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Autore: esmeralda92    25/04/2009    9 recensioni
e se Arthur non vivesse a Camelot e non fosse più il principe? e se Merlin non fosse più il suo servitore ma un compagno di classe? e se la storia si svolgesse nei giorni nostri? Arthur sarebbe ancora orgoglioso? e Merlin farebbe tutto ciò che dice Arthur? ps: ho fatto diventare Arthur e Gwen fratelli, altrimenti il triangolo amoroso sarebbe diventato troppo evidente. pps: le scene "hot" tra i due, bisogna aspettare qualche capitolo... ppps: è la mia prima ff... commentate e siate clementi!please.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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High School Never Ends

Un filo di luce penetrò attraverso le persiane della stanza di Arthur. Illuminò lievemente, quasi come fosse una carezza, quel viso angelico. I capelli dorati rifulgevano della luce del Sole, che formava un’aureola intorno a lui. Stancamente Arthur aprì gli occhi che subito disegnarono un filo d’oro intorno alle iridi color zaffiro. Spense la sveglia che non era ancora suonata e stiracchiandosi, si alzò dal letto. Si diresse in bagno: stranamente era libero; suo padre non si era ancora svegliato. Entrò, si fece una doccia veloce, si profumò, si vestì con la maglietta che gli aveva regalato Morgana, la sua ragazza, un paio di jeans con cintura comprata rigorosamente da jaggy, giubbotto di pelle, scarpe di Prada, insomma, si vestì come sempre. Prese la cartella e dopo aver fatto una veloce colazione, uscì da casa e andò a scuola. Sua sorella quel giorno aveva una visita medica e non sarebbe venuta a scuola. Maledetta Ginevra! Menomale che Morgana c’era. Aveva bisogno di stare un po’ da solo con lei. Essere il ragazzo più desiderato da tutte le ragazze e il più invidiato da tutti i ragazzi per stare con la ragazza più bella della scuola, non era il massimo: lì non trascorrevano tanto tempo insieme, e al pomeriggio invece dovevano entrambi prendersi cura di se stessi e studiare. Ultimamente poi, non era proprio possibile! I professori li caricavano di compiti e verifiche, e più volte Arthur aveva trascurato se stesso per studiare due o tre materie fino all’una. Non vedeva l’ora che finisse la scuola per rimanere solo con la sua ragazza e fare magari una vacanza studio con lei. Si mise a correre per arrivare a scuola in tempo per vedere Morgana. Come tutte le mattine era lì, ad aspettarlo. Stava benissimo.
“Ciao amore!” esclamò Morgana nel vederlo.

“Ciao” disse baciandola.
"Ieri sera non mi hai chiamato!” lui chinò la testa, rendendo irresistibile la sua espressione.

“Lo so, ma ho finito di studiare all’una.” Lei gli depositò un tenero baciò sulle labbra. Istintivamente lui la attrasse a sé e la baciò. In quel momento l’atmosfera magica che si era creata intorno a loro si frantumò con il suono della campanella. Lui la tenne stretta a sé cingendole i fianchi con il braccio sinistro. 
"Dov’è Gwen?”
“Ha una visita medica: entra tra due ore.”
"Beata lei!”
“Vorresti per caso dirmi che preferiresti dormire due ore in più ed entrare con mia sorella che stare vicino a me di banco soli per due ore?”

“Certo che no! Non ho mica detto questo, però sono convinta che concedersi due ore in più di sonno non farebbe male a nessuno.”

“Hai ragione, quasi dormo.” Disse entrando in classe. In classe c’era quasi nessuno. :Lancillotto, Pellinor, Merlin, suo malgrado, Eilan, una ragazza del gruppo di Morgana, Laura, e altre tre ragazze.

“E gli altri dove sono?”

“Non lo so.”

“E chi passa oggi di greco?”

“Morgana ed io.” Affermò Lancillotto. “Ginevra?”

“Il tuo amore è andato a fare una visita medica… non credo che entrerà prima delle dieci.”

“Ah, ok.”

“La prof di storia ci farà il cazziatone… siamo pochissimi.”

“Almeno non interrogherà quattro persone.” Affermò Eilan.

“Non ne sarei tanto convinta. Sarebbe capace di tenerti anche tutto l’intervallo e rubare dieci minuti dell’ora successiva, pur di interrogare.”

“Stronza.”

“Già.” Si sistemarono ai propri banchi, e dopo pochi istanti arrivò la professoressa di latino e greco.
“Come mai tutti questi assenti?”
“Ginevra ha una visita medica e non entrerà prima delle dieci.” Annunciò Morgana.

“E gli altri?” nessuno rispose. In quella classe erano pochi, questo si sapeva, ma quelli che ora la professoressa aveva davanti erano solo dieci alunni su quindici.

“Bene, allora… chi vuole farsi interrogare?” Morgana e Lancillotto si alzarono. La versione sulla quale erano interrogati era facile, tant’è che entrambi presero otto, il voto più alto nelle interrogazioni.

L’ora successiva ebbero storia. Come aveva previsto Arthur, la professoressa fece loro il cazziatone. Più di una volta Arthur aveva lanciato occhiate in giro guardando i banchi vuoti, e a un certo punto il suo sguardo si soffermò su Merlin. Era da solo nel banco perché il numero della classe era dispari e nessuno voleva stare con lui in banco. Era sicuramente taciturno e introverso, non doveva avere tanti amici a scuola perché era sempre indicato come “lo sfigato”. In effetti, lo era: aveva un aspetto trasandato, come se non gli importasse tanto del suo aspetto e dell’apparenza. Si vestiva normalmente, senza alcun particolare che lo potesse distinguere. Era un elemento inutile per la classe. No, non del tutto inutile… era sempre utile per studiare. E lui, ben presto, avrebbe usato Merlin per l’esame della maturità. Distolse lo sguardo appena in tempo. Merlin si girò un secondo dopo verso di lui. Che noia però stare ad ascoltare i vari scazzamenti della professoressa. Nonostante tutto, quella strega interrogò, sapendo di poter contare sull’ora successiva, anche se di mezzo c’era l’intervallo. Arthur fu interrogato con Merlin, e si meravigliò della sua bravura a scuola. Non aveva mai ascoltato un'interrogazione alla quale avesse partecipato anche Merlin, ma questa volta era obbligato. Merlin sembrava essere un pozzo di conoscenza, e in un certo senso si sentì inferiore. Per una volta era stato sconfitto, anche se non voleva ammetterlo. Il suo orgoglio era troppo, a volte si meravigliava lui stesso di quanto ne avesse, ma questa volta non c’era scusante. Lui era stato sconfitto e avrebbe dovuto ammetterlo. Lo stava ammettendo. Aveva sottovalutato Merlin e le sue capacità oratorie durante le interrogazioni, e mentre la campanella suonava e la professoressa di storia li lasciava andare con un otto a tutti e due, capì che era davvero il caso di studiare con Merlin. In quel momento arrivò Ginevra.

“Allora, signorina… sa che non si taglia alle interrogazioni?”

“Arthur non gliel’ha detto? Sono andata a una visita medica.”

“Ah, sì, scusami. Hai la giustificazione?”

“Sì, certo.” E gliela porse prontamente. La professoressa firmò il libretto, segnò sul registro, Ginevra andò a posto e si gettò quasi tra le braccia di Lancillotto. Arthur, Lancillotto e Pellinor si dileguarono nei corridoi per salutare le ragazze del liceo. Per un attimo pensò a come dovesse trascorrere gli intervalli Merlin. Da solo in classe, magari ascoltando la musica del proprio i-pod, sempre che ce l’avesse. Gli intervalli, secondo Arthur, non duravano mai abbastanza. Tornò in classe proprio mentre la professoressa di Inglese, a nome di tutti i professori, stava facendo i cambi di posto.

“Bene, Arthur Pendragon, le dispiacerebbe andare in seconda fila con Merlin?” i due ragazzi si guardarono. Non dissero niente, ma dai loro sguardi si poteva benissimo capire che la battaglia era aperta e che non sarebbe stata una felice convivenza. Si sedettero ai propri posti, e con disappunto, il biondo notò che Morgana e Ginevra erano capitate in prima fila davanti a lui, Lancillotto e Pellinor dietro. Will invece, dato che i professori non volevano che ci fosse un alunno da solo, attaccò il proprio banco a quello di Merlin. Fortuna che lui era attaccato al muro, così avrebbe potuto parlare con i suoi amici senza sentirsi in colpa di escludere Merlin. Escludere Merlin?! Non sentirsi in colpa?! Oddio, ma che gli stava accadendo? Stava dando i numeri? Di Merlin, in cinque anni di liceo, non gliene era mai importato niente, com’era che da un giorno all’altro pensava a lui? Al massimo poteva sentirlo o parlarci per lo studio, ma da lì a preoccuparsi per lui, ce ne voleva parecchio. Inoltre i suoi amici non gliel’avrebbero mai perdonato.
Will e Merlin iniziarono subito a parlare, mentre lui cercava di prendere contatto Morgana, che, essendo in prima fila, non poteva più girarsi tanto. L’ora di Inglese passò e tutti e dieci fecero finta di stare attenti. In realtà pensavano agli spostamenti appena avvenuti e molti commiseravano Arthur per il posto che gli era capitato. Quando finalmente Morgana decise di girarsi, Arthur le confermò la giornata libera. La ragazza sorrise. Finalmente poteva trascorrere un pomeriggio con il suo principe. Sì, il suo principe: era così che lo chiamava, come lui la chiamava… com’è che la chiamava? Morgana gli sorrise comunque, mettendo in bella mostra i suoi denti perfetti e bianchi. Si rigirò e riprese a parlare con Ginevra.

Dopo l’ora di Inglese arrivò Chimica. Al termine di quell’ora ci sarebbe stata educazione fisica. Pellinor e un altro loro compagno furono interrogati. Non potevano credere di essere così pieni d'interrogazioni ogni giorno. Mentre la professoressa parlava e interrogava, il biondo si mise a disegnare. Usò le matite e i tratto pen colorati. Quando c’erano delle interrogazioni o si annoiava, disegnare lo rilassava e divertiva allo stesso tempo. Quand’ebbe finito Merlin notò il disegno.

“Bello.”

“Non avevo dubbi.” Gli rispose secco Arthur, dimostrando di non voler intraprendere alcun dialogo.

Merlin lo guardò un po’ sorpreso, ma poi tornò a parlare con Will. Certo che lui era proprio stronzo. Come facevano gli altri a sopportarlo? Era odioso! Fare il falso no, ma almeno sopportarlo! O fingere. Poi si ricordò che il suo vicino di banco non era un ragazzo qualsiasi, ma era il più bello di tutta la scuola, il vip della situazione, abituato a non essere contraddetto e avere tutti ai propri piedi. Così almeno era stato fino a quel giorno. Lui avrebbe dimostrato di essere forte quanto lui. Si guardò. Il suo corpicino era troppo esile per competere con quello atletico di Arthur. Se non poteva però competere fisicamente, lo avrebbe fatto caratterialmente. Ad Arthur sicuramente non sarebbe sfuggito. Avrebbe avuto la rivincita nelle due ore seguenti.

Come si permetteva quel moscerino che non era altro di ficcare il naso dove non doveva, mettere anche solo per una frazione di secondo in dubbio il fatto che qualcosa gli fosse riuscito? E voler intraprendere un dialogo… che era preso a tutti quanti? Non erano più loro stessi! E poi Merlin… perché aveva come l’impressione che volesse iniziare a sopportarlo, o instaurare un rapporto? Con lui poi, il ragazzo più figo del liceo, riconosciuto tale dalla quarta ginnasio fino alla terza liceo? Avrebbe avuto la rivincita nelle due ore seguenti. Suonò la campanella. Intervallo. Arthur si girò verso Lancillotto e Pellinor, e decise di andare prima in palestra. Si avviarono subito e si cambiarono. Gli altri arrivarono alla fine dell’intervallo. Loro tre si appoggiarono al muro del bagno e aspettarono che gli altri uscissero e poi giunsero mentre arrivavano anche Morgana e Ginevra. Arthur guardò il resto della classe e ancora una volta il suo sguardo si posò su Merlin: era troppo esile per pesare qualcosa. Ebbe come l’impressione di avere un fantasma in classe, invece di un ragazzo. La sua fragile ossatura era evidenziata da una magrezza davvero insolita e una carnagione lattea, quasi nivea. In netto contrasto c’erano i capelli corti e corvini e due oceani al posto degli occhi e… ma che cosa gli stava accadendo? Perché guardava Merlin e pensava a queste cose? Non era mai significato niente per lui… e poi aveva la sua ragazza che amava e dalla quale era amato. A un certo punto della lezione, Arthur vide Will da solo, e sapeva che Merlin sarebbe arrivato se avesse visto l’amico in difficoltà. Allora avrebbe avuto la rivincita. In quel preciso istante il professore decretò che in quella giornata si sarebbero dedicati all’uso delle armi antiche, tra cui la spada.

“Ehi Will! Mi serve un avversario: ti andrebbe di combattere contro di me?” il ragazzo, ingenuo, annuì. Ancora non sapeva a cosa andava incontro. Il professore diede un arma di legno a ciascuno e, dopo aver fatto formare le altre coppie, diede le istruzioni e l’avvio agli scontri.

Arthur iniziò a far roteare la spada in mano almeno due volte e fece altrettante finte, prima di iniziare a colpire davvero il ferro di Will. Quello, molto più inesperto di lui, indietreggiò a ogni colpo.

“Dai Will! Puoi fare di meglio, lo so.”

“Ma io…” cercò di ribattere, ma Arthur non gli diede il tempo di rispondere che lo aveva immobilizzato contro una parete e che stava facendo in modo di farlo cadere.  La spada del biondo continuava a scagliarsi contro quella di Will, che ormai spaventato, era finito a terra e cercava di difendersi parando i colpi con la sua spada. A un certo punto s’intromise una terza spada tra lui e Will e Arthur sorrise. Si alzò e lasciò che Will si tirasse in piedi.
“Basta.”
“Cosa?” disse guardandolo interrogativamente.

“Non credi che sia abbastanza, amico?” lui lo guardò e Merlin indietreggiò di qualche metro. Arthur s’avvicinò.

“Come? Mi hai chiamato amico?” con lo sguardo per fargli capire di aver detto qualcosa di sbagliato.

“Credo di aver commesso un errore.” Lui sorrise e gli disse con il sorriso sulle labbra.

“Lo credo anch’io.” Merlin fece per andarsene.

“Aspetta, Merlin. Credi di essere più bravo di lui?” lui si voltò.

“Non ho detto questo.”

“Dimostrami cosa sai fare.”

“No.”
"Perché no?”
“Perché io non sono il tuo servo che obbedisce ai tuoi ordini; se vuoi qualcuno che ti obbedisca, guardati intorno: ci sono tanti ragazzi che farebbero di tutto per avere un millesimo delle attenzioni che tu in questo momento rivolgi a me; vogliamo parlare delle ragazze? Perché tormentarmi? Hai tutta la scuola ai tuoi piedi: bada alla gente che conta, non a uno sfigato come me.” Arthur per un po’ non rispose.

“Beh… ho tutta la scuola ai miei piedi, tranne te.”
“Fattela bastare.”
“Come preferisci, ma sappi che non finisce qui, e non oggi.”
“Mi tremano le gambe.”
“Fai bene: la tua ora è vicina.”

“Cazzo che paura, Arthur! Non so se riuscirò a dormire stanotte.” La classe scoppiò a ridere.

“Ragazzi, adesso basta.” Intervenne il professore. Li separò e fece continuare gli esercizi.

Merlin aveva ragione. Perché continuava a ostinarsi con lui, quando in cinque anni di scuola nei suoi confronti aveva solo provato dell’indifferenza. Era una strana sensazione quella che provava nei suoi confronti. Non sapeva ancora come spiegarla, ma… non era amicizia, non era indifferenza, cosa mai poteva essere?

Ti detesto, ti detesto, ti detesto. Perché se l’era presa tanto con Will, se poi quello con cui ce l’aveva davvero era lui? Non aveva senso. Beh… non che le cose che facesse Arthur avessero tutto quel senso!

 Il resto della lezione passò tranquillamente e Arthur, uscito dall’edificio, trascorse l’intero pomeriggio con Morgana. Era da tanto che non passavano del tempo insieme, ed entrambi non ne vedevano l’ora.

“Ti amo, Morgana.” E le diede il baciò più rovente che esista.

“Da quanto tempo è che non me lo dici?”

“Troppo.”
“Sì. Mi mancano questi pomeriggi.”
“Presto potremo passare molti pomeriggi così, se tu ancora lo vorrai.” Lei lo guardò interrogativamente. “All’università, intendo, oltre che quest’estate.” Lei sorrise.
“Sicuro.” E lo baciò.

I giorni passavano e gli esami della maturità si avvicinavano sempre di più. Arthur aveva paura per Filosofia. Gli venne in mente Merlin. Durante un intervallo, mentre Lancillotto e Pellinor erano in giro, lui gli s’avvicinò.

“Merlin.”

“Sì, che vuoi?”

“Mi potresti dare una mano per studiare Filosofia?”

  
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