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Autore: ss55    06/08/2016    0 recensioni
Un entità demoniaca si ritrova a girare, per noia, il mondo umano, quando la storia di una delle esperienze più struggenti possa capitare ad un mortale risveglia in lui emozioni sopite da teempo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L’aria del crepuscolo gli accarezzava di fresco la pelle tesa delle ali, mentre vagava errante per le vie deserte del paese.
Non sapeva esattamente come fosse arrivato lì, ma il lento giro dell’eternità può rivelarsi estremamente tedioso, e ogni tanto fare capolino nel mondo cangiante, volubile e deliziosamente affannato del piccolo popolo poteva essere un toccasana per la sua salute mentale. Fece scorrere gli occhi, che peraltro non possedeva ormai da molto tempo, per le villette a schiera che, identiche, biancheggiavano ai lati della strada. La luce gialla degli interni di ognuna filtrava dalle finestre, per poi posarsi senza fretta sull’erba tagliata di fresco del giardino. Al secondo piano della terza villa a sinistra, un’unica finestra mancava di proiettare la tiepida luce tipica delle case del piccolo popolo.
Curioso.
Non aveva di meglio da fare, dopotutto, così planò pigro verso il numero 7 di Turing Street. La finestra era spalancata. Non che cambiasse qualcosa, per lui, così la oltrepassò, per scivolare all’interno di quella che era chiaramente una piccola e disordinata camera da letto, illuminata solo dal candore della luna che filtrava attraverso le tende di lino svolazzanti alla brezza notturna.
Singhiozzi.
Singhiozzi.
Era una piccola persona a emetterli, attraverso il grosso cuscino di piume dove aveva sepolto il viso. Le piccole persone sono tutte così sorprendentemente emotive. Forse in una vita così piccola le cose più insignificanti arrivano ad avere un’importanza enorme. Un po’ le invidiava.
Questa piccola persona, però, era più disperata di qualsiasi altra avesse osservato durante le sue sporadiche passeggiate per questo mondo. Levò il capo dal cuscino, e si mise a sedere sul lato del letto. Lacrime cominciarono a rigargli il volto livido. E non solo lacrime. Quello che doveva essere mascara tracciava spesse linee scure sulle sue guance.
Curioso.
Osservò meglio la piccola persona.
Curioso.
Tra tutte le piccole cose a cui le piccole persone parevano dare grande importanza, i vestiti erano quelle che capiva dimeno, ma questa piccola persona, però, pareva aver capito ancora meno di lui. I vestiti erano tutti sbagliati. Le piccole persone “lui” non indossano gonne. Non i in quella parte del mondo, perlomeno.
La piccola persona sollevò lo sguardo, che, illuminato dalla luna, rivelò qualcosa che prima non aveva notato. Lividi. L’impronta di una mano, una grossa mano. D’un tratto, inspirò profondamente; con il gomito si asciugò le lacrime. Pareva avesse raggiunto una conclusione. Si alzò. Afferrò da terra uno zaino e cominciò a riempirlo con quante più cose si trovasse sotto mano.
Il repentino cambio di atteggiamento gli sarebbe potuto sembrare comico, se non continuasse a sentire l’angoscia riempire i polmoni della piccola persona ad ogni respiro. D’un tratto si fermò davanti ad un grosso specchio incastrato in un angolo della stanza. Si osservò a lungo, senza notare la scura figura alata che lo osservava, a sua volta, pochi centimetri alle sue spalle. Improvvisamente, la piccola persona tuffò la mano nella tasca posteriore dello zaino che ora aveva ai piedi. Estrasse un rossetto e se lo passò attentamente sulle labbra.
Sorrise.
Poi incrociò il suo sguardo riflesso nello specchio. Non sapeva se non potesse vederlo o se invece non avesse semplicemente paura del suo aspetto. Dopotutto aveva appena affrontato demoni più spaventosi. E aveva appena vinto.
Le posò una mano sulla spalla. In quel breve incontro l’aveva conosciuta e amata meglio degli stessi due mostri con cui condivideva la casa. Le fece silenziosamente i suoi migliori auguri. Aveva capito cosa la piccola persona volesse fare.
E infatti, subito dopo, la piccola persona corse fuori dalla stanza, giù per le scale e fuori dalla porta principale, per inoltrarsi in un mondo spaventoso, ma almeno non così odioso come la sua vecchia casa. Osservandola dalla finestra, sorrise.
La piccola gente sapeva sempre stillare dal suo cuore morto i più inaspettati zampilli di tenerezza.
   
 
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