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Autore: Elenie87    06/08/2016    6 recensioni
Vi siete mai chiesti come è iniziato tutto? Come è nato quell'amore proibito tra un'umana ed un demone? Quell'amore che ha portato alla luce la storia che noi tutti conosciamo? Ma loro, quella bellissima donna dai lunghi capelli neri ed il grande Generale degli Inu Youkai.... come si conobbero? Come si amarono?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: inu taisho, izayoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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**ANGOLO AUTRICE**

Ebbene sì, inserisco l'angolo autrice all'inizio perchè a questo giro è doveroso spendere due parole su questa OS.
L'ispirazione è venuta in un momento ben insolito: in ferie in Grecia XD E voi dite, cosa piffero c'enra?! C'entra perchè ho avuto la brillante idea di rileggermi il famoso libro di Charlotte Brontè "Jane Eyre" e quei dialoghi, quel gergo antico, mi hanno ispirato. Questa volta non i soliti personaggi ma bensì una os su Inu e Izayoi, il "prequel" della nostra amata storia che tutti conosciamo.
Troverete quindi che il racconto è pochino più "appresantito" ed i dialoghi sono un poco "strani" in alcuni momenti (mi sono ispirata allo stile di Brontè), ovviamente non ho voluto esagerare ma credo un pochino si noterà la differenza, sopratutto perchè i personaggi si danno del VOI. Ho immaginato che fosse così, visto che la storia è ubicata 200 anni prima l'arrivo di Kagome nell'era Sengoku.
Ovviamente quello che leggerete è frutto della mia immaginazione in quanto non sappiamo come è nato l'amore tra Izayoi ed il padre di Inuyasha e Sesshomaru.
Spero che questa OS possa piacere nonostante possa risultare strana e ringrazio tutti coloro che la leggeranno ed avranno voglia di recensire!










L'uomo si inchinò di fronte al grande demone, il salvatore del suo castello e delle sue terre.
Benché fosse un alleanza alquanto avventata e inusuale, essa si era rivelata assai proficua.
La guerra che aveva coinvolto il suo regno aveva provocato gravi perdite e carestie, e la disperazione del popolo lo aveva quasi portato alla follia. Sin quando una sera, camminando in solitudine in una notte di luna nuova, non si era imbattuto in quel demone. Lo aveva scorto in contemplazione del firmamento, lo sguardo assorto verso il cielo. Quando si era accorto della sua presenza, aveva volto il capo verso di lui e grande era stata la paura per la sua incolumità, ma incredibilmente egli non aveva tentato di ucciderlo, anzi, gli aveva chiesto chi fosse e quale fosse il motivo del suo vagabondare con aria afflitta. Fu più per timore che per altro che rispose al demone, ed egli, stupendolo ancora, ascoltò le sue ansie e le sue parole con estrema attenzione. Fu così che, dopo il suo racconto, gli porse aiuto per vincere quella battaglia.
-Perché volete aiutarmi?- aveva balbettato.
-Perché le vostre parole sono sincere, ed io so ben riconoscere un anima sincera- aveva risposto, scrutandolo con occhi glaciali.
E fu cadendo inerme sulle sue gambe, piangendo di gioia, che si trovò ad accettare quell'aiuto inatteso ma gradito come un bicchiere d'acqua nel deserto. Certo, quell'alleanza non era stata ben vista da alcuni fedeli servitori al castello, ma le guerre si vincevano con le coalizioni. E cosa poteva portare maggior beneficio dell'aiuto di un potente Generale degli Inu Youkai?
Si poteva certamente asserire che quasi lui solo aveva portato il suo esercito alla vittoria. Era per via di quella spada che portava al suo fianco. Un solo fendente veniva inflitto verso il nemico e cento uomini diventavano polvere innanzi ad occhi increduli.
In poche ore, una guerra che sarebbe potuta durare mesi, venne vinta.
Ed ora, in ginocchio di fronte ad Inu No Taisho, non poteva che benedirlo, baciarne i piedi e le mani, ringraziare i Kami che abitavano la Terra, perché era solo grazie ad egli che il suo popolo poteva vedere il sole albeggiare.
-Generale, sarò eternamente in debito con voi per il vostro aiuto- disse con sincerità.
Inu lo osservò un istante prima di parlare.
-Alzatevi, non prostratevi a tal punto. Siete il Re di queste Terre, mostratevi degno del nome che portate-
Si sollevò in piedi, udendo tali parole, e sorrise flebilmente al demone.
-Avete ragione. Ebbene io sono il Re, ma voi siete un benefattore per il mio regno. Desidero ringraziarvi, permettetemi di rendere giustizia al vostro gesto di buon cuore- proferì serio. Aveva in mente un dono, di quelli che difficilmente gli uomini rifiutano senza rifletterci a lungo.
-Come vorreste farlo, dunque? Parlate- gli rispose, addolcendo i suoi lineamenti.
Era certamente simile agli umani nell'aspetto, si trovò a pensare il Re Izao. Portava i capelli lunghi legati in un alta coda, solo il colore era insolito, infatti essi brillavano come l'argento al chiaror della Luna.
Gli occhi erano caldi, anch'essi di una tonalità singolare: dorata, come il sole più bruciante. Era di bell'aspetto, nonostante il volto fosse solcato da due strane linee violacee sugli zigomi ed il suo corpo era provvisto di una folta coda.
-Sarei oltremodo felice se voi decideste di prendere in sposa una delle mie figlie. Sono tutte di una bellezza unica, colte e docili. Vi donerò delle terre, ovviamente, in cui potrete governare come Re e mio alleato-
Le parole sfociarono dalle sue labbra e la sua mente iniziò a pregare in un assenso da parte del generale.
Lo vide scrutare il suo volto per interminabili attimi in rigoroso silenzio, probabilmente stava riflettendo sulla sua proposta, poi annuì quasi impercettibilmente.
Sussultò, avvicinandosi ad Inu di un passo.
-A-avete acconsentito?- balbettò di gioia.
-Non ho motivo di rifiutare- affermò con un leggero ghigno sul volto.
Il Re Izao sorrise: quale fortuna era capitata nella sua fragile vita?


Il generale sospirò, attendendo nella sala del trono l'arrivo dei membri della famiglia del Re.
Dal giorno in cui aveva acconsentito a sposare una donna umana, era passato un anno. Dodici mesi in cui era stato costruito un castello nelle terre non molto lontane da dove regnava Izao.
Gli umani. Lo avevano sempre affascinato, incuriosito. Erano strani: terribilmente volubili, insaziabili, egoisti. Ma alcuni (non molti), incredibilmente amabili, sinceri, altruisti. Richiedevano protezione perché erano troppo fragili confronto alla razza demoniaca, sia fisicamente che mentalmente.
Era stata proprio la sincerità che aveva letto quella notte lontana nel cuore del Re Izao, assieme alla debolezza ed al rammarico, a spingerlo a combattere per lui. Era la prima volta che si avvicinava tanto ad un umano, addirittura dal seguirlo in uno scopo come la vittoria in un guerra. Ed accettare la proposta di matrimonio, era stato il senso di protezione che tutte quelle persone umane gli avevano suscitato, Izao per primo.
"Vi proteggerò", si era limitato a pensare, quando aveva annuito di fronte al Re. "Proteggerò quelle vite fragili"
La sua antica moglie, Inukimi, non avrebbe mai capito un gesto tanto impulsivo.
Erano proprio le loro divergenze, la loro incapacità di comprendersi, che avevano fatto sì che il matrimonio con la femmina della sua razza venisse sciolto.
Sospirò nuovamente, questa volta di soddisfazione, nel vedere finalmente gli invitati ed il Re varcare l'ingresso dell'ampio salone.
Izao lo raggiunse con un sorriso accogliente.
-Caro amico, perdonate l'attesa-
Inu annuì solenne e si alzò dal trono su cui era seduto.
-E' tutto pronto?- chiese, notando il fermento improvviso che si era creato nella sala.
-Certamente. Le mie figlie stanno per entrare e voi sceglierete quella che più vi aggrada-
Il generale alzò un sopracciglio con fare scettico. Non si aspettava che spettasse a lui la scelta, ma che venisse presentata direttamente la donna precelta.
"Scegliere una donna umana, quale compito insolito", pensò.
Si affrettò a raccogliere le idee.
Aveva bisogno certamente di una moglie di carattere, arguta, dotata di intelligenza e diplomazia. Avrebbe dovuto interagire con due mondi, umano e demoniaco, pertanto un indole troppo pacata o impressionabile non avrebbe fatto al caso suo.
Ma come poteva comprendere tanti tasselli dell'anima da un solo sguardo, seppur attento?
Ispirò allargando le narici e si massaggiò una tempia: forse stava sbagliando strada….
-Maestà, le sue figlie sono pronte- proferì una voce dietro Izao, ed egli si voltò verso l'anziano uomo che aveva parlato.
-Bene. Procedete- ordinò, poi parlò ad Inu.
-Ho ben sei figlie, generale, mi compiacerò non appena mi indicherete quale tra loro vorrete come sposa-
Inu vide le donne entrare, tutte vestite con abiti lunghi e di colore diverso l'una dall'altra. Ognuna di loro portava i capelli raccolti in una pettinatura differente ed i loro volti erano finemente truccati. Certamente erano tutte dotate di una rara bellezza.
Si inchinarono innanzi a lui senza posare gli occhi sul demone.
Il generale le osservò.
"Quale tra loro scegliere?", si chiese.
-Permettetemi di indicarvi che ho chiesto loro di posizionarsi in ordine di età- aggiunse Izao.
"Un'informazione inutile", pensò, ma si limitò ad annuire per non arrecargli dispiacere.
Gli anni umani erano paragonabili a pochi giorni per un demone del suo livello.
Gli occhi d'ambra si adagiarono sul volto della prima tra le figlie, quindi la più giovane.
Il labbro tremava e talvolta lo mordeva. Anche le mani erano scosse.
"Mi teme", concluse, "Non posso sposare una donna che si scioglie in lacrime alla mia sola presenza"
Proseguì quindi nell'osservare la seconda.
Lo sguardo della donna continuava a vagare con fare annoiato, ovviamente si era posato ovunque ma mai sul demone.
"E' indifferente alla mia presenza e manca di curiosità"
Velocemente analizzò le altre donne trovandole nello stesso stato della più giovane.
"Kami del cielo, in quale sciagura mi sto imbattendo se sposo una tra queste femmine insulse?"
-Pe-perdonate la mia intrusione maestà-
Nuovamente il vecchio servitore di poco prima parlò, sul suo volto lesse il panico.
-Cosa accade?- domandò guardingo. Il Re Izao lo osservava perplesso.
-V-vi chiedo scusa ma u-una delle vostre figlie non è presente- bisbigliò deglutendo rumorosamente.
-Come?!- proruppe il sovrano, voltandosi di scatto verso le donne.
Il generale arcuò un sopracciglio. Effettivamente Izao aveva annunciato che le sue figlie erano sei, e lì, innanzi a loro erano solo cinque.
Inu lo sentì borbottare a conta i loro nomi, poi il suo volto si imporporò e lampi d'ira saettarono nelle sue iridi.
-Dov'è?! Dov'è Izayoi?!-

Camminava nel campo di fiori, proprio dietro il castello, ove si stava svolgendo la cerimonia.
Avrebbe dovuto partecipare, ma il suo orgoglio le aveva imposto un netto rifiuto.
Perché sposare un demone e non un uomo? Perché in un modo tanto subdolo, senza vederne nemmeno il volto? Oh, sapeva bene che era opera di suo padre: se lo vedeste prima mi arrechereste noie con i vostri piagnistei e questo matrimonio è un ordine. Che una di voi si sacrifichi e gli vada in sposa, non mi importa chi! Izayoi, non sei esonerata!
Così aveva detto.
Era la più vecchia tra loro, aveva ventiquattro anni. Molto vecchia a dire il vero, le donne si sposavano solitamente già a quattordici anni. Il suo cuore aveva avuto difficoltà a trovare accoglienza: in giovane età si era innamorato di un nobile al quale era stata promessa, ma egli morì di pestilenza pochi giorni prima della cerimonia.
Per molto tempo aveva compianto quell'amore tenero che l'aveva colta e suo padre le aveva dato il tempo di riprendersi da quel lutto.
Poi, all'età di diciannove anni, ecco un giovane pretendere la sua mano: ma egli era arrogante, crudele e lo disse a suo padre. Il Re aveva insistito, ammonendo le sue continue suppliche di rifletterci e giurando che l'animo del ragazzo era corrotto. Il caso volle che una guerra scoppiò ai confini del regno e che il nobile fu chiamato a combattere. Izao gli disse che il destino avrebbe scelto per lei: se egli fosse tornato lo avrebbe sposato, in caso contrario avrebbe scelto lei, in futuro, il suo sposo.
L'uomo non tornò mai, ma nemmeno si presentò mai più un nuovo amore nella sua vita. Fu così che si ritrovò in men che non si dica ad essere considerata troppo vecchia per essere presa in sposa. Tuttavia la speranza della felicità era dura a morire.
Sospirò con rassegnazione e si inginocchiò a raccogliere un fiore.
"Perché mai un demone?", si chiese ancora odorando la fragranza del bocciolo.
-Siete voi Izayoi?-
Sussultò, una voce calda ed imperiosa l'aveva colta alla sprovvista alle sue spalle.
-Chi la cerca?- chiese senza voltarsi. Una lieve brezza mosse i suoi capelli color ebano.
-Inu No Taisho- rispose.
Il tono era calmo, cortese, eppure la donna rabbrividì udendo quel nome.
"Il demone", pensò, "E' venuto a cercarmi..?"
Si alzò con il battito del cuore accelerato e fissò un punto imprecisato di fronte a lei.
Inu la osservò mettersi eretta. Vide la lunga chioma scendere morbida sulla sua schiena ed un profumo di fiori giunse a solleticargli il naso.
-Perché siete qui? Perché mi chiamate? Non avete trovato tra le mie sorelle una moglie degna?- chiese.
-Non posso decidere se una delle donne tra cui posso scegliere è assente. Perché avete negato la vostra presenza?-
Anche questa volta il tono del demone fu calmo e cortese.
-Perché non intendo sposarvi, signore- dichiarò con voce decisa. Poi si voltò.
Gli occhi della donna, neri e profondi, si scontrarono con due pozze ambrate.
-Oh- mormorò sorpresa.
"E' questo l'aspetto di un demone?", si chiese curiosa, osservando la presenza possente e la bellezza delicata me decisa del volto dello youkai.
Ad udir quelle parole Inu si irrigidì infastidito. Cos'era quell'impertinenza nella voce di quella umana?
Poi ella si voltò e nelle sue iridi ambrate passò un guizzo.
Il volto della donna era diverso da quello delle sue sorelle: i lineamenti erano più delicati, le labbra più carnose e gli occhi erano pieni di vitalità, non annoiati o piangenti.
-Mi serve una moglie, è l'accordo con vostro padre- dichiarò Inu, ignorando lo scorrere più veloce del sangue nelle sue vene.
Izayoi sorrise.
-Vi auguro di trovarla, signore- rispose con un pizzico di ironia che non sfuggì al generale.
Gli occhi d'ambra si fecero più profondi ed egli si avvicinò di qualche passo.
-Potrei uccidervi per la vostra lingua lunga- mormorò, assottigliando lo sguardo.
-Ne sono certa. Tuttavia a seguito di un simile e riprovevole atto una moglie vi verrebbe negata-
No Taisho scomparve improvvisamente alla vista di Izayoi, non senza un'occhiata di rimprovero, e lei sussultò sorpresa.
"Come..?"
Non fece in tempo a porsi domande che il demone ricomparve innanzi a lei, a pochi centimetri di distanza.
Trasalì dallo spavento e mosse un passo indietro frettolosamente, quasi inciampando.
-Per tutti i Kami! Quale magia è questa?!- gridò, portandosi una mano al cuore.
Il generale la fissava con occhi furenti ma nel sentire quelle parole socchiuse le palpebre incuriosito.
-Non mi temete?- disse lui.
-No, signore- mormorò Izayoi, cercando di regolarizzare il suo respiro accelerato, poi si trovò ad arrossire. Perché la guardava modo tanto profondo?
Il silenzio creatosi in quegli istanti parve assordante.
Il generale era impressionato. Quell'umana raccoglieva in sé più coraggio di cento uomini. Sì, lei era certamente la migliore tra le figlie del Re. In lei vi era qualcosa di diverso, un fuoco vivo bruciava nei suoi occhi neri. La scelta migliore era innanzi a lui.
-Sarete voi mia moglie- annunciò.
Izayoi sgranò gli occhi.
-C-come? No!- urlò. Non poteva permettere che accadesse di nuovo!
-Non è una richiesta- ringhiò il generale. Perché quella donna era tanto irrispettosa? Lui aveva salvato il suo regno e la sua gente e lei lo ringraziava con cotanta impertinenza.
-Voi non potete obbligarmi!- replicò Izayoi -Ed inoltre sono la più vecchia tra le mie sorelle, ho ormai passato l'età da marito-
Inu sorrise di scherno.
-Davvero credete che la vostra età abbia importanza? I vostri anni non sono nemmeno un decimo dei miei-
Lei lo osservò dubbiosa ed irritata dal suo tono ironico.
-Non mentite, non è bene! Dimostrate trent'anni!-
Il generale rise sommessamente .
-Il tempo scorre molto più lento per un Inu Youkai. Ho seicentoottantasei anni- proferì.
Izayoi sgranò gli occhi.
-Avete vissuto per molto tempo su questa Terra- bisbigliò, mutando umore a quella confessione. S'incantò nuovamente e prese ad esaminarlo: sul suo volto non vi era traccia dello scorrere dei secoli, ma il suo viso era fiero, i lineamenti belli, decisi. Certamente lo trovava attraente.
Arrossì per quel pensiero sconveniente.
Inu non rispose, si limitò ad osservarla ancora in silenzio, catturato da quello sguardo curioso.
-Sposatemi, Izayoi- proruppe nuovamente lui -Avete carattere. Sareste una buona moglie-
Lei sbuffò, roteò gli occhi e gli diede le spalle.
-E che ne è dei miei sogni? Perché dovrei sacrificare tutto per voi?- chiese risoluta.
La risata roca dello youkai riempì l'aria.
-Sogni? Quali sono i vostri sogni? Non capisco cosa intendiate, per cui spiegatemi-
Izayoi si portò le mani sul cuore e chiuse gli occhi.
-I sogni, i desideri per l'avvenire. Chiunque li custodisce. Voi no, signore? E', forse, una prerogativa solo degli umani?-
Inu corrugò la fronte.
-Noi le chiamiamo ambizioni- affermò, e lei in risposta si voltò e sorrise, provocandogli ancora un aumento del battito cardiaco.
"Non comprendo. Se lei sorride, o mi guarda, il mio corpo brucia"
-Signore, all'apparenza sono simili, ma i sogni sono molto di più. Per esempio, avete chiesto di me. Ebbene vi rivelo che io sogno l'amore. Sogno un nobile, un buon uomo, che mi faccia innamorare e con cui condividere la vita ed a cui donare dei figli. Potrete ben comprendere, ora, perché non posso sposarvi- disse.
Il demone rimase impassibile alle sue confidenze e poi parlò, spiazzandola nuovamente.
-Dunque, mi vedete. Non mi ritenete degno per la vostra prole? Non sono abbastanza di bell'aspetto? I nostri figli avrebbero sangue misto ma sarebbero certamente forti e sani. Quanto all'amore, dovete perdonarmi ma mi è sconosciuto. Posso comprendere l'affetto, ma l'amore è un sentimento per lo più umano-
Izayoi rimase perplessa per un istante poi arrossì.
Unire il suo corpo a quello del demone?!
"Ah, che cose indecenti vado a pensare! Non è bene fare certi pensieri!"
-C-comprendo ciò che mi dite, ma avete appena confessato che non conoscete l'amore. Non potendomi amare, mi condannereste all'infelicità. Rinunciate, dunque, al vostro scopo, o scegliete una delle mie sorelle-
"No", pensò il generale, non voleva abbandonare affatto il suo scopo. Quella donna petulante faceva al suo caso, ed inoltre gli provocava sensazioni nuove e non spiacevoli. Con quella parlantina, sarebbe stata certamente una buona regina.
Ma come convincerla? Come farle capire che doveva essere sua?
Corrugò la fronte scosso dal suo stesso pensiero.
"Mia?"
Da dove veniva quel modo di pensare tanto possessivo? Forse era influenzato dalla prolungata compagnia degli umani.
Pensò qualche istante, poi una riflessione lo fece sorridere.
-Siete davvero egoista, principessa-
Izayoi spalancò la bocca, indignata.
-Come osate offendermi!- sibilò. Quel demone era certamente stato mandato sulla Terra per farla infervorare e confonderle i pensieri.
Il generale si avvicinò a Izayoi, ed immediatamente sentì il profumo forte e dolciastro della principessa avvolgerlo.
Un piacere intenso lo colpì al basso ventre, e fu costretto ad inchiodarsi al terreno.
"Santi Kami, che scherzo è mai questo!", sbottò interiormente. Il suo istinto animalesco si stava risvegliando, stava davvero provando un desiderio carnale per quella umana!
Serrò i pugni, ignorando quelle fitte quasi dolorose che lo imploravano di appropriarsi di quel corpo celato ai suoi occhi dalle ampie vesti regali.
-Siete voi ad averlo detto. Avete affermato che, siccome non comprendo l'amore, vi renderei infelice. E non sarebbe dunque lo stesso con qualunque delle vostre sorelle? Quindi, l'infelicità di una sorella è cosa giusta, mentre la vostra no?-
Izayoi annaspò messa di fronte a tale ragionamento. No, lei non voleva certamente dire questo, eppure…. Oh, Kami! Come poteva davvero aver agito in modo tanto meschino? Come poteva permettere che le sue care sorelle si sacrificassero per lei, senza che vi fosse una scelta equa? Non si era presentata all'appello ed automaticamente questo dava ragione al demone, la rendeva egoista e colpevole di tale riprovevole gesto.
-Non desidero questo per le mie sorelle, tuttavia… ammetto di voler scampare a questo destino- mormorò, spostando lo sguardo a terra.
-Ma io ho scelto voi-
Le parole del demone giunsero rapide e dolorose come una pugnalata.
Izayoi sentì le lacrime pungerle gli occhi e li chiuse un istante, per assimilarle. Ancora una volta il fato le era avverso e sapeva di non poteva opporsi nuovamente, non ora che era stata tradita dalle sue stesse parole.
L'amore era qualcosa che i Kami, evidentemente, non gradivano nella sua misera vita.
Ricacciò indietro le lacrime ed alzò fieramente il mento, puntando gli occhi neri in quelli ambrati del demone.
-Bene, signore. Lasciatemi, così che io possa prepararmi e raggiungervi nella sala del trono. Allora, farete di me la vostra sposa-
Il demone annuì e fece un accenno di inchino. Senza aggiungere altro le diede le spalle e si allontanò, e lei rimase a fissare la sua schiena finché non scomparve nel castello.
Izayoi si inginocchiò nel campo di fiori, nella posizione in cui era prima che il generale facesse la sua comparsa.
-Sarò una regina……la moglie di un demone- mormorò, lasciando questa volta scorrere libere le lacrime sulle sue gote.

La cerimonia fu rapida. Il generale dell'esercito degli Inu Youkai e la principessa del regno umano coronarono a nozze.
Ben presto le sorelle della sposa, il padre e gli invitati lasciarono il castello e rimasero solo i servitori che avrebbero prestato servizio alla nuova coppia.
Izayoi si ritirò nelle sue stanze (sue e del marito) e rimase a fissare il tramonto dalla finestra.
"Anche la notte più lunga ha una fine ed il sole prima o poi sorge", pensò tristemente.
Sospirò e si sedette sul letto a baldacchino. Si abbracciò ed inclinò la testa verso il basso, sconfitta dalla vita.
-Miei Dei, ditemi: chi sono io, ora?- bisbigliò, cercando nei Kami conforto. Non sentiva di appartenere ad alcuna categoria: una donna, una moglie, una regina. Cos'era, Izayoi, figlia del Re Izao? Nessuna di queste definizioni le apparteneva, nemmeno l'essere una donna. Una donna della sua età, solitamente, era già madre, felice e completa, amata da un uomo. Lei non era nessuna di queste cose.
-Siete mia moglie- rispose la voce imperiosa del marito, e lei sussultò alzandosi in piedi.
-SIgnore, avete l'abitudine di giungere alle mie spalle- mormorò.
Inu avanzò nella stanza, squadrandola con i suoi occhi color dell'oro.
-Vi chiedo scusa, non era mia intenzione spaventarvi. Vi ho lasciato un'ora fa con aria desolata e tale vi ritrovo-
Izayoi ricambiò lo sguardo ed un sorriso di sdegno deturpò il suo bel volto.
-Dovevo sorridere, signore? Dovevo gioire di un matrimonio privo d'amore? Vi ho sposato, come avete imposto, ma non chiedetemi di falsificare il mio animo. Non sono avvezza a tali recite- concluse voltandosi, ma l'attimo dopo si trovò ad essere girata con violenza, come fosse un ramoscello.
Il generale l'aveva afferrata per un braccio, ed ora ne aveva il volto a pochi centimetri di distanza.
Gli parve quasi di sentirlo ringhiare, l'ira era palese sul suo viso e nella sua voce.
-Mi state sfidando, Izayoi. Sfidate la mia pazienza. Non vi ho chiesto di recitare. Vi ho chiesto di essere mia moglie ed una buona regina. Per cui riserbate le parole aspre per voi stessa e non gettatele su di me inutilmente-
La donna posò le mani sul suo petto per allontanarlo, ma per quanto spingesse egli non si muoveva di un centimetro.
-Non avvicinatevi tanto a me! Siete irrispettoso!- disse con rabbia.
Il demone corrugò la fronte.
-Non dovrei? Siete mia moglie e questa, inoltre, è la nostra notte di nozze. Non dovreste concedermi qualcosa?- disse con una calma che freddò Izayoi, congelandola sul posto.
"La notte di nozze….", ripeté mentalmente lei, deglutendo.
-I-Io… - cominciò. Avrebbe dovuto donarsi a lui Un demone, uno sconosciuto. Un unione priva di amore. Come poteva compiere quel gesto senza esserne indignata?
-…non posso darvi ciò che volete- mormorò, facendo un passo indietro.
Inu l'afferrò nuovamente per un braccio per poi sollevarla come fosse una piuma, la depose sul letto e si pose sopra di lei.
-Cosa fate..?!- annaspò Izayoi, posando di nuovo le mani sul suo petto, e questa volta, complice la posizione, si accorse di quanto il demone fosse poco vestito. Indossava solo una bianca camicia, e non la veste da guerriero, coperta in parte a sua volta dall'armatura. Le sue dita avvertirono la durezza dei suoi muscoli sotto quella leggera stoffa, ed incuriosita mosse appena le dita. La sua pelle era calda, poteva avvertirne il calore.
Fu un ansito represso a distoglierla da quel gesto ed alzò di scatto gli occhi, come una bambina colta in flagrante, per incontrare quelli del demone. Tolse immediatamente le mani ed arrossì.
-N-non… non era mia intenzione toccarvi- disse subito, con le gote in fiamme ed il cuore che batteva impazzito.
Lui non rispose e si limitò a fissarla, studiando il suo volto. Una mano si alzò lenta e si posò sulla sua guancia in una strana e lenta carezza, la sua mano a mala pena sfiorava la sua pelle, e fu in quell'istante che notò che essa era dotata di artigli.
-Siete morbida. Non credevo che le donne umane lo fossero- disse incuriosito.
Izayoi trattenne il fiato, sentendo un calore improvviso ed avvolgente allo stomaco.
-I demoni non lo sono?- sussurrò. La mano scese sul suo collo, dove il demone poté sentire il battito del suo cuore pulsare.
-Non tutte. Siete nervosa Izayoi, il cuore vi batte troppo velocemente. Il mio udito fine già lo percepiva, ma ora posso persino sentirlo sulla vostra pelle. E' colpa mia?- chiese, chinandosi un poco sul suo viso.
Rapida ed inesorabile tornò quella sensazione: il desiderio di assaggiare quel corpo, toccarlo, spogliarlo ed osservarlo nella sua nudità.
I suoi occhi ambrati si chiusero un istante mentre realizzò ciò che l'istinto gli stava dicendo: voleva possedere quella donna con ogni fibra del suo essere, entrare nel suo corpo caldo, scoprire come poteva essere l'unione tra lui e quell'essere fragile.
-Sì, signore, mi rendete nervosa- rispose lei.
Gli occhi neri di Izayoi scrutavano ogni espressione di Inu e scoprì che non erano molte.
Eppure, quegli occhi d'oro erano terribilmente espressivi e parevano inghiottirla.
E poi era così vicino, poteva quasi sentire il suo alito caldo sulle labbra.
-Mi volete Izayoi?-
La domanda arrivò come una doccia fredda.
"C..come?". Lo voleva? Desiderava l'amore di quel demone?
-N..No!- urlò mossa dal pudore e rapida si dimenò sul letto, sgattaiolando indietro sino ad accucciarsi in un angolo.
-Donna, siete peggio di un demone!- ringhiò Inu, stringendo i pugni delle mani.
Lo stava rifiutando con tanta fermezza che lo raffreddò completamente.
-E voi siete …. un animale!- rispose la moglie dandogli le spalle.
Izayoi attese per secondi infiniti una risposta che non venne, e quando si voltò scoprì che nella stanza non vi era null'altro che lei.

Da quella sera Izayoi scoprì come l'animo del marito risultasse ferito. Il Re Inu non si avvicinò più a lei, né la notte la raggiungeva nelle sue stanze.
Lo intravedeva durante il giorno e lo incontrava nel cortile o nella biblioteca, ma mai egli si soffermava a rivolgerle la parola.
Si ritrovò ad osservarlo in silenzio, di sott'occhi e ad imparare le sue abitudini.
Conversava spesso con i servitori, nonostante fosse il Re si manteneva sempre disponibile e dai modi gentili. Quando qualcosa lo infastidiva corrugava la fronte ed il suo tono di voce diveniva aspro e pungente.
Parlava poco, ma era conciso e chiaro nell'esporre i suoi pensieri.
Nelle questioni di amministrazione del regno scoprì come egli sapeva essere oggettivo e giusto, anche se si trattava di questioni "umane". E quando il popolo chiese udienza li ascoltò con pazienza e compassione.
La sera, si accorse che amava soffermarsi a scrutare l'orizzonte all'ora del tramonto per poi scomparire sino l'indomani.
Due settimane passarono ed Izayoi si scoprì delusa dalla sua mancanza di attenzione per lei, sua moglie, e la sua indifferenza iniziò dapprima ad innervosirla sino a renderla rabbiosa.
Come osava ignorarla a tal punto? Lui l'aveva obbligata a sposarlo, ed ora la trattava come fosse una nullità!
Mossa da questi pensieri e piena di fervore, sollevò la gonna della sua veste e si avvicinò a lui con falcate veloci.
-Signore, debbo parlarvi- esordì, i suoi occhi neri mandavano lampi.
Inu abbandonò lo sguardo dal tramonto per volgerlo verso di lei.
-Cosa vi preme a tal punto da rivolgermi a me? Se la questione non è urgente dovreste rimandarla. Sto infatti per partire- dichiarò lui.
La donna trasalì e l'ira sul suo volto scomparve, trasformandosi in preoccupazione.
-Partire? E dove andate?- chiese.
Inu la osservò in silenzio per un attimo, poi un ghigno comparve sulle sue labbra.
-Potrei quasi dire dal vostro tono che la notizia vi ha turbato. Ebbene, soddisferò la vostra curiosità. Mi devo recare a Nord per sedare un orda di demoni che sta devastando dei villaggi- spiegò.
Izayoi si avvicinò a lui di un passo.
-Starete via molto?-
-Il necessario- la freddò.
La regina si morse il labbro. Il gesto non passò inosservato ad Inu e le sue pozze ambrate pulsarono di desiderio.
"Kami del cielo, quale punizione infausta!"
-Cosa volete, Izayoi? Cosa dovevate dirmi di tanto impellente?- chiese Inu, il tono uscì aspro a causa del nervosismo accumulato nel doverla vedere ogni giorno così bella, senza poterla avere e sfiorare. Infatti, dopo quell'insulto, aveva deciso di starle lontano. Mai avrebbe voluto accanto una donna che covava tanto astio nei suoi riguardi, anche se presto si accorse di quanto la sua scelta fosse un' arma a doppio taglio. Il profumo della donna aleggiava ovunque nel castello, ed il suo desiderio era cresciuto a dismisura. Tutto di lei lo stordiva: il suo temperamento combattivo, il suo odore, i suoi occhi profondi…. Come aveva potuto perdere tanto la testa per una femmina umana?
Ed ora eccola, davanti a lui, minuta ma fiera, con i suoi grandi occhi neri a fissarlo.
Lesse titubanza nel suo sguardo.
-Mi evitate- disse lei in un sussurro.
Inu arcuò un sopracciglio.
-La cosa non vi aggrada? Non state forse meglio senza avere al vostro fianco un animale?- le disse, rimbrottandola del termine usato da lei stessa.
La donna arrossì.
-Forse ho esagerato ma mi avevate spaventato. Tuttavia non dovreste trattare in questo modo vostra moglie-
Alzò in mento in segno di sfida e lui sorrise.
-E come dovrei trattarvi, mia Signora?- chiese, avvicinandosi.
Izayoi indietreggiò ma non demorse.
-Dovreste conversare con me, tenermi compagnia quando ne avete tempo durante il giorno-
Inu la raggiunse.
-Dunque reclamate la mia compagnia?- constatò cingendole il fianco ed avvolgendola in un abbraccio.
Lei arrossì nuovamente ma non si sciolse da quel contatto.
Si sentì perfettamente al sicuro ed era una sensazione insolita. Stava bene tra quelle braccia possenti.
-O-ora non gongolatevi, Signore- balbettò abbassando gli occhi sulla sua veste.
Odiava quando lui la guardava in quel modo… i suoi occhi parevano ardere e lei si sentiva bruciare. Era disdicevole, imbarazzate.
Inu si abbassò e portò la bocca vicino al suo orecchio. L'alito caldo le sfiorò il collo facendola rabbrividire.
Annaspò per la fitta di piacere che la attraversò ed inconsciamente strinse tra i pugni la veste del marito.
Kami del cielo, il suo cuore pareva esplodere!
-Anche io desidero la vostra, Izayoi. Ma non solo. Vi desidero sino alla pazzia, desidero entrare in voi e perdermi nel vostro corpo, sentirvi aggrappare a me mormorando il mio nome. Per cui, a meno che non vogliate donarmi ciò che mi spetta di diritto, statemi lontano- esordì, spingendola poi rudemente indietro.
La regina barcollò sorpresa e lo vide voltarle le spalle per poi allontanarsi, sino a scomparire nei corridoi del castello. Rimase immobile per un attimo e si portò una mano sul cuore, il labbro tremante a causa delle lacrime che stavano giungendo rapide.
Perché? Perché la stava lasciando in tale modo? Senza una parola di conforto, senza un saluto.
Le diceva che la voleva e poi la abbandonava in favore di una guerra dove non sapeva se sarebbe tornato.
Ma perché? Perché si sentiva tanto in pena per quel demone?
Cosa le celava il suo animo che lei non riusciva a comprendere?
-Mia Signora, state bene?- le chiese la voce del fedele servitore di suo padre, il quale aveva preso servizio come capo delle guardie al castello.
-Sì, Takemaru, vi ringrazio- disse con un debole sorriso, asciugandosi in fretta le gote bagnate.
Prese a camminare per il corridoio per raggiungere la sua stanza ed una volta dentro si stese tristemente sul letto. Chiuse gli occhi e provò a riflettere sul motivo per cui si sentisse così turbata, ma non trovandovi una spiegazione lasciò che Morfeo la prese con sé.

Un mese passò dal giorno in cui il marito era partito.
Il suo animo si era inesorabilmente spento nell'attesa, oltre ad essere preoccupato per la sua sorte.
Dov'era? Stava bene? La pensava?
Si era ritrovata, senza rendersene conto, a pensare ogni giorno a lui, pregando per la sua vita e per il suo ritorno.
Guardò per l'ennesima volta fuori dalla finestra, sperando di sentire lo scalpitio degli zoccoli dei cavalli e di vederlo entrare nella sua maestosità al castello.
-Vostra Altezza, perdonatemi- disse la voce di Takeraru.
Izayoi si volse e gli sorrise.
-Ditemi-
-Il popolo chiede udienza, ha delle richieste-
La donna sgranò gli occhi, poi abbassò lo sguardo. Si era completamente dimenticata di quella incombenza causata dall'assenza del Re. Infatti, quando egli non era al castello, toccava alla regina parlare al popolo ed ascoltare le sue richieste. Ma lei non si sentiva pronta a prendersi simili responsabilità, ed il motivo era che non riusciva a trovarsi degna nel ruolo di regina.
-Mia Signora?- la chiamò ancora Takemaru, vedendo che ella non accennava a seguirlo.
Izayoi strinse i lembi della sua veste.
-Vi prego, Takemaru, dite che non mi sento bene e che oggi non potrò dare udienza- mormorò.
Il servitore si stupì del tono mesto della donna.
-C-certamente Altezza, avete bisogno di altro?-
Lei restò in silenzio per qualche attimo, poi si sedette su una poltrona.
-Mi credete una buona regina, Takemaru?- chiese, fissando i suoi piedi.
L'uomo sgranò gli occhi, poi annuì.
-Sì, mia Signora. Credo siate molto buona ed amata. Sebbene sappiate quanto fossi stupito e poco felice di sapervi in sposa ad un demone. Non credo che un essere tanto abbietto vi meriti-
-Takemaru!- proruppe lei, ammonendolo. -Non parlate in questo modo del vostro Re!-
Il servitore inchinò subito il capo e si irrigidì.
-Perdonatemi maestà. Ho dato un'opinione non richiesta-
Izayoi annuì, poi volse lo sguardo alla finestra.
-Siete perdonato e vi ringrazio per le vostre buone parole. Ora andate- ordinò.
Takemaru uscì dalla stanza con una smorfia di sdegno. Povera regina. Un destino tanto infausto. Sperava con tutto il cuore che il demone non tornasse vivo da quella missione. Per il bene della regina e del popolo.

La notte fu colma di riflessioni e pensieri. La regina si svegliò sudata nel letto, in preda ad incubi ove il protagonista era il suo Re che moriva in battaglia.
Si sedette sul letto asciugandosi la fronte, poi fissò il buio innanzi a sé.
Kami, che terribili immagini erano comparse nel sogno, pensò sentendo le lacrime pungerle gli occhi.
Respirò profondamente, tentando di calmare il suo battito cardiaco.
Poi nel buio corse un particolare.
-Kami del cielo…- bisbigliò, mentre il cuore prese nuovamente ad accelerare notando un particolare: nell'oscurità della stanza spiccavano due occhi d'ambra.
Sussultò e si portò le mani al petto. Oh, li conosceva.
Nell'ombra, poteva a malapena vedere i lineamenti di quel volto, ma li avrebbe riconosciuti ovunque.
-Inu…- mormorò il suo nome, assaporando sulle sue labbra quelle tre lettere.
La sua figura si mosse e si avvicinò a lei. La luna illuminò il suo corpo prestante mentre si sedeva sul bordo del letto.
-Avete imparato il mio nome in mia assenza- disse lui ironico facendola sorridere.
-E voi non avete perso la brutta abitudine di comparire in modo che venga presa alla sprovvista- gli rispose, gli occhi umidi dalla felicità improvvisa che l'aveva colta udendo la sua voce profonda e roca.
La mano del demone si alzò verso il suo volto e le carezzò una guancia.
Izayoi deglutì a fatica, sentendo lo stomaco contorcersi.
"Oh Dei, quale maledizione mi state lanciando! Ditemi che ciò che provo non è amore, vi prego! Potrei morire per questo amore non ricambiato", pregò. Perché quel calore, quella sensazione… era amore, vero?
Come poteva essersi innamorata di un demone? Di un demone che non sapeva amare né mai l'avrebbe amata?
-Il vostro volto mi è apparso ogni notte che sono stato lontano da voi nel riflesso della luna- mormorò lui.
Izayoi sbatté le palpebre più volte, assimilando quelle parole.
-Ed è un male?- chiese incuriosita.
Lui ghignò.
-Oh, sì, mia regina. Un male che non riesco ad estirpare dalle mie viscere e che mi sta corrodendo- ringhiò, immergendo la mano nei suoi capelli neri.
Il cuore perse un battito e il respiro le si mozzò in gola.
Gli occhi neri della regina si posarono per un istante su quelle labbra dalla linea dura, e per la prima volta desiderò che esse si posarono sulle sue.
Arrossì per i suoi pensieri impuri e quando tornò a fissare negli occhi il marito sussultò nel leggervi la passione.
-M-mio Signore?- sussurrò tremante.
-Mi guardate come se mi desideraste, ma è la mia immaginazione, vero? La mia condanna per essermi infatuato di un'umana- sibilò tra i denti.
Izayoi sgranò gli occhi e sentì il suo cuore esplodere.
-Infatuato?- chiese titubante. Aveva udito bene?
Inu tolse la mano dai suoi capelli e la fissò duramente.
-Ebbene, non credo vi sia altra spiegazione a ciò che provo. Voi umani lo chiamate con questo termine ed altri sinonimi-
La donna si avvicinò un poco a lui, tentando di scrutare ogni dettaglio di quel volto.
Avrebbe voluto urlare di gioia nell'udire quelle parole, ma…
-Come potete dire di essere infatuato, se non conoscete l'amore?- domandò cauta.
Il generale fece una smorfia, poi una risata calda lasciò la sua gola.
-Oh, mia Izayoi. Non ho mai conosciuto nessuno come voi: anche in questo momento non avete abbandonato il vostro acume e cercate risposte prima di fidarvi di me. Siete testarda, intelligente e di buon animo. Unito alla vostra bellezza, tutto questo mi ha inebriato, sino allo sfinimento. Nella mia vita, voi siete l'unico nemico che mi abbia mai sconfitto- disse con un debole sorriso.
Izayoi sentì le gote in fiamme ed il cuore esplodere.
-Mi considerate un nemico?- mormorò, mentre le lacrime pizzicavano i suoi occhi neri.
Inu posò nuovamente una mano sulla sua guancia e la carezzò con il pollice.
-Non è così che mi vedete?- chiese, avvolgendola nel suo sguardo caldo.
Lei rimase in silenzio, perdendosi nei suoi occhi, poi sorrise.
-No, Signore- bisbigliò, anelando che egli la stringesse tra le braccia.
E così fece. Con un gesto rapido la spinse a sé e posò il volto nell'incavo del suo collo.
Izayoi fu certa di udire un gemito sommesso mentre veniva attirata a lui.
-E allora ditemi! Ditemi cosa sono per voi, prima che la follia mi divori-
Lei sorrise debolmente ed arrossì.
-Siete mio marito- mormorò, e lui alzò il capo arcuando il sopracciglio.
-Ditemi qualcosa che già non conosco, donna- la rimbrottò.
Izayoi sogghignò e con mano tremante gli carezzò il volto, seguendo la scia della linea violacea che solcava lo zigomo.
-E vi amo- aggiunse lei.
Le iridi di Inu lampeggiarono, mentre il suo cuore prese a battere come mai nella vita. Mai nei suoi secoli di esistenza aveva provato nulla di simile.
Si avvicinò cautamente al volto della moglie e lei non arretrò. Sfiorò con la punta del suo naso quello di lei ed attese una sua reazione, ma ella era ancora immobile, sorridente, in attesa di lui.
-Sto per baciarvi, moglie- annunciò, sentendo il respiro farsi più accelerato.
Izayoi rise sommessamente ed afferrò la sua veste.
-Non attendo altro, marito-
E lui non la fece più aspettare. Con un ansito chiuse la distanza che li separava e posò la bocca su quella morbida della donna, accarezzò con la lingua le sue labbra, con le mani sfiorò quel corpo da dea celato alla sua vita.
Quel fuoco che l'aveva divorato sin ora dall'interno, esplose finalmente libero dalle catene.
-Izayoi…- mormorò lui sulle sue labbra, pronto a chiederle ciò che anelava.
-Sì- bisbigliò lei -Fate di me la vostra sposa, mio Signore- lo precedette, con le gote rosse di vergogna e quel sorriso in volto capace di ammaliarlo.
Incapace di rispondere la strinse a sé, depositandole piccoli baci sul viso sino a ricadere infine sulle sue labbra, già gonfie dai precedenti assalti.
Quella notte fu la testimone di molte parole e promesse.
Promesse scambiate dall'unione di due anime al mondo avverse: un'umana ed un demone.


Tre mesi dopo.

Izayoi osservò il marito mettersi l'armatura con le lacrime agli occhi.
-Quanto starete via?- domandò in un bisbiglio.
Inu si voltò e le sorrise. Le carezzò il volto con fare amorevole per rassicurarla.
-Non molto spero. Debbo andare ad investigare su un demone che pare stia devastando i territori dell'Ovest, conosco solo il suo nome: Ryukotsusei-
La moglie lo osservò in silenzio per un istante.
-Ho un brutto presentimento, non andate- sussurrò abbracciandolo -Non ora che vi è una vita in me- aggiunse, posando una mano del marito sul suo ventre.
Inu sorrise poi la baciò con ardore.
-E' proprio perché vi è mio figlio in voi che ho un motivo in più per tornare il prima possibile. Ma sapete che non posso rifiutarmi di partire. Sono un Re ed ho dei doveri verso il regno- spiegò lui.
Izayoi annuì.
-Avete ragione. Andate, dunque, e tornate sano e salvo da me-
Il generale la baciò ancora, assaggiò con avidità quelle labbra di cui non si sarebbe mai stancato, poi si voltò.
La donna lo guardò allontanarsi con un sospiro. Poi sorrise debolmente, sfiorandosi amorevolmente il ventre tondo.
Sì, sarebbe tornato presto. Molto presto.


Due settimane dopo.

Izayoi entrò nella sala del trono e guardò con fare risoluto le decine di persone radunate.
Il silenzio parve assordante quando mosse i primi passi nella stanza, ma non si fece intimidire da tutti quegli occhi curiosi puntati su di lei.
Alzò il mento fiera, percorse la distanza che la separava dal trono, poi lentamente si sedette.
Si voltò un istante verso il suo servitore Takemaru ed egli annuì esortandola.
Chiuse le palpebre per un attimo, inspirò l'aria nei polmoni e pensò al volto incoraggiante del marito, il suo grande amore, ora forse impegnato in grandi battaglie per proteggere il regno. Certamente lei non avrebbe perso la sua, per quanto piccola a confronto con quella del Re.
Lui era lì con lei, il suo spirito la sorreggeva, poteva sentirlo. Immaginò la sua grande mano coprire la sua ed il suo caldo abbraccio avvolgerla.
Poi riaprì gli occhi.
Sorrise alla sua gente, prese un respiro e parlò a gran voce. Perché tutti dovevano sentire, tutti dovevano sapere chi lei fosse.
-Sono Izayoi, figlia di Izao, moglie del grande generale Inu No Taisho. Sono la vostra regina ed oggi ascolterò le vostre richieste. Dunque, chi vuole iniziare?-



Fine
O per meglio dire: l'inizio..........



Fatemi sapere cosa ne pensate ^_^ Un bacione a tutti e grazie per essere arrivati sino in fondo!

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Manu







 
  
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