizzò.

Va bene, mocciosa”.

La bambina sbuffò, ma lasciò perdere. “Tu come ti chiami?” chiese invece.

Federico” rispose lui, laconico. Luciana, però, parve soddisfatta della risposta, perché annuì.

Per alcuni minuti si udì soltanto il silenzio della notte misto alla pioggia, al leve russare di qualche senzatetto e al rumore di motori lontani, finché il giovane non riprese la parola.

Come mai andiamo da questa signora?” chiese mentre svoltavano a destra e lei gli intimava di stare attento ad un altro lampione.

La Signora Ricci ha una sua biblioteca enorme e quando un libro serve a una persona, ma è rotto o in prestito, ce lo presta. E la notte aiuta suo marito a fare il pane, quindi non dorme. Però tiene molto ai suoi libri, quindi dì al tuo amico di trattarlo bene”.

So già che lo tratterà benissimo”.

La piccola si illuminò. “Vuole anche lui bene ai libri?”.

Più o meno” rispose Federico mentre Luciana sfiorava il muro con le dita della mano sinistra: non aveva voglia di litigare di nuovo con lei.

“Posso chiederti come mai una bambina della tua età è sveglia a quest'ora?” chiese poi, dato che non sopportava il silenzio. “Non vai a scuola domani?”.

Io non vado a scuola” rispose l'altra, tranquilla.

Oh”.

I maestri non sapevano come fare, visto che sono cieca, allora la mamma mi insegna le cose e io poi faccio un esame”.

La scuola non dovrebbe accogliere tutti?” chiese lui sovrappensiero.

Sì, ma era difficile per i maestri: scrivevano sempre alla lavagna e io non potevo vedere. Inoltre, i miei compagni non volevano giocare con me e la maestra di sostegno non era tanto brava... Ma non sono andata via per questi motivi”.

No?” chiese a quel punto lui, sorpreso.

No” confermò lei. “È stato un po' perché c'erano troppi rumori e odori, non capivo più niente, e un po' perché non riesco a dormire se è buio”.

Federico sorrise. “Allora sei un po' come me. Solo che io sento troppi suoni perché ho una malattia che si chiama iperattività”.

È grave?”.

No, ma ho sempre fatto fatica a stare attento e nessuno se n'è accorto per tanto tempo”.

E adesso sei guarito?”.

No, ma sto meglio. Però non vado più a scuola”.

Che cosa fai?” chiese lei mentre udiva un cane abbaiare al suo passaggio. “Vero che abbaia in modo strano?” commentò poi.

Federico rise e annuì prima di rispondere alla prima domanda. “Sono un falegname: costruisco oggetti e mobili con il legno”.

Luciana si illuminò. “Mi insegni? Tanto la notte non riesci a dormire neanche tu”.

Potrei”. Il giovane sorrise mentre pensava che avrebbe potuto farlo davvero. Prima che potesse continuare, però, la bambina aveva già cambiato argomento.

Dormi anche tu la mattina come me?” gli chiese.

Sì, e comincio a lavorare alle due”.

Io all'una preparo il pranzo per i miei fratelli assieme alla mamma”.

Potresti insegnarmi a cucinare, allora” ribatté Federico mentre attraversavano la strada.

Ok” replicò lei, entusiasta, per poi zittirsi.

Che cosa fai?” le chiese lui poco dopo, vedendola concentrata, ma lei gli fece cenno di rimanere in silenzio: contare a mente e contemporaneamente stare attenta alla strada le richiedeva già troppa attenzione.



Luciana e Federico ritornarono su quella strada circa un'ora dopo, dopo aver recuperato il libro ed essersi rimpinzati per bene di chiacchiere, tè e biscotti.

Allora, che profumo aveva la casa della Signora Ricci?” lo mise alla prova la bambina.

Se mi avessi detto di starci attento prima di entrare forse avrei saputo risponderti” rispose lui, più divertito che scocciato.

No, così non avrebbe avuto senso! Ti arrendi?”.

Ovvio che mi arrendo”.

La bambina ritornò subito con la mente nel caldo ingresso dell'appartamento dell'anziana signora.

Pane e peperoncino. E profumo di inchiostro quando siamo entrati nella biblioteca” replicò sicura. “La prossima volta stai attento”.

Va bene, capo” riuscì a dire lui prima che la costa del libro gli arrivasse sul naso. “Ahio!” esclamò. “Che fai?”.

Scusa, volevo solo farti annusare un po' del profumo della biblioteca della Signora Ricci” rispose lei, al che lui sbuffò.

Non mi interessa: odio l'odore dei libri”.

Che peccato, qui l'inchiostro si sentiva anche bene...” commentò l'altra un po' delusa.

Lui a quel punto sospirò rassegnato, poi afferrò il libro, che si trovava ancora pericolosamente vicino al suo naso, e ne respirò brevemente l'odore. Ad un primo impatto storse il naso e allontanò il viso chiudendo gli occhi, ma successivamente, su invito della sua piccola compagna di avventure, tornò ad annusare il pesante volume. In quel momento riuscì a percepire il calore della biblioteca della Signora Ricci, il crepitare del fuoco nel camino e la voce calda della donna, il tutto incastonato all'interno dell'inchiostro. Profumava di casa.

La pioggia ticchettava ancora sul grande ombrello di Barbara.

Sai, la mamma una volta mi ha detto che questo ombrello è tutto colorato” intervenne Luciana, rompendo l'incanto.

È vero” confermò Federico alzando lo sguardo dopo aver restituito il libro alla bambina. “Tu non vedi mai niente, vero?”.

Sono cieca, genio!”.

Lo so, mocciosa; mi chiedevo solo se vedessi sempre tutto uguale”.

Sempre, perché?”.

Il mio coinquilino mi ha raccontato di aver letto di persone cieche che in determinate occasioni riescono a vedere i colori”.

Federico diceva davvero? A Luciana sarebbe piaciuto molto essere una di quelle persone, ma purtroppo non lo era, come realizzò dopo qualche attimo di entusiasmo, intristendosi.

Federico notò subito il suo cambio d'umore, ma gli venne un'idea un po' assurda per tirarla su.

Sai, un pezzetto di questo ombrello è verde. Il verde è il colore del prato, ma anche della speranza”.

Luciana per un attimo rimase immobile, sorpresa, poi attraverso i racconti di Federico lo vide, il verde: profumava di erba appena tagliata e di pic-nic. E di scuola.

Il rosso, invece, è il colore dell'amore” continuò intanto lui. “E delle rose, ma anche del sangue. Anche la copertina di questo libro è rossa”.

Il rosso aveva il sapore del ferro, ma anche dei caldi abbracci della sua mamma e dell'inchiostro.

Però il libro si chiama giallo” obiettò la bambina. “Perché allora è rosso?”.

Perché il giallo è il colore dei misteri, ma non chiedermi il perché. È anche il colore del sole”.

Luciana percepì il giallo come il calore dei raggi sulla pelle. Vedeva i colori, li vedeva davvero! Saltellò felice prima di sentire il rumore prolungato di un clacson: l'ombrello colorato volò in una pozzanghera mentre una mano le afferrava l'avambraccio.



Attraverso i grandi vetri della biblioteca i clienti che cominciavano ad alzarsi in piedi per ritornare a casa alle quattro e mezza del mattino videro il cielo farsi un po' meno nero. Luciana, però, non era ancora tornata. Barbara continuava a guardarsi attorno nella speranza di vederla comparire da un momento all'altro tra gli scaffali, ma fino a quel momento aveva trovato solo il vuoto e un libro caduto a terra.

Stava cominciando a preoccuparsi: vide davanti a sé il vecchio ombrello colorato volare in aria e posarsi a faccia in giù in una pozzanghera mentre la sua piccola veniva investita da un'auto pirata dopo che quel giovane con il piercing al naso l'aveva abbandonata. Un attimo dopo la vedeva scalciare contro di lui che la stava rapendo e quello dopo ancora la osservò perdersi nel buio.

La notte, che Barbara aveva sempre amato, era diventata la sua peggior nemica, il teatro delle sue paure più profonde.

Era stata una sciocca, una sciocca impulsiva! Si fidava decisamente troppo dei suoi clienti, ma era talmente abituata a lasciar andare Luciana assieme a loro dalla Signora Ricci da aver dimenticato che solitamente non si trattava di sconosciuti. Sua figlia era matura per la sua età, ma non sarebbe di certo stata in grado di difendersi!

Mentre camminava su e giù le venne il fiato corto e le gambe cominciarono a tremare, così si sedette su uno scalino, che si spezzò sotto al suo peso.

Fu il colpo di grazia: scoppiò a piangere. Si trattava del terzultimo gradino.



Quando i passetti di Luciana riempirono la biblioteca le sue orecchie percepirono un suono a lei sconosciuto: chi stava piangendo? Prima ancora di andare a cercare la sua mamma, spinta dalla curiosità cercò la fonte di quel rumore: proveniva dalle scale. Quando si avvicinò percepì il profumo di lavanda di Barbara: era sua madre quella che piangeva?

Mamma?” chiese la bambina, incerta. Il suono sconosciuto cessò all'istante e due braccia note e colorate di rosso la strinsero forte.

Luciana! Oh, sia ringraziato il cielo! Sei sana e salva!”.

Ahi, mamma, mi fai male!” protestò la piccola mentre l'odore del legno riempiva l'aria.

Abbiamo trovato il libro! E Federico mi ha raccontato dei colori. Poi però non sentivo più i suoni e quindi sono quasi stata investita. E poi ci siamo un po' persi perché lui mi aveva distratta, però era stato attento a quello che vedeva allora siamo riusciti a tornare”.

Barbara si irrigidì.

Sto bene, mamma” puntualizzò Luciana.

Grazie” si limitò a dire la donna, alzando lo sguardo verso il giovane.

Mamma?”.

Sì, tesoro?”.

Devi aggiustare il terzultimo gradino: i pezzi battono sul penultimo”. Dal punto in cui si trovava Federico giunse un suono sorpreso, mentre Barbara rise di cuore.

Però Federico sa aggiustarla: fa il falegname” continuò la bambina, imperterrita.

Posso venire domani notte, ma solo se mi aiuti”.

Due braccine lo travolsero e, mentre sollevava Luciana da terra, Federico riuscì a percepire il suo profumo: inchiostro, casa.








Angoletto di Hope-barra-Gio:

una delle prime cose si possono notare in questa storia è che sono quasi totalmente assenti le descrizioni visive, fatta eccezione per quella di Luciana all'inizio e il dettaglio del piercing di Federico, che non a caso si trova quando il punto di vista non è quello della bambina cieca.

Un'altra osservazione che volevo fare riguarda la domanda che Federico ha fatto a Luciana, quella sul fatto di vedere tutto uguale. Non è una sciocchezza: si tratta della sinestesia. È stato notato che alcune persone cieche non nate tali riescono a vedere i colori in associazione a determinati stimoli uditivi, olfattivi o tattili. Purtroppo non si può provare che ciò accada anche con chi è cieco dalla nascita.


  
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