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Autore: babastrell    06/08/2016    3 recensioni
Nessuno crederà mai a questa storia. Perché dovrebbero? Nessuno si ricorda più di Nick. Eppure era reale, io lo so, ne sono sicura. Io c'ero, anche se non ho potuto fare nulla.
Ormai è tardi. Nick ora è solo un segreto tra me e il mare in tempesta
Genere: Avventura, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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​BUON COMPLEANNO, NICK


Quando avevo tre anni, mio padre tornò dal porto con un bambino in braccio e ci disse che le onde lo avevano sbattuto sul molo. Aveva circa sei anni, la stessa età di mio fratello Tom, ma quando provammo a chiedergli il nome, disse che non se lo ricordava. Non ricordava niente di ciò che gli era successo prima che il mare lo sputasse sulla battigia. Mamma lo chiamò Nick. Le altre madri dicevano che era uno dei bimbi più belli che avessero mai visto, forse per i capelli color sabbia o per gli occhi, uno verde e l’altro azzurro. Era sicuramente un meticcio: aveva la stessa carnagione olivastra degli zingari che si aggiravano sui moli. Forse lo avevano abbandonato.

Si rivelò presto un ragazzino selvatico e vagabondo, pieno di vita e di ingegno. Niente riusciva a tenerlo fermo per più di cinque minuti, prima o poi scappava per combinarne una delle sue. Gli piaceva rubare, ma riusciva sempre a farla franca grazie a quegli occhioni che intenerivano le vecchiette che facevano la spesa e che quindi non si arrabbiavano mai.

Quando fui abbastanza grande per stare al suo passo, Nick cominciò a portarmi con sé nelle sue avventure, visto che Tom non gli dava retta. Io mi divertivo con lui, raccontava belle storie, pareva che la sua fantasia non si esaurisse mai. Lo vedevo come un eroe. Adorava i racconti dei marinai e mi faceva giocare con lui ai pirati, diceva che ero la sua damigella in ostaggio. Io non sapevo cosa volesse dire, ma pensavo che fosse una cosa speciale, tra me e lui.

Il porto era il suo luogo preferito, sarebbe rimasto per giorni sul molo, con le tasche piene di calamari o gamberetti che aveva rubato al mercato del pesce, a guardare le navi che salpavano e arrivavano. Parlava sempre di andarsene, salire sulla prima nave in partenza e viaggiare, vedere il mondo, vivere. All’inizio avevo paura che sarebbe scappato di casa sul serio e un giorno mi sarei svegliata e non l’avrei più trovato, ma non fuggì mai.

Amava anche la pioggia, quelle tempeste che sembravano voler sradicare gli alberi e scoperchiare i tetti delle case. Nick usciva di casa e correva contro il vento e gridava e rideva contro le nuvole, sfidando la voce del vento e il rombo del tuono, e saltava nelle pozzanghere finché mamma non veniva a riportarlo dentro per un orecchio e affermava di avere un figlio idiota quando la mattina dopo lui aveva la febbre.

La prendeva spesso, la febbre, e alternava momenti in cui stava sepolto sotto cinque coperte e mugolava di voler morire pur di non stare più così male ad altri in cui delirava, gridava, preda di una follia quasi animale. Mi faceva paura vederlo così, che si contorceva sul letto, con gli occhi sbarrati e il viso rosso. «Sto arrivando!» urlava. «Sto arrivando! Fermami se sei capace! Uccidimi allora!».

Crescendo, i suoi deliri peggioravano, iniziò a parlare di scrigni e di mostri. Eppure, quando tornava a stare bene, diceva di non saperne nulla.

Il giorno del diciottesimo compleanno di Nick, il cielo minacciava pioggia. I nostri genitori avevano fatto un colletta con tutti i parenti per regalargli una piccola barca a vela, la Gioconda, visto che amava tanto il mare. Lui però non si fece trovare. Io e Tom lo cercammo tutto il giorno, ma lo trovai io quando ormai era sera, al porto. Guardava verso il cielo, rideva.

«Non puoi fermarmi!» gridava. «Io lo passerò, questo maledetto capo! Dovessi passare tutta l’eternità in mare, passerò Capo di Buona Speranza! Mostrami la tua potenza, dammi la prova che sei superiore agli uomini! Ti sfido, puniscimi!». Bestemmiò e rise ancora, una risata sguaiata e maniacale, come se urlare improperi alle nuvole nere lo divertisse. «Passerò tutta la vita in questo dannato mare! Capo di Buona Speranza non è che una sciocchezza! Non puoi fermarmi, non sei nulla davanti a me!». Aveva la voce stridula per le urla, la testa buttata indietro. Lo sguardo era stralunato, grottesco. Non so come si accorse di me, ma quando si voltò per guardarmi, per un attimo sembrò non riconoscermi.

Tom ci raggiunse proprio in quel momento. Sembrava sollevato di vedere che avevo trovato Nick. Ci propose di inaugurare tutti insieme la Gioconda con una piccola gita. Io non volevo, le nuvole minacciavano un temporale e Nick evidentemente non stava bene, forse era di nuovo malato, forse aveva una delle sue crisi. Non so perché non dissi nulla, magari non volevo che mi considerassero una codarda.

Iniziò a piovere quando ormai eravamo al largo. La barca filava tranquilla. Tom stava al timone e teneva d’occhio la vela tesa dal vento. Nick stava appoggiato al parapetto, le dita strette sulla balaustra, il volto scarno come se non dormisse da giorni. Quando mi avvicinai, sentii che brontolava. «Lo scrigno... Non si scherza con lo scrigno. Arriva, lo sento... Preferirei di no... Non può fermarmi. Capo di Buona Speranza». Le onde e la pioggia gli sferzavano il viso contratto e il vento gli spettinava il capelli incrostati di salsedine e cercava di strappargli i vestiti di dosso.

Non andava bene. Mi voltai per dire a Tom che non era il caso di rimanere fuori, che probabilmente nostro fratello stava male, ma una mano entrò nel mio campo visivo e afferrò Nick per la spalla spingendolo fuori bordo. Io gridai e tentai di prenderlo, ma lui riuscì ad afferrare una fune. Tom lo guardava, l’odio che gli brillava negli occhi. Nick veniva sbattuto dal vento e dalle onde contro lo scafo. Alzò la testa, con gli occhi sbarrati e pieni di rabbia. «Non puoi sfuggire allo scrigno di Davy Jones!» urlò. «Nessuno sfuggirà!».

La nave si inclinò e io e Tom ci ritrovammo schiacciati sul parapetto. Mio fratello urlò, guardando un punto oltre l’orizzonte, ma la sua voce venne soffocata dai tuoni e dal boato del vento. Seguii il suo sguardo.

Una nave.

Un vascello antico, completo di cannoni, dalle vele stracciate incrostate di alghe e salsedine. Dalla cima dell’albero maestro sventolava una bandiera nera come un’ala di corvo che quasi non si vedeva tra le nubi.

Navigava con la prua controvento, le vele sciolte che sbattevano nella tempesta.

«Non puoi scappare!» gridava Nick, un sorriso euforico e maligno che gli sfigurava il volto. «L’Olandese Volante significa un incontro con lo scrigno di Davy Jones! Il fondo dell’oceano è il destino di chi incrocia l’Olandese Volante». Rideva, si dimenava, scalciava, con gli occhi fiammeggianti e il petto scosso dagli ansimi.

La barca rollava pericolosamente e Tom cadde. Cercai di fermarlo, ma qualcosa gli afferrò la caviglia e lo trascinò lontano, lungo il ponte. Qualcosa di viscido e bagnato, che avvolgeva la barca e tirava mio fratello oltre il parapetto, lo sbatteva sulla polena, affondava sparendo tra le onde agitate. L’acqua si tinse di rosso.

«Lo scrigno di Davy Jones intrappola chiunque sia sulla rotta dell’Olandese Volante!». Nick rise sempre più forte, come un folle, si sgolava e si agitava, con una voce che non sembrava la sua. «Io passerò Capo di Buona Speranza, tu non puoi impedirlo! Non sei nulla! Dimostrami che sei migliore di me, puniscimi! Io ci passerò tutta l’eternità su questo ponte marcio. Un fantasma, un maledetto! A costo di restare in mare per sempre, io passerò il Capo!». Un’altra onda spazzò la nave. «È tutto qui quello che sai fare? Distruggimi! E il mio nome vivrà nell’eternità, correrà con il vento, ruggirà con il mare! E il mondo ricorderà per sempre il capitano Falkenberg e l’Olandese Volante!».

Il vento si portò via le sue parole. Nick tacque. Mi guardò, con gli occhi enormi e liquidi, uno verde e uno azzurro. Dentro vi si agitava il mare aperto. «La mia damigella in ostaggio».

Un’altra onda, e Nick era sparito. Inghiottito dal mare che anni prima lo aveva sputato nella nostra vita.

All’orizzonte, l’Olandese Volante parve virare, guidato da un timoniere invisibile, la bandiera nera fradicia di pioggia che sbatteva nel vento.

La tempesta sembrò disperdersi, lentamente, e la nave si dissolse tra le nuvole scure.

 

Sono passati esattamente cinque anni da allora. Piove. Piove tutti gli anni in questo giorno. Attraverso le sbarre vedo il mare agitato. Aspetto.

Vorrei essere laggiù, sulla riva, ma da qui non si esce.

Quando sono tornata al porto, era come se Nick non fosse mai esistito. Non lo conoscevano, non lo ricordavano. Dicevano che Tom era scomparso in un incidente.

L’ho cercato tanto, non ho mai smesso, ho odiato tutti quelli che mi consideravano matta. Ora il mare è distante, tra noi ci sono queste mura coperte di imbottitura.

Un tuono rimbomba. Alla finestra si intravede la sagoma del vascello agile e antico, che naviga con le vele sciolte e la prua rivolta controvento. Altri tuoni, forse sono i cannoni dell’Olandese Volante.

Un fulmine squarcia il cielo e la nave sparisce tra le nuvole.

Tornerà tra un anno esatto, e pioverà. E io ci sarò. Tanto non si esce.

Buon compleanno, Nick.

Buon compleanno, capitano Falkenberg.

 

 

SPAZIO AUTRICE

Qualche nota probabilmente serve:

​-​L'Olandese Volante:​ n​el folklore nordeuropeo è un vascello fantasma che solca il mare in eterno poichè il destino gli impedisce di tornare a casa. Secondo la leggenda, il capitano Falkenberg voleva passare Capo di Buona Speranza e, trovando il vento a sfavore, sfidò Dio dicendo che l'avrebbe passato a costo di passare l'eternità in mare e venne maledetto. Avvistare l'Olandese Volante portava sfortuna.

-Lo scrigno di Davy Jones: D​avy Jones è uno spirito del mare. I pirati chiamavano il fondo dell'oceano “lo scrigno di Davy Jones” perchè conservava i forzieri delle navi affondate.
 

Molto bene. Vista la mia passione per i pirati, questa storia mi piace particolarmente! Spero che sia piaciuta anche a voi. Fatemelo sapere con una recensione, vi prego! Anche se negative, le opinioni sono sempre bene accette! :)

  
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